Condividi
Popolo
alpino ... a rischio estinzione
Le
"piccole" cose che stanno uccidendo la montagna (nessuno potrà dire:
"non sapevo, non ce l'aveva detto nessuno")
Un
insieme di scelte deliberate, l'indifferenza, gli automatismi
burocratici, l'applicazione ottusa di regole pensate per la prevalente
realtà urbano-industriale, stanno uccidendo la montagna. Non più
lentamente, velocemente. Forse in modo radicale, epocale. Si sta
tornando indietro di 1500 anni (forse di più).
Andrea
Aimar, un
giovane di 25 anni dell'alta val Maira - in provincia di Cuneo-, torna
sul
tema del futuro della montagna. Se, per gli anziani, riflettere su
questo
è motivo di rimpianto e di malinconia o, al massimi, di sordo rancore
contro non si sa bene chi, un giovane o fugge o si ribella. In ogni
caso vuole capire chi gli sta rubando la possibilità di un futuro dove
è nato e vorrebbe restare. Ribellione in che forme?
Non lo sappiamo ancora, però dal Veneto al Piemonte non si odono più
solo le voci di rassegnazione, la lamentosità che viene sempre
rinfacciata ai "villici", agli "agricoli". Si moltiplicano le voci che
denunciano come
la "morte della montagna" sia voluta, perseguita consapevolmente. Ancora isolate ma se si unissero in coro... E chi asseconda l'andazzo è colpevole e deve sapere che non resterà anonimo, nascosto tra i cespugli del "sistema".
Non
si accettano più come "calamità naturali" i processi di sempre più
marcato controllo del territorio da parte di poteri esterni ("le
convenzioni internazionali", "gli ambientalisti", la "commissione
europea"). Ci si rende conto che il processo di esautorazione, di
espropriazione, iniziato con la modernità e lo "stato nazionale"-
con la
sua burocrazia ancora "artigianale" - oggi sta arrivando a
compimento. Ma non sarà come far bollire la rana a fuoco lento,
addormentandola nell'acqua tiepida, che gradualmente va a ebollizione e
lessa la vittima. No. Oggi gli interessi che perseguono la morte della
montagna (e non solo della montagna, di tutte le comunità che voglio
continuare a vivere con un minimo di autonomia e mantenendo i propri
valori e tradizioni), sono costretti a metterci la faccia. Pochi giorni
fa gli
ambientalisti saliti dalla città hanno marciato sulla Lessinia (Vr) in
settemila per dire no a quanto deciso (la perimetrazione di un parco
inutile come tanti altri) da un Consiglio regionale democraticamente
eletto da (potenzialmente) TUTTI, una decisione sostenuta dalla
stragrande maggioranza della popolazione locale.
Hanno contestato propalando miserabili bugie (quasi Attila fosse alle
porte, i boschi rasi al suolo, le montagne cementificate (tipo piastra
Expo dell'ambientalista Sala), hanno creato un clima di odio tale che al mercato a Verona i contadini della Lessinia sono stati insultati quali "parcocidi".
I
parchi e i lupi - con quale accanimento e livore li difendono! - sono la punta di diamante, gli aspetti più evidenti e
aggressivi della volntà di pulizia etnica della montagna. Ma non sono
quelli decisivi, sono la goccia che fa traboccare il vaso e apre le porte alla soluzione finale.
Andrea individua
alcune "piccole cose" che, messe insieme (e unite a tante altre)
rappresentano altrettante micidiali pugnalate: un quadro normativo e
fiscale che condanna i pastori a smaltire la lana come rifiuto
speciale con pesanti costi (o rischio sanzioni), le truffe legalizzate
(dalle norme europee) sui pascoli che penalizzano margari e pastori a
volte privandoli delle montagne, gli adempimenti che ammazzano il
piccolo commercio valligiano (già massacrato dalla politica di
concessioni a go go per la GDO al piano), i divieti di... transumanza,
le fatture elettroniche. E poi Andrea tocca un tasto
decisivo: si chiudono i servizi, per risparmiare si dice, ma girano ancora un sacco di
soldi "per la montagna" che vanno spesi "come vuole Bruxelles" che alimentano, per l'appunto, "giri" che non
toccano terra in montagna, che alimentano tutt'altro di quello che ci
vuole per tenere le famiglie in montagna e curare il territorio.
Gente
di montagna,
popolo
alpino...
di Andrea Aimar
(29.01.20)
Sono belle le montagne viste come un'oasi di benessere, dove regna la
tranquillità in una natura incontaminata, con paesaggi stupendi in ogni
stagione, fatti di sentieri, flora, fauna, laghi e cascate, rifugi e
bivacchi, creste e vette maestose. Ma poi c'è la montagna, a volte poco
considerata, che va' oltre all'estetica, agli scenari e panorami da
togliere il fiato. Quella montagna tenuta in vita da gente che su quei
pendii ci abita, ci lavora e si prende cura tutti i giorni,
silenziosamente, di quell'immenso territorio, con un legame particolare
chiamato "attaccamento", sinergia unica tra l'uomo, e la "propria"
terra.
