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Il
pastoralismo alpino: verso un embrione di organizzazione
L'associazione Festival del pastoralismo di Bergamo,
dopo sei edizioni del Festival (iniziato nel 2014) e altre iniziative
che la coinvolgono in progetti culturali (ma anche di supporto al
settore), ha deciso di allargare il proprio
ambito di attività oltre i confini dell'iniziativa culturale e quello
territoriale oltre le Orobie e la stessa montagna alpina
lombarda
di
Michele Corti
presidente associazione
Pastoralismo alpino
(27.01.20) Il
rinnovo dell'associazione (nel nome e nell'ambito operativo) avvenuto a
cavallo tra il vecchio e nuovo anno è il
frutto della consapevolezza, maturata dopo sei edizioni del Festival e
l'impegno in non poche iniziative, che l'esperienza dell'associazione
si fosse consolidata
abbastanza da poter prevedere un impegno su nuovi fronti e un
allargamento del suo
raggio territoriale di azione. Così si è approfittato
dell'adeguamento statutario previsto per le
associazioni che intendono inquadrasi
quali "Enti del terzo settore" dal decreto
legislativo 117 del 2017 . In realtà questo adeguamento ha assunto
aspetti paradossali.
Le associazioni
nel guado e nell'incertezza (specie quelle che non hanno fatto in tempo a inserisrsi nei vecchi registri)
Prima
di entrare nel vivo vale la pena (interessa a tutti coloro che sono
impegnati nel mondo dell'associazionismo) richiamare qualcosa su quello
che è stato pomposamente definito come "codice del terzo settore" e sul
suo iter lungi dall'essere completato con tutti gli strumenti di
attuazione. Sono necessari, non è una barzelletta 41 (quarantuno)
decreti attuativi. Esso ha imposto alle associazioni di adeguarsi al
nuovo inquadramento senza che si sappia ancora cosa esso comporti. In
particolare, il Registro unico del
terzo settore non esiste ancora (sono state incaricate da tempo le Camere
di Commercio). Le
associazioni però hanno dovuto adeguarsi "a priori". Forse il Rots
verrà attivato nel
2020, forse; intanto non è possibile fruire dei benefici fiscali
previsti dal
codice e utilizzare la locuzione Ente del terzo settore. Come tante
associazioni ci siamo adeguati a quanto previsto per le Associazioni di
promozione sociale, aggiungendo questa locuzione alla
denominazione. Inserita nello statuto, registrato lo statuto, non è
possibile utilizzarla. Il logo che la nostra assemblea ha approvato
(vedi sopra) è inutilizzabile, ovvero deve essere "censurata" la dicitura APS, associazione di promozione sociale,
che, ripeto, per adeguamento statutario vincolante "fa parte integrale
della denominazione", ma che ora e non si sa sino a quando, va
nascosto. Un grazie alla politica e alla burocrazia.
La domanda di iscrizione al registro del
volontariato presso Regione Lombardia (inoltrata nel 2018) è
bloccata (anche per lentezze burocratiche oltre che a incertezza
normativa) e quella per il nuovo registro non si sa quando si potrà
inoltrare. Chi era da tempo riconosciuto può operare, chi è incappato
nella "riforma" è bloccato.
La
seconda fase
del progetto "ragazzi in alpeggio"
Le considerazioni che precedono non sono di
circostanza perché senza essere riconosciuti come ente di volontariato
non possiamo attivare quelle iniziative che ci stanno a cuore a
vantaggio delle aziende di montagna e dei ragazzi che vogliono farsi
un'esperienza. In concreto si tratta della "fase due" del progetto
"ragazzi in alpeggio" avviato con la bacheca "Cerco/offro lavoro in
alpeggio" e sviluppato qui sul sito Ruralpini.it (vai alla bacheca).
Esso mira a inquadrare in modo formale, all'interno delle attività di
"promozione sociale" dell'associazione la presenza dei giovani nelel
aziende e ad avviare iniziative per preparare chi non ha esperienze
pregresse ad affrontare l'esperienza del lavoro in alpeggio. Le
finalità dell'associazione sono rimaste quelle originali (del 2014).
Non è cambiata una virgola. Insieme a obiettivi di conoscenza,
divulgazione, conservazione di espressioni culturali legate al mondo
agropastorale alpino c'era già (punto 2) la conservazione e la
valorizzazione dei patrimoni materiali e immateriali
dell'agropastoralismo alpino: edifici rurali, prodotti tradizionali,
razze autoctone.
