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Orso e lupo
"Lupi? No grazie.
Non è il Serengheti"
Troppi lupi in
Europa e si incrina il fronte conservazionista
Clamorose
dichiarazioni di un conservazionista di peso, il direttore del più
grande Parco nazionale olandese, barone Seger Emmanuel van Voorst tot Voorst,
che si schiera senza se e senza ma dalla parte di chiede di modificare
l'anacronistico status di super-protezione del lupo e di poter
abbattere i lupi dove la loro presenza è incompatibile con l'equilibrio
ecologico.
di
Michele Corti
(21.01.19)
Da tempo diciamo che il partito del lupo sarà sconfitto ... dal
suo successo eccessivo, dalla bramosia di espandere ovunque in Europa
numerose popolazioni di lupi, accecato dall'ebrezza del potere, del
"giocare a Dio".
Sarà sconfitto perché la macchina messa in piedi è diventata pesante e
costosa e dipende da forti finanziamenti. Ci sono troppi gruppi di
ricerca, troppi parchi, troppe associazioni che - senza i progetti lupo
- restano miseramente a secco.
Così devono disperatamente giocare d'azzardo, scommettere sulla
robustezza della loro rete di connivenze e coperture scientifiche e
politiche e sperare che lo status di vulnerabilità del lupo in Europa
sia mantenuto, ancora per qualche anno. La pentola, però, bolle: stati
interi, pastori di tutta europa, amministratori di aree rurali,
cacciatori stanno esercitando una pressione sempre più forte nei
confronti della politica. Questa, si sa, preferisce per vigliaccheria assecondare sempre le lobby percepite più agguerrite e
pericolose. Ma uno spettro si aggira per l'Europa, il populismo.
E se, come si spera, al parlamento europeo il 29 maggio arriverà una
sberla ai partiti zerbino delle elite, il quadro eurotecnocratico, sono
ad oggi così favorevole alla lobby lupista (e conservazionista in
genere), potrebbe indebolisrsi. Di molto.
Falso ideologico, truffa,
danneggiamento doloso ...
Classificare il lupo a rischio di estinzione in Europa, lasciarlo
nell'allegato II della Convenzione di Berna rappresenta un falso
ideologico smaccato, sinora non smascherato perché i controllati sono
anche i controllori, perché chi dirige l'orchestra sono sempre gli
stessi, sia pure sotto diverse etichette: scientifiche, istituzionali,
conservazionistiche. Anche la proclamazione della purezza e originalità
del lupo italico (che per gli animal-ambientalisti giustifichebbe
comunque in Italia lo status di super-protezione anche qualora esso
risultasse superato in Europa) è un falso ideologico, considerato il
grado di ibridazione con il cane domestico (peraltro ammesso
ufficialmente dalla lupologia) ma considerato anche che è molto
verosimile che lupi di svariati ceppi dai tantissimi parchi lupo, zoo
safari sono stati liberati. Controllare nascite e morti, registri e
microchip non è facilissimo e se poi i controllori sono adepti in
divisa (o comunque nel ruolo di pubblici funzionari) del partito del
lupo il gioco è ancora più facile. Questo ovviamente non è ammesso
dalla lupologia. In ogni caso gli pseudo lupi italici si stanno
incrociando "naturalmente", sempre per ammissione e grande giubilo
della lupologia, con lupi del ceppo balcanico-dinarico, di quello
carpatico, baltico ecc.
Una volta che la metapopolazione lupina europea risultasse (ci siamo
quasi) perfettamente interconnessa con un flusso genetico dal
portogallo agli Urali ogni ragionamento "regionale" sull'abbondanza dei
lupi perderebbe senso. Conterebbe solo l'abbondanza della specie e il
suo trend (n forte crescita). Considerare la specie in Europa a rischio
di estinzione è falso ideologico e truffa, finalizzata all'incasso di
finanziamenti che, in caso di declassamento del lupo, andrebbero più
profittabilmente ad altre specie e habitat. Non dimentichiamo che, a
seguito di questo falso ideologico, le attività tradizionali di
allevamento subiscono una pressione predatoria inaccettabile. I danni
non rimborsabili subiti dagli allevatori e i pacchi di milioni versati
dagli stati per i parziali risarcimenti andrebbero imputati a chi, pur
conoscendo i dati reali della presenza e crescita del lupo li tiene
nascosti per favorire illegittimamente il proprio interesse e
altrettanto illegittimamente, e in modo doloso, danneggiare i portatori
di altri interessi.
Il vento sta girando
Chi troppo vuole nulla stringe (almeno di solito) e quello che stanno
ottenendo i lupisti
è una lenta , ma facilmente percebibile, diminuzione del sostegno
pubblico
alla specie. In alcune aree, dove il conflitto sociale si è fatto più
aspro il lupo è diventato la bandiera, in negativo, della
prevaricazione contro il mondo rurale di un ambientalismo
dalla dubbia purezza etica, dai sempre più palesi intrecci affaristici.
