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Articoli correlati su il problema dell'orso in
trentino
Ruralpini segue da 9 anni la questione della reintroduzione degli orsi
in Trentino
(03.08.15)
L'orso visto da un Trentino "figlio di
un dio minore"
Ragoli, Preore, Montagne, comuni
di poche centinaia di abitanti della "busa di Tione" (che
nell'ottica del Parco Adamello Brenta sono una "porta di
servizio" per entrare nel regno dell'orso creato con Life
ursus). Qui l'orso si vede tutti i giorni ma - in compenso - non c'è
la ricca economia turistica di Pinzolo e Madonna di
Campiglio
(21.07.15)
Hanno scambiato il Trentino con il
Canada (e insistono)
Oggi politici ed "esperti" (ai
quali i primi delegano tutto) hanno perso il contatto con la realtà.
Il progetto Life ursus è un esempio di delirio tecnocratico e del
trionfo dell'ignoranza mascherata da saperi specialistici. Hanno
scambiato il Trentino con un Wild North spopolato
(14.07.15)
Grigno (Valsugana) non vuole convivere con gli orsi
Siamo andati
ad intervistare la gente di Grigno, paese della Valsugana, dove lo
scorso anno si sono verificati numerosi casi di predazione e l'orso
ha passeggiato tra le case. La gente ha paura ma non si fa
intimidire e il sindaco non ha accettato che a informare
sugli
orsi venissero gli ambientalisti.
(13.07.15)
Psicosi orsi in Trentino. Ma chi ne è affetto?
La provincia di
Trento sugli orsi sta assumendo posizioni contraddittorie. Basti dire
che ora si ammette la pericolosità degli orsi e si chiede (come noi
facciamo da tempo) l'autorizzazione dello spray urticante. Ma dentro
la struttura gli irriducibili non rinunciano a negare l'evidenza
della presenza di orsi anche a Est dell'Adige.
(09.07.15) Marco Zadra ringrazia Life Ursus per i "regali"
elargiti
ai trentini (e ai turisti)
Marco Zadra, aggredito a Zambana lo
scorso 29 maggio e sfuggito per miracolo ad una tragedia, invia la
seguente lettera che, purtroppo, non è stata pubblicata sui
giornali. Preghiamo perció di diffonderla online al fine di
contribuire a quell'opera di informazione in grado di
contrastare le manipolazioni di coloro che hanno sostenuto il
progetto Life Ursus.
(24.06.15)
... temevo mi prendesse alla schiena e me la spezzasse
in due
Marco Zadra aggredito da un orso a pochi km da Trento (e a 700 m
da un abitato) racconta nei dettagli a Laura Zanetti
di l'allucinante esperienza che ha vissuto il 29 maggio scorso.
La sua "colpa" è di aver voluto andare a
fare esercizio fisico su un sentiero a 500 m di altitudine dopo il
lavoro . Life Ursus ha deciso che i trentini non possono più
vivere liberamente.
(19.06.15)
Parte la petizione per lo spray anti-orso
Dopo l'aggressione a Wladimir Molinari massacrato da un orso che
lo ha assalito a a freddo nulla è come prima. La gente sta prendendo
coraggio di reagire, la maggioranza silenziosa è stanca di subire
politici, anilamalisti, tecnocrati. Intanto è partita la petizione
per chiedere al Ministero dell'interno di autorizzare la libera
vendita dello spray anti-orso (200 ml contro i 30 di quello
anti-stupro).
(18.06.15)
Orsi pericolosi: la provincia di Trento non sa
decidersi a cambiare dottrina
L'ultima aggressione da parte di un'orsa (apparentemente senza
cuccioli e non provocata) avvenuta in comune di Trento ha
mandato il 9 giugno in ospedale un uomo di 45 anni con prognosi di 30
giorni e il braccio massacrato. Ma per la Provincia di Trento gli
orsi continuano a non essere pericolosi e si insiste a imporre una
"convivenza" rifiutata dalla stragrande maggioranza della
popolazione
(31.05.15) Uomo
ferito da orso su un sentiero in Trentino
Mentre i Signori dell'orso gongolano per le sette cucciolate in
Trentino gli albergatori gongolano meno sapendo che in Italia si sta
diffondendo la notizia che un escursionista locale ha vissuto
l'incubo di un'aggresisone da orso su un sentiero. Nonostante il
racconto della vittima e la ferita "compatibile con attacco da
orso" secondo i sanitari i Forestali per difendere i loro orsi
parlano di "falso attacco".
(29.09.14)
L'avv. Giuliano avverte la Provincia di Trento e i suoi
super esperti di orsi: vi assumete la responsabilità di omicidio
volontario
Forte di pareri di esperti internazionali sulla materia l'avv.
Mario Guliano mette in guardia politici e tecnici che continuano a
scherzare con il fuoco. Negando la pericolosità degli orsi,
omettendo la cattura di quelli pericolosi, manipolando
l'informazione, inducendo le persone a sottovalutare la pericolosità
degli orsi, essi si rendono responsabili di omicidio volontario in
caso di attacco mortale. Solo per pura fortuna quest'anno due
attacchi non sono stati tragici. Ma fino a quando durerà la fortuna?
(13.09.14)
Vi spiego perché Life Ursus è un disastro annunciato
(Daniza è solo l'inizio...)
Perché Life Ursus è un fallimento lo si capisce bene vedendo
cosa succede a Madonna di Campiglio dove il Parco dell'orso benedice
la devastazione dell'ambiente. Chi ha spinto sull'orso e la sua
reintroduzione lo ha fatto in modi sbagliati perché aveva interessi
inconfessabili. Oggi tra chi vuole eliminare gli orsi e chi ne fa un
idolo non c'è possibilità di mediazione e le istituzioni che hanno
scherzato con il fuoco ora pagano le conseguenze. Intanto i business
proseguono.
(02.09.14)
Voci da Pinzolo. Cosa pensa la gente (allevatori e abitanti)
degli orsi (senza filtri)
Sabato scorso la
val Rendena è stata militarizzata per colpa dell'ignavia della
provincia di Trento (cui è sfuggito di mano l'irresponsabile progetto
Life Ursus) e della protervia un pugno di animalisti di Roma che
pretendono di imporre ai trentini l'abbando delle attività di
allevamento e di non mettere piede nei boschi. Sulla situazione la
nostra Laura Zanetti ha raccolto i commenti senza filtro di allevatori
trentini e veneti e degli abitanti della Rendena.
(28.08.14)
Animalisti decisi a marciare su Pinzolo sabato senza autorizzazione
(nella foto Pinzolo) C'è
di che riflettere per i guru del marketing territoriale Trentino
che hanno voluto il progetto Life Ursus, sintesi di
integralismo 'conservazionista' e di affarismo. Ora l'estate turistica
trentina rimbalza sui media con l'immagine di manifestazioni,
schieramento di polizia antisommossa tensioni, denunce. Non basta la
crescente paura e disaffezione dei turisti che temnono l'orso. Ora si
aggiunge il timore di manifestazioni violente nel Trentino felix
turistico delle famiglie.
(26.08.14)Fuga
politica di Daniza agevolata da una provincia a metà tra ignavia e
macchiavellismo
Sono passati 12 giorni
dall'aggressione potenzialmente mortale dell'orsa a un malcapitato
abitante della val Rendena e l'orsa Daniza è stata lasciata
'fuggire' per calcoli politici. La PAT non l'ha catturata ma ha,
furbescamente e irresponsabilmente lasciata andare la bestia oltre
il confine provinciale (un orso che aggredisce un uomo una volta può
rifarlo perché ha vinto ogni residua paura dell'uomo). Così ora se la
vedranno i bolzanini con l'orsa. Bravi, avanti così.
(26.08.14)
Il movimento dei genitori prende posizione contro la mancata
cattura di Daniza
Alla provincia di Trento
si credono furbi. Dicono che cattureranno l'orsa responsabile di
un'aggressione ad un uomo a Pinzolo ma non lo fanno per calcoli
politici (del PD). A Trento hanno giocato da apprendisti stregoni con
gli orsi. Ora sono sotto pressione da parte di soggetti economici,
animalisti, politica di opposizione, Roma, valligiani e non sanno che
fare mentre i più scaltri politici di scuola DC/PCI cercano
di trarne profitto. Quanto mai opportuno il monito del Movimento
gentitori che denuncia la gravità della mancata cattura dell'orsa
(23.08.14)La
Provincia di Trento non sa più che pesci pigliare. Gli orsi sono patata
bollente politica
Ugo Rossi, presidente
del Trentino si copre di ridicolo. Con i suoi autogol dimostra
come la premiata fabbrica degli orsi (Life Ursus) sia fuori
controllo. Prima dice di voler limitare gli orsi con catture e
abbattimenti, poi - inginocchiandosi agli animalisti - supplica le
altre regioni, e 'oltralpe' di subirsi un 'contingentamento' di
plantigradi da esportazione. I montanari delle regioni limitrofe
diranno: "Dividi l'autonomia e poi forse dividiamo gli orsi" e "Prima
sistemali nel Trentino orientale dove non ci sono o quasi, poi parliamo
di deportazioni in altre regioni". "Contingenti orsi". Come fossero
rifiuti speciali
(18.04.14)
Life Ursus di fronte alla realtà
Robi Ronza commenta
l'aggressione subita da un uomo in Trentino
che ha 'osato' andare a cercare funghi in un bosco disturbando il
sacro territorio dei sacri orsi. La provincia di Trento non ne
uscirà facilmente da un ginepraio dove a metterla in croce ci sono
anche (oltre ad animalisti e valligiani furenti) anche il
Ministero, la regione Veneto (Zaia pro-orsi, l'assessore
al'agricoltura contro) . Intanto a ferragosto in tutta Italia si
sa che ad andar a funghi in Trentino si rischia la vita. Ottima
promozione per le famiglie. Grazie Life Ursus da parte degli
albergatori (che potevano anche loro pensarci prima che la
'promozione' a suon di orsi era un boomergan).
(27.07.13)Dalle
parole ai fatti : Comitato antiorso
Quest' anno le azioni
del Comitato antiorso (diventato anche "e
Grandi Predatori") del Trentino si sono fatte più incisive. La
campagna di raccolta firme "per liberare il Trentino dagli orsi"
prevede banchetti informativi sui mercati dei paesi rivolti anche ai
turisti. Sino all'anno scorso vi era il timore di perdere il consenso
degli albergatori. Ora si teme anche per il turismo.
(03.07.13)Liberalizzare
lo spray anti orso
L'avvocato
Mario Giuliano di Trento, citando la casistica di incidenti
mortali
pubblicata da Ruralpini, scrive al ministro Alfano per chiedere che lo
spray utilizzato in America per difendersi dalle aggressioni degli orsi
non sia considerato come un'arma e posto in libera vendita.
(08.07.12) Poveri orsi
Esibiti come bestie da
baraccone, sfruttati commercialmente,
oggetto di voyeurismo, spiati, radiocollarati, attirati da
incoscienti fotografi, disturbati da elicotteri, pallottole di gomma
e petardi, narcotizzati, catturati in trappole-tubo, uccisi "dai
loro amici", "stirati" dalle automobili, castrati
e imprigionati. Gli orsi trentini sono le prime vittime della messa
in scena della wilderness, sono vittime dell'ipocrisia dominante, che
impone la caduta dei confini tra domestico e
selvatico, la mitologia
ribaltata dell' orso "vegetariano" e della "buona
fiera", mescolando escatologia biblica, Disney e... business.
Nel mondo ecologista si impone una riflessione.leggi tutto.
(24.05.12)
Strembo (Tn). Esplode la protesta per la strage degli
asini. Nasce il Comitato anti-orsi
È stata una donna a dare
finalmente il la alla protesta. Si è
vista due suoi asini "Beppo" e "Cirillo" sbranati
dall'orso e ha reagito. Non solo ha portato personalmente la carcassa
di Beppo davanti alla sede del Parco (Adamello-Brenta) responsabile
della reintroduzione degli orsi in Trentino, ma ha anche lanciato un
Comitato anti-orso che ha subito avuto decine e decine di adesioni
anche dalle provincie limitrofe.
(12.05.12) Trentino:
Orso, sbagliato e dannoso
reintrodurlo
Il gestore del rifugio
Carè alto di Pelugo in Val Rendena (TN) ha
scritto una lettera al quotidiano l'Adige dopo aver subito la perdita
di un'asina di 12 anni che faceva parte della sua famiglia; aiutava
nei trasporti in malga ma giocava anche con i suoi figli. Marco
Bosetti non risparmia giudizi taglienti agli "ecologisti da
salotto" e a tutti coloro che: a tutti coloro che hanno ritenuto
e ritengono che il mio asino siameno importante del loro
orso
(29.05.12)
Gli orsi sono pericolosi per l'uomo?
In
Trentino, specie dopo il primo attacco a delle persone, infuria
la polemica sugli orsi e si chiede un "giro di vite" sugli
orsi potenzialmente pericolosi, senza esitare ad abbatterli. Ma
gli orsi rappresentano un reale pericolo per l'uomo?
(14.02.11)
50 orsi in Trentino pronti a uscire dal letargo e a fare danni
In vista del prossimo
risveglio della popolazione ursina trentina - che ogni anno si fa più
numerosa - l'On. Fugazzi presenta una interrogazione al Ministro
dell'Ambiente. Cosa si fa per tutelare la popolazione e ridurre i danni
di una presenza che interessa da vicino i centri abitati? Che ne è
delle promesse di Dellai di 'rivedere' la demagogica politica
conservazionista che penalizza chi vive nelle Terre alte?
(18.10.10)
Orsi trentini. Dopo una estate di emergenze Giovanazzi lancia
iniziativa legislativa
Nerio Giovanazzi
(Amministrare il Trentino) dopo le petizioni presentate in Consiglio
provinciale lancia ora una coraggiosa proposta di legge di
iniziativa popolare che modifica alcuni articoli della legge
provinciale sulla caccia. Vengono introdotti più congrui risarcimenti
e un controllo democratico (anche attraverso referendum locali)
sulle misure di rimozione degli orsi problematici. Il progetto di legge
viene incontro alle istanze di componenti della popolazione che
vedono la propria libertà di movimento e le proprie attività sempre più
condizionate dalla crescente presenza dei plantigradi
(05.08.10)
In Primiero (trentino)Dellai deve subire la contestazione dei
contadini esasperati per i danni provocati dagli orsi
Il presidente della PAT,
che si era recato in Primiero per problemi di viabilità, ha dovuto
affrontare la collera di una trentina di contadini infuriati per
l'imperversare delle predazioni da parte degli orsi che solo negli
ultimi giorni sono costate la vita a una ventina di pecore. Il tutto
mentre il consigliere provinciale centrista Giovanazzi promuove una
petizione per chiedere la cattura e l'abbattimento degli orsi
pericolosi.
Nello stesso giorno
viene annunciato dal capo del servizio forestale Masé che si
procederà a uno studio per 'rivedere' tutta la questione...
(05.07.10) Baselga
del Bondone (Tn) Pecore e capre sbranate, frutteti distrutti, una
nonna terrorizzata.
Fino a che punto la
Provincia di Trento consente agli orsi di fare le loro scorribande nei
pressi dei paesi? Perché le 'regole di ingaggio' degli orsi sono
scritte da coloro che sostengono il ripopolamento ursino e
ne traggono vantaggi? Le storie della pecora Meringa, guida dei
bambini, e della nonna che ha avuto un incontro molto ravvicinato e da
incubo con l'orsa Cindy
(30.04.10)(Trentino/Veneto)
Torna la fiera dell'orso.