Negli ultimi decenni si è fatta un'importante rivalutazione del
paesaggio montano dove intere borgate sono state recuperate
onorevolmente, come in provincia di Cuneo le frazioni di Chiappera in
alta val Maira, Chianale in val Varaita, Campofei e Valliera in val
Grana ed Ostana in val Po. Ma contemporaneamente molti più borghi sono
stati lentamente abbandonati, lasciando alla vista un rilevante
patrimonio architettonico, disabitato per la maggior parte dell'anno.
Se da un lato ci sono state innumerevoli riconsiderazioni sulla pulizia
di molti sentieri, decine e decine di prati un tempo falciati sono
diventati una foresta impenetrabile.
Non basta proclamare la transumanza "Patrimonio dell' UNESCO" se poi
molti alpeggi vengono assegnati per i contributi, a gente che in
montagna non investe neppure un centesimo, indebolendo maggiormente i
piccoli pastori e gli allevatori locali. È ridicolo, ed inquietante,
come la lana non sia considerata prodotto agricolo, con un'IVA al 22%,
mentre i tartufi solamente al 4%! Non solo non si trova più a venderla,
ma bisogna pagare lo smaltimento perché considerata rifiuto speciale.
|
|
|
|
Alcune foto di Luca Degiovanni, 27 anni, uno degli
ultimi pastori della valle Maira
Oggi, più che mai, ciò che tiene attivi i pastori
è la passione per il
proprio lavoro. Salvare la transumanza? O salvare i pastori ed il loro
mestiere? C'è differenza... Perché i pastori sono in un
numero così
irrilevante rispetto ai margari? Perché la nostra
Regione Piemonte
vuole tutelare maggiormente la razza bovina? Logicamente molto diffusa
nella pianura... Cercano di resistere, invece, i
piccoli Consorzi locali, come quello dell'
"Escaroun", in alta valle Stura, alla tutela
e valorizzazione della pecora Sambucana. A loro sì che andrebbe
affiancata un energico e mirato sistema da parte della politica!
Finché
in paesi di fondo valle avremo la Conad aperta 24h e nelle valli la
guardia medica dalle 17 alle 19, dove andremo a finire? Non basta
divulgare slogan "comprate in valle" se poi agli ultimi esercenti
rimasti dei borghi viene imposta la fatturazione elettronica,
penalizzando ulteriormente il settore con spese e disagi. Poco tempo fa
in Valle Maira c'è stato un controllo della Guardia di Finanza a
diverse attività. Sarebbero ben altre le persone da ispezionare, che
non quei montanari che ogni mattina alzano la serranda del proprio
negozietto ai 1200 metri, cercando con tutto l'impegno possibile di
tenere aperta una piccola attività, cuore pulsante di molti paesini di
montagna! Finché si continuerà a investire patrimoni alla tutela dei
dialetti, come l'Occitano, senza rendersi conto che ora come ora, in
interi comuni praticamente più nessun bambino è in grado di parlarlo
(che è diverso dal semplice capirlo), a cosa sono serviti tutti questi
milioni negli ultimi 20 anni?
C'è diversità dall'abitare in
montagna, all'essere montanari. È
vergognoso come la montagna sia, a volte, un grande giro di soldi
dietro le quinte. Discorso che non si vuole accennare ovviamente. È
ormai consuetudine prediligere le favole, dove tutto è bene e pochi
possono interferire.
Ci sarebbero ancora parecchi fondi a disposizione dei montanari, ma
dall'alto vengono gestiti in malo modo?
Finché si continuerà a guardare la montagna come una fotografia
panoramica mettendo in risalto spesso il contenitore e poche volte il
contenuto, quale avvenire per la gente di montagna, popolo alpino?
Andrea Aimar con i
suoi intagli
Immagini
della val Maira
|
|
MONTAGNA
AMARA ... MA CHE NON MUORE IN SILENZIO PER NON DAR FASTIDIO AGLI
IPOCRITI CHE LA UCCIDONO
Schiacciati tra lupi e registratori di cassa
"Ormai
è peggio di una dittatura, vogliono far chiudere tutte le piccole
aziende agricole di montagna". Così conclude questo nuovo intervento
Anna Arneodo. Il suo grido di dolore è circostanziato. In altre
occasioni ha indicato il lupo come uno degli "strumenti" con i quali si
vuole attuare la pulizia etnica della montagna. Ora indica nella
burocratizzazione, nelle tante voci di costo imposte per legge
(pesantissime per le piccole aziende), nell'adozione di modalità
informatiche (che penalizza la montagna mal connessa) altrettante "armi
di distruzione". leggi tutto
- Rinaturalizzazione
o spopolamento della montagna?
- (07.01.20)
Dal punto di osservazione della sua valle Imagna, un territorio di
montagna intensamente antropizzato, Antonio Carminati affronta, con un
secondo intervento, il problema della politica di spopolamento della
montagna. Una politica cammuffata con l'ipocrisia pseudoecologica del
"rewilding" e gabellata come riparazione della natura e risanamento
dell'ambiente. Ai fautori di queste politiche non si deve consentire di
operare la pulizia etnica della montagna contrabbandandola come
operazione ecