Ruralpini 

  contatti : redazione@ruralpini.it


schiscia/clicca "mi piace"

 

 


Articoli correlati su il problema dell'orso in trentino

Ruralpini segue da 9 anni la questione della reintroduzione degli orsi in Trentino


(03.08.15)  L'orso visto da un Trentino "figlio di un dio minore"
 Ragoli,  Preore, Montagne, comuni di poche centinaia di abitanti della "busa di Tione" (che nell'ottica del Parco Adamello Brenta sono una "porta di servizio" per entrare nel regno dell'orso creato con Life ursus). Qui l'orso si vede tutti i giorni ma - in compenso - non c'è la ricca economia turistica di Pinzolo e Madonna di Campiglio

(21.07.15)  Hanno scambiato il Trentino con il Canada (e insistono)
Oggi politici ed "esperti" (ai quali i primi delegano tutto) hanno perso il contatto con la realtà. Il progetto Life ursus è un esempio di delirio tecnocratico e del trionfo dell'ignoranza mascherata da saperi specialistici. Hanno scambiato il Trentino con un Wild North spopolato 

(14.07.15) Grigno (Valsugana) non vuole convivere con gli orsi
Siamo andati ad intervistare la gente di Grigno, paese della Valsugana, dove lo scorso anno si sono verificati numerosi casi di predazione e l'orso ha passeggiato tra le case.  La gente ha paura ma non si fa intimidire e il sindaco non ha accettato che  a informare  sugli orsi venissero gli ambientalisti. 

(13.07.15) Psicosi orsi in Trentino. Ma chi ne è affetto?
La provincia di Trento sugli orsi sta assumendo posizioni contraddittorie. Basti dire che ora si ammette la pericolosità degli orsi e si chiede (come noi facciamo da tempo) l'autorizzazione dello spray urticante. Ma dentro la struttura gli irriducibili non rinunciano a negare l'evidenza della presenza di orsi anche a Est dell'Adige.

(09.07.15) Marco Zadra ringrazia Life Ursus per i "regali"  elargiti ai trentini (e ai turisti)

Marco Zadra, aggredito a Zambana lo scorso 29 maggio e sfuggito per miracolo ad una tragedia, invia la seguente lettera che, purtroppo, non è stata pubblicata sui giornali. Preghiamo perció di diffonderla online al fine di contribuire a quell'opera di  informazione in grado di contrastare le manipolazioni di coloro che hanno sostenuto il progetto Life Ursus.

(24.06.15) ... temevo mi prendesse alla schiena e me la spezzasse in due
Marco Zadra aggredito da un orso a pochi km da Trento (e a 700 m  da un abitato) racconta nei dettagli a Laura Zanetti di  l'allucinante esperienza che ha vissuto il 29 maggio scorso.  La sua "colpa" è di aver voluto andare a fare esercizio fisico su un sentiero a 500 m di altitudine dopo il lavoro . Life Ursus ha deciso che i trentini non possono più vivere liberamente.  

(19.06.15) Parte la petizione per lo spray anti-orso
Dopo l'aggressione a Wladimir Molinari massacrato da un orso che lo ha assalito a a freddo nulla è come prima. La gente sta prendendo coraggio di reagire, la maggioranza silenziosa è stanca di subire politici, anilamalisti, tecnocrati. Intanto è partita la petizione per chiedere al Ministero dell'interno di autorizzare la libera vendita dello spray anti-orso (200 ml contro i 30 di quello anti-stupro). 

(18.06.15) Orsi pericolosi: la provincia di Trento non sa decidersi a cambiare dottrina 
L'ultima aggressione da parte di un'orsa (apparentemente senza cuccioli  e non provocata) avvenuta in comune di Trento ha mandato il 9 giugno in ospedale un uomo di 45 anni con prognosi di 30 giorni e il braccio massacrato. Ma per la Provincia di Trento gli orsi continuano a non essere pericolosi e si insiste a imporre una "convivenza" rifiutata dalla stragrande maggioranza della popolazione 

(31.05.15) Uomo ferito da orso su un sentiero in Trentino
Mentre i Signori dell'orso gongolano per le sette cucciolate in Trentino gli albergatori gongolano meno sapendo che in Italia si sta diffondendo la notizia che un escursionista locale ha vissuto l'incubo di un'aggresisone da orso su un sentiero. Nonostante il racconto della vittima e la ferita "compatibile con attacco da orso" secondo i sanitari i Forestali per difendere i loro orsi parlano di "falso attacco".

(29.09.14) L'avv. Giuliano avverte la Provincia di Trento e i suoi super esperti di orsi: vi assumete la responsabilità di omicidio volontario
Forte di pareri di esperti internazionali sulla materia l'avv. Mario Guliano mette in guardia politici e tecnici che continuano a scherzare con il fuoco. Negando la pericolosità degli orsi, omettendo la cattura di quelli pericolosi, manipolando l'informazione, inducendo le persone a sottovalutare la pericolosità degli orsi, essi si rendono responsabili di omicidio volontario in caso di attacco mortale. Solo per pura fortuna quest'anno due attacchi non sono stati tragici. Ma fino a quando durerà la fortuna?

(13.09.14) Vi spiego perché Life Ursus è un disastro annunciato (Daniza è solo l'inizio...)
Perché Life Ursus è un fallimento lo si capisce bene vedendo cosa succede a Madonna di Campiglio dove il Parco dell'orso benedice la devastazione dell'ambiente. Chi ha spinto sull'orso e la sua reintroduzione lo ha fatto in modi sbagliati perché aveva interessi inconfessabili. Oggi tra chi vuole eliminare gli orsi e chi ne fa un idolo non c'è possibilità di mediazione e le istituzioni che hanno scherzato con il fuoco ora pagano le conseguenze. Intanto i business proseguono.

(02.09.14)  Voci da Pinzolo. Cosa pensa la gente (allevatori e abitanti) degli orsi (senza filtri)
Sabato scorso la val Rendena è stata militarizzata per colpa dell'ignavia della provincia di Trento (cui è sfuggito di mano l'irresponsabile progetto Life Ursus) e della protervia un pugno di animalisti di Roma che pretendono di imporre ai trentini l'abbando delle attività di allevamento e di non mettere piede nei boschi. Sulla situazione la nostra Laura Zanetti ha raccolto i commenti senza filtro di allevatori trentini e veneti e degli abitanti della Rendena.
 
(28.08.14) Animalisti decisi a marciare su Pinzolo sabato senza autorizzazione
(nella foto Pinzolo) C'è di che riflettere per i guru del marketing territoriale Trentino  che hanno voluto il progetto Life Ursus, sintesi di integralismo 'conservazionista' e di affarismo. Ora l'estate turistica trentina rimbalza sui media con l'immagine di manifestazioni, schieramento di polizia antisommossa tensioni, denunce. Non basta la crescente paura e disaffezione dei turisti che temnono l'orso. Ora si aggiunge il timore di manifestazioni violente nel Trentino felix turistico delle famiglie. 
 
(26.08.14)Fuga politica di Daniza agevolata da una provincia a metà tra ignavia e macchiavellismo
Sono passati 12 giorni dall'aggressione potenzialmente mortale dell'orsa a un malcapitato abitante della val Rendena e l'orsa Daniza è stata lasciata 'fuggire' per calcoli politici. La PAT non l'ha catturata ma ha, furbescamente e irresponsabilmente lasciata andare la bestia oltre il confine provinciale (un orso che aggredisce un uomo una volta può rifarlo perché ha vinto ogni residua paura dell'uomo). Così ora se la vedranno i bolzanini con l'orsa. Bravi, avanti così. 
 
