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Anna Arneodo replica al qualunquismo animalista (quello del: "Tanto li
rimborsano, che c...o si lamentano sti pastori"?) e ribatte: "Vi
farebbe piacere che il lupo uccidesse il vostro barboncino e
comprarvene un altro con i soldi della regione che vi arrivano dopo un
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(28.02.17)
Ci uccidete senza sporcarvi le mani. J'accuse di una pastora
Ci uccidete con ipocrisia, camuffando il genocidio con il pretesto di
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(12.02.17) Mantenuta la demagogica protezione "a
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Ai
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di fronte alle proteste ambiental-animaliste contro possibilità (solo
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lettura di un testo storico, pubblicato nel 2002, che - sulla base di
abbondantissima e inoppugnabile documentazione - descrive la strage di
centinaia di bambini ad opera dei lupi nelle zone tra Lombardia e
Piemonte tra XV e XIX secolo
(30.12.16) Piano
lupo: gli ambientalisti vittime delle loro bugie
Le
barricate dell'ambientalismo istituzionale hanno impedito che
proseguisse il suo iter e l'approvazione entro l'anno il "Piano
nazionale di conservazione del lupo", che doveva sostituire quello del
2002. Calendarizzato per il 7 luglio alla Conferennza stato-regioni il
Piano non è più stato inserito all'ordine del giorno.
(12.09.16)
Una settimana di proteste anti lupi degli allevatori della Lessinia
La
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clamorose. Quest'anno la strage ha riguardato ben 63 capi bovini.
Alcuni allevatori sono stati ripetutamente colpiti. Come Moreno Riva un
allevatore trentenne, che - alla quarta predazione avvenuta
martedì scorso - con l'appoggio e la solidarietà di colleghi e amici
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(19.12.15)
Piano lupo: i lupocrati vogliono dettare legge ai pastori
Il Piano lupo conferma, se ce ne fosse bisogno, l'arroganza della
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LIFE. L'impostazione del Piano è molto pericolosa per i
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utilizzare il lupo per imporre una gestione dello spazio rurale che
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(19.12.15)
La convivenza con il lupo è impossibile
È quanto emerso dal convegno di Saluzzo del 17 dicembre .
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varie minacce contro la montagna, le sue comunità, le sue attività
tradizionali. Il lupo è parte di un progetto politico di stampo
neocolonialista e tecnocratico che fa leva sui Parchi e l'attacco alle
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(04.09.15)
Pastori francesi prendono in ostaggio i vertici di un parco
Dopo le minacce di blocco del Tour de France e le manifestazioni
non si ferma la lotta dei pastori contro le stragi ad opera dei
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Susa) sequestrano presidente, e direttore del Parco del
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Articoli per argomenti
|
Il
lupo e la politica (a Bergamo, e alta Italia, duecento anni fa)
di Michele Corti
(17.03.17) Come
abbiamo già avuto
di osservare in altre occasioni, l'opera di Mario Comencini (1)
sull'antropofagia del lupo ha
messo bene in evidenza come la radicata paura del lupo nella cultura rurale fosse
assolutamente giustificata. Giustificata
dalla frequenza di aggressioni, anche letali, agli umani, specie
fanciulli. Il lupo storico è nemico dell'uomo e pericoloso. E' il lupo
ideologico "da favola all'incontrario" degli animal-ambientalisti che
costituisce un mito.
Grande, sino ai primi decenni
dell'Ottocento, fu l'allarme
sociale determinato dall'incubo degli attacchi dei lupi
anche nella pianura lombarda, anche nei
dintorni delle
città. Nonostante i premi per gli uccisori di lupi e le battute il
pericolo cessò solo negli anni Trenta del secolo. Ancora agli inizi del
Novecento furono avvistati lupi sulle Orobie. Nel periodo del
regno
d'Italia napoleonico le aggressioni fatali erano ancora frequenti e le
autorità governative erano molto attente a non abbassare la guardia. Il
lupo era considerato sia quale un problema di sanità pubblica (anche in
considerazione della presenza di lupi rabidi) che di polizia. Durante il periodo Napoleonico
furono numerose le insorgenze popolari (concentrate nel 1799 e nel
1809) che interessarono anche la Lombardia. Era ovviamente premura del
governo che vi fossero meno armi possibili nelle campagne, che le
licenze di caccia venissero limitate.
