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Inforegioni/Anche dal veronese "NO pesticidi"

 

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Inchiesta sui pesticidi in val di Non del mensile Terra nuova

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(28.10.10) Il movimento NO pesticidi è per ora limitato alle zone di frutticultura e viticultura intensive direttamente vittime di continue irrorazioni di ogni tipo di 'fitofarmaco' (anche con gli elicotteri) .  Ora si spera di coinvolgere i consumatori.

 

 Si estende al veronese la rivolta contro i pesticidi

 

 

di Michele Corti

 

Cresce in Veneto e in Trentino la protesta contro i trattamenti con pesticidi praticati dalla melicoltura e dalla viticoltura intensive. Ma dalle fragolaie ai campi di mais  il problema è molto più ampio e riguarda anche le altre regioni. Si pensa a un coordinamento NO pesticidi

 

 

Nei prodotti alimentari e nei fiumi continuano ad essere presenti residui di molecole pericolose per la salute e per gli ecosistemi (vedi articoli correlati). L'agricoltura industrializzata subalterna alle logiche industriali da sola non appare in grado da liberarsi della piaga della dipendenza da pesticidi. La logica della specializzazione, della grande scala, della produttività spinta, della monocoltura non consente alternative: è un vicolo cieco. E' necessaria quindi una spinta dall'esterno.  Può venire dai movimenti locali  per la tutela della salute ma, soprattutto, da  un più ampio movimento di coproduttori (basta chiamarli 'consumatori'-distruttori) che si impegni a boicottare i prodotti responsabili delle più gravi situazioni di impatto locale e a 'premiare' i prodotti locali senza pesticidi.

 

Un movimento ancora circoscritto in ambiti locali che non trova il sostegno delle grandi organizzazioni

 

A differenza del movimento NO OGM che  rappresenta una coalizione agguerrita che comprende anche interessi forti, il movimento NO pesticidi, altrettanto sacrosanto, vive solo sulla base di iniziative locali. E' un movimento che non ha (almeno nell'immediato)  il favore degli agricoltori i quali, mentre vedono gli OGM come un'ulteriore minaccia, pensano - con l'ovvia eccezione dei 'biologici' - che alla chimica non si possa fare a meno. In effetti sono incapsulati in un sistema rigido. Devono coltivare determinate varietà anche se meno resistenti e meno adatte alle specificità ambientali. Il mercato 'di massa' paga poco perché il grosso del valore aggiunto resta alla distribuzione e perché il prodotto 'di massa' vive sotto la spada di Damocle della 'concorrenza globale'. E così bisogna forzare la produzione attraverso la selezione genetica per cultivar e cloni molto produttivi, che esigono elevate concimazioni e che, inevitabilmente, sono più suscettibili alle avversità biotiche (funghi, batteri, virus, fitoplasmi, insetti). Guardando in avanti risulterebbe anche nell'interesse del produttore agricolo sottrarsi alla dittatura della specializzazione, della monocoltura, della dipendenza dalle filiere lunghe.

Intanto, come dicevamo, le iniziative che sorgono dove il problema è più drammatico: dove i pesticidi sono irrorati dal cielo con gli elicotteri, dove la gente soffre per le irritazioni alle vie respiratorie, dove deve chiudersi in casa quando il 'bollettino di guerra' annuncia trattamenti in vista. E dove - anche se le statistiche lo riconosceranno sempre troppo tardi - aumentano i casi di cancro anche infantile.

 

Da Treviso a Verona si allarga il fronte NO pesticidi

 

La scorsa estate il disagio degli abitanti dei 'colli del Prosecco' in provincia di Treviso era scoppiato a Vidor un paese della zona pedemontana dope prima il sindaco, Albino Cordiali, poi anche il parroco, mons. Antoni Moretto hanno preso una posizione molto dura. Intanto

Un comitato di cittadini della Pedemontana ha raccolto migliaia di firma in una petizione rivolta a sindaci, USL e ARPAV in cui si denuncia come: "Non si possono aprire le finestre, non si possono stendere abiti lavati ad asciugare, non si può utilizzare il cortile o il giardino, non si può passeggiare liberamente sulle strade pubbliche a causa del forte odore.