(26.08.14)  Il movimento dei genitori prende posizione contro la mancata cattura di Daniza
Alla provincia di Trento si credono furbi. Dicono che cattureranno l'orsa responsabile di un'aggressione ad un uomo a Pinzolo ma non lo fanno per calcoli politici (del PD). A Trento hanno giocato da apprendisti stregoni con gli orsi. Ora sono sotto pressione da parte di soggetti economici, animalisti, politica di opposizione, Roma, valligiani e non sanno che fare mentre i più scaltri politici di scuola DC/PCI cercano di trarne profitto. Quanto mai opportuno il monito del Movimento gentitori che denuncia la gravità della mancata cattura dell'orsa
 
(23.08.14)La Provincia di Trento non sa più che pesci pigliare. Gli orsi sono patata bollente politica
Ugo Rossi, presidente del Trentino si copre di ridicolo. Con i suoi autogol dimostra come la premiata fabbrica degli orsi (Life Ursus) sia fuori controllo. Prima dice di voler limitare gli orsi con catture e abbattimenti, poi - inginocchiandosi agli animalisti - supplica le altre regioni, e 'oltralpe' di subirsi un 'contingentamento' di plantigradi da esportazione. I montanari delle regioni limitrofe diranno: "Dividi l'autonomia e poi forse dividiamo gli orsi" e "Prima sistemali nel Trentino orientale dove non ci sono o quasi, poi parliamo di deportazioni in altre regioni". "Contingenti orsi". Come fossero rifiuti speciali

(18.04.14) Life Ursus di fronte alla realtà
Robi Ronza commenta l'aggressione subita da un uomo in Trentino che ha 'osato' andare a cercare funghi in un bosco disturbando il sacro territorio dei sacri orsi.  La provincia di Trento non ne uscirà facilmente da un ginepraio dove a metterla in croce ci sono anche (oltre ad animalisti e valligiani furenti) anche il Ministero, la regione Veneto (Zaia pro-orsi, l'assessore al'agricoltura contro) . Intanto a ferragosto in tutta Italia si sa che ad andar a funghi in Trentino si rischia la vita. Ottima promozione per le famiglie. Grazie Life Ursus da parte degli albergatori (che potevano anche loro pensarci prima che la 'promozione' a suon di orsi era un boomergan).

(27.07.13)Dalle parole ai fatti : Comitato antiorso
Quest' anno le azioni del Comitato antiorso (diventato anche "e Grandi Predatori") del Trentino si sono fatte più incisive. La campagna di raccolta firme "per liberare il Trentino dagli orsi" prevede banchetti informativi sui mercati dei paesi rivolti anche ai turisti. Sino all'anno scorso vi era il timore di perdere il consenso degli albergatori. Ora si teme anche per il turismo. 

(03.07.13)Liberalizzare lo spray anti orso

L'avvocato Mario Giuliano di Trento, citando la casistica di incidenti mortali pubblicata da Ruralpini, scrive al ministro Alfano per chiedere che lo spray utilizzato in America per difendersi dalle aggressioni degli orsi non sia considerato come un'arma e posto in libera vendita.

 
(08.07.12) Poveri orsi

Esibiti come bestie da baraccone, sfruttati commercialmente, oggetto di voyeurismo, spiati, radiocollarati, attirati da incoscienti fotografi, disturbati da elicotteri, pallottole di gomma e petardi, narcotizzati, catturati in trappole-tubo, uccisi "dai loro amici", "stirati" dalle automobili, castrati e imprigionati. Gli orsi trentini sono le prime vittime della messa in scena della wilderness, sono vittime dell'ipocrisia dominante, che impone la caduta dei confini tra domestico e selvatico, la mitologia ribaltata dell' orso "vegetariano" e della "buona fiera", mescolando escatologia biblica, Disney e... business. Nel mondo ecologista si impone una riflessione.leggi tutto.

(24.05.12) Strembo (Tn). Esplode la protesta per la strage degli asini. Nasce il Comitato anti-orsi
È stata una donna a dare finalmente il la alla protesta. Si è vista due suoi asini "Beppo" e "Cirillo" sbranati dall'orso e ha reagito. Non solo ha portato personalmente la carcassa di Beppo davanti alla sede del Parco (Adamello-Brenta) responsabile della reintroduzione degli orsi in Trentino, ma ha anche lanciato un Comitato anti-orso che ha subito avuto decine e decine di adesioni anche dalle provincie limitrofe.

(12.05.12)  Trentino: Orso, sbagliato e dannoso reintrodurlo
Il gestore del rifugio Carè alto di Pelugo in Val Rendena (TN) ha scritto una lettera al quotidiano l'Adige dopo aver subito la perdita di un'asina di 12 anni che faceva parte della sua famiglia; aiutava nei trasporti in malga ma giocava anche con i suoi figli. Marco Bosetti non risparmia giudizi taglienti agli "ecologisti da salotto" e a tutti coloro che: a tutti coloro che hanno ritenuto e ritengono che il mio asino siameno importante del loro orso  

(29.05.12) Gli orsi sono pericolosi per l'uomo?
 In Trentino, specie dopo il primo attacco a delle persone, infuria la polemica sugli orsi e si chiede un "giro di vite" sugli orsi potenzialmente pericolosi, senza esitare ad abbatterli. Ma gli orsi rappresentano un reale pericolo per l'uomo?

(14.02.11) 50 orsi in Trentino pronti a uscire dal letargo e a fare danni
In vista del prossimo risveglio della popolazione ursina trentina - che ogni anno si fa più numerosa - l'On. Fugazzi presenta una interrogazione al Ministro dell'Ambiente. Cosa si fa per tutelare la popolazione e ridurre i danni di una presenza che interessa da vicino i centri abitati? Che ne è delle promesse di Dellai di 'rivedere' la demagogica politica conservazionista che penalizza chi vive nelle Terre alte?
 
(18.10.10) Orsi trentini. Dopo una estate di emergenze Giovanazzi lancia iniziativa legislativa
Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino) dopo le petizioni presentate in Consiglio provinciale lancia ora una coraggiosa proposta di legge di iniziativa popolare che modifica alcuni articoli della legge provinciale sulla caccia. Vengono introdotti più congrui risarcimenti e un controllo democratico (anche attraverso referendum locali) sulle misure di rimozione degli orsi problematici. Il progetto di legge viene incontro alle istanze di componenti della popolazione che vedono la propria libertà di movimento e le proprie attività sempre più condizionate dalla crescente presenza dei plantigradi 

(05.08.10)  In Primiero (trentino)Dellai deve subire la contestazione dei contadini esasperati per i danni provocati dagli orsi
Il presidente della PAT, che si era recato in Primiero per problemi di viabilità, ha dovuto affrontare la collera di una trentina di contadini infuriati per l'imperversare delle predazioni da parte degli orsi che solo negli ultimi giorni sono costate la vita a una ventina di pecore. Il tutto mentre il consigliere provinciale centrista Giovanazzi promuove una petizione per chiedere la cattura e l'abbattimento degli orsi pericolosi.
Nello stesso giorno viene annunciato  dal capo del servizio forestale Masé che si procederà a uno studio per 'rivedere' tutta la questione...