1) la diffusione della conoscenza dei sistemi
pastorali della montagna e della consapevolezza del loro valore
storico, ecologico, culturale, agroalimentare, economico, turistico;
2) la conservazione e la valorizzazione dei
connessi patrimoni materiali e immateriali di saperi, razze autoctone,
prodotti e preparazioni agroalimentari;
3) lo studio e il recupero delle tradizioni e
delle variegate espressioni culturali e rituali legate alla cultura
agropastorale;
Rispetto agli ambiti di attività il già citato
"codice del terzo settore" impone di precisare quali un'associazione
intenda svolgere. va
subito osservato che per le associazioni come la nostra, che si muovono
tra l'ambito culturale e quello agricolo ma con chiare finalità
sociali, nell'elenco lunghissimo delle
attività previste non si trova nulla di calzante (mentre per altri
ambiti ci sembra che si sono definite situazioni quasi "su misura" per
certe associazioni). Così abbiamo dovuto restare sulle generali. Oltre
ad attività specifiche, come quelle culturali ed editoriali che stiamo
già sviluppando il primo campo di attività che prevede "promozione e
diffusione della cultura e della pratica del volontariato e attività di
interesse generale" lascia ampio spazio a... tutto. Peccato che non sia
prevista un'articolazione delle attività di volontariato in ambito
agricolo, che sia prevista l'attività di valorizzazione del patrimonio
culturale e del paesaggio (cosa che abbiamo inserito) e non quella,
nello specifico, di tutela e valorizzazione di razze autoctone e
varietà di piante coltivate (che comunque rientrano in un paesaggio non
concepito come pura estetica e come "morto"). Queste le attività in cui
ci siamo "incasellati".
- organizzazione
e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse
sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione
della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di
interesse generale
- educazione,
istruzione e formazione professionale, ai sensi della legge 28 marzo
2003, n. 53, e successive modificazioni, nonché le attività culturali
di interesse sociale con finalità educativa;
- organizzazione
e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o
religioso;
- interventi
di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio, ai
sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive
modificazioni.
Cosa ci prefiggiamo in
concreto
Il "codice" lascia libertà di specificare
le attività specifiche che si intendono perseguire.
Rispetto allo statuto precedente ne abbiamo aggiunte alcune finalizzate
ad un ruolo che va oltre la promozione culturale. Intanto è stata
meglio precisato un ruolo attivo nella conservazione del patrimonio
culturale (già indicata nel precedente statuto rispetto a componenti
specifiche dello stesso. Quindi si sono previste iniziative che, sempre
in assenza di scopo di lucro, prefigurano interventi che toccano anche
il piano economico. Il senso di questi ultimi - è bene specificarlo - è
attività come l'aggregazione dei produttori, le politiche di qualità
(marchi), la promozione dei prodotti, se applicate al mondo
agropastorale alpino, ai piccoli produttori, alle razze in via di
estinzione, a un prodotto come la lana che il mercato globale condanna
a "valore negativo", hanno un valore sociale, di interesse generale.
La lana come caso limite
Proprio sul tema della lana, la cui
valorizzazione oggi sconta, almeno nel Nord Italia, la chiusura
dell'impianto di Gandino, in val Seriana che rappresentava il
principale punto di riferimento delle "lane nostrane" (non solo del
Nord), la nostra associazione aveva aderito due anni fa al progetto di
una cooperativa che potesse garantire la continuità della produzione.
La dimostrazione che la volontà di "sporcarsi le mani" era già
presente. Il senso è chiaro: non si può celebrare la transumanza, le
tradizioni pastorali e lasciare che muoiano senza far nulla. Specie
quando si è certi che dal punto di vista ecologico il pastoralismo è il
futuro non il passato (semmai rappresentato dalle esagerazioni
industrialiste della zootecnia intensiva). La cultura pastorale, se la
si apprezza, non ammette un approccio nostalgico e antiquario. Non si
può apprezzarla e lasciare che i pastori soccombano alle difficoltà che
rendono problematica la perpetuazione delle loro pratiche (predazione
senza possibilità di difesa, mercato globale, burocrazia, un certo
ambientalismo malinteso).
Chi si occupa di agropastoralismo, chi ne apprezza i valori non può
pensare che i pastori da soli o con l'aiuto di chissà chi possano far
fronte ai problemi che devono fronteggiare.
