(03.07.10)Pesticidi: I medici per l'ambiente intervengono sulChlorpyrifos etile (Trento) Con una lettera al Direttore della Fondazione Mach (ex Ist. agr. S.Michele) i medici per l'ambiente intervengono sull'indicazione - fornita dai tecnici dalla stessa fondazione - di usare il Chlorphrifos etile per il trattamento obbligatorio della psilla del melo. Tale pesticida - ad elevata tossicità
acuta - è stato di recente inserito dall'Istituto Superiore di Sanità tra gli interferenti endocrini. Un fatto preoccupante se si considera che i trattamenti avvengono a 30 m dalle abitazioni e che in Val di Non (dove c'è la monocoltura della Melinda) le analisi fatte eseguire dal locale Comitato per la salute hanno evidenziato la presenza del pesticida nelle urine dei bambini.leggi tutto
(14.01.10) Val di Non (Tn). Rischio pesticidi sottovalutato dalle indagini dell'Azienda sanitaria provinciale
Il Comitato per la salute della Val di Non ha promosso un'indagine sulla presenza di pesticidi e loro metaboliti nell'urina di un campione di abitanti. Le analisi sono state eseguite in uno dei migliori laboratori (grazie all'autotassazione degli abitanti) e hanno evidenziato negli
adulti livelli di clorpirifos-etil 4 volte più elevati (6 nei bambini)rispetto alle analisi 'ufficiali' dell'ASP. Oltre al principio attivo
monitorato dall'ASP (l'unico!), l'indagine indipendente ne ha purtroppo rintracciati diversi altri nei campioni biologici.leggi tutto
Italia/Trentino (10.06.09)Pesticidi
nel piatto. Alle mele il primato della presenza di residui di pesticidi. Secondo l'indagine Legambiente le mele più contaminale sono in vendita in Trentinoleggi tutto
(22.04.11) Trentino felix. Lo scontro sui pesticidi in Val di Non diventa politico e giudiziario
Vivi in Val di Non? E allora adeguati a Melinda
(e sorbisciti i pesticidi)
di Michele Corti
La Val di Non è un esempio di valle in cui una monocoltura condiziona da ogni punto di vista (anche politico) la vita valligiana. Lo sconto in atto sui pesticidi e la melicoltura intensiva entra in una fase più acuta. Servirebbe più comunicazione e più solidarietà
L'immagine del Trentino felix abilmente costruita grazie alla compiacenza dei media nazionali è molto lontana dalla realtà. Nulla trapela delle lotte contro l'acciaieria in Valsugana, dell'opposizione all'inceneritore di Trento che sorgerà in mezzo ai vigneti,
delle discariche tossiche (sempre in Valsugana), dell'incazzatura contro gli orsi della gente di montagna. Conflitti che se finisssero sulla ribalta mediatica nazionale - come succede spesso per analoghe situazioni in altre regioni - farebbero a pezzi l'immagine della premiata ditta Trentino spa proiettata ad uso turistico. E chissà cosa direbbero i teleconsumatori delle polemiche sui pesticidi in Val di Non.
Loro che si sono sorbiti decine di volte lo spot della Melinda (della bresciana Cernuto Pizzigoni & Partners) con i bimbi che giocano nei meleti e tutti felici e contenti che addentano Melinda senza lavarla. Leggete questo articolo (meglio anche quelli correlati) poi riguardate lo spot di Melinda e riflettete a 'l'effetto che fa'.
Alla monoMelindacoltura si sacrifica molto in Val di Non
Uno dei conflitti sociali più significativi del Trentino di oggi è quello che - ormai da diversi anni - si è sviluppato in Val di Non intorno al tema dell'impatto dei pesticidi utilizzati per la produzione della Melinda. Una serie di fatti delle ultime settimane
hanno
fatto alzare di molto la tensione tra una parte della popolazione e l'establishment locale. Parecchi residenti (sono state raccolte un migliaio di firme a sostegno della richiesta di norme più restrittive per l'irrorazione nelle zone abitate) si ribellano ad una situazione in cui localmente tutti gli altri interessi economici e la stessa salute degli abitanti devono piegarsi agli interessi della 'filiera
Melinda', che ha trasfomato la valle in un enorme meleto intesivo parecchie volte l'anno irrorato di pesticidi.
La difesa dell'ambiente e del paesaggio dell'Alta Val di Non (Anaunia) ha assunto l'obiettivo simbolico della difesa dei Pradiei, una piana a prato tra i comuni di Fondo e di Romeno. Qui l'Associazione Alta Val di Non Futuro sostenibile si è mobilitata raccogliendo un migliaio
di firme per istituire un Parco agricolo che impedisca ai produttori di mele che fanno capo al sistema Melinda di mettervi le mani.
