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La convivenza impossibile:
capre e lupi a Bellino (Cn)
di Michele Corti
Danni economici, discussioni in famiglia, sacrifici più pesanti. Solo una passione ammirevole - che meriterebbe ben altri riconoscimenti - fa si che gli allevatori di ovicaprini delle valle infestate dai lupi tengano duro. In attesa di tempi migliori. Di un rinsavimento di una società che dovrà imparare per forza a tornare a rispettare la terra, la montagna, chi ci lavora per
mantenerla vivae produrre frutti
Quella che trovate in fondo alla pagina è la video-intervista all'allevatore di capre Giacomino Gallian di Bellino (Valle Varaita, Cn) che ho realizzato nell'ambito del progetto ProPast della Regione Piemonte.
L'intervista è di due settimane fa e la 'location' non è montana ma collinare. Ci troviamo in località S. Cristina di Verzuolo, un santuario a 850m sopra Saluzzo tra la Val Bronda e la Val Varaita.
Pascoli di proprietà abbandonati in montagna (e si deve affitarne altri in collina)
A tarda primavera l'allevatore trasferiva giù le sue capre sui pascoli bassi di Bellino in alta Val Varaita. Ora è costretto ad utilizzare come pascolo questi prati collinari in autunno e primavera. Da quando è apparso il lupo. Il proprietario li concede volentieri ma Giacomino paga un affitto. Qui i recinti
si
possono mettere giù bene ma bisogna fare attenzione al predatore perché si è già fatto vedere anche qui, ad un tiro di schioppo da Saluzzo.
I pascoli alti di proprietà della famiglia oggi non sono più utilizzabili perché si trovano a due ore di cammino da casa. Una distanza che rende impossibile la sorveglianza e lo spostamento frequente dei recinti elettrici. Di conseguenza i pascoli bassi sono utilizzati in piena estate e non sono quindi sufficienti
anche in primavera e in autunno.
Parlando con l'allevatore emergono molti aspetti negativi della nuova situazione. Nel video ne sono lamentati alcuni. Va detto subito che Giacomino è un artigiano e non campa di capre. Ha però delle spese (alimenti, farmaci, reti elettriche, affitto pascolo) che non riesce a compensare con la vendita dei capretti. L'allevamento èper
lui una passione che si traduce nel piacere di allevare bei capi, di 'stimarsi' delle sue capre un po' esotiche per la zona di Cuneo, ma anche nella soddisfazione di utilizzare quei beni ereditati dai vecchi e gelosamente conservati per generazioni.
Far fruttare la montagna non è solo un fatto economico e nemmeno solo di riconoscenza per le generazioni passate. Per la gente di montagna è un impulso profondo che la spinge ad ascoltare un 'sano istinto' che suggerisce che la montagna deve essere'pulita' deve essere 'luminosa', curata, ordinata, deve portare frutti. É una
forma di 'economia morale' ma anche di empatia cosmica con una 'natura' ben diversa da quella astratta e ideologica degli ambientalisti da salotto.
Nel corso dell'intervista si parla di una contabilità del lupo ben concreta. "Il premio di pascolo gestito non mi basta nemmeno a pagare le reti che i cervi mi distruggono ogni anno, con la conseguenza poi che le capre si disperdono e possono essere predate dai lupi" [il 'Premio pascolo gestito' è un contributo
erogato dalla Regione Piemonte e gestito dagli amici del lupo del Centro conservazione e tutela dei grandi carnivori del Parco Alpi marittime; ora l'assessore Sacchetto ha deciso di togliere al Parco e riportare in capo alla Regione tutta la partita].
"Non posso più fare selezione"
Il grande rammarico di Giacomino è che ora non può più 'fare selezione': "allevo quel minimo indispensabile di caprette, una volta ne tenevo di più e poi scartavo quelle meno belle". Va detto che il gregge di Giacomino è molto particolare ed oggettivamente di valore. A Cuneo non sono rimaste razze caprine
autoctone (a differenza di quelle ovine ben rappresentate). Così per avere capre al tempo stesso di montagna ma anche 'belle' il nostro allevatore si è recato in Vallese ad acquistare dei soggetti di pura razza Vallesana (li vedete nella foto sopra con il caratteristico pelo lungo, bianco dietro, nero davanti). Non contento è andato a prendere anche delle Bionde dell'Adamello sulle rive di quel ramo del Lago di Como (da una nostra vecchia conoscenza: Roberto Mainetti di Onno).
Fin qui parliamo di razze alpine. Ma nel gregge dell'allevatore di Bellino ci sono anche capre Maltesi, Derivata di Siria (siciliana), du Rove (provenzale). Una bella 'collezione' che ha un suo valore e che per evitare strane 'ibridazioni' richiede non poco impegno.
Un vero amore per gli animali
Giacomino insiste che in questi pascoli di collina le capre a tarda primavera "non stanno bene" e: "Sono mangiate dalle mosche". Vi è anche il problema di una maggiore suscettibilità alle verminosi. "Adesso devo sverminare tre volte l'anno". Per forza, mantenendo sempre le capre chiuse in recinti
piuttosto ristretti... Anche la sverminazione poi ha un suo costo.
Prima del lupol'allevatore mungeva anche le capre più lattifere senza capretto. "Oggi le devo dare in guardia ad un pastore di Ormea, ma anche lì hanno problemi di lupo". Inoltre deve anche rinunciare a prendere lui stesso capre e pecore 'a guardia' e portarle a Bellino perché "Non me se
la sento di rischiare con le bestie di altri... dover dire te l'ha presa il lupo, finché sono le tue...".
Un aspetto non secondario è rappresentato dalla tensione famigliare. Il maggior impegno nella sorveglianza richiete tempo e 'uscite'. Dopo il lavoro. E in famiglia - lascia intendere l'allevatore - non la prendono bene. Alla fine, però, non è tanto il portafoglio che piange e nemmeno le discussioni con I famigliari. Quallo
che più cruccia un allevatore 'malato' di capre è che "Gli animali a fine stagione sono meno belli perché pascolano sempre nei recinti". Gli ambientalisti dicono che il lupo è emozionante e 'migliora l'ambiente'. Se imparassero con un po' di umiltà ad ascoltare chi gli animali non li ama solo su internet e le riviste patinate forse ci ripenserebbero. Almeno quelli in buona fede.