Non è scalfita la fede lupofila di quelle fasce sociali urbane esposte
all' overdose di prodotti televisivi di impronta conservazionistica. La
spettacolarizzazione della natura ha avuto un ruolo strategico nella
veicolazione dell'ideologia della "natura incontaminata" a partire dal
film incoronato da Hollywood nel 1957 No
place for wild animals di
Michael Gzimek figlio di Bernhard autore di un omonimo libro dove,
senza fondamento scientifico il direttore dello zoo di Amburgo
attribuiva ai pastori Masaai (a seguito di ciò cacciati dalle loro
terre) la responsabilità di una presenta drammatica riduzione della
fauna.
La
televisione ha poi riproposto per decenni i documentari di Sir David
Attemborough e dei suoi cloni (ce ne sono stati anche in Italia) sino
ad arrivare alle
trasmissioni di intrattenimento ambiental-conservazioniste alla Licia
Colò.
In qualche modo la familiarizzazione con questa "natura selvaggia" a
portata di mano televisiva si sta rilevando un boomerang. Quasi tutti
coloro che hanno vissuto l'era d'oro della televisione hanno in mente
il Serengheti, il parco di 15 mila kmq (più grande dell'intero
Trentino-Südtirol), le sue distese, le migrazioni degli gnu insidiati
dai leoni. Dall'Africa torniamo in Europa. Precisamente in Olanda nel
parco nazionale "de Hoge Veluwe", estensione 55 kmq. Questo parco,
seppure micro rispetto a quelli americani e africani è il più vasto in
Olanda, ha un grande interesse sociale, educativo,
turistico.
Qui non è il Serenghet, il lupo non lo vogliamo e
vogliamo sparargli
Il direttore
del parco nazionale Olandese “de Hoge Veluwe“ sei giorni fa ha lanciato
una bomba atomica. Lui, esponente in massima vista del conservazionismo
olandese,
vuole avere, per il "suo" parco, la
possibilità di abbattere lupi. Non
sono contro i lupi [il mantra è d'obbigo], ma non
vogliamo i lupi ovunque ha detto nell'intervista bomba a un
giornale locale (de Gelderlander) il direttore, barone Seger
Emmanuel van
Voorst tot Voorst.
Voorst tot Voorst
vuole (benvenuto a bordo!) che il lupo venga rimosso dall'elenco delle
specie animali particolarmente protette, in modo tale che sia possibile
una gestione controllata e sta facendo egli stesso pressioni in Europa
in questo senso. Un fatto di grande rilievo perché è la prima volta che
pressioni di questo tipo sono esercitate dall'interno del campo
conservazionista.
Il dibattito sul lupo in
Olanda è stato sequestrata da un pugno di persone dalla parlantina
facile dice: Hanno un
solo obiettivo: il ritorno del lupo in Olanda. Ma il loro è un punto di
vista unilaterale poiché essi non subiscono alcuna ripercussione per il
ritorno del lupo dal momento che non hanno terre da gestire.
Quanta verità!
Voorst tot Voorst parla nell'iontervista sia da gestore di un
importante parco nazionale che da proprietario terriero e, da questo
punto di vista, sostiene di avere l'appoggio dell'associazione europea
della proprietà terriera.
Quando
l'intervistatore chiede a Voorst tot Voorts se è contro il lupo egli
risponde con sdegno: No, non lo sono
affatto, ma in Olanda vi sono delle difficoltà. Tanto per cominciare
non vi sono veri esperti di lupi. Nemmeno io lo sono ma partecipo a
tavoli con esperti in Europa ed essi descrivono una situazione critica.
E aggiunge L'Olanda non è in
grado di ospitare dei branchi, è troppo piccola. C'è spazio solo per
una manciata di lupi. Per di più la recente espansione del lupo in
varie aree dell'Europa è difficilmente spiegabile. Vi sono forti
sospetti che siano stati rilasciati deliberatamente. Bestemmia! Al rogo!
Quando l'intervistatore chiede al direttore se il lupo fugge di fronte
all'uomo egli risponde: Colpisce il
loro comportamento innaturale. Camminano lungo le strade e i sentieri.
Ho lavorato in aree protette sia in Polonia che in Italia con presenza
del lupo e la gente non vede mai i lupi. È sospetto il fatto che la gente li
abbia avvistati qui. Per sua natura il lupo è un animale schivo e non
attacca di solito le persone. Ma se perde la diventa pericoloso.
Che cosa dovremmo fare in
Olanda a proposito dei lupi chiede l'intervistatore. Innanzitutto cercare di agire insieme in
Europa per toglierlo dall'elenco delle specie particolarmente protette,
quindi si tratta di convincere i politici olandesi che, anche
senza dichiarare il bando del lupo, è possibile applicare una gestione
controllata come in Scandinavia.
E ancora l'intervistatore: Vorreste quindi poter sparare al lupo?
Risposta: ... o catturarlo. Ma è
impossibile narcotizzare un vero lupo perché ci si deve avvicinare
troppo. Dicono che ora vi sia un lupo presso il poligono di Harskamp,
vicino a noi. Se resta li o altrove nel Veluwe e ogni tanto preda un
cervo o un cinghiale. Va
bene. Ma non a De Hoge
Veluwe o, per esempio, intorno a Zwolle [città di 119 mila
abitanti].
Perché non vuole il lupo
nel suo parco? chiede poi l'intervistatore Sta ancora lottando per difendere la
biodiversità?
Risponde il direttore: Non ho niente
contro il lupo. L'Hoge Veluwe è esteso su 5.500 ettari, ma è troppo
piccolo per un branco. Inoltre, abbiamo i mufloni e non per scopi
ornamentali. Sono ideali per pascolare le brughiere e mantenere la
vegetazione erbacea. Altrimenti dovremmo tenere un pastore con le
pecore, ma qui non va bene.
Intervistatore: E il muflone non
ha alcuno scampo contro il lupo perché per sua natura vorrebbe poter
fuggire in montagna?
Voorst
tot Voorts: Esatto, quindi dobbiamo chiederci:
vogliamo il lupo o vogliamo il muflone? In Germania il muflone è
scomparso a causa del lupo. Lo vogliamo anche in Olanda? Non lasciamo
che succeda. Il muflone è essenziale per noi in qualità di
pascolatore ed è davvero un'icona, il preferito del pubblico, che non
possiamo perdere. Ma la maggior parte dei proprietari terrieri sono
molto preoccupati a causa degli attacchi alle pecore .
Intervistatore: Questi attacchi ai
greggi di pecore sarebbero temporanei, affermano gli esperti.
Voorst
tot Voorts: Assurdità pura: una volta che il lupo ha
assaggiato una pecora, non comincerà a inseguire un cervo quando può
facilmente catturare una pecora. Il pascolo delle pecore senza la
presenza del pastore non è più possibile quando arriva il lupo.
Gli allevatori di ovini spesso non hanno la propria terra ma utilizzano
centinaia di ettari, che non si possono recintare, e poi un lupo non si
lascia fermare da una recinzione. I Paesi Bassi sono totalmente
inadatti al lupo, qui non siamo nel Serengeti, ma in un paese di
diciassette milioni di abitanti .
Intervistatore: Lei è un cacciatore.
Vorrebbe sparare personalmente al lupo?
Personalmente non mi interessa tirare al lupo.
Voorst tot
Voorts: La domanda è irrilevante perché
riguarda la gestione. La caccia non è fine a se stessa, è parte della
gestione integrale della natura. Chi fa questo non è importante. Io non
caccio più a De Hoge Veluwe, perché non voglio essere imlicato
personalmente .
Potrammo i lupisti da tastiera dire che anche Voorst tot Voorts è uno zoticone
ignorante? Quello che dice lo pensano e spesso lo dicono migliaia di
contadini, pastori, montanari in Europa. Tacciati di "villici
ignoranti". Difficile attribuire a un barone , conservazionista
professionista gli stessi insulti. Proveranno a dire che è un
cacciatore dimostrando tutta la loro ignoranza dal momento che, tranmne
che in Italia, conservazionismo e attività venatoria sono spesso
praticati dalle stesse persone (a partire dai padri nobili).
La forza della lobby conservazionista consiste non solo nella sua presa
sui media e nei suoi agganci con il potere economico ma anche nel suo
monolitismo (almeno sulle questioni di fondo). Già il Parco nazionale
delle Cevennes in Francia si è schierato apertamente contro il lupo per
la difesa della propria mission: la tutela del paesaggio pastorale
storico dichiarato
patrimonio dell'umanità, ora lo fa un altro Parco nazionale che di
pecore non vuole sentir parlare e che quindi è orientato al naturalismo
"classico". Mano a mano che il lupo avanza arretra il consenso verso la
gestione della specie da parte di esperti autoreferenziali che
cntinuano a evitare di affrontare il problema di fondo: quando, perché,
come, chi ha deciso che il lupo debba proliferare in tutta Europa. Chi
ha deciso che una questione di tale portata non debba riguardare stati,
regioni, categorie economiche ma solo una cupola di lobbysti che
coltivano attentamente i loro interessi? La risposta la chiediamo anche
ai nostri politici ignavi, convinti che seguire le lobby sia sempre il
modo più facile di restare a galla.
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