La
mostra sarà aperta dal 26
ottobre (inaugurazione ore 18) al 17 novembre, con orario 10.00 - 19.00, al Sabato,
alla Domenica e nei giorni festivi (festività dei Santi)
INFO: festivalpastoralismo@gmail.com
whatsapp: 3282162812
Perché
la pecora bergamasca è diventata la più importante e diffusa sulle
Alpi?
Le
pecore alpine si mungono?
Perché
in un gregge non manca mai la pecora nera?
La
mostra risponde a queste e ad altre domande e racconta fatti e
curiosità poco conosciuti sul mondo della "pecora alpina"
La
pecora Bergamasca rappresenta il prototipo delle pecore di tipo alpino.
Non solo è oggi la più diffusa, ma è anche quella che ha
influenzato maggiormente nei secoli le altre popolazioni ovine alpine
tanto da renderle ad essa sempre più simili. Un'influenza che si
è esercitata non solo in Italia ma anche in Austria, Svizzera, Baviera,
Slovenia.
La
mostra illustra la realtà attuale delle pecore alpine che è il
risultato della sovrapposizione (a partire da almeno 2 mila anni) a
tipi "primitivi" delle razze alpine "moderne" del tipo Bergamasca.
Quest'ultimo si caratterizza per il colore bianco della lana, la grande
taglia, le prendi orecchie pendule, l'assenza di corna anche nella
femmina, il profilo della testa (della regione fronto-nasale per la
precisione) convesso ("montonino") anche nella femmina. Tutto
all'opposto le pecore "primitive" alpine: piccole, con il vello
colorato (nero, bruno, grigio, marrone), munite di corna (anche la
femmina). La pecora Bergamasca (e le altre simili e derivate)
partorisce tutto l'anno, quelle "primitive" solo in primavera.
La
pecora delle rocce: profilo fronto-nasale diritto, orecchie piccole e
portate orizzontali verso l'esterno, lana pigmentata
Oggi
sopravvivono (in parte oggetto di "recupero" e "ricostruzione") piccole
razze di tipo "primitivo". Oltre al tipo alpino "moderno" (Bergamasca)
e a quello "primitivo), troviamo agli estremi dell'Arco alpino altri
tipi: a Ovest il gruppo ligure-piemontese della Brigasca (foto sotto) -
Frabosana e Delle Langhe (quest'ultima razza collinare non alpina), a
Est la Carsolina (una razza balcanica portata da popolazioni valacche
che si insediarono nella parte più aspra e montagnosa dell'Istria).
Brigasca
Per
completare il panorama etnico ovino alpino va detto che alcune razze
sono state influenzate dalla Padovana, razza di pianura estinta che era
caratterizzata dall'ottima qualità della lana. Le pecore merinizzate,
la merino è la pecora più diffusa al mondo per via della lana
finissima, sono presenti sulle Alpi meridionali sono in Canton Ticino
(razza bianca alpina). Molto diffuso sul versante Ovest (in Francia) il
merino d'Arles che ha lasciato qualche traccia in razze piemontesi (la
Sambucana) .
La
trasumanza all'origine delle razze alpine
La
Bergamasca si è imposta su tutto o quasi l'Arco alpino attraverso la
transumanza e l'alpeggio. Svernando nelle pianure piemontesi, lombarde,
emiliane i pastori bergamasco-camuni hanno gradualmente diffuso i
caratteri della Bergamasca presso altre popolazioni. Essi si recavano
per l'alpeggio sulle Alpi piemontesi, svizzere e trentine. I pastori
transumanti lombardi provenivano da un ampio bacino di transumanza con
centri in val Seriana, val Borlezza, val Camonica. Con la transumanza a
lungo raggio avviata nel XII-XIII secolo essi fusero le loro pecore in
un tipo con abbondante produzione di lana, alto forte e robusto, adatto
per la transumanza e per le condizioni della montagna alpina.
Spiegano l'assurgere della Bergamasca a principale razza alpina, la
posizione centrale della Lombardia e la frammentazione degli altri
centri di transumanza spiega, insieme alle sue caratteristiche: è la
più grande (era chiamata "Gigante di Bergamo") e quella che produceva
più lana (il "vecchio tipo" di Bergamasca, con il vello esteso sul
ventre sula fronte e sulle zampe produceva 7 kg nelle due tose).