Villaggi di montagna
sotto assedio nel vicentino per la gioia degli animalisti e
ambientalisti di città.
M5 è un orso dal
comportamento anomalo, imprevedibile e pericoloso. Gira nel villaggi,
torna a finire i pasti (di animali uccisi) i giorni successivi
nonostante le dissuasioni (petardi, sirene, pallottole di gomma). Nei
protocolli orso dei paesi civili sarebbe già stata
classificato pericoloso e abbattuto. Da noi c'è
il Pacobace (protocollo interregionale di gestione dell'orso
scritto dagli esperti orsofili e WWF) che tutela molto l'orso,
pochissimo gli animali domestici e poco anche l'incolumità delle
persone. Dalla Romania alla Scandinavia gli orsi uccidono, non solo
pecore, galline e asini anche esseri umani. Ma qui dicono che 'non fa
male a nessuno'.
(08.08.08)
Gli orsi "vegetariani" Uccidono 5 morti solo in Russia nel 2008. In
Romania vittima a fine luglio
Articoli per argomenti
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Orsi
e lupi
Caso
Metlicovez : gravi
responsabilità della provincia di Trento
di Michele Corti
(24.07.17)
Questa volta non basta alla Pat il gioco dello scaricabarile ("le
catture le deve autorizzare Roma"), né i giochi di parole ("non
è un vero attacco"). Se sarà accertato, come tutto lascia
supporre, che ad attaccare è stata Kj2, orsa catturata e poi
rilasciata (e mai più ritrovata) emergerebbe non solo
l'incapacità delle strutture della provincia a garantire la
sicurezza delle persone, ma anche una responsabilità dolosa nel
provocare le gravi lesioni al pensionato di Cadine.
(24.07.17)
Il 25 maggio 2014 si apriva la serie degli attacchi degli orsi, In
quel caso ad essere aggredito fu Sisinio Zanella di Dimaro in val di
Sole. Non si seppe mai quale orso fu responsabile dell'aggresisone a
Zanella anche se a lui i forestali dissero che era un maschio che
aveva ucciso due cuccioli. Nello stesso anno, a ferragosto,Daniza -
già nota per la sua esuberanza - aggredì il fungaiolo Maturi
di Pinzolo, che se la cavò con lievi ferite. Lo strascico è noto:
la cattura, la narcosi andata male e l'isteria animalista. Nonostante
la collutazione con l'orsa l'episodio venne classificato (lo dice il
testo dell'ordinanza di cattura): " l’orsa in questione aveva manifestato
atteggiamenti aggressivi verso l’uomo pur non giungendo mai ad un contatto fisico e che quindi era oggetto di monitoraggio
intensivo".
Qui (clicca sull'immagine)
l'intervista da noi registrata a Sisinio Zanella. Oltre alla dinamica
dell'aggressione è interessante quello che riferisce: i forestali
che lo hanno accusato di essere un bugiardo con il pretesto delle
fototrappole foraggiano gli orsi contro ogni regola.
Nel 2015 vi
furono due attacchi più gravi in zone molto vicine (Cadine di Trento
e Zambana vecchia, pochi km più a Nord). Zadra fu aggredito il
29 maggio e si salvò gettandosi in una forra. Riferì che
l'orso che lo aveva aggredito era un maschio. Rimediò nella
collutazione solo una profonda ferita al braccio.
Peggio
andò a Wladimir Molinari, colpito alle spalle dall'orsa Kj2
e ferito alla testa, al torace, ma, soprattutto con un braccio
spolpato a morsi. Molinari, di professione artigiano imbianchino, ora
è inabile al lavoro e non ha ancora ricevuto alcun indennizzo dalla
provincia. Va notato che nei nosocomi trentini nonostante gli
incidenti non esiste un protocollo specifico per il trattamento delle
ferite da orso. Morsi e unghiate possono veicolare batteri patogeni
specifici in grado di provocare infezioni. Sia nel caso di Maturi
(che dovette tornare in ospedale per curare le ferite suppurate) che
di Zadra (le condizioni del braccio si osservano nella foto sopra).
Perché? Forse perché gli orsi non sono pericolosi e i casi di
lesioni all'uomo sono talmente eccezionali (ma lo dice la Provincia).
Così le strutture sanitarie pubbliche, non allertate del pericolo
"per non allarmare la popolazione" non sono neppure in
grado di curare bene i malcapitati. Tutto all'insegna del
minimizzare, non allarmare.
Quest'anno
un altro caso gravissimo: Angelo Metlicovez di Cadine è stato
aggredito con modalità simili a quelle di Molinari (ovvero colto
alle spalle) su una strada forestale nei pressi di Terlago. Morso al
braccio e alle gambe. Già buttato a terra, con l'orsa che lo
trascinava via (un chiaro indizio di vero attacco predatorio) si è
salvato grazie al suo cane, che teneva al guinzaglio, che ingaggiando
con l'orso e ricavandone anch'esso delle ferite, è riuscito a
divincolarsi e a gettarsi in un canalone. Nonostente fosse malconcio
e terrorizzato ha avuto la forza di chiamare con il telefonino i
soccorritori. Quello che ha fatto arrabbiare Angelo è che nella
stessa zona una ragazza è stata anche lei inseguita dall'orso ma è
stato messo tutto a tacere e così lui ci ha rimesso le penne.
Riferisce Metlicovez:
Nella stessa
zona una ragazza è stata anche lei inseguita dall'orso. Per salvarsi
si è buttata giù per il dirupo e ha tutte le gambe rovinate, me
l'ha detto una dottoressa dell'ospedale. Ha già fatto la denuncia in
Provincia ma non dicono nulla e mettono tutto a tacere. Se sapevo che
la mattina era successo una cosa simile non passavo di certo per quei
luoghi.
L'attacco è sempre "falso", l'alibi per
non agire, ma così si mettono a repentaglio vite innocenti
La
provincia non ha fatto nulla dopo l'episodio della ragazza perché ha
avuto la fortuna di sfuggire all'orso. Quindi l'attacco è stato
"falso". Ovviamente non si tiene conto che è stata
inseguita e ha dovuto anch'essa gettarsi giù per una scarpata per
non farsi prendere. La provincia ha commentato:
Questi falsi attacchi se ne verificano, ed è noto che in quella zona ci sono
diverse orse con cuccioli [6 come precisato in altra sede] . Anche per questo non manca la
cartellonistica. Noi abbiamo subito attivato tutte le procedure del
caso e le indagini che comunque, in casi come questo, non
prevedono la chiusura dell'area da
www.ildolomiti.it).
Come qualificare
queste affermazioni? "Abbiamo messo i cartelli" (e si
sentono la coscienza a posto). "Questi attacchi sono normali".
Quando hanno recuperato Meticovez i
soccorritori si sono trovati davanti ad un uomo in un lago di sangue. Così,
temendo che potessero esservi fratture e/o emmoragie interne, hanno
chiamato l'elicottero per portarlo all'ospedale Santa Chiara di
Trento, dove è tutt'ora ricoverato. Metlicovez ha già subito due
inteventi al braccio. Anche se il grave attacco a Metlicovez parrebbe
aver procurato ferite meno gravi di quelle di Molinari non c'è
dubbio che esso appaia come il più grave sinora registrato in
Trentino. La protagonista, infatti, è (con grande probabilità) la
stessa orsa che ha massacrato Molinari e ci si sarebbe molto da stupirsi e da insospettirsi
se non fosse lei. Ma se fosse un'altro individuo ci troveremmo di fronte
a un ulteriore orso con comportamento molto aggressivo, forse predatorio, il che solleverebbe fortissimi interrogativi sulle
responsabilità di chi ha attuato e poi proseguito sino ad oggi il
progetto Life Ursus. Comunque vadano le cose per la provincia non sarà facile barcamenarsi.