Malosco: un comune coraggioso
Uno dei comuni che hanno cercato di contrastare l'espansione dei meleti è Malosco. Il comune di Malosco in alta Val di Non ha emanato un regolamento articolato in sedici punti che norma le coltivazioni intensive e l'impiego di fitofarmaci. A Malosco I melicoltori sono pochi e si vuole evitare che melicoltori di fuori acquistino terreni mettendo fuori gioco quel poco di zootecnia che resiste. Così Malisco ha vietati i prodotti delle classi di maggiore tossicità, i pali metallici e di cemento per la realizzazione degli impianti di frutticultura intensiva,
vietate le reti antigrandine di plastica (tutte cose che offendono il paesaggio e non incentivano il turismo che non apprezza certo un paesaggio monotono e artificioso). In più per nuovi impianti e rinnovi dei vecchi sarà necessario realizzare delle siepi a protezione dell'effetto di deriva dei fitofarmaci. Il comune, guidato dal sindaco Adriano Martini punta a difendere il paesaggio, a salvaguardare i prati rimasti e la zootecnia attività che meglio si sposano con il turismo degli atomizzatori.
Il rischio secondo il sindaco era di fare la fine del vicino paese di Rumo 'colonizzato' da melicoltori di paesi vicini. Non si vuole eliminare le mele ma fare si che ci si converta alla produzione biologica. Nel consiglio comunale ha votato al regolamento contro solo Francesco Calliari figlio di Gabriele Calliari.
Ricorso al Tar
Gabriele Calliari è un personaggio noto. Presidente della Coldiretti provinciale è un melicoltore di peso visto che è tra 'piantatori colonialisti' che hanno trapiantato la melicoltuira intensiva (e con largo uso di prodotti chimici di sintesi nel feltrino (BL), in un'area dove stava sviluppandosi un piccolo distretto della mela bio. Forti dei loro capitali i 'piantatori' trentini (e sudtirolesi) hanno comprato parecchi terreni in Veneto dove la terra costa meno che dalle loro parti dove hanno piantato mele ovunque. Considerata che l'opposizione del figlio in consiglio comunale ha avuro solo l'effetto della 'testimonianza' il nostro ha ben pensato di presentare al Tar, insieme ad un pensionato melicoltore a part-time, un ricorso articolato contro il regolamento comunale. Lo si ritiene illegittimo e si farà leva su vari cavilli per farlo decadere.
Un regolamento di valle per pareggiare tutti al peggio
Malosco non è l'unico comune che con strumenti propri ha cercato di difendersi dai pesticidi e da una melicoltura intensiva che divora ogni fazzoletto libero di terra. C'è anche Coredo, comune turistico dell'alta valle che ha posto limiti alle irrorazioni nei pressi degli abitati. Coredo ha fissato il limite a 60 m (50 m a Malosco). Ma Malosco è un caso politico èperché il sindaco è deciso a sostenere le sue posizioni e perché
c'è Calliari.
Queste iniziative di singole amministrazioni 'dissidenti' in ogni caso danno fastidio a chi comanda in valle. Ecco allora che la Comunità di Valle espressione di una maggioranza di comuni (specie della bassavalle) Melinda-dipendenti ha ben pensato per 'mettere fine alle polemiche' di proporre un Regolamento di valle. Il nuovo regolamento è estremamente peggiorativo. Prevede un limite di rispetto dalle case per l'irrorazione dei pesticidi si soli 10 m. (dai
30 m generalmente rispettati attualmente). Se venisse approvato e se il Tar desse ragione a Calliari le possibilità di difesa dai pesticidi verrebbero meno. Se i 'contestatori' che non gradissero essere sprayzzati di pesticidi a 10 m non gradiscono possono sempre togliere il disturbo, trasferirsi altrove. Qualcuno sarebbe felice di toglierseli dai piedi. Quale sia l'orientamento della politica e degli amministratori in valle lo ha chiarito anche una notizia di oggi. A commento della votazione in assemblea
della Comunità di valle che ha respinto con larga maggioranza la mozione del gruppo SAE (Sanità, ambiente economia) tendente a promuovere la melicoltura bio. Il gruppo SAE ha due rappresentanti in Assemblea ed è di fatto l'espressione politica del Comitato per la salute della Val di Non. Menapace, presidente dell'assemblea, ha stigmatizzato la 'demagogia' del SAE. Ma è demagogia battersi contro una situazione in cui nelle urine dei bambini sono state riscontrati livelli di Chlorphrifos etile sei volte superiori alla norma. E non è demagogia sostenere che senza la chimica di sintesi migliaia di persone (melicoltori, indotto e famiglie) sarebbero privatedel pane?
Agli amici nonesi che si battono per la salute, l'ambiente, il paesaggio ci permettiamo di suggerire due cose: 1) la vostra sacrosanta battaglia avrebbe più efficacia se fosse condivisa al di fuori del Trentino, se coinvolgesse
i consumatori di Melinda in tutta Italia e mettesse seriamente in discussione l'mmagine degli spot telecisivi; 2) la vostra battaglia è un caso emblematico a livello mondiale, non compromettetela con riduttive identificazioni con parti politiche (che storicamente democrazia e ambiente li hanno massacrati) ma siate trasversali ai tradizionali schieramenti politici. E cercate di far capire ai contadini (i piccoli produttori, pedine del 'sistema Melinda') che il bio e la differenziasione produttiva possono
in molti casi essere alternative realistiche e redditizie. Le loro mele non andranno in giro per il mondo nei mercati globali ma ci sarà qualcuno in valle e non molto lontano pronto ad apprezzare i loro prodotti e a sostenerli.