(05.07.10) Baselga del Bondone (Tn) Pecore e capre sbranate, frutteti distrutti, una nonna terrorizzata.
Fino a che punto la Provincia di Trento consente agli orsi di fare le loro scorribande nei pressi dei paesi? Perché le 'regole di ingaggio' degli orsi sono scritte da coloro che sostengono il ripopolamento ursino e ne traggono vantaggi? Le storie della pecora Meringa, guida dei bambini, e della nonna che ha avuto un incontro molto ravvicinato e da incubo con l'orsa Cindy

(30.04.10)(Trentino/Veneto) Torna la fiera dell'orso. 
Villaggi di montagna sotto assedio nel vicentino per la gioia degli animalisti e ambientalisti di città.
 M5 è un orso dal comportamento anomalo, imprevedibile e pericoloso. Gira nel villaggi, torna a finire i pasti (di animali uccisi) i giorni successivi nonostante le dissuasioni (petardi, sirene, pallottole di gomma). Nei protocolli orso dei paesi civili sarebbe già stata classificato pericoloso e abbattuto. Da noi c'è il Pacobace (protocollo interregionale di gestione dell'orso scritto dagli esperti orsofili e WWF) che tutela molto l'orso, pochissimo gli animali domestici e poco anche l'incolumità delle persone. Dalla Romania alla Scandinavia gli orsi uccidono, non solo pecore, galline e asini anche esseri umani. Ma qui dicono che 'non fa male a nessuno'.

(08.08.08)  Gli orsi "vegetariani" Uccidono 5 morti solo in Russia nel 2008. In Romania vittima a fine luglio

 



Articoli per argomenti 

Orsi e lupi

Caso Metlicovez : gravi
responsabilità della provincia di Trento


di Michele Corti


(24.07.17) Questa volta non basta alla Pat il gioco dello scaricabarile ("le catture le deve autorizzare Roma"), né i giochi di parole ("non è un vero attacco"). Se sarà accertato, come tutto lascia supporre, che ad attaccare è stata Kj2, orsa catturata e poi rilasciata (e mai più ritrovata) emergerebbe non solo l'incapacità delle strutture della provincia a garantire la sicurezza delle persone, ma anche una responsabilità dolosa nel provocare le gravi lesioni al pensionato di Cadine.

(24.07.17) Il 25 maggio 2014 si apriva la serie degli attacchi degli orsi, In quel caso ad essere aggredito fu Sisinio Zanella di Dimaro in val di Sole. Non si seppe mai quale orso fu responsabile dell'aggresisone a Zanella anche se a lui i forestali dissero che era un maschio che aveva ucciso due cuccioli. Nello stesso anno, a ferragosto,Daniza - già nota per la sua esuberanza -  aggredì il fungaiolo Maturi di Pinzolo, che se la cavò con lievi ferite. Lo strascico è noto: la cattura, la narcosi andata male e l'isteria animalista. Nonostante la collutazione con l'orsa l'episodio venne classificato (lo dice il testo dell'ordinanza di cattura):  " l’orsa in questione aveva manifestato atteggiamenti aggressivi verso l’uomo pur non giungendo mai ad un contatto fisico e che quindi era oggetto di monitoraggio intensivo".

Qui (clicca sull'immagine) l'intervista da noi registrata a Sisinio Zanella. Oltre alla dinamica dell'aggressione è interessante quello che riferisce: i forestali che lo hanno accusato di essere un bugiardo con il pretesto delle fototrappole foraggiano gli orsi contro ogni regola.

Nel 2015 vi furono due attacchi più gravi in zone molto vicine (Cadine di Trento e Zambana vecchia, pochi km più a Nord).  Zadra fu aggredito il 29 maggio e  si salvò gettandosi in una forra. Riferì che l'orso che lo aveva aggredito era un maschio.  Rimediò nella collutazione solo una profonda ferita al braccio.

Peggio andò a Wladimir Molinari, colpito alle spalle dall'orsa  Kj2  e ferito alla testa, al torace, ma, soprattutto con un braccio spolpato a morsi. Molinari, di professione artigiano imbianchino, ora è inabile al lavoro e non ha ancora ricevuto alcun indennizzo dalla provincia. Va notato che nei nosocomi trentini nonostante gli incidenti non esiste un protocollo specifico per il trattamento delle ferite da orso. Morsi e unghiate possono veicolare batteri patogeni specifici in grado di provocare infezioni. Sia nel caso di Maturi (che dovette tornare in ospedale per curare le ferite suppurate) che di Zadra (le condizioni del braccio si osservano nella foto sopra). Perché? Forse perché gli orsi non sono pericolosi e i casi di lesioni all'uomo sono talmente eccezionali (ma lo dice la Provincia). Così le strutture sanitarie pubbliche, non allertate del pericolo "per non allarmare la popolazione" non sono neppure in grado di curare bene i malcapitati. Tutto all'insegna del minimizzare, non allarmare.

Quest'anno un altro caso gravissimo: Angelo Metlicovez di Cadine è stato aggredito con modalità simili a quelle di Molinari (ovvero colto alle spalle) su una strada forestale nei pressi di Terlago. Morso al braccio e alle gambe. Già buttato a terra, con l'orsa che lo trascinava via (un chiaro indizio di vero attacco predatorio) si è salvato grazie al suo cane, che teneva al guinzaglio, che ingaggiando con l'orso e ricavandone anch'esso delle ferite, è riuscito a divincolarsi e a gettarsi in un canalone. Nonostente fosse malconcio e terrorizzato ha avuto la forza di chiamare con il telefonino i soccorritori. Quello che ha fatto arrabbiare Angelo è che nella stessa zona una ragazza è stata anche lei inseguita dall'orso ma è stato messo tutto a tacere e così lui ci ha rimesso le penne. Riferisce Metlicovez:

Nella stessa zona una ragazza è stata anche lei inseguita dall'orso. Per salvarsi si è buttata giù per il dirupo e ha tutte le gambe rovinate, me l'ha detto una dottoressa dell'ospedale. Ha già fatto la denuncia in Provincia ma non dicono nulla e mettono tutto a tacere. Se sapevo che la mattina era successo una cosa simile non passavo di certo per quei luoghi.


L'attacco è sempre "falso", l'alibi per non agire, ma così si mettono a repentaglio vite innocenti

La provincia non ha fatto nulla dopo l'episodio della ragazza perché ha avuto la fortuna di sfuggire all'orso. Quindi l'attacco è stato "falso". Ovviamente non si tiene conto che è stata inseguita e ha dovuto anch'essa gettarsi giù per una scarpata per non farsi prendere. La provincia ha commentato:

 Questi falsi attacchi se ne verificano, ed è noto che in quella zona ci sono diverse orse con cuccioli [6 come precisato in altra sede] . Anche per questo non manca la cartellonistica. Noi abbiamo subito attivato tutte le procedure del caso e le indagini che comunque, in casi come questo, non prevedono la chiusura dell'area da www.ildolomiti.it). 

Come qualificare queste affermazioni? "Abbiamo messo i cartelli" (e si sentono la coscienza a posto). "Questi attacchi sono normali".

Quando hanno recuperato Meticovez i soccorritori si sono trovati davanti ad un uomo in un lago di sangue. Così, temendo che potessero esservi fratture e/o emmoragie interne, hanno chiamato l'elicottero per portarlo all'ospedale Santa Chiara di Trento, dove è tutt'ora ricoverato. Metlicovez ha già subito due inteventi al braccio. Anche se il grave attacco a Metlicovez parrebbe aver procurato ferite meno gravi di quelle di Molinari non c'è dubbio che esso appaia come il più grave sinora registrato in Trentino. La protagonista, infatti, è (con grande probabilità) la stessa orsa che ha massacrato Molinari e ci si sarebbe molto da stupirsi e da insospettirsi se non fosse lei. Ma se fosse un'altro individuo ci troveremmo di fronte a un ulteriore orso con comportamento molto aggressivo, forse predatorio, il che solleverebbe fortissimi interrogativi sulle responsabilità di chi ha attuato e poi proseguito sino ad oggi il progetto Life Ursus. Comunque vadano le cose per la provincia non sarà facile barcamenarsi.