Rossi
Non convincono le spiegazioni sulla mancata cattura di Kj2 a due anni di distanza
Se
fosse
confermato che la responsabile dell'ultima aggresione è Kj2 si
farebbe particolarmente pesante la posizione del presidente Ugo Rossi
(sopra)
che, due anni fa, firmò
un'ordinanza "urgente e contingibile" per la sua cattura (tutt'ora
valida, tanto è vero che Rossi ne ha emessa un'altra nel caso il nuovo
"orso cattivo" non sia Kj2).
Finalmente il 15 ottobre, quando le acque si calmarono (gli
animalisti erano sul piede di guerra per scongiurare un altro
"caso-Daniza") i forestali la catturarono alle pendici del
Bondone. Probabilmente la tenevano sotto controllo ma aspettavano
che calasse l'attenzione dei media per agire. Una volta catturata, la
Provincia, si limitò a radiocollararla. L'urgenza, dopo mesi di
infruttuosa ricerca (per incapacità o calcolo?) non sussisteva più e
l'intervento e seguire una prassi più "tranquilla" ovvero il rilascio
dell'animale in vista di un'eventuale ricattura.
Era
pericolosa, si era certi che fosse lei, ma si doveva accertarsi
dell'identità. Una scusa perché bastano 96 ore (come dichiarato dallo
stesso ass, Dallapiccola) per avere il responso. Ad ottobre i cuccioli
non sono più così piccoli da morire picco Ma si preferì adottare
un semplice "fermo di polizia" e lasciare il sospetto colpevole a
"piede libero". Non sarà facile in sede giudiziaria per la Pat e per il
pres. Rossi giustificare tutto ciò. Oggi, per giustificarsi, dicono che
"aveva i cuccioli". Ma anche Daniza, i cui cuccioli se la cavarono
benissimo.
Nelle dichiarazioni dei rappresentanti della provincia oltre al
maledetto timore di un'anestesia "letale" traspare anche quello per la
sicurezza dei forestali (prima che faccia effetto il narcotico,
infatti, l'orsa potrebbe caricare. Insomma grande prudenza quando c'è
di mezzo la pelle dell'orso e dei forestali, poca quando è in gioco
quella dei sudditi.
In
attesa del responso dell'analisi
genetica, i nostri eroi
la "mollarono", tornò uccel di bosco.Tanto garantismo nei confronti di
orsi
pericolosi esiste solo in Italia. Un'orsa in gabbia
da gestire, dopo il caso Daniza, era l'ultima cosa che la Provincia
desiderasse:
troppa pubblicità negativa. Meglio giocare sulla pelle delle
potenziali vittime umane. Quando l'esame del Dna confermò
quanto si sapeva già, l'orsa si liberò
del radiocollare. Un'altra circostanza singolare, perché "nonostante il
restringimento del collo per la perdita di grasso invernale" (come
riferito da Dallapiccola) ad altri esemplari è in altri casi rimasto
più a lungo? Fatto sta che non fu più
ritrovata (o cercata) anche se l'ordinanza emessa nel 2015 è tutt'ora
in vigore. Se ne sono dimenticati. Oggi ci si trova nella medesima
situazione. Rossi ha emesso
una nuova ordinanza per«intervento di monitoraggio, identificazione e
rimozione di un orso pericoloso per l'incolumità e la sicurezza
pubblica»
. Vedremo come andrà a finire. Vedremo se la radicollareranno ancora e
la rilasceranno. Se lo fanno la credibilità della provincia
andrà a picco, se non lo fanno significa che anche nel 2015 potevano
non farlo in quanto si trattava di una situazione di emergenza (ma
preferirono rilasciare l'orsa dando la colpa a Roma).
Va ricordato che il contenzioso sulla gestione delle emergenze fu vinto
dalla Pat al Consiglio di stato e che il contenzioso con il quale Rossi
cerca di confondere le acque, riguarderebbe la cattura "preventiva" di
orsi indipendentemente dal loro coinvolgimento in aggressioni agli
umani. Una cattura preventiva di cui parla da tempo Rossi per tenere
buoni i trentini ma che la "struttura" e lo stesso Dallapiccola (molto
influenzato dalla tecnostruttura) non vogliono affatto.
Per fortuna che il
Pacobace, "Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso
bruno sulle Alpi centro-orientali" al capitolo 3 - criteri e procedure
d’azione nei confronti degli orsi problematici e d'intervento in
situazioni critiche recita:
Ai fini dell’accettazione sociale dei
plantigradi, è importante che le autorità
competenti per la conservazione e la
gestione dell’orso attivino azioni
tempestive ed efficaci di prevenzione
dei rischi per la sicurezza dell’uomo e
di mitigazione dei conflitti, in particolare
finalizzate a correggere eventuali
comportamenti di assuefazione all’uomo. La definizione di procedure snelle e la
messa a punto di un'adeguata
organizzazione di pronto intervento nelle situazioni critiche e di emergenza
provocate dagli orsi, costituiscono un
essenziale presupposto per limitare i rischi
per l'uomo e per il patrimonio, nonché per
mitigare i conflitti tra uomo ed orso,
condizione essenziale per assicurare uno
stato di conservazione favorevole della
popolazione di orsi delle Alpi centro
orientali.
In ogni caso una sequenza di fatti mette in luce l'incapacità a tenere sotto controllo un animale pericoloso (grave)
o, peggio, una volontà dolosa di eludere le stesse norme del Pacobace
(il piano d'azione a suo tempo elaborato dagli esperti
conservazionisti di Life Ursus e adottato dalla Provincia e dalle
regioni confinanti). Le negligenze, le
furbizie, gli atti omissivi e dolosi della Provincia sono costati qualche giorno fa
l'aggressione a Metlicovec che ha seriamente rischiato la vita.
Questo giuoco d'azzardo con la vita dei cittadini deve finire. Se
queste autorità assegnano più importanza a calcoli di opportunità
politica che alla sicurezza dei cittadini che amministrano, se per
loro contano più gli orsi, il rischio di proteste animaliste,
contraccolpi sul turismo che la legalità (che impone di tutelare la
sicurezza, di non mentire ai cittadini) se ne devono andare, si
devono dimettere (restando impregiudicate le eventuali responsabilità
penali personali).