D'altra parte le autorità
filofrancesi sentivano l'esigenza di intervenire prontamente a seguito
di gravi danni al bestiame e di aggressioni da parte dei lupi ad esseri
umani. Una politica di attiva persecuzione del lupo avrebbe
potuto evitare ulteriori motivi di ostilità da parte delle comunità rurali e di montagna.
La
delicatezza del problema dipendeva anche dal fatto che, a differenza
della Francia, dove esisteva l'istituzione millenaria della louveterie, in Italia la caccia al
lupo era per lo più basata su un sistema di incentivi somministrati a cacciatori che agivano di loro iniziativa.
Salvo che in
situazioni di emergenza, quando allora le autorità organizzavano macchinose cacce
generali, mobilitando i cacciatori e i battitori e ordinando lo scavo
delle "fosse lupaie" per la cattura dei temibili predatori. Nel periodo
napoleonico a volte era messa in campo anche la Guardia Nazionale, ma anche i
regimi accentratori filofrancesi non poterono che basarsi di regola sui
cacciatori locali.
Nei casi più gravi, come era avvenuto nella
Lombardia austriaca, venivano armati anche i contadini, ma con estrema
attenzione a ritirar loro le armi appena la caccia fosse terminata
(vedi ultimo documento).
Problema di sanità e di polizia quindi.
Comencini per le sue
"microstorie" si è avvalso, per la provincia di Bergamo, di due fonti
"privilegiate" custodite presso l'Archivio di stato di Bergamo:
nel fondo "Dipartimento del Serio" (2) ; la busta 1237 (1805-1815) della
categoria Sanità e la busta 1108 alla categoria Polizia (fascicolo Lupi e orsi -
1805 - 1812).
Di seguito alcuni documenti della busta 1237 del fondo "Dipartimento
del Serio" dell' ASBg da noi trascritti
Nella primavera del 1805
il podestà di Bergamo, che aveva già sollecitato il Prefetto ad
autorizzare cacce, chiede cosa avesse disposto il governo per l'annata
in corso. Essa si presentava "tranquilla". ma il podestà ricorda
che, l'anno prima, nel
1804, "truppe di lupi" erano inopinatamente comparse in piena estate al
limite del
comune di Bergamo (il quartiere attuale di Boccaleone è al confine con
Orio al Serio). Dalla lettera
si rivava come autorità locali e governative fossero pronte a
sollecitarsi reciprocamente sul tema "caldo" della "distruzione dei
lupi" che doveva essere "politicamente sensibile". E che interessava
anche il capoluogo del dipartimento dove solo all'interno delle mura
cittadine si poteva considerarsi al sicuro dai lupi. Una situazione ben
diversa da quella attuale che vede il problema limitato a pastori e
allevatori e agli abitanti dei più piccoli centri di montagna.
7 marzo 1805
Il
Podestà di Bergamo
al
sig. Prefetto Commendatore
Dalla
di lei lettera numero 2941
rilevo, signor commendatore Prefetto, l'interesse che si è preso dietro
mio rapporto N. 895 per la distruzione dei lupi che infestano il
circondario esterno di questo comune, dietro cui è stato autorizzato a
combinare delle caccie parziali a questo oggetto.
Pare
che coll'avanzarsi della
primavera esser non vi dovrebbe, particolarmente per questo Comune, la
necessità dell'istituzione di tali caccie. Ma l'esperienza dell'anno
scorso ha dimostrato che anche nel bello della state non rare volte
infestano queste contrade, come accadde nei mesi di luglio ed agosto che
furono visti a truppe nelle limitrofe comuni, e che comparvero
anche
in Boccaleone, contrada esterna di questo Comune.
Ciò
essendo, gradirei volentieri,
signor commendatore Prefetto, che volesse comunicarmi quali
disposizioni abbia prendere in questo interessante argomento, onde
esaurire quanto le benefiche viste del governo hanno
nell'argomento
Prescritto.
Con
attenzione di riscontro mi pregio di rinnovarle i sinceri sentimenti
della mia distinta stima e considerazione
il
Podestà
G.
Sonzogno
|
Nel 1807 è il prefetto a sollecitare il suo sottoposto del distretto di
Treviglio ad intervenire dopo la morte di un ragazzo che custodiva il
bestiame. Anche in pianura vi erano ancora boschi dai quali i lupi
fuoriuscivano per le loro scorribande. Il prefetto lascia al suo
sottoposto valutare che tipo di cacce organizzare concedendo però qualche licenza gratuita, sia pure temporanea, di porto
d'armi, comprensiva di schioppo (caricato a grossi pallettoni, utili
per la caccia al lupo ma non per altre cacce che avrebbero potuto
allettare e distrarre i cacciatori).
Bergamo, 21 ottobre 1807
La Prefettura del Dipartimento del Serio
Al vice prefetto
di Treviglio
Non le sarà ignoto
signor Prefetto
che la notte del 12 corrente fu divorato da una bestia nei boschi di
Morengo certo Giovanni Pelucchi di anni 17.
Essendo verosimile
che questo
giovane sia stato vittima di qalche lupo, giacché si siano visti de'
lupi nei preaccennati Boschi, ed inerendo all'avviso a stampa del 31
agosto per protocollo della Direzione Generale e relative istruzioni
comunicatemi giusta la mia circolare 7 settembre per protocollo N.16257
interesso in particolar modo la di lei autorità a combinare delle
caccie parziali, e probabilmente generali nei luoghi di codesto
distretto, che risultassero infestati da siffatte bestie feroci.
La lascio perciò
il giudizio del
suo discernimento la cura di dare in proposito quelle disposizioni e
misure che troverà utili e prudenti, non senza abilitarla anche a
rilasciare qualche licenza gratis per la dotazione dello schioppo a
quelle persone, che vendendo buon conto della loro condotta a
abbisognassero per intraprendere la caccia nel qual caso la licenza
potrà estendersi anche ad una baionetta purché sia portata sempre
esposta alla pubblica vista, avvertendo la però che la licenza deve
essere per giorni 10 e che non sarà prorogabile in nessun caso
oltre
il mese corrente di ottobre; secondo che non dovranno essere
munite
che le persone di indubbia morale; terzo che essere accordate se
non a
degli individui conosciuti per esperti cacciatori, altrimenti si
correrebbe il rischio di rilasciare un numero inutilmente alto;
quarto
che la licenza dovrà esprimere l'oggetto per cui deve servire escluso
qualunque altro genere di caccia ed inchiudere perciò l'obbligo che lo
schioppo sia caricato a grossi pallettoni. Gradirei sentire le
disposizioni che avrà date e le risultanze delle medesime, ed ho il
piacere di attestarle la mia distinta stima e considerazione
per il Prefetto
Il Segretario alla
Sanità
Manini |
L'anno seguente il prefetto, facendosi
interprete dello zelo del governo centrale milanese per le "frequenti
disgrazie" e il "turbamento della pubblica sicurezza" sollecita
il vice prefetto di Clusone a organizzare delle cacce generali (battute
contemporanee in tutti i comuni) preventive, solleticando con
"opportune lusinghe" (da intendersi compensi in moneta) i cittadini. Evidente il fine politico del tanto zelo
che il governo chiedeva ai suoi esponenti locali quando il prefetto
"non omette di raccomandare" al sotto-prefetto di "mettere in vista il
merito" dell'operazione, che si fossero presi o meno i lupi.
L'importante era far vedere che il governo agiva. Così come è
importante oggi far vedere che i lupi sono intoccabili (che poi vengano
uccisi illegalmente fa lo stesso). La logica della politica è
inossidabile nei secoli. Con la differenza che oggi la "sacralità del
lupo" è un bisogno manipolato e ideologico di cui fanno le spese
soggetti sociali deboli (dal punto di vista
economico-politico-elettorale) ma reali.
Bergamo, 18 ottobre 1808
La Prefettura del
Dipartimento del Serio - Sez. di Polizia
Al Vice Prefetto
di Clusone
Devono essere a
lei note, signor viceprefetto, le disgustose conseguenze della
infestazione di feroci lupi in questo dipartimento. Il governo
sensibile alle frequenti disgrazie, che su questo emergenza vanno
rinnovandosi, e dal turbamento perciò della pubblica sicurezza non
cessa di occuparsi di un oggetto tanto importante. Fra i vari
provvedimenti immaginati essendo emerso il più opportuno quello di
eccitare lo zelo dei cittadini a far essi stessi una o due battute
ossia caccie generali con fondata lusinga che rinnovata questa da
dipartimento in dipartimento vicino produrrebbe un buon effetto, mi ha
espressamente incaricato di promuovere e far ridurre ad effetto la
detta suggerita misura combinandola con l'uso della necessaria cautele
capaci ad allontanare ogni pericolo nel praticarla, e con l'adempimento
delle leggi e relativi alla dotazione delle armi.