Chi apprezza il "fiume che cammina", la
transumanza, il paesaggio degli alpeggi, i prodotti dei pascoli non può
restare inerte.
Un ruolo che
unisce attività culturale e impegno nelle filiere
Sulla base dei caratteri particolari del
pastoralismo alpino, dello scompenso tra il suo valore di patrimonio
culturale, di fattore di cura e mantenimento del paesaggio (e,
indirettamente, di prevenzione di calamità naturali) non è fuori luogo
che un'ente del terzo settore, un'associazione culturale,
un'associazione di promozione sociale, costituita da volontari
intervenga in modo attivo a sostegno delle filiere agropastorali. Con
il nuovo statuto intende farlo per esempio al punto 7) dove la
valorizzazione dei prodotti dell'agropastoralismo alpino è perseguita
anche attraverso attestazioni
di qualità e l’istituzione di organismi di tutela e di aggregazione dei
produttori; al punto 8 dove si prefigge la conservazione, la valorizzazione delle
razze e popolazioni di
animali domestici espressione dei tradizionali sistemi pastorali e di
transumanza; al punto 9) in cui ci si
propone di operare a favore dell'ambito tanto trascurato della cultura
cinofila pastorale; al punto 14) dove stata inserita anche
un'attività di "lobby", di rappresentanza di interessi per un settore
che è penalizzato da dispersione e mancanza di voce in capitolo
(interlocuzione con le amministrazioni pubbliche al fine di
rappresentare situazioni di difficoltà dei sistemi pastorali
individuando possibili soluzioni che tengano conto delle esigenze degli
attori del pastoralismo).
Il ventaglio delle attività possibili è elencato
di seguito. Sono tante e nessuno si illude di poter agire su tutti
questi fronti ma in uno statuto è melius abundare. Quello che è
previsto puoi non farlo se non riesci ma se vuoi farlo e non è previsto
potresti avere difficoltà (un ente non può sostenere un'associazione su
iniziative che esulano dalle attività previste dallo statuto).
Un'aspetto importante è la possibilità di allargare l'operatività
dell'associazione con l'apporto di persone e gruppi che si riconoscono
in determinate finalità. Se esse non comportano dispersione di emergie
e perdita di vista della mission questa pluralità di interessi
rappresenta un elemento di ricchezza.
- curare
l’organizzazione di eventi pubblici ricorrenti e in primo luogo il
Festival del pastoralismo di Bergamo;
- partecipare
ad altri eventi in sintonia con le finalità sociali;
- promuovere
lo scambio di esperienze tra soggetti impegnati nel recupero di
tradizioni e rituali espressione della civiltà agropastorale;
- organizzare
corsi aperti a tutti gli interessati finalizzati alla conservazione,
diffusione e valorizzazione di saperi artigianali con particolare
riguardo alla realizzazione e all’utilizzo di strumenti musicali della
tradizione pastorale e di manufatti legati alla pratica alpicolturale;
- svolgere
attività didattiche rivolte a scuole, giovani e adulti; organizzare
incontri, mostre, convegni, tavole rotonde, spettacoli, concerti,
sagre, eventi e manifestazioni, in particolare con animali, a carattere
rievocativo, educativo, promozionale;
- adoperarsi
per la documentazione e conservazione dei beni materiali e immateriali
della civiltà agro-pastorale, cooperando con enti e istituzioni del
territorio;
- promuovere
le produzioni artigianali espressione di conoscenze tradizionali legate
alla trasformazione casearia, alla lavorazione delle carni, alla
lavorazione della lana, espressione delle filiere del pastoralismo,
anche attraverso attestazioni di qualità e l’istituzione di organismi
di tutela e di aggregazione dei produttori;
- promuovere
iniziative per la conoscenza, la conservazione, la valorizzazione delle
razze e popolazioni di animali domestici espressione dei tradizionali
sistemi pastorali e di transumanza;
- promuovere
le attività cinofìle finalizzate alla conservazione, miglioramento,
valorizzazione delle razze di cani pastore;
- organizzare
attività aperte a tutti gli interessati di degustazione e di educazione
al gusto e ogni altra iniziativa volta alla diffusione della cultura
gastronomica;
- organizzare
attività aperte a tutti gli interessati di carattere turistico ed
escursionistico; promuovere la formazione di gruppi di lavoro e di
studio, di gruppi di musica, danza e spettacolo;
- acquisire,
ai fini del loro recupero, restauro, conservazione, studio e
divulgazione – attraverso donazioni e acquisto – singoli beni
espressione del patrimonio culturale pastorale;
- promuove
la ricostruzione storica e la rivitalizzazione degli elementi del
patrimonio di saperi tradizionali e culturali attingendo da fonti
documentali, orali, iconografiche e da ogni altra possibile fonte;
- promuovere
iniziative di studio, divulgazione, comunicazione, interlocuzione con
le amministrazioni pubbliche al fine di rappresentare situazioni di
difficoltà dei sistemi pastorali individuando possibili soluzioni che
tengano conto delle esigenze degli attori del pastoralismo.