Rossi

Non convincono le spiegazioni sulla mancata cattura di Kj2 a due anni di distanza

Se fosse confermato che la responsabile dell'ultima aggresione è Kj2 si farebbe particolarmente pesante la posizione del presidente Ugo Rossi (sopra) che, due anni fa, firmò un'ordinanza "urgente e contingibile" per la sua cattura (tutt'ora valida, tanto è vero che Rossi ne ha emessa un'altra nel caso il nuovo "orso cattivo" non sia Kj2). Finalmente il 15 ottobre, quando le acque  si calmarono (gli animalisti erano sul piede di guerra per scongiurare un altro "caso-Daniza") i forestali la catturarono alle pendici del Bondone. Probabilmente la tenevano sotto controllo ma aspettavano che calasse l'attenzione dei media per agire. Una volta catturata, la Provincia, si limitò a radiocollararla. L'urgenza, dopo mesi di infruttuosa ricerca (per incapacità o calcolo?) non sussisteva più e l'intervento e seguire una prassi più "tranquilla" ovvero il rilascio dell'animale in vista di un'eventuale ricattura.  Era  pericolosa, si era certi che fosse lei,  ma si doveva accertarsi dell'identità. Una scusa perché bastano 96 ore (come dichiarato dallo stesso ass, Dallapiccola) per avere il responso. Ad ottobre i cuccioli non sono più così piccoli da morire  picco Ma si preferì adottare un semplice "fermo di polizia" e lasciare il sospetto colpevole a "piede libero". Non sarà facile in sede giudiziaria per la Pat e per il pres. Rossi giustificare tutto ciò. Oggi, per giustificarsi, dicono che "aveva i cuccioli". Ma anche Daniza, i cui cuccioli se la cavarono benissimo. Nelle dichiarazioni dei rappresentanti della provincia oltre al maledetto timore di un'anestesia "letale" traspare anche quello per la sicurezza dei forestali (prima che faccia effetto il narcotico, infatti, l'orsa potrebbe caricare. Insomma grande prudenza quando c'è di mezzo la pelle dell'orso e dei forestali, poca quando è in gioco quella dei sudditi.

In attesa del  responso dell'analisi genetica,  i nostri eroi la "mollarono", tornò uccel di bosco.Tanto garantismo nei confronti di orsi pericolosi esiste solo in Italia. Un'orsa in gabbia da gestire, dopo il caso Daniza, era l'ultima cosa che la Provincia desiderasse: troppa pubblicità negativa. Meglio giocare sulla pelle delle potenziali vittime umane. Quando l'esame del Dna confermò quanto si sapeva già, l'orsa si liberò del radiocollare. Un'altra circostanza singolare, perché "nonostante il restringimento del collo per la perdita di grasso invernale" (come riferito da Dallapiccola) ad altri esemplari è in altri casi rimasto più a lungo? Fatto sta che non fu più ritrovata (o cercata) anche se l'ordinanza emessa nel 2015 è tutt'ora in vigore. Se ne sono dimenticati. Oggi ci si trova nella medesima situazione. Rossi ha emesso una nuova ordinanza per«intervento di monitoraggio, identificazione e rimozione di un orso pericoloso per l'incolumità e la sicurezza pubblica» . Vedremo come andrà a finire. Vedremo se la radicollareranno ancora e la rilasceranno. Se lo fanno la credibilità della provincia andrà a picco, se non lo fanno significa che anche nel 2015 potevano non farlo in quanto si trattava di una situazione di emergenza (ma preferirono rilasciare l'orsa dando la colpa a Roma). Va ricordato che il contenzioso sulla gestione delle emergenze fu vinto dalla Pat al Consiglio di stato e che il contenzioso con il quale Rossi cerca di confondere le acque, riguarderebbe la cattura "preventiva" di orsi indipendentemente dal loro coinvolgimento in aggressioni agli umani. Una cattura preventiva di cui parla da tempo Rossi per tenere buoni i trentini ma che la "struttura" e lo stesso Dallapiccola (molto influenzato dalla tecnostruttura) non vogliono affatto.

Per fortuna che il Pacobace, "Piano d'azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno sulle Alpi centro-orientali" al capitolo 3 - criteri e procedure d’azione nei confronti degli orsi problematici e d'intervento in situazioni critiche  recita:

Ai fini dell’accettazione sociale dei plantigradi, è importante che le autorità competenti per la conservazione e la gestione dell’orso attivino azioni tempestive ed efficaci di prevenzione dei rischi per la sicurezza dell’uomo e di mitigazione dei conflitti, in particolare finalizzate a correggere eventuali comportamenti di assuefazione all’uomo. La definizione di procedure snelle e la messa a punto di un'adeguata organizzazione di pronto intervento nelle situazioni critiche e di emergenza provocate dagli orsi, costituiscono un essenziale presupposto per limitare i rischi per l'uomo e per il patrimonio, nonché per mitigare i conflitti tra uomo ed orso, condizione essenziale per assicurare uno stato di conservazione favorevole della popolazione di orsi delle Alpi centro orientali.

In ogni caso una sequenza di fatti mette in luce l'incapacità a tenere sotto controllo un animale pericoloso (grave) o, peggio, una volontà dolosa di eludere le stesse norme del Pacobace (il piano d'azione a suo tempo elaborato dagli esperti conservazionisti di Life Ursus e adottato dalla Provincia e dalle regioni confinanti).  Le negligenze, le furbizie, gli atti omissivi e dolosi della Provincia sono costati qualche giorno fa l'aggressione a Metlicovec che ha seriamente rischiato la vita. Questo giuoco d'azzardo con la vita dei cittadini deve finire. Se queste autorità assegnano più importanza a calcoli di opportunità politica che alla sicurezza dei cittadini che amministrano, se per loro contano più gli orsi, il rischio di proteste animaliste,  contraccolpi sul turismo che la legalità (che impone di tutelare la sicurezza, di non mentire ai cittadini) se ne devono andare, si devono dimettere (restando impregiudicate le eventuali responsabilità penali personali).

Nel 2015 sono stati gruppi di cittadini ad affiggere dei cartelli di pericolo. La Provincia, anche nelle zone più frequantate dagli orsi utilizza i soliti rassicuranti e fuorvianti cartelli


Un gioco di sofismi e di manipolazioni della realtà

L'aggressione di Zanella venne derubricata dalla provincia come "falso attacco" . Ma ci fu contatto, l'uomo fu atterrato e reagì difendensosi con un bastone, Eirik Granqvist, già direttore del Museo Zoologico dell'Università di Helsinky, ora consulente dell'Unesco, fu interrogato sul fatto dall'avv. Mario Giuliano. Giuliano, che si batte da anni per costringere la provincia ad una maggiore trasparenza e ad un cambio di rotta necessario a garantire sicurezza dei cittadini e rispetto della legge, ebbe questa risposta: “L'uomo ha avuto molta fortuna a sopravvivere, questo genere di attacchi è sovente mortale". Valerius Geist è probabilmente la migliore fonte di informazioni riguardo ai cosiddetti falsi attacchi. Interrogato anch'egli da Guliano rispose: "Secondo me se l'orso ferisce l'uomo, se danneggia i suoi vestiti, o se tenta di atterrarlo si tratta di vero attacco. Solo chi ha una mentalità totalitaria può garantire il beneficio del dubbio ad un orso”. L'esperto,  professore emerito di scienze dell'ambiente all'Università di Calgary (l'università più vicina ai grandi parchi nazionali degli orsi del Nord America), ha rincarato la dose: “L'affermazione del governo provinciale del Trentino è errata. L'attacco è stato portato da un orso privo di esperienza di uccisione di umani, ma è stato determinato e persistente”.  Ma la Provincia, sicura di avere a che fare con dei docili sudditi, è riuscita a superare sé stessa e a non ammettere neppure che i casi di Maturi, Molinari e Zadra, che hanno ingaggiato una collutazione con l'orso, corrispondessero a "veri attacchi". Qui emerga il genio sofistico e azzeccagarbugli del Dr. Claudio Groff, responsabile del servizio che si occupa degli orsi ma laureato in giurisprudenza. Dallapiccola, uno sprovveduto pronto a lasciarsi mettere in bocca la corbelleria dei campanelli (che la succitata Università di Calgary considera utili solo in aree deserte senza alcun contatto tra orsi e umani e  pericolosi in aree antropizzate), su evidente suggerimento di Groff, nel 2015, ha inventato la categoria dei "finti attacchi". Dal momento che la Commissione europea e i gruppi tecnici sull'orso hanno definito con precisione il "falso attacco" come  "attacco senza contatto in presenza di un orso sorpreso o provocato" (DG AMBIENTE  Defining, preventing, and reacting to problem bear behaviour in Europe, 2015) i nostri "eroi" hanno classificato come "finti attacchi" quelli a Maturi, Molinari e Zadra, derubricando invece casi come Zanella (e altri 12) come "falsi attacchi". Per la DG Ambiente della Commisisone europea il "vero attacco" è quello in cui l'uomo riporta ferite più o meno gravi indipendentemente del fatto che l'orso sia 1) sia provocato o disturbato; 2) sia stato ferito; 3) agisca per proprio impulso. Ci sarebbe da scrivere un'interrogazione solo per chiedere al fenomeno se almeno considera "vero attacco" quello che porta al cimitero. Chissà? Lo chiediamo formalmente a Dallapiccola: Per lei un "vero attacco" è certificato solo dall'obitorio? Se non risponde a noi risponda a chi in Consiglio provinciale avrà lo scupolo di chiederglielo. Altrimenti dobbiamo pensare che l'assessore (e chi sta dietro di lui) sono perfettamente allineati all'animalismo becero. Sono quelli come Lorenzo Croce dell'Aida, l'associaizione animalista che ha subito presentato un esposto in Procura contro la cattura del feritore di Metlicovez insinuando che il medesimo avrebbe provocato l'orso e chiarendo che per gli animalisti "un vero attacco da parte di un orso avrebbe lasciato conseguenze letali". Siamo cursiosi di sapere se la Pat è allineata a questo pensiero.

Dallapiccola: un megafono di Groff

Perché questo atteggiamento della Pat? Per barcamenarsi nel gioco d'azzardo pericoloso iniziato con Life Ursus,  un gioco sporchetto sin dall'inizio che e diventato ancora più pericoloso quanto più la gestione della reintroduzione dei plantigradi non ha mai ammesso autocritiche o cambi di rotta, lasciando sempre al timone tecno-burocratico il personale che ha ideato Life Ursus o si era inserito quasi subito nel progetto. Una specie di lobby.

Obiettivo della Provincia è minimizzare e occultare la reale pericolosità degli orsi. Se un orso è "problematico", ovvero si avvicina ai centri abitati, si preferisce correre il rischio di interventi di emergenza all'ultimo momento piuttosto che allontanarlo per tempo con i mezzi previsti dagli stessi protocolli stesi dagli esperti: petardi e pallottole di gomma. Utilizzare questi mezzi diventa imbarazzante perché, in caso di recidiva, l'orso deve essere "promosso" a "orso problematico". Ma un orso problematico, una volta che commetta qualche "birichinata" di troppo. è automaticamente elevato al rango di "orso pericoloso". E qui arrivano le rogne, prché deve essere cattutato (con la trappola a tubo e la narcosi) e rimosso (che poi significa trasferito alla "prigione" del Casteller. Ma la cattura e la narcosi di un animale selvatico non sono prive di rischi. Non essendo conosciute le  condizioni, come nel caso di un "paziente" domestico, l'alea di un sovradosaggio è incombente.

Per evitare il putiferio, gli animalisti che protestano contro un'altra Daniza, contro il lager degli orsi (Casteller) la Pat, per scelta politica preferisce far correre rischi ai cittadini trentini piuttosto che gestire simili "rogne". L'ipocrisia, però, non finisce qui: si fronte all'ennesimo grave caso di Metlicovez la provincia ha sbandierato di avere le idee chiare e ha sfacciatamente ancora giocato allo scaricabarile tirando in ballo il Ministero dell'ambiente. Ancora una volta si pensa che i Trentini o siano sprovveduti o così invischiati nella tela di ragno della spesa clientelare, da non essere capaci o da non aver voglia di capire ciò che appare elementare: 1) che siamo di fronte ad un'orsa pericolosa che ha già tentato di uccidere due volte (e che ogni volta diventa più "esperta") e che quindi la Provincia può/deve agire con urgenza, in deroga a qualsiasi autorizzazione, per prevenire un altro fattaccio (potrebbe, anzi dovrebbe, farlo anche un sindaco in quanto autorità di p.s. in base al t.u. del 1927); 2) Rossi aveva già firmato un'ordinanza ugente e contigibile e solo la sospetta "incapacità" dei forestali l'hanno resa inoperante.

Già ai tempi di Zanella (2014) l'avv. Giuliano esprimeva in modo lapidario la natura dolosa del comportamento della provincia, tale da mettere a repentaglio le vite dei cittadini e di farsi responsabile della loro eventuale perdita e delle lesioni subite:

... che la Provincia la finisca di dedicarsi alla sofistica interessata e catturi quell'orsa, che è evidentemente pericolosa. Se non lo fa e quell'orsa uccide qualcuno, la Giunta Provinciale e i suoi cosiddetti esperti risponderanno di omicidio volontario per dolo eventuale. Potrebbe essere configurato tale reato anche nel caso di un orso che uccide qualcuno senza aver palesato prima la sua pericolosità. Se però la pericolosità è conclamata, come in questo caso, direi che non ci sono dubbi.

Se Metlicovez fosse deceduto dopo la rocambolesca "fuga" di Kj2 la banda avrebbe dovuto rispondere di omicidio volontario. Ma le lesioni gravi subite dall'uomo sono sempre imputabili alla provincia e un reato grave.

In un paese normale Rossi, Dallapiccola, Groff, Masé, responsabili della "politica dell'orso",  avrebbero hà dato le dimissioni. Ma siamo in un Trentino che, a dispetto della collocazione geografia, è - per certi versi - più mediterraneo di altre regioni italiane.  Il cittadino è suddito: non viene informato per "non allarmarlo". Lo si espone coscientemente al pericolo. Non solo si considerano "finti attacchi" delle aggerssioni gravissime e con pesanti conseguenze (persone che restano invalide, inabili al lavoro), non solo si cerca di non  "promuovere"  (per evitare "allarmismo", grane con gli ambientalisti, contraccolpi al turismo) gli orsi alle categorie della "problematicità" e della "pericolosità", ignorando gli stessi protocolli provinciali, ma si fa anche dell'altro, ed è anch'esso molto grave. Parliamo delle norme di comportamento suggerite dalla provincia in caso di "incontro ravvicinato".