Sulle strade, capita sovente di essere letteralmente lavati dalle sostanze diffuse dall’elicottero o dagli atomizzatori. Temo che l’esposizione forzata e prolungata nel tempo a tali sostanze possa danneggiare seriamente la mia salute e quella dei miei familiari". Sono state anche tenute riunioni a Valdobbiadene con la partecipazione di oncologi per discutere del nesso tra pesticidi e insorgenza di patologie neoplasiche. In queste campagne è molto attivo anche il WWF locale. A settembre il testimone della protesta è passato nella provincia di Verona e, in particolare, nel comune Negrar. Qui in località Calcarole una sessantina di residenti hanno sottoscritto un esposto in cui si denuncia il mancato rispetto dei regolamenti in materia di trattamenti fitosanitari in prossimità delle abitazioni.

L'iniziativa, anche per opera di alcuni residenti di Negrar è poi sfoxiata nella costituzione di un Comitato per la tutela della salute della Valpollicella che intende aprire un dibattito pubblico e informa.

 

Dalla val di Non una proposta di iniziative coordinate

 

Va sottolineato che i casi della Pedemontana trevigiana e della Valpollicella non sono i unici casi in Veneto di protesta contro i pesticidi. Anche nel Feltrino, a Calliol, dove alcuni produttori di mele trentini e sudtirolesi hanno comperato estese prorpietà e impiantato una melicoltura intensiva con ampio uso della chimica. Nella stessa val di Non, però, è attivo da tempo il Comitato NON pesticidi. Tanto attivo da promuovere canpagne di ricerca di eventuali residui di pesticidi nelle abitazioni e nelle urine degli abitanti e da non cessare di sollecitare le istituzioni (in primis la Provincia autona) sul tema di una regolamentazione dell'irrorazione dei pesticidi che assicuri maggiori garanzie ai residenti.

Di fronte all'allargarsi della protesta contro i pesticidi in Veneto, Virgilio Rossi del Comitato noneso si chiede se non sia venuto il momento di raccordare le esperienze e le iniziative locali in un movimento più ampio. (rossi.virgilio@alice.it)

Non possiamo che essere d'accordo. Sarebbe un'iniziativa che coglierebbe di per sé un promo obiettivo: dare più visibilità al movimento e incoraggiare tutte quelle comunità che sono rimaste sinora in silenzio a fare sentire la loro voce. I problemi delle irrorazioni a breve distanza dalle abitazioni non ci sono solo in Trentino, ma anche in Alto Adige e anche in alta Valtellina (per restare in un ambito geografico limitrofo). Oltre alle mele di Melinda ci sono anche le fragolaie di S. Orsola con i trattamenti funghicidi (meno invasivi, meno eclatanti ma non meno preoccupanti).

Ruralpini che ha sempre dato un grande spazio al problema dei pesticidi non può che essere d'accordo sulla costituzione di un Coordinamento No pesticidi.  Siamo convinti che un'agricoltura di montagna deve puntare su una qualità che con i trattamenti massicci con pesticidi non è compatibile. Siamo altresì convinti che senza un movimento di abitanti e di consumatori non sia possibile ottenere una 'riforma' dall'interno del sistema di coltivazioni chimiche intensive. E' da quarant'anni che si parla di lotta integtata come 'transizione' verso un'agricoltura con zero o quasi pesticidi. Ma poco è cambiato e le 'buone pratiche agricole' - che rispettano i parametri di condizionalità necessari per fruire degli aiuti della PAC - sono ferme a questa farsa dell'agricoltura 'integrata' che ai pesticidi non rinuncia. Sono troppo forti gli ineteressi delle multinazionali della chimica e la chimica stessa come tutte le tecnologie 'meccaniche' (in senso lato) che presuppngono flussi standardizzati in entrata e in uscita e che sono all'opposto delle tecnologie orientate alle competenze, alle tecnologie contadine che sfruttano le specificità del mondo naturale e sociale, che sono in grado di gestire e di sfruttare al meglio le specificità.  La chimica non è un accidente ma è intrinseca al sistema di agritecnologie 'meccaniche' che fanno del produttore agricolo una rotella di un sistema agrindustriale dove ha ben pochi gradi di libertà. In questo contesto non va impostata una contrapposizione con gli 'imprenditori agricoli' ma un percorso di collaborazione con quanti di loro si orientano ad uscire dal 'vortice' del sistema chimico-intensivo i chiave di coproduzione (buycootaggio). Non escludendo anche forme di boicottaggio in situazioni in cui le denunce della popolazione e le richieste di riduzione dei trattamenti e di modifica delle modalità di essi resteranno inascoltate.

 


 

 

 

 

 

                   

 

pagine visitate dal 21.11.08

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