- promuovere
e attuare iniziative di studio, realizzazione di prodotti editoriali e
iniziative di comunicazione;
- istituire
premi e borse di studio;
A
dimostrazione dell'impegno dell'associazione basti rilevare che essa è
attualmente impegnata nel progetto Cariplo "Natura vagante" e in quello
"Carnevali arcaici" (Regione Lombardia, Cultura). Sta inoltre
appoggiando il progetto PAN-PRAT in alta val Seriana per l'introduzione
di razze di pecore da latte (a sinistra il piccolo gregge pilota
iniziale nei "quartieri d'inverno" a bassa quota). Ad Ardesio il
prossimo 9 febbraio, nell'ambito di questo progetto verrà allestita una
Mostra di pecore da latte nell'ambito della Fiera delle capre.
Lo statuto integrale dello statuto è al sito Festivalpastoralismo.org (vai
allo statuto)
Una novità importante
Avendo
posto come oggetto dell'attività sociale il pastoralismo alpino,
l'associazione che per ora si inquadra (quando sarà attivato il
registro degli enti del terzo settore) nell'ambito della Regione
Lombardia è orientata ad allargare la sua sfera di azione anche ad
altre regioni alpine. Un fatto "vocazionale". Non a caso l'origine del Festival del pastoralismo di Bergamo va ricondotta a.... Cuneo, ovvero all'evento Terre d'alpe
svoltosi a Cuneo nel 2013 (al quale ci fu una significativa presenza
lombarda anche con le produzioni casearie d'alpeggio). Per qualche anno
il logo del Festival continuò a mantenere anche la dicitura "Terre
d'Alpe". L'idea era quella di creare un circuito di città della
transumanza e dell'alpeggio (un po' come le "città del vino), con
eventi ricorrenti o a rotazione nelle diverse località ai piedi delle
Alpi. Oggi con il riconoscimento Unesco della Transumanza e con il
riannodarsi di contatti tra le diverse realtà regionali (come
dimostrano le collaborazioni da Cuneo e dal Trentino su Ruralpini.it),
quell'idea può essere ripresa, anche uscendo dal pure importante
aspetto culturale, gastronomico, rievocativo con il fine di tutelare,
valorizzare, rappresentare la realtà del'agropastoralismo alpino.
Per ora lo statuto di "Pastoralismo alpino" prevede, previa richiesta
da parte di un congruo numero di soci, l'istituzione di "sezioni
territoriali" (che possono formarsi sia in Lombardia che fuori).
Un apposito regolamento definirà la natura di queste sezioni. Una
possibilità è che associazioni già esistenti operanti su un piano
locale con finalità simili (anche con obiettivi più specifici) possano
federarsi o diventare sezioni autonome del Pastoralismo alpino. Quello
che conta è che si siano gettate le basi di un primo embrione di
un'organizzazione sovraregionale a tutela e rappresentanza del
pastoralismo alpino, un organismo di azione, iniziativa, progettazione
e non solo un ambito di scambio di idee, di studio secondo un modello
già collaudato ma non più adeguato ai tempi.
Per informazioni: festivalpastoralismo@gmail.com
Per iscriversi
(l'associazione è aperta a tutti coloro che ne condividono le finalità
) la quota di adesione annuale = 15 € è può
essere versata online o mediante bonifico bancario (vai
a vedere come)
Due
incontri su temi di attualità ecologica ed economica e due libri di
carattere storico (pubblicati quest'anno) nel week end finale del
Festival del pastoralismo di Bergamo. A testimonianza di un interesse
in crescita e della volontà del Festival - come indicano gli eventi di
queste settimane - di unire sempre più piano della cultura e
dell'azione propositiva. leggi
tutto
Nella
foto: le nevicate dello scorso novembre hanno spinto greggi di pecore e
capre a scendere a valle.
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