Le norme di comportamento della provincia, pur di non ammettere che un orso possa attaccare intenzionalmente con lo scopo di ferire o uccidere, espongono i malcapitati a rischi elevati. Trattasi di un pericolo procurato consapevolmente pur di non ammettere che tutta la politica dell'orso seguita in Trentino è stata basata sull'inganno, sul far credere che gli orsi non sono aggressivi, non attaccano mai intenzionalmente. Rispetto alle prime "campagne di comunicazione", in cui si sottolineava che l'orso "normalmente" non è mai pericoloso e che non attacca mai se non è provocato o disturbato, qualcosa è cambiato. A denti stretti si ammette che esistono "eccezionalmente" soggetti aggressivi. Il Pacobace, che è di fatto la fonte normativa della gestione dell'orso recepisce anch'esso (è stato scritto sempre da persone dello stesso gruppo) l'ideologia dlel'orso "non pericoloso" elevandola a dogma di legge.

Salvo casi eccezionali e fortuiti, un orso dal comportamento schivo, tipico della specie, non risulta pericoloso e tende ad evitare gli incontri con l’uomo.

Il caso "eccezionale" corrisponde al grado di pericolosità 18 della scala del Pacobace. Le aggressioni all'uomo che abbiamo elencato sono avvenute in presenza di orsi maschi o di femmine che non difendevano i cuccioli, senza provocazioni. L' "eccezionalità", il massimo grado di pericolo sono la norma. C'è qualcosa che non va nella "dottrina dell'orso".




La Pat oggi tende ad ammettere che qualche orso può essere pericoloso perché il dogmatismo "l'orso non è pericoloso e non attacca l'uomo se non provocato" è ormai insostenibile, na solo quando avviene il fattaccio o quando c'è un contradditorio. Ma negli opuscoli ufficiali, nel sito della Pat, sui cartelli, la "dottina dell'orso" non è cambiata.Tutt'oggi si legge nel sito ufficiale della provincia:

L'orso è un animale solitario ha abitudini prevalentemente notturne, è schivo e diffidente, estremamente difficile da incontrare. Non è aggressivo e non attacca, se non provocato. vai alla fonte

Questo tipo di "comunicazione" è sistematica. L'opuscolo  "L'orso bruno in Trentino" (ed. 2014) ribadisce lo stesso concetto con più dettaglio

L’orso non attacca se non è provocato. L’eventuale atteggiamento aggressivo o minaccioso ha il solo scopo di intimorire ed allontanare la persona che lo ha in qualche modo disturbato. Per questo qualche volta si possono verificare falsi attacchi, che non portano ad un reale contatto con l’uomo; nel caso in cui l’attacco dovesse invece realmente verificarsi, esperienze acquisite in Nord America ed in Europa orientale (IN QUANTO NON SI CONOSCONO CASI DI AGGRESSIONE DELIBERATA DELL’ORSO NEI CONFRONTI DELL’UOMO REGISTRATI IN EUROPA MERIDIONALE) suggeriscono di: mettere qualcosa davanti a sé, come il cesto dei funghi, lo zaino o l’equipaggiamento da pesca; se ciò non aiuta, sdraiarsi a terra in posizione fetale, proteggendo la testa con le braccia.

Quante menzogne! Innanzitutto Molinari e Metlicovez non hanno sorpreso l'orso ma è stato l'orso a sorprendere loro, alle spalle, e ad attaccarli. Molinari aveva il cane al guinzaglio, idem Metlicovez, persona molto consapevole del pericolo, che aveva un bastone e lo spray al peperoncino (ma non ha avuto il tempo di usere nessuno dei due tanto l'attacco è stato fulmineo). Uno che va in giro con lo spray (purtroppo quallo che non serve a nulla)  non lascia certo slegato il cane (che comunque ha dichiarato di aver tenuto al guinzaglio). Molinari e Metlicovez non sono incappati in nessuna, dicesi nessuna, delle circostanze che possono provocare l'attacco dell'orso.  Altra menzogna: Groff continua a sostenere che non ci sono stati attacchi "veri" in tutta l'Europa meridionale nonostante che, nel novembre 2012, gli abbia trasmesso (ho la copia della email)  una pubblicazione scientifica di medicina foresnse relativa a un attacco mortale da parte di un orso a danno di una donna anziana che stava camminando da sola in un'area non abitata nella regione di Metsovo. L'autopsia, cha ha riscontrato un'emorragia cerebrale, ha escluso che la donna abbia avuto il tempo di tentare di difendersi. Quindi si escludeva la "provocazione". Piacerebbe sapere se Groff: 1) non considera la Grecia parte dell'Europa meridionale; 2) anche di fronte a un cadavere si possa ancora, secondo lui, non parlare di "vero attacco". Fortuna per i Groff i morti non possono più parlare.

Lesioni subite da una donna di 85 anni in Grecia nel 2005 - fonte: T. Vougiouklakis (2006), Fatal Brown Bear (Ursus arctos) Attack Case Report and Literature Review Am J  Forensic Med Pathol, 27: 266–267.

Con il restyling del sito Groff, forse perché stanco di essere da me "aggiornato" sui morti per opera degli orsi , ha tolto anche quella lacunosa pagina sul "pericolo degli orsi". Era ferma ad uno studio svedese del 2004 (che ometteva alcuni casi), ma almeno ricordava che "eccezionalmente" di orso si muore. Anche in Europa, non solo in Romania.

Il totalitarismo consiste nel sostituire alla realtà la "verità del partito"

La "dottrina dell'orso" di Groff è nient'altro che ideologia ambientalista, tanto proterva da sfidare impavida la realtà.  Grazie a questa "dottrina" gli animalisti, ad ogni aggressione, non perdono l'occasione per incolpare l'aggredito che "ha provocato o disturbato". Il meccanismo è identico a quello dell'Unione sovietica, un regime cui, sia pur in modo soft, la Pat si ispira. Se "l'orso attacca solo se provocato", allora per sillogismo: "se attacca è provocato". L'autorità del partito e del materialismo "scientifico" garantiva status di verità alle asserzioni del regime totalitario sovietico. In effetti questo status di realtà era assicurato dal fatto che chi osava richiamare la realtà, per esempio lamentandosi in pubblico per le interminabili code per rifornirsi di generi alimentari, era classificato "elemento antisociale" e, in base ad un art. del codice penale, severamente punito (prima in Siberia poi in galera). Di fatto spariva e con lui spariva la realtà, restavano solo le balle del regime. La paura del regime (oggi la paura di apparire "retrogradi", "scarsamente sensibili per l'ambiente") fa si che i sudditi di un regime totalitario si autocensurino, siano spinti a ritenere di ingannarsi, di interpretare male, quando scoprono quelle realtà sgradite e negate dal regime. Ma non è solo la paura e il conformismo ad autoconvincere i sudditi della rwaltà ribaltata dal potere.  La Arendt, che ha studiato la genesi dei totalitarismo del XX secolo, ha evidenziato come la neutralizzazione della verità immunizzi i governati dall'impatto della realtà inducendoli a non cercare alcuna conferma nella vita reale alle asserzioni del potere anche per evitare di confrontarsi con condizioni umilianti e dolorose (Hannah Arendt: Le origini del totalitarismo. Torino, 1999)

Si tratta di un meccanismo di brain washing che nei regimi "democratici" si ottiene con le sofisticate tecniche di manipolazione dei media. Oggi c'è l'ideologia ambientalista "scientifica" ("scientifica" allo stesso modo del marxismo-leninismo, si intende). La differenza che corre tra le "dottrine dell'orso" della provincia di Trento e quelle di altri paesi è la stessa che correva tra "socialismo reale" e le socialdemocrazie. L'ambientalismo si impone attraverso la forza lobbystica anche altrove, ma non in modo così sfacciatamente totalitario.

Groff

Norberto Bobbio parlava del "potere invisibile" come anticamera del totalitarismo e ne delineava i tratti: la  segretezza, la menzogna, la neutralizzazione della verità. Secondo il filosofo della politica  questo "potere invisibile", che impone alle istituzioni il volere delle lobby, ovvero decisioni mai passate al vaglio di votazioni in organi rappresentativi, non solo limita la democrazia ma la abroga
La democrazia è “potere pubblico esercitato in pubbico” (N. Bobbio , La democrazia e il potere invisibile, 1980). Il filosofo torinese aggiungeva  "Laddove la sfera pubblica è gestita in segreto viene meno la capacità di controllo dei cittadini (Ivi). Un altro eminente filosofo che si è occupato di politica, Karl Jasper ha condensato in una sentenza tombale gli effetti del "potere invisibile":  "L'esercizio del potere occulto trasforma i cittadini in sudditi" (K. Jaspers, Kleine Schule des philosophischen Denkens, 1965; trad. it., Piccola scuola del pensiero filosofico, Milano 1984, p. 101.) 

Emblematico della politica della Pat in materia di lupi oltre che di orsi, è il rendere noto solo tardivamente dell'insediamento o comunque della presenza del predatore. Quest'anno in Trentino sono apparsi, come funghi dopo la pioggia, nuovi branchi di lupi. Ma da anni la provincia sapeva dove erano in formazione. Francesco Aita, un imprenditore di Rovereto ha così stigmatizzato il comportamento della provincia (L'Adige 27.05.17).

La settimana scorsa - racconta - ho rinvenuto, nella proprietà della mia famiglia 'Maso Brentegan', alle Porte di Trambileno, la carcassa di un capriolo maschio predato a da poco dilaniato. Credo che sia giusto che i cittadini trentini siano messi a conoscenza della presenza del lupo in un'area così vicina alle abitazioni ed alla stessa città di Rovereto. So che da parte delle autorità preposte (Provincia e corpo Forestale, ndr ) c'è la tendenza a minimizzare od "oscurare" le notizie riguardanti il lupo. Ma credo che invece l'accaduto debba essere messo a conoscenza delle persone

Una volta che i cittadini producono, a loro spese,o prove della presenza di orsi e lupi la provincia è costretta ad ammetterlo. Prima tace. Ma a volte nega anche l'evidenza, smentisce i cittadini e li tratta da bugiardi, come un perfetto potere totalitario. Nell'estate del 2015 abbiamo raccolto testimonianze sulla presenza dell'orso in Valsugana. Non solo dichiarazioni ma, in un caso, anche la fotografia dell'orso scattata da un apicoltore. Queste persone hanno dichiarato che i forestali li avevano indotti (senza successo) a tacere "per non creare allarmismo". Ma quante volte gli "invitati a tacere" hanno obbedito? Quanti casi di "incontri ravvicinati" nascosti?, quanti casi di persone colpite da shock per l'incontro con l'orso mai affiorati alla visibilità mediatica, quanti casi di orsi transitati da scuole o altri luoghi sensibili messi a tacere? Vi è sicuramente anche la complicità delle vittime che hanno mille paure ("un mio famigliare lavora in provincia, ho fido in banca, la cooperativa, il Parco mi da da lavorare, ho bisogno di un contributo, ho fatto una domanda"). Atteggiamenti di complicità che portano a gravi conseguenze, per tutta la società.

Va sottolineato come. dopo tante denunce delle iniziative dei forestali finalizzate a "mettere a tacere"  fatti poco edificanti riguardanti gli orsi e la loro gestione. non sia arrivata alcuna seria smentita, nessuna querela.


Di recente, mentre le stime ufficiali parlano di una popolazioni di orsi stabile da 3-4 anni, alcune "gole profonde" all'interno del corpo forestale (si dice anche che sono della Vallagarina) forse non troppo in sintonia con Groff e/o Masé,  avrebbero confessato che gli orsi sono saliti inopinatamente a 130. In realtà un lavoro pubblicato dagli "esperti" nel 2015  indicava una previsione per il 2017 di 60-94 orsi. Una stima che contraddice quella, resa ufficiale nel 2016, di soli 49-66 esemplari (Tosi, G., Chirichella, R., Zibordi, F., Mustoni, A., Giovannini, R., Groff, C., ... & Apollonio, M., 2015. Brown bear reintroduction in the Southern Alps: To what extent are expectations being met?. Journal for Nature Conservation, 26, 9-19).

 Che cosa è siccesso? Perché questo crollo, specie in presenza di numerose cucciolate? Forse che il clima creatosi in Trentino ha suggerito di non "allarmare" l'opinione pubblica e di "congelare" (sulla carta) l'incremento demografico?


Consigli pericolosi

L'ideologismo che caratterizza la gestione degli orsi della Pat ha conseguenze gravi ed è potenzialmente causa di rischi di morte e lesioni gravi. Torniamo al "codice di comportamento", quello da osservarsi in "caso di orso".  L'assunto che: "l'orso non attacca mai di proposito se non provocato" porta al consiglio pratico di "non fuggire e fingersi morti". Un consiglio che va bene se l'orso non parte all'attacco per ferire o uccidere. L'ideologia dice che l'orso è una creatura innocente (mentre l'uomo è una creatura malvagia) e spinge, per coerenza interna, a far credere che, se vi gettare a terra e vi fingete morti, l'orso, che agisce solo per difendersi (ma è sempre l'assunto di loro signori), desisterà. 

E’ difficile capire a priori se siamo di fronte ad un falso attacco, perciò fingere di essere morti comunque prima del contatto induce l’orso a capire che non rappresentiamo un pericolo. Quando ci distendiamo a terra mettiamo le mani sul collo o sulla faccia per proteggerci. Restiamo passivi cercando di rimanere più fermi possibile finché l’orso termina l’attacco. Prima di rialzarci, verifichiamo che l’orso non sia più nei paraggi.

"Fare il morto" è una scommessa fatta dai "signori dell'orso" sulla pelle dei malcapitati. L'orso nei casi di: Molinari, Zadra, Metlicovez ha ripetutamente cercato di attaccare, atterrare, trascinare. Non si stava difendendo, stava attaccando. Ma lui, per definizione, per assunto totalitario, "non attacca mai". Chi ascolta la Pat rischia la vita in omaggio all'ideologia ambientalista (e in vista del poco nobile scopo di non far emergere il dolo commesso e l'irresponsabilità sin qui seguita).  Se Molinari, Zadra, Matlicovez (e forse anche altri protagonisti di casi meno gravi messi a tacere),  avessero seguito le indicazioni della provincia, ovvero fossero rimasti a terra invece che difendersi con bastoni, sassi, pugni nudi. Invece che scappare gettandosi lungo ripidi pendii (per sfruttare il maggior impaccio nel procedere in discesa del plantigrado), essi non sarebbero più vivi a raccontarci la loro storia. Fortunatamente l'istinto di conservazione spinge a comportarsi diversamente, infonde una forza incredibile, spinge a trovare vie di fuga, a urlare, a bastonare l'orso. Probabilmente anche il più sfegatato adepto della Lav o dell'Enpa in quelle circostanze non ascolterebbe i precetti animalisti. A Groff e ai forestali, purtroppo, non può capitare perché loro girano armati.

Totalitarismo: il governo non mette in pratica il volere dei cittadini ma impone ai sudditi di volere cià che  che desidera  il potere

Il piano di comunicazione sull'orso della Pat chiude il cerchio del potere invisibile della lobby ambientalista. Un cerchio fatto di realtà nascoste ai sudditi, di verità distorte, di sofismi, intimazioni a tacere, neutralizzazione della verità (delegittimando preventivamente qualsiasi dissenso: "non sono esperti", "parlano per pregiudizi", "sono ignoranti e retrogradi"). C'è qundi a far girare il tutto  la macchina della propaganda (oggi si chiama "comunicazione" ma il concetto è identico). Come nei regimi totalitari la "comunicazione" fa leva con sofisticate metodologie sulle emozioni e i desideri inconsci delle persone. Ma anche con ragionamenti "buonisti", sui "valori ecologici" (un tempo c'erano la "nazione tedesca" e la "edificazione del socialismo"). Un mix efficace. Sempre.

