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La rivolta del pastore in pensione

Ho la pensione al minimo. Tagliatemi la luce e l'acqua. Sono un pastore, mi arrangio

Esasperato dalla "tassa sulla televisione" (che non ha), Giuseppe Ghibaudo (Pinoulin) di Roaschia, Cuneo ha preso carta e penna e ha scritto ai giornali. Nell'italia delle pensioni d'oro e di vitalizi scandalosi un pastore, che ha lavorato una vita, rinuncia alle "comodità" della modernità. Che, a quanto pare, sono diritti per tutti, anche per chi non ha mai lavorato, per i finti profughi, ma non per un pastore di montagna


La lettera di Pinoulin

(03.05.17) Abito in un paese di montagna, dove le informazioni non arrivano sempre. Ho fatto per tutta la vita il “grata”, il pastore di pecore roaschine. Ora ho una pensione al minimo (meno di 500,00 euro) e non ho mai avuto la televisione. Nel 2016 ho fatto una raccomandata all’ufficio delle imposte: è andato tutto bene e non mi è arrivata nel 2016 la bolletta della televisione. Nel 2017 ho mandato la stessa raccomandata, forse con qualche ritardo. Ora mi è arrivata la bolletta della luce, con in più 30,64 euro per il canone TV. Non lo pago, perché ho mandato la raccomandata e ho deciso di dare disdetta anche per il contatore di corrente all’ENEL: rimarrò al buio. Intanto sono abituato, ai “gias”, a vivere negli stazzi alpini dove la corrente elettrica non è mai arrivata.

Do anche disdetta dall’acqua potabile e vado alla fontana pubblica e al vallone, con il “basu”, il bastone da mettere sulle spalle per portare l’acqua con i due secchi bilanciati sulle estremità.

Sono stufo di essere preso in giro. Non si vergognano, cosa ci devono ancora prendere? Forse lo faranno: ci faranno pagare anche l’aria che respiriamo. Io pago l’acqua come quelli che abitano a Cuneo, ma l’acqua viene dal mio paese, dalle mie montagne.

Quando compro le medicine, prendo sempre il “generico”, per non pagare il tiket. Devo pur vivere, in uno Stato di… vergogna!

Non andrò mai più a dare il mio voto, perché tutti i politici sono uguali, tanti “pela-crin”, per non dire di peggio.

Giuseppe Ghibaudo – Pinoulin

Roaschia il 2 maggio 2017


foto Pascolo vagante (Marzia Verona)


Provenzale alpino di  Roaschia

Istou ent’en pais ëd mountagna, es enfourmacioun arrivoun guèri. A fèt touta la vita lou gratta. Ura a la pensioun “al minimo” (menou de 500,00 euro) e a mai ougu la televisioun. Dai duimilasesi a mandà na racoumandà a “l’ufficio delle imposte” (la gabela); al ës andà tout ben, m’ës nënt aruà la bouleta de la televisioun. L’a tourna mandà ‘nt’al duimiladissèt, forse coun en poch ‘d retart, an bouna fede.

Ma m’ës aruà la bouleta d’la luchi coun ëd mè 30.64€ per la televisioun. La pagou nënt, perqué ai fèt la racoumandà e a dichidù de livar la courent: antant söi coustumà a star a l’escur, ai jas la luchi i-era nënt.

Levou anque l’èiga courenta e vougnou a la fountana publica e al valoun coun lou basoun. Söi estouf d’esi prës en gir. Se vergougnen nënt, co duön ancor pèrnous? Forsi lou farèn, nös farèn pagar anque l’aria que respirön.

Mi pagou l’èiga couma aqui ed Couni, ma l’èiga i ven ed noste pais, da es mies mountagnes. Coura vougnou pèrre es misines, prënou sempre lou “generico”, per nënt pagar lou tiquet. Déu ben vivi en car manera, ent’ en Estat… de vergougna!

Andarèi mai pu a voutar, perqué tuit i poulitic sou istes, tanti “pela-crin” doue vira pejou.

Jousèp Pinoulin

Rouascha lou 2 ed mè 2017.





 

 

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