Nel
2015 sono stati gruppi di cittadini ad affiggere dei cartelli di
pericolo. La Provincia, anche nelle zone più frequantate dagli orsi
utilizza i soliti rassicuranti e fuorvianti cartelli
Un
gioco di sofismi e di manipolazioni della realtà
L'aggressione
di Zanella venne derubricata dalla provincia come "falso
attacco" . Ma ci fu contatto, l'uomo fu atterrato e reagì
difendensosi con un bastone, Eirik Granqvist, già direttore del
Museo Zoologico dell'Università di Helsinky, ora consulente
dell'Unesco, fu interrogato sul fatto dall'avv. Mario Giuliano. Giuliano, che si batte da
anni per costringere la provincia ad una maggiore trasparenza e ad un
cambio di rotta necessario a garantire sicurezza dei cittadini e
rispetto della legge, ebbe questa risposta: “L'uomo ha avuto molta fortuna a
sopravvivere, questo genere di attacchi è sovente mortale". Valerius
Geist è probabilmente la migliore fonte di informazioni riguardo ai
cosiddetti falsi attacchi. Interrogato anch'egli da Guliano rispose: "Secondo me se l'orso ferisce l'uomo, se
danneggia i suoi vestiti, o se tenta di atterrarlo si tratta di vero
attacco. Solo chi ha una mentalità totalitaria può garantire il
beneficio del dubbio ad un orso”. L'esperto, professore emerito di scienze dell'ambiente all'Università di Calgary
(l'università più vicina ai grandi parchi nazionali degli orsi del
Nord America), ha rincarato la dose: “L'affermazione del governo
provinciale del Trentino è errata. L'attacco è stato portato da un
orso privo di esperienza di uccisione di umani, ma è stato
determinato e persistente”. Ma la Provincia, sicura di avere
a che fare con dei docili sudditi, è riuscita a superare sé stessa
e a non ammettere neppure che i casi di Maturi, Molinari e Zadra,
che hanno ingaggiato una collutazione con l'orso, corrispondessero a "veri
attacchi". Qui emerga il genio sofistico e azzeccagarbugli del
Dr. Claudio Groff, responsabile del servizio che si occupa degli orsi
ma laureato in giurisprudenza. Dallapiccola, uno sprovveduto pronto a
lasciarsi mettere in bocca la corbelleria dei campanelli (che la
succitata Università di Calgary considera utili solo in aree deserte
senza alcun contatto tra orsi e umani e pericolosi in aree
antropizzate), su evidente suggerimento di Groff, nel 2015, ha
inventato la categoria dei "finti attacchi". Dal momento
che la Commissione europea e i gruppi tecnici sull'orso hanno
definito con precisione il "falso attacco" come
"attacco senza contatto in presenza di un orso sorpreso o
provocato" (DG AMBIENTE Defining, preventing, and
reacting to problem bear behaviour in Europe,
2015) i nostri "eroi" hanno classificato come "finti attacchi" quelli
a Maturi, Molinari e Zadra, derubricando invece casi come Zanella (e
altri 12)
come "falsi attacchi". Per la DG Ambiente della Commisisone
europea il "vero attacco" è quello in cui l'uomo riporta
ferite più o meno gravi indipendentemente del fatto che l'orso sia
1) sia provocato o disturbato; 2) sia stato ferito; 3) agisca per
proprio impulso. Ci sarebbe da scrivere un'interrogazione solo per
chiedere al fenomeno se almeno considera "vero attacco"
quello che porta al cimitero. Chissà? Lo chiediamo formalmente a
Dallapiccola: Per lei un "vero attacco" è certificato solo
dall'obitorio?
Se non risponde a noi risponda a chi in Consiglio provinciale avrà lo
scupolo di chiederglielo. Altrimenti dobbiamo pensare che l'assessore
(e chi sta dietro di lui) sono perfettamente allineati all'animalismo
becero. Sono quelli come Lorenzo Croce dell'Aida, l'associaizione
animalista che ha subito presentato un esposto in Procura contro la
cattura del feritore di Metlicovez insinuando che il medesimo avrebbe
provocato l'orso e chiarendo che per gli animalisti "un vero attacco da
parte di un orso avrebbe lasciato conseguenze letali". Siamo cursiosi
di sapere se la Pat è allineata a questo pensiero.
Dallapiccola: un megafono di Groff
Perché
questo atteggiamento della Pat? Per barcamenarsi nel gioco d'azzardo pericoloso
iniziato con Life Ursus, un gioco sporchetto sin dall'inizio che e
diventato ancora più pericoloso quanto più la gestione della reintroduzione dei plantigradi non ha mai
ammesso autocritiche o cambi di rotta, lasciando sempre al timone
tecno-burocratico il personale che ha ideato Life Ursus o si era
inserito quasi subito nel progetto. Una specie di lobby.
Obiettivo
della Provincia è minimizzare e occultare la reale pericolosità
degli orsi. Se un orso è "problematico", ovvero si avvicina ai
centri abitati, si preferisce correre il rischio di interventi di
emergenza all'ultimo momento piuttosto che allontanarlo per tempo con
i mezzi previsti dagli stessi protocolli stesi dagli esperti: petardi e
pallottole di gomma.
Utilizzare questi mezzi diventa imbarazzante perché, in caso di
recidiva, l'orso deve essere "promosso" a "orso
problematico". Ma un orso problematico, una volta che commetta
qualche "birichinata" di troppo. è automaticamente elevato
al rango di "orso pericoloso". E qui arrivano le rogne, prché deve
essere cattutato (con la trappola a tubo e la narcosi) e rimosso (che
poi significa trasferito alla "prigione" del Casteller. Ma la cattura e la narcosi di un animale
selvatico non sono prive di rischi. Non essendo conosciute le condizioni, come
nel caso di un "paziente" domestico, l'alea di un sovradosaggio è incombente.
Per
evitare il putiferio, gli animalisti che protestano contro un'altra
Daniza, contro il
lager degli orsi (Casteller) la Pat, per
scelta politica preferisce far correre rischi ai cittadini
trentini piuttosto che gestire simili "rogne". L'ipocrisia,
però, non finisce qui: si fronte all'ennesimo grave caso di
Metlicovez la provincia ha sbandierato di avere le idee chiare e ha
sfacciatamente ancora giocato allo scaricabarile tirando in ballo il
Ministero dell'ambiente. Ancora una volta si pensa che i Trentini o
siano sprovveduti o così invischiati nella tela di ragno della
spesa clientelare, da non essere capaci o da non aver voglia di
capire ciò che appare elementare: 1) che siamo di fronte ad un'orsa
pericolosa che ha già tentato di uccidere due volte (e che ogni
volta diventa più "esperta") e che quindi la Provincia
può/deve agire con urgenza, in deroga a qualsiasi autorizzazione, per prevenire un
altro fattaccio (potrebbe, anzi dovrebbe, farlo anche un sindaco in
quanto autorità di p.s. in base al t.u. del 1927); 2) Rossi aveva
già firmato un'ordinanza ugente e contigibile e solo la sospetta
"incapacità" dei forestali l'hanno resa inoperante.
Già ai
tempi di Zanella (2014) l'avv. Giuliano esprimeva in modo lapidario
la natura dolosa del comportamento della provincia, tale da mettere a
repentaglio le vite dei cittadini e di farsi responsabile della loro
eventuale perdita e delle lesioni subite:
...
che la Provincia la finisca di dedicarsi alla sofistica interessata e
catturi quell'orsa, che è evidentemente pericolosa. Se non lo fa e
quell'orsa uccide qualcuno, la Giunta Provinciale e i suoi cosiddetti
esperti risponderanno di omicidio volontario per dolo eventuale.
Potrebbe essere configurato tale reato anche nel caso di un orso che
uccide qualcuno senza aver palesato prima la sua pericolosità. Se
però la pericolosità è conclamata, come in questo caso, direi che
non ci sono dubbi.
Se
Metlicovez fosse deceduto dopo la rocambolesca "fuga" di
Kj2 la banda avrebbe dovuto rispondere di omicidio volontario. Ma le
lesioni gravi subite dall'uomo sono sempre imputabili alla provincia e un reato grave.
In un paese
normale Rossi, Dallapiccola, Groff, Masé, responsabili della
"politica dell'orso", avrebbero hà dato le
dimissioni. Ma siamo in un Trentino che, a dispetto della
collocazione geografia, è - per certi versi - più mediterraneo di
altre regioni italiane. Il cittadino è suddito: non viene informato per
"non allarmarlo". Lo si espone coscientemente al pericolo.
Non solo si considerano "finti attacchi" delle aggerssioni
gravissime e con pesanti conseguenze (persone che restano invalide,
inabili al lavoro), non solo si cerca di non "promuovere"
(per evitare "allarmismo", grane con gli ambientalisti,
contraccolpi al turismo) gli orsi alle categorie della
"problematicità" e della "pericolosità",
ignorando gli stessi protocolli provinciali, ma si fa anche dell'altro,
ed è anch'esso molto grave. Parliamo delle norme di comportamento suggerite
dalla provincia in caso di "incontro ravvicinato".
Le norme di
comportamento della provincia, pur di non ammettere che un orso possa
attaccare intenzionalmente con lo scopo di ferire o uccidere, espongono i malcapitati a rischi elevati. Trattasi di un
pericolo procurato consapevolmente pur di non ammettere che tutta la
politica dell'orso seguita in Trentino è stata basata sull'inganno,
sul far credere che gli orsi non sono aggressivi, non attaccano mai
intenzionalmente. Rispetto alle prime "campagne di
comunicazione", in cui si sottolineava che l'orso "normalmente"
non è mai pericoloso e che non attacca mai se non è provocato o
disturbato, qualcosa è cambiato. A denti stretti si ammette che
esistono "eccezionalmente" soggetti aggressivi. Il
Pacobace, che è di fatto la fonte normativa della gestione dell'orso
recepisce anch'esso (è stato scritto sempre da persone dello stesso
gruppo) l'ideologia dlel'orso "non pericoloso" elevandola a dogma di
legge.
Salvo casi eccezionali e fortuiti, un orso dal
comportamento schivo, tipico della specie, non
risulta pericoloso e tende ad evitare gli incontri
con l’uomo.
Il caso "eccezionale" corrisponde al grado di pericolosità 18 della scala del Pacobace. Le aggressioni all'uomo
che abbiamo elencato sono avvenute in presenza di orsi maschi o di
femmine che non difendevano i cuccioli, senza provocazioni. L'
"eccezionalità", il massimo grado di pericolo sono la norma. C'è
qualcosa che non va nella "dottrina dell'orso".
La Pat
oggi tende ad ammettere che qualche orso può essere pericoloso perché
il dogmatismo "l'orso non è pericoloso e non attacca l'uomo se non
provocato" è ormai insostenibile, na solo
quando avviene il fattaccio o quando c'è un contradditorio. Ma negli
opuscoli ufficiali, nel sito della Pat, sui cartelli, la "dottina
dell'orso" non è cambiata.Tutt'oggi si legge nel sito ufficiale
della provincia:
L'orso
è un animale solitario ha abitudini prevalentemente notturne, è
schivo e diffidente, estremamente difficile da incontrare. Non è
aggressivo e non attacca, se non provocato. vai
alla fonte
Questo tipo di
"comunicazione" è sistematica. L'opuscolo "L'orso
bruno in Trentino" (ed. 2014) ribadisce lo stesso concetto con
più dettaglio
L’orso non attacca se non è
provocato. L’eventuale atteggiamento aggressivo o minaccioso ha il
solo scopo di intimorire ed allontanare la persona che lo ha in
qualche modo disturbato. Per questo qualche volta si possono
verificare falsi attacchi, che non portano ad un reale contatto con
l’uomo; nel caso in cui l’attacco dovesse invece realmente
verificarsi, esperienze acquisite in Nord America ed in Europa
orientale (IN QUANTO NON SI CONOSCONO CASI DI AGGRESSIONE DELIBERATA
DELL’ORSO NEI CONFRONTI DELL’UOMO REGISTRATI IN EUROPA
MERIDIONALE) suggeriscono di: mettere qualcosa davanti a sé, come il
cesto dei funghi, lo zaino o l’equipaggiamento da pesca; se ciò
non aiuta, sdraiarsi a terra in posizione fetale, proteggendo la
testa con le braccia.
Quante
menzogne!
Innanzitutto Molinari e Metlicovez non hanno sorpreso l'orso ma è
stato l'orso a sorprendere loro, alle spalle, e ad attaccarli.
Molinari aveva il cane al guinzaglio, idem Metlicovez, persona molto
consapevole del
pericolo, che aveva un bastone e lo spray al peperoncino (ma non ha
avuto il
tempo di usere nessuno dei due tanto l'attacco è stato fulmineo).
Uno che va in giro con lo spray (purtroppo quallo che non serve a
nulla) non lascia certo slegato il cane (che comunque ha
dichiarato di aver tenuto
al guinzaglio). Molinari e Metlicovez non sono incappati in nessuna,
dicesi nessuna, delle circostanze che possono provocare l'attacco
dell'orso. Altra menzogna: Groff continua a sostenere che non
ci sono stati attacchi "veri" in tutta l'Europa meridionale
nonostante che, nel novembre 2012, gli abbia trasmesso (ho la copia
della
email) una pubblicazione scientifica di medicina foresnse
relativa a un attacco mortale da parte di un orso a danno di una donna
anziana che stava camminando da sola in un'area non abitata nella
regione di Metsovo. L'autopsia, cha ha riscontrato un'emorragia
cerebrale, ha escluso che la donna abbia avuto il tempo di tentare di
difendersi. Quindi si escludeva la "provocazione".
Piacerebbe sapere se Groff: 1) non considera la Grecia parte
dell'Europa meridionale; 2) anche di fronte a un cadavere si possa
ancora, secondo lui, non parlare di "vero attacco". Fortuna per i
Groff i morti non possono più parlare.
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Lesioni
subite da una donna di 85 anni in Grecia nel 2005 - fonte: T.
Vougiouklakis (2006), Fatal Brown Bear (Ursus arctos) Attack Case
Report and Literature Review Am J Forensic Med Pathol, 27:
266–267.
Con il restyling del
sito Groff, forse perché stanco di essere da me "aggiornato"
sui morti per opera degli orsi , ha tolto anche quella lacunosa
pagina sul "pericolo degli orsi". Era ferma ad uno studio
svedese del 2004 (che ometteva alcuni casi), ma almeno ricordava che
"eccezionalmente" di orso si muore. Anche in Europa, non solo in Romania.
Il totalitarismo consiste nel sostituire alla
realtà la "verità del partito"
La
"dottrina
dell'orso" di Groff è nient'altro che ideologia ambientalista,
tanto proterva da sfidare impavida la realtà. Grazie a questa
"dottrina" gli animalisti, ad ogni aggressione, non perdono
l'occasione per incolpare l'aggredito che "ha provocato o
disturbato". Il meccanismo è identico a quello dell'Unione
sovietica, un regime cui, sia pur in modo soft, la Pat si
ispira. Se "l'orso attacca solo se provocato", allora per
sillogismo: "se attacca è provocato". L'autorità del
partito e del materialismo "scientifico" garantiva status
di verità alle asserzioni del regime totalitario sovietico. In
effetti questo status di realtà era assicurato dal fatto che chi
osava richiamare la realtà, per esempio lamentandosi in pubblico per
le interminabili code per rifornirsi di generi alimentari, era
classificato "elemento antisociale" e, in base ad un art.
del codice penale, severamente punito (prima in Siberia poi in
galera). Di fatto spariva e con lui spariva la realtà, restavano
solo le balle del regime. La paura del regime (oggi la paura di
apparire "retrogradi", "scarsamente sensibili per
l'ambiente") fa si che i sudditi di un regime totalitario si
autocensurino, siano spinti a ritenere di ingannarsi, di interpretare
male, quando scoprono quelle realtà sgradite e negate dal regime. Ma
non è solo la paura e il conformismo ad autoconvincere i sudditi della
rwaltà ribaltata dal potere. La Arendt, che ha studiato la genesi
dei totalitarismo del XX secolo, ha evidenziato come la
neutralizzazione della verità immunizzi i governati dall'impatto
della realtà inducendoli a non cercare alcuna conferma nella vita
reale alle asserzioni del potere anche per evitare di confrontarsi
con condizioni umilianti e dolorose (Hannah Arendt: Le origini
del totalitarismo. Torino, 1999)
Si tratta di un meccanismo di
brain washing che nei regimi "democratici" si ottiene con
le sofisticate tecniche di manipolazione dei media. Oggi c'è
l'ideologia ambientalista "scientifica" ("scientifica" allo
stesso modo del marxismo-leninismo, si intende). La differenza che
corre tra le "dottrine dell'orso" della provincia di Trento
e quelle di altri paesi è la stessa che correva tra "socialismo
reale" e le socialdemocrazie. L'ambientalismo si impone
attraverso la forza lobbystica anche altrove, ma non in modo così
sfacciatamente totalitario.