Obiettivi del piano di comunicazione sull'orso 2016 sono:

  • creare una “cultura dell’orso” diffusa tra la popolazione trentina, in particolare tra le comunità locali;

  • far comprendere la valenza del progetto di tutela e conservazione dell’orso in Trentino;

  • rendere più diffuso l’orgoglio di appartenenza alla “terra dell’orso”;

  • incrementare la fiducia nei confronti delle amministrazioni pubbliche che curano il progetto di conservazione dell’orso;

  • aumentare le conoscenze di ordine biologico ed etologico sull’orso nei residenti e turisti;

  • aumentare le conoscenze in merito al comportamento da tenere in caso di incontro con l’orso;

  • superare la diffidenza nei confronti delle informazioni fornite dall’Amministrazione provinciale;

  • conseguire una maggiore accettazione nei confronti delle politiche di gestione adottate da parte dell’opinione pubblica.

L’attività di comunicazione dovrà essere imperniata attorno ai seguenti messaggi base:

  • l’orso è un animale ad alta valenza estetica e carico di significati simbolici,

  • l’orso è un elemento importante dell’ecosistema alpino

  • le reintroduzioni forniscono un contributo essenziale alla biodiversità,

  • la gente trentina ha una responsabilità particolare nei confronti dell’orso, che è una risorsa collettiva da conservare per le generazioni future,

  • la gente può frequentare i boschi senza paure particolari, facendo attenzione a puntuali accorgimenti.

Come si vede l'obiettivo è smaccatamente "persuasorio" e tale da convincere paternalisticamente il suddito che il governo provinciale "merita fiducia", e non la "diffidenza nei confronti delle informazioni da essa fornite", che deve accettare (passivamente e fideisticamente) le politiche di gestione. Un programma da "Grande fratello". Un po' da Corea del Nord.

Un programma di completa autoreferenzialità che non lascia spazio a dissenso, contradditorio (al massimo puoi fare una domanda negli incontri publbici), suggerimenti, segnalazione di criticità, barlumi di partecipazione. Il "Grande fratello" opera per il meglio, ha la verità in tasca e ai sudditi non resta che affidarsi ad esso come figli minorenni (o minorati).  I "messaggi di base" sono in realtà un mix di:

  • considerazioni lapalissiane (l'orso è certamente carico di valori simbolici ma sia in positivo che in negativo, il negativo, però, è rimosso);

  • assiomi non dimostrati e non dimostrabili (che l'orso rappresenti  in assoluto un "contributo essenziale alla biodiversità" è un puro dogna di fede, basti pensare a quelle malghe non più utilizzate dai greggi per la frequanza e la gravità degli attacchi dove si perderanno quelle formazioni di prateria alpina tutelate dalla stessa Direttiva Habitat);

  • falsità smentite dalla realtà quotidiana (la gente frequenta i boschi sempre più con paura, o non li frequanta più).


Il forte di Cadine

La provincia: un bunker assediato

I sofismi, le omissioni, le furbizie, la loro impavida reiterazione, contro ogni evidenza, ogni buonsenso, la stessa legalità, hanno condotto la Pat, acriticamente affidatasi alla tecnoburocrazia pro-orso (Groff, Masé)  su una strada inclinata scivolosa, in una palude dove rischia di affogare, o quantomeno di pagare caro. Forse, un giorno, saprema quali "patti di sangue" legano politici e tecnoburocrati. Intanto, oggi, dopo l'ultimo episodio, è  scoppiato un vaso di Pandora. Viene riportato sui giornali quanto si sapeva  da canali diretti ma che non era mai stato denunciato in pubblico: che Molinari, impossibilito ad esercitare il suo lavoro per le ferite infertagli dall'orsa (non riesce a tenere in mano il pennello), non ha ancora ricevuto nulla anche se ha un certificato di invalidità. Persino Maturi, ferito nel 2014, non ha ricevuto alcunché e il 19 maggio ha citato per danni la provincia che, a sua volta ha dato mandato agli avvocati di resistere in giudizio. A fronte delle misure per favorire l'"accettazione sociale" dell'orso la Patnon fa nulla per venire incontro alle vittime. Affida l'obiettivo dell'accettazione solo alla manipolazione della propaganda. La Pat è di braccio corto con invalidi e feriti dai suoi orsi mentre è stata generosa con le consulenze (il "giro dell'orso", ovvero itecnici faunistici, veterinari, guardaparco, guardie forestali trentini "addetti all'orso" in aggiunta ai loro stipendi, a suo tempo ottennero consulenze per il progetto "Life Ursus",531.489,00 €) e i beneficiati sono ancora lì a "dettare la linea": forti con i deboli, deboli con i forti. Ma questi strascichi delle passate aggressioni non sono nulla rispetto a quanto si profila nel caso di Metlicovez. L'avv. Eccher che lo tutela sta lavorando ad un esposto contro la provincia (responsabile delle lesioni subite dal suo assistito) da inoltrare alla procura. Gli elemnti sono molteplici: il mancato allarme dopo l'episodio avvenuto qualche ora prima (la ragazza gettatasi nel canalone per salvarsi d aun attacco), cartelli tranquillizzanti e contendenti informazioni fuorvianti (ufuali per tutta la zona orsi e non finalizzati a segnalare il pericolo specifico di una zona dove la Pat ammette la presenza di 6 orse), il "fermo di polizia" con successivo rilascio a piede libero di Kj2 dopo l'aggresisone a Molinari. Metlicovez, che non sa ancora se riacquisterà l'uso dlela mano, è pronto a costituirsi parte civile.   vanno ovviamente, come da copione, all'attacco anche le numerose selve animaliste (le provvidenze pubbliche previste per tali associazioni evidentemente ne stimolano la proliferazione). Enpa, Lav, Aidaa, Oida, 100%animalisti, Lac. Tutti fanno a gara per accaparrarsi visibilità e il mercato (donazioni, iscrizioni) dell'opinione pubblica animalistadelle grandi città e lanciano mail bombing, petizioni, boicottaggi anti-trentini. La Lav e l'Aidaa hanno annunciato esposti.

Conclusioni

La gestione dell'orso da parte della Pat si è avvitata in un cul de sac.  Per non smentirsi e non far cadere come un castello di carte una rete di dogmi, menzogne, sofismi, atteggiamenti autoritari, opachi, antidemocratici  la struttura tecnoburocratica non può cambiare rotta. Essa è stata sin qui "coperta" da una politica irresponsabile e opportunista che si è in qualche modo compromessa con la lobby. La scelta del rimaneri "fedeli alla linea" non è solo ostinazione ma mira anche da parte di dirigenti e funzionari  a non fare emergere le proprie responsabilità, anche di tipo penale.

Queste scelte "continuiste"  comportano la sistematica sottovalutazione del rischio e la reale esposizione al pericolo dei cittadini. Si mettono a repentaglio valori tutelati dalla costituzione (beni, integrità fisica e mentale, la vita stessa dei cittadini) per difendere non tanto gli orsi quanto sé stessi e i propri assunti ideologici. Non se ne esce se non con l'iniziativa democratica vigorosa, sia da parte dei cittadini che delle forze politiche di opposizione.





 

 

counter customizable
View My Stats

 Creazione/Webmaster Michele Corti