La
Biellese è la razza più vicina alla Bergamasca (tanto da considerarle
due varianti della medesima entità) ma anche la tirolese Bergschaft
(foto sotto) è quasi altrettanto simile (a partire dalla mole).
Ha la "frangetta" ma quello era anche un carattere della bergamasca
sino a pochi decenni orsono. Altre razze mantengono delle differenze in
caratteri esteriori e sono un po' più piccole ma manifestano anch'esse
una notevole somiglianza.
Tiroler
Bergschaft
Tingola
La
pecora: lana, latte, carne oggi tornano ad essere valorizzati
come prodotti tipici pregiati
L'uso
e il valore della lana spiega in larga misura la storia degli ovini
alpini: la grande ascesa della transumanza nel basso medioevo e la sua
crisi in età moderna. Con il declino dell'industria della lana e
l'aumento dell'impiego delle lane estere, le genti alpine, dove le
condizioni lo consentivano, si dedicarono maggiormente all'allevamento
bovino da latte (dal Cinquecento in avanti). Contemporaneamente gli
spazi in pianura per lo svernamento delle pecore si andavano
restringendo per la contrazione delle superfici incolte e
l'intensificazione delle coltivazioni. Nel Settecento i privilegi che
possedevano i pastori della montagna veneta, cui erano concesse ampie
superfici con diritto di pascolo in pianura, furono aboliti dalla
Repubblica Veneta e i pastori dell'altipiano dei Sette Comuni (Asiago)
dovettero dedicarsi ad allevare le vacche da latte. Il formaggio Asiago
da pecorino divenne vaccino. Nella Bresciana il famoso formaggio
Bagoss, già nel Cinquecento era diventato un formaggio quasi del tutto
vaccino (qualche malghese aggiungeva ancora un po' di latte di pecora).
I formaggi di pecora non scomparsi dall'Arco alpino. Ancora
nell'Ottocento anche nelle valli bergamasche si producevano formaggi
ovini e misti (erano note le "Bernarde"). La tradizione della
produzione e lavorazione del latte ovino non è mai cassata nelle valli
di Cuneo e di Torino (dove anche la Bergamasca-Biellese è munta) e in
Friuli Venezia Giulia.
Biellesi
munte in provincia di Torino
Parallelamente
al recupero di tradizioni di trasformazione del latte delle pecore
alpine, è in fase di rilancio la lavorazione artigianale della lana. In
Tirolo la tradizione dei prodotti di feltro, e di lana cotta non è mai
venuta meno. Ma oggi anche altre razze, dalla Sambucana
piemontese, alla Rosset valdostana alle stesse razze lombarde
(Bergamasca e Brianzola), alla veronese Brogna, è tutto un fiorire di
iniziative di valorizzazione delle lane "nostrane".
Anche
le pecore nere (o marroni) che l'industria laniera (per l'esigenza di
avere una lana uniformemente bianca suscettibile di essere tinta con
ogni colore) aveva "marginalizzato", sono tornate in auge per produrre
lane colorate "all'origine", ovvero nel modo più naturale che stanno
incontrando successo sul mercato tedesco . Vedi la Braunes Bergschaft
tirolese, analoga alla Tiroler Bergschaft (foto sotto).
Si
stanno riscoprendo anche lavorazioni tradizionali della carne che,
insieme a prodotti innovativi, segnano l'affacciarsi nella gastronomia
tipica di alto livello delle carni delle razze alpine autoctone. Buon
successo ha avuto la certificazione dell'agnello pesante di razza
Sambucana mentre con la carne della Bergamasca i norcini non solo
stanno riproponendo la classica bergna (carne essiccata dei
pastori), ma si stanno sbizzarrendo con varie preparazioni.
Non
sono pochi gli elementi di interesse intorno alle pecore alpine e la
mostra mira a metterli in luce, a suscitare attenzione per questa
realtà, a raccontare aspetti quasi sconosciuti.
vedi
il programma completo del Festival del pastoralismo di Bergamo 2019