Richiamate perciò
in osservanza le discipline nel proposito prescritte con circolare 18
febbraio per protocollo N. 2941 la invito, signor viceprefetto a dare
le convenienti disposizioni perché in ciascun comune dipendente da
codesto distretto venga attivata nel giorno 3 e 4 del prossimo mese di
novembre la divisata caccia.
Saranno a tale
effetto abilitati in mio nome i podestà, i sindaci delle rispettive
comuni a scegliere con le norme indicate nella preaccennata circolare
idonei soggetti ed a munirli all'uopo di licenza in iscritto per
dotazione delle armi da caccia per i suddetti giorni 3 e 4
novembre spirati i quali dovranno ritirare le licenze che fossero state
per tal causa concesse.
Nel ripromettermi
dal di lei zelo l’esatto adempimento delle predette disposizioni non
ometto di raccomandare di mettere in vista il merito da farsene con la
società e col governo quantunque se ne ottenga il bramato intento ed a
ragguagliarmi in merito dell’esito
Ho il piacere di
attestarle la mia distinta stima e considerazione
Il Prefetto
Frangipane
|
Lo zelo del regime napoleonico si
manifestò anche nella pressante richiesta alle autorità locali di
informazioni su tutti i fenomeni della vita economica e sociale. La
"mania statistica" che caratterizzava l'amministrazione del Regno
d'Italia era parte di quel progetto di razionalizzazione amministrativa
che caratterizzava l'aspirazione alla moderna gestione tecnoburocratica
("scientifica" e professionale-specialistica) degli apparati statali
descritta da Max Weber. In realtà le notizie sulla presenza e i danni
delle "fiere" restavano molto "qualitativi" (che avesse proposto il
wolf-howling o lo snow-tracking sarebbe stato prontamente rinchiuso in
una "moderna" struttura manicomiale). Ecco la risposta del cancelliere
censuario (funzionario di carriera dislocato presso le amministrazioni
locali) del distretto di Gandino. I lupi (che nonostante la caccia feroce
cui erano sottoposti non erano divenuti per nulla "schivi" e "timidi"
come l'ideologia lupofila ama descriverli) si avvicinavano in
inverno alle abitazioni assalendo non solo il bestiame ma anche gli
abitanti.
li 9 gennaio 1808
Il
Cancelliere Censuario di Gandino
Alla
Commissione dipartimentale di Sanità
Nessun
orso annida in questo distretto, e non se ne vedono che molto dirado.
I
lupi si mostrano in considerevole quantità e specialmente sulle
montagne di Val Bondione, Scalve e Zambla, e in quelle di Gandino e
Lovere ove infestano e arrecano in tempo d'estate non poco danno alle
greggie; e nel tempo d'inverno cacciati a basso dalle nevi e dalla fame
si lasciano vedere poco lontano dalle abitazioni ove non solo contro
gli armenti ma qualche volta s'avventano anche contro gli abitanti
medesimi specialmente in tempo di notte.
Tanto
mi risulta dai riscontri delle municipalità del distretto: in tal guisa
la loro comunicazione 26 settembre per protocollo N. 880 mi pregio
riconfermarle la distinta mia stima e considerazione.
|
Riportiamo
anche il quadro dell'alta Valbrembana riferito dal cancelliere del
censo di Piazza. Da notare che la perdita di 11 pecore veniva riportata
come una "grande stragge", un fatto gravissimo. Da confrontare con
l'indifferenza totale con la quale la politica demagogica e una
"pubblica opinione", imbesuita di ideologia animal-ambientalista in
pillole televisive, reagiscono a fatti ben più gravi che si registrano
ai nostri giorni, tanto da portare alla chiusura di aziende. Degno di
nota anche che un branco di quattro lupi venisse considerato
"riguardevole" mentre oggi, con l'abbondanza di poco rischiose prede
domestiche e la scarsa persecuzione (illegale) la specie gode di
condizioni favorevoli che consentono di considerere un branco di
quattro lupi non solo "normale" ma persino "piccolo". Duecento
anni fa la popolazione della montagna non dubitava che al governo fosse
cara la difesa della proprietà di chi risiedeva in montagna. Oggi c'è
la triste certezza che il potere politico si preoccupa molto più degli
strepiti animalisti che della proprietà di chi vive in montagna e nelle
aree rurali (come dimostra anche il lassismo nei confronti della
pèroliferazione dei cinghiali e di altre specie di animali nocivi).
Piazza li 17 ottobre 1809
Il
Cancelliere Censuario del Cantone VIII
Distretto
I nel Dipartimento del Serio
Al
Signor consigliere di Stato Prefetto
Nel
mese scorso e in questo nelle Comuni di Mezzoldo, Piazzatorre, e
Cambrembo i Lupi hanno fatta una grande stragge negli animali
specialmente peccorini, un solo pastore conta undici pecore morte e
divorate da queste fiere, il numero delle quali è rigiardevole poiché
più volte sino quattro si sono veduti insieme e non hanno temuto
nemmeno i cani che sorvegliavano le pecore avendone ucciso uno ancora
di questi.
Questa
popolazione, ed i sindaci delle suddette comunità, mi hanno incaricato
di partecipare l'emergente alla di lei autorità ed implorare una
provvidenza.
Soddisfacendo
così al mio dovere mi trovo nella circostanza di doverle
subordinatamente sottoporre, che il mezzo più facile ed efficace per
ottenere la distruzione di questi animali egli è quello di accordare un
oneroso premio per ogni animale che venisse ucciso.
La
popolazione, si ripromette nella di lei vigilanza, che vorrà dare
disposizioni opportune onde le proprietà di questi abitanti sieno
garantite.
A
motivo che la stagione va ogni giorno raffreddasi, e che è vicina la
caduta della neve si teme che queste feroci bestie discendano da quei
alti paesi e si disperdano in queste vicinanze. Ho l'onore di
tributarle la mia più distinta stima e rispetto .
|
Nonostante le cacce le
tragedie si ripetono e il governo che negli ultimi anni del regime
napoleonico sconta una crescente e grave impopolarità, interviene al
massimo livello sul tema dello "sterminio" (senza successo) dei
lupi. Ancora una volta sono gli episodi "fatali" dell'estate a
consigliare l'istituzione di cacce generali e la realizzazione di
fosse lupaie. Strumenti costosi anche se di qualche efficacia (più i
secondi dei primi, in base alle precedenti esperienze). Strumenti,
però, ben visibili (specie le cacce generali con la mobilitazione e
l'eccitazione che comportano) ma che gli esperti già nel secolo
precedente risultavano inadatti per via del coinvolgimento di gente
inesperta e della gran confusione. Cacciatori
(compresi quei contadini cui
venivano per un giorno messe in mano le armi) e "battini" (battitori),
nella maggior parte dei casi senza riuscire a stanare e abbattere un
solo lupo, trascorrevano una giornata eccitante retribuita. Misure
politiche insomma, atte a dar da vedere che "si faceva qualcosa".
Più concreta la misura dell'assegnazione dei premi (da osservare che il
premio per la lupa gravida equivaleva al salario di due mesi di un
bracciante).
Furono i premi ai cacciatori professionisti (o semiprofessionisti) a
consentire di eradicare il lupo. Grazie ai premi assicurati dalle autorità. Ma ci volle ancora un secolo (3).
Milano, il 4 dicembre 1812
Il Consigliere di
Stato
Direttore Generale
della Polizia
Al signor Prefetto,
I fatali
avvenimenti occorsi nella passata estate a cagione de lupi che
infestarono alcuni dipartimenti del Regno, mossero il Governo ad
animare con generosi premi la distruzione di qué feroci animali, e
fecero al paterno suo cuore sentire la necessità di un provvedimento
che andasse incontro alla rinnovazione di somiglianti sventure.
Fu quindi proposto
di ordinare che nell'inverno e nella primavera incipiente si debbano
dare alcune cacce generali in qué paesi che singolarmente provarono
l'infestazione de' lupi, o che per le loro circostanze locali hanno
ragione di temere che al rinverdire della campagna possa ad essi pure
accadere siffatta disgrazia.
S. E. il signor
Conte Ministro dell'Interno 9 cui avea io manifestato le mie
vedute su questo argomento si è degnata di approvare il regolamento che
per le cacce generali suddette era stato da me proposto , e mi ha con
ciò abilitato a diramare gli ordini, convenienti per la di lui
esecuzione. Inerendo quindi alle intenzioni della lodata E.S., le
acchiudo alcune copie del regolamento medesimo che ella, avrà cura
quando trovisi nelle circostanze prevedute dal primo articolo di esso
di mettere in esecuzione. Io non dubito che ella, usando colla solita
di lei prudenza degli arbitrj che le vengono accordati, saprà,
corrispondere al desiderio ed agli sforzi del Governo, alle
sollecitudini del quale è precipuo oggetto la sicurezza personale dei
cittadini. A questo fine darà le opportune istruzioni ai Podestà
e Sindaci che da lei dipendono e farà sì che il menzionato
regolamento sia in ogni sua parte osservato e reso noto alla
popolazione nella parte che riguarda la promessa de' premj
straordinarj. Debbo qui per altro richiamare la di lei attenzione all'
art. 11 che prescrive l'uso delle fosse lupine; imperocché
quantunque da questo mezzo abbia luogo a sperare un felice
risultamento pure il dispendio che ne deriva ed i pericoli che le
fosse possono per avventura presentare, consigliano a farne praticare
il minor numero possibile e quello soltanto che verrà dimostrato
necessario dalla specialità delle circostanze.
Ho il piacere di
salutarla con distinta stima.
LUINI
REGOLAMENTO
Per le cacce
jemali dei Lupi.
Art. I Nei mesi di
gennajo, febbrajo; marzo prossimi si daranno sei cacce generali per la
distruzione dei lupi in que paesi ne'quali 1'esperienza delle passate
sventare o 1'attuale presenza delle fiere dimostrassero la necessità di
questo provvedimento.
II. Le discipline
regolatrici delle cacce sono rimesse in quanto può essere di modalità
alla prudenza dei Prefetti che sapranno condursi a norma delle
circostanze locali, giovandosi dei consigli de'pratici epiù esperti
cacciatori del paese.
III. A questo fine
daranno essi gli ordini opportuni ai Podestà e Sindaci del loro
dipartimento; avvertendo che la caccia segua nello stesso giorno ed ora
in tutta 1'estensione del territorio nel quale sarà stata disposta.
IV. Le mosse dei
cacciatori saranno particolarmente dirette sopra i luoghi ove, a
seconda delle osservazioni dei pratici, vi sia speranza di buon
successo.
V. Ciascun Comune
fornirà un determinato numero di cacciatori e di battini a seconda del
bisogno. Questi dovranno essere scelti fra le persone di buona fama,
più abili al maneggio dell' armi e più istrutti delle località.
VI. Ciascuna banda
comunale verrà guidata da un capocaccia da nominarsi dal Podestà o
Sindaco rispettivo.
VII. Sono
autorizzati i Podestà e Sindaci rispettivi a fornire di fucile e grossa
munizione i contadini che si metteranno in attualità di caccia, e sarà
loro cura di ritirare scrupolosamente le armi dopo 1'uso occorrente.
VIII Sui fondi
comunali verrà levata un'indennizzazione da darsi ai cacciatori ed ai
battini che la domandassero in ragione di una lira italiana per ogni
giorno di servizio de' primi, e di quaranta centesimi per i secondi.
IX.
Ne'dipartimenti dell'Olona e dell' Agogna si prenderanno speciali
concerti dal signor Prefetto di Polizia quanto al primo, e dal signor
Prefetto quanto al secondo, col signor Capitano delle Cacce Reali;
ond'abbia luogo contemporaneamente e senza disordini la caccia generale
anche ne'Comuni compresi nella riserva. Sopra dimanda di quest'ultimo
poi gli verrà concesso un sufficiente numero di cacciatori e di battini.
X. Nel corso dei
tre mesi suddetti il Governo corrisponderà a chiunque uccidesse, od
altrimenti prendesse una fiera, il premio straordinario nella seguente
misura:
Per ogni
lupicino
lir. 2,4.
Per ogni lupo
adulto
» 60.
Per ogni lupa
adulta
» 90.
Per ogni lupa
pregna »
135.
XI. Oltre le cacce
generali di sopra ordinate, si iarà uso ne' luoghi ove sia bisogno di
maggiori provvidenze, delle fosse lupine. Ad assicurare l'effetto degli
agguati che per tal modo si tendono alle fiere, dovranno i Podestà e
Sindaci rispettivi differire la costruzione delle fosse fino » tanto
che le campagne ed i boschi non siano coperti di neve; sarà loro cura
d' invigilare che le fosse stesse siano fatte in modo da non presentare
pericoli ai passeggieri od agli armenti. Le spese occorrenti saranno a
carico comunale.
LUINI
P.Brusca
Segret.gen.
|
Contro la
ricostruzione di una storia ex post influenzata dal desiderio delle
lobby animal-ambientaliste è auspicabile che la storia sociale e
politica del lupo venga approfondita da studiosi non facilmente
"condizionabili" da suggestioni ideologiche e di altro tipo (purtroppo
Comincini è risultato quasi un'eccezione) . Ancora di recente da
parte dei naturalisti che si occupano della storia del conflitto tra
l'uomo e il lupo vengono utilizzati approcci tesi a minimizzare il
comportamento antropofago. Essi poi si innestano su una
strategia di vera e propria propaganda nel senso peggiore del termine,
ovvero di una "scientifica" operazione in perfetta cattiva fede
per influenzare l'opinione pubblica con la martellante immagine del
lupo "buono" con il quale è obbligatorio convivere.
La propaganda a spese del contribuente
Scrive
non più tardi del 2007, il Leo: "Talvolta le cronache storiche
riportano
aggressioni all’uomo da parte di animali rabidi
che si concludevano anche con molti morti e casi di
antropofagia, specie su donne e bambini" (5). Si insiste quindi
nonostante il lavoro degli storici a ricondurre l'antropofagia alla
rabbia silveste e il comportamento antropofagico predatorio come
"saltuario" anche se Comencini e Moriceau hanno stroncato in modo
definitivo queste
falsificazioni ideologiche dimostrando con un apparato di prove
documentali schiacciante che: 1) lungo un periodo di parecchi decoli
dal medioevo all'età contemporanea le aggresisoni fatali da parte di
lupi sani sono sempre prevalenti; 2) l'antropofagia predatoria è
saltuatia in alcuni periodi storico ma diventa frequante in altri.
L'opera di Moriceau (ricordiamo in nota solo alcuni dei suoi
contributi) è quella di uno storico di profesisone di storia rurale che
ha dedicato parecchio del suo impegno allo studio del conflitto
uomo-lupo. Moriceau ha calcolato che tra la fine del XIV secolo e il
1918 siano stati uccise in Francia 7600 umani: 4600 da lupi sani, 3000
da lupi rabidi.
Le
opere di Moriceau, pur così importanti per il dibattito sul lupo, che
in Italia dovrebbe essere molto più caldo che in Francia considerata la
popolazione lupina (almeno) 10 volte maggiore, non sia stata tradotta
in Italiano.Editore cercasi.
La storia (da tenere celata)
Note
(1) M. Comincini (a cura di) (2002). L’uomo e la “bestia
antropofaga”. Storia del lupo nell'italia settentrionale dal XV al XIX
secolo, Unicopli, Milano
(2) Il Dipartimento
del Serio si trasformò con il Regno
Lombardo-Veneto nella Provincia
di Bergamo che continuava a comprendere la Valcamonica.
(3) A. Oriani Orsi e lupi : storie di bestie feroci in Valsassina, Valvarrone e dintorni, Comunità montana Valsassina Valvarrone Val d'Esino e Riviera,: Parco regionale della Grigna settentrionale, stampa 2005; A. Oriani (a cura di) (2014) Lupo, orso e lince nel territorio bergamasco
dal medioevo ad oggi, Rivista del Museo civico di scienze naturali "E. Caffi" di Bergamo, 27 (numero monografico).
(4) R. Leo (2007) "Lupi e loere a Polaveno (Brescia, Italia). Indagine preliminare" in Natura Bresciana, 35: 141-148
(5) J.M. Moriceau (2007) Histoire du méchant loup : 3000 attaques sur l'homme en France, 15.-20. siècle , Paris, Fayard ; J.M. Moriceau (2013) Sur
les pas du loup. tour
de france et atlas historiques et culturels du loup, du moyen âge à
nos jours, Paris, Montbel; J.M. Moriceau (a cura di) (2014) Vivre avec le loup? : 3000 ans de conflit Paris, Tallandier;
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