Groff
Norberto Bobbio
parlava del "potere invisibile" come anticamera del
totalitarismo e ne delineava i tratti: la segretezza, la
menzogna, la neutralizzazione della verità. Secondo il filosofo
della politica questo "potere invisibile", che impone
alle istituzioni il volere delle lobby, ovvero decisioni mai passate
al vaglio di votazioni in organi rappresentativi, non solo limita la
democrazia ma la abroga La democrazia è “potere pubblico
esercitato in pubbico” (N. Bobbio , La democrazia e il potere
invisibile, 1980). Il filosofo torinese aggiungeva "Laddove
la sfera pubblica è gestita in segreto viene meno la capacità di
controllo dei cittadini (Ivi). Un altro eminente filosofo che si è
occupato di politica, Karl Jasper ha condensato in una sentenza
tombale gli effetti del "potere invisibile": "L'esercizio
del potere occulto trasforma i cittadini in sudditi" (K. Jaspers,
Kleine Schule des philosophischen Denkens, 1965; trad. it.,
Piccola scuola del pensiero filosofico, Milano 1984, p. 101.)
Emblematico
della politica della Pat in materia di lupi oltre che di orsi, è
il rendere noto solo tardivamente dell'insediamento o comunque della
presenza del predatore. Quest'anno in Trentino sono apparsi, come
funghi dopo la pioggia, nuovi branchi di lupi. Ma da anni la provincia
sapeva dove erano in formazione. Francesco Aita, un imprenditore di
Rovereto ha così stigmatizzato il comportamento della provincia (L'Adige 27.05.17).
La
settimana scorsa - racconta - ho rinvenuto, nella proprietà della
mia famiglia 'Maso Brentegan', alle Porte di Trambileno, la carcassa
di un capriolo maschio predato a da poco dilaniato. Credo che sia
giusto che i cittadini trentini siano messi a conoscenza della
presenza del lupo in un'area così vicina alle abitazioni ed alla
stessa città di Rovereto. So che da parte delle autorità preposte
(Provincia e corpo Forestale, ndr ) c'è la tendenza a minimizzare od
"oscurare" le notizie riguardanti il lupo. Ma credo che
invece l'accaduto debba essere messo a conoscenza delle persone
Una volta
che i
cittadini producono, a loro spese,o prove della presenza di orsi e lupi
la provincia è
costretta ad ammetterlo. Prima tace. Ma a volte nega anche
l'evidenza, smentisce i cittadini e li tratta da bugiardi, come un
perfetto potere totalitario. Nell'estate del 2015 abbiamo raccolto
testimonianze sulla presenza dell'orso in Valsugana. Non solo
dichiarazioni ma, in un caso, anche la fotografia dell'orso scattata
da un apicoltore. Queste persone hanno dichiarato che i forestali li
avevano indotti (senza successo) a tacere "per non creare
allarmismo". Ma quante volte gli "invitati a tacere"
hanno obbedito? Quanti casi di "incontri ravvicinati" nascosti?,
quanti casi di persone colpite da shock per l'incontro con l'orso mai
affiorati alla visibilità mediatica, quanti casi di orsi transitati
da scuole o altri luoghi sensibili messi a tacere? Vi è sicuramente
anche la complicità
delle vittime che hanno mille paure ("un mio famigliare lavora in
provincia, ho fido in banca, la cooperativa, il Parco mi da da
lavorare, ho bisogno di un contributo, ho fatto una domanda").
Atteggiamenti di complicità che portano a gravi conseguenze, per tutta
la società.
Va
sottolineato come. dopo tante denunce delle iniziative dei forestali
finalizzate a "mettere a tacere" fatti poco edificanti
riguardanti gli orsi e la loro gestione. non sia arrivata alcuna seria
smentita, nessuna querela.
Di recente, mentre le
stime ufficiali parlano di una popolazioni di orsi stabile da 3-4
anni, alcune "gole profonde" all'interno del corpo
forestale (si dice anche che sono della Vallagarina) forse non
troppo in sintonia con Groff e/o Masé, avrebbero confessato che gli orsi
sono saliti inopinatamente a 130. In realtà un lavoro pubblicato dagli "esperti"
nel 2015 indicava una previsione per il 2017 di 60-94 orsi. Una
stima che contraddice quella, resa ufficiale nel 2016, di soli 49-66
esemplari (Tosi, G., Chirichella, R., Zibordi, F., Mustoni, A.,
Giovannini, R., Groff, C., ... & Apollonio, M., 2015. Brown bear
reintroduction in the Southern Alps: To what extent are expectations
being met?. Journal for Nature Conservation, 26,
9-19).
Che cosa
è siccesso? Perché questo crollo, specie in presenza di numerose
cucciolate? Forse che il clima creatosi in Trentino ha suggerito di
non "allarmare" l'opinione pubblica e di "congelare"
(sulla carta) l'incremento demografico?
Consigli pericolosi
L'ideologismo che
caratterizza la gestione degli orsi
della Pat ha conseguenze gravi ed è potenzialmente causa di rischi di
morte e lesioni gravi. Torniamo al "codice di comportamento", quello
da osservarsi in "caso di orso". L'assunto che:
"l'orso non attacca mai di proposito se non provocato"
porta al consiglio pratico di "non fuggire e fingersi morti".
Un consiglio che va bene se l'orso non parte all'attacco per ferire o
uccidere. L'ideologia dice che l'orso è una creatura innocente (mentre l'uomo è
una creatura malvagia) e spinge, per coerenza interna, a far credere che, se vi gettare a terra
e vi fingete morti, l'orso, che agisce solo per difendersi (ma è sempre l'assunto di loro signori), desisterà.
E’
difficile capire a priori se siamo di fronte ad un falso attacco,
perciò fingere di essere morti comunque prima del contatto induce
l’orso a capire che non rappresentiamo un pericolo. Quando ci
distendiamo a terra mettiamo le mani sul collo o sulla faccia per
proteggerci. Restiamo passivi cercando di rimanere più fermi
possibile finché l’orso termina l’attacco. Prima di rialzarci,
verifichiamo che l’orso non sia più nei paraggi.
"Fare
il morto" è una scommessa fatta dai "signori dell'orso"
sulla pelle dei malcapitati. L'orso nei casi di: Molinari, Zadra,
Metlicovez ha ripetutamente cercato di attaccare, atterrare,
trascinare. Non si stava difendendo, stava attaccando. Ma lui, per
definizione, per assunto totalitario, "non attacca mai". Chi ascolta la
Pat rischia la vita in omaggio all'ideologia ambientalista (e in vista
del poco nobile scopo di non far emergere il dolo commesso e
l'irresponsabilità sin qui
seguita). Se Molinari, Zadra, Matlicovez (e forse anche altri
protagonisti di
casi meno gravi messi a tacere), avessero seguito le indicazioni
della provincia, ovvero fossero rimasti a terra invece che difendersi
con bastoni, sassi, pugni nudi. Invece che scappare gettandosi lungo
ripidi pendii (per sfruttare il maggior impaccio nel procedere in
discesa del plantigrado), essi non sarebbero più vivi a raccontarci
la loro storia. Fortunatamente l'istinto di conservazione spinge a
comportarsi diversamente, infonde una forza incredibile, spinge a
trovare vie di fuga, a urlare, a bastonare l'orso. Probabilmente
anche il più sfegatato adepto della Lav o dell'Enpa in quelle
circostanze non ascolterebbe i precetti animalisti. A Groff e ai
forestali, purtroppo, non può capitare perché loro girano armati.
Totalitarismo:
il governo non mette in pratica il volere dei cittadini ma impone ai
sudditi di volere cià che che desidera il potere
Il
piano di comunicazione sull'orso della Pat chiude il cerchio del
potere invisibile della lobby ambientalista. Un cerchio fatto di realtà nascoste ai sudditi,
di verità distorte, di sofismi, intimazioni a tacere, neutralizzazione della
verità (delegittimando preventivamente qualsiasi dissenso: "non
sono esperti", "parlano per pregiudizi", "sono
ignoranti e retrogradi"). C'è qundi a far girare il tutto la macchina della propaganda (oggi
si chiama "comunicazione" ma il concetto è identico). Come
nei regimi totalitari la
"comunicazione" fa leva con sofisticate metodologie sulle
emozioni e i desideri inconsci delle persone. Ma anche con
ragionamenti "buonisti", sui "valori ecologici"
(un tempo c'erano la "nazione tedesca" e la "edificazione del
socialismo"). Un mix efficace. Sempre.
Obiettivi
del piano
di comunicazione sull'orso 2016 sono:
creare
una “cultura dell’orso” diffusa tra la popolazione trentina,
in particolare tra le comunità locali;
far
comprendere la valenza del progetto di tutela e conservazione
dell’orso in Trentino;
rendere
più diffuso l’orgoglio di appartenenza alla “terra dell’orso”;
incrementare
la fiducia nei confronti delle amministrazioni pubbliche che curano
il progetto di conservazione dell’orso;
aumentare
le conoscenze di ordine biologico ed etologico sull’orso nei
residenti e turisti;
aumentare
le conoscenze in merito al comportamento da tenere in caso di
incontro con l’orso;
superare
la diffidenza nei confronti delle informazioni fornite
dall’Amministrazione provinciale;
conseguire una
maggiore accettazione nei confronti delle politiche di gestione
adottate da parte dell’opinione pubblica.
L’attività di
comunicazione dovrà essere imperniata attorno ai seguenti
messaggi base:
l’orso
è un animale ad alta valenza estetica e carico di significati
simbolici,
l’orso
è un elemento importante dell’ecosistema alpino
le
reintroduzioni forniscono un contributo essenziale alla
biodiversità,
la
gente trentina ha una responsabilità particolare nei confronti
dell’orso, che è una risorsa collettiva da conservare per le
generazioni future,
la gente può
frequentare i boschi senza paure particolari, facendo attenzione a
puntuali accorgimenti.
Come si vede
l'obiettivo è smaccatamente "persuasorio" e tale da
convincere paternalisticamente il suddito che il governo provinciale "merita
fiducia", e non la "diffidenza nei confronti delle
informazioni da essa fornite", che deve accettare (passivamente e
fideisticamente) le politiche di gestione. Un programma da "Grande
fratello". Un po' da Corea del Nord.
Un programma di
completa autoreferenzialità che non lascia spazio a dissenso,
contradditorio (al massimo puoi fare una domanda negli incontri publbici), suggerimenti, segnalazione di criticità, barlumi di
partecipazione. Il "Grande fratello" opera per il meglio, ha la verità
in tasca e ai sudditi non resta che affidarsi ad esso come figli minorenni (o minorati).
I "messaggi di base" sono in realtà un mix di:
considerazioni
lapalissiane (l'orso è certamente carico di valori simbolici ma sia in positivo che in negativo, il negativo, però, è rimosso);
assiomi
non dimostrati e non dimostrabili (che l'orso rappresenti in assoluto un
"contributo essenziale alla biodiversità" è un puro
dogna di fede, basti pensare a quelle malghe non più utilizzate dai
greggi per la frequanza e la gravità degli attacchi dove si
perderanno quelle formazioni di prateria alpina tutelate dalla
stessa Direttiva Habitat);
falsità smentite
dalla realtà quotidiana (la gente frequenta i boschi sempre più con paura, o
non li frequanta più).
Il forte di Cadine
La provincia: un bunker assediato
I
sofismi, le omissioni, le furbizie,
la loro impavida reiterazione, contro ogni evidenza, ogni buonsenso, la
stessa legalità, hanno condotto la Pat, acriticamente affidatasi alla
tecnoburocrazia pro-orso (Groff, Masé) su una strada inclinata
scivolosa, in una palude dove rischia di affogare, o quantomeno di
pagare caro. Forse, un giorno, saprema quali "patti di sangue" legano
politici e tecnoburocrati. Intanto, oggi, dopo l'ultimo episodio,
è scoppiato un vaso di Pandora. Viene riportato sui giornali
quanto si sapeva da canali diretti ma che non era mai stato
denunciato in pubblico: che Molinari, impossibilito ad esercitare il
suo lavoro per le ferite infertagli dall'orsa (non riesce a tenere in
mano il pennello), non ha ancora ricevuto nulla anche se ha un
certificato di invalidità. Persino Maturi, ferito nel 2014, non ha
ricevuto alcunché e il 19 maggio ha citato per danni la provincia che,
a sua volta ha dato mandato agli avvocati di resistere in giudizio. A
fronte delle misure per favorire l'"accettazione sociale" dell'orso la
Patnon fa nulla per venire incontro alle vittime. Affida l'obiettivo
dell'accettazione solo alla manipolazione della propaganda. La Pat è di
braccio corto con invalidi e feriti dai suoi orsi mentre è stata
generosa con le consulenze (il "giro dell'orso", ovvero itecnici
faunistici, veterinari, guardaparco, guardie forestali trentini
"addetti all'orso" in aggiunta ai loro stipendi, a suo tempo
ottennero
consulenze per il progetto "Life Ursus",531.489,00 €) e i beneficiati
sono ancora lì a "dettare la linea": forti con i deboli, deboli con i
forti. Ma questi strascichi delle passate aggressioni non sono nulla
rispetto a quanto si profila nel caso di Metlicovez. L'avv. Eccher che
lo tutela sta lavorando ad un esposto contro la provincia (responsabile
delle lesioni subite dal suo assistito) da inoltrare alla procura. Gli
elemnti sono molteplici: il mancato allarme dopo l'episodio avvenuto
qualche ora prima (la ragazza gettatasi nel canalone per salvarsi d aun
attacco), cartelli tranquillizzanti e contendenti informazioni
fuorvianti (ufuali per tutta la zona orsi e non finalizzati a segnalare
il pericolo specifico di una zona dove la Pat ammette la presenza di 6
orse), il "fermo di polizia" con successivo rilascio a piede libero di
Kj2 dopo l'aggresisone a Molinari. Metlicovez, che non sa ancora se
riacquisterà l'uso dlela mano, è pronto a costituirsi parte civile.
vanno ovviamente, come da copione, all'attacco anche le numerose
selve animaliste (le provvidenze pubbliche previste per tali
associazioni evidentemente ne stimolano la proliferazione). Enpa, Lav,
Aidaa, Oida, 100%animalisti, Lac. Tutti fanno a gara per accaparrarsi
visibilità e il mercato (donazioni, iscrizioni) dell'opinione pubblica
animalistadelle grandi città e lanciano mail bombing, petizioni,
boicottaggi anti-trentini. La Lav e l'Aidaa hanno annunciato esposti.
Conclusioni
La gestione dell'orso
da parte della Pat si è avvitata in un cul de sac.
Per
non smentirsi e non far cadere come un castello di carte una rete di
dogmi, menzogne, sofismi, atteggiamenti autoritari, opachi,
antidemocratici la struttura tecnoburocratica non può cambiare
rotta. Essa è stata sin qui
"coperta" da una politica irresponsabile e opportunista che si è in
qualche modo compromessa con la lobby. La scelta del rimaneri "fedeli
alla linea" non è solo ostinazione ma mira
anche da parte di dirigenti e funzionari a non fare emergere le
proprie responsabilità, anche di tipo
penale.
Queste
scelte "continuiste" comportano la
sistematica sottovalutazione del rischio e la reale esposizione al
pericolo dei cittadini. Si mettono a repentaglio valori tutelati dalla
costituzione (beni, integrità fisica e mentale, la vita stessa dei
cittadini) per difendere non tanto gli orsi quanto sé
stessi e i propri assunti ideologici. Non se ne esce se non con
l'iniziativa democratica vigorosa, sia da parte dei cittadini che
delle forze politiche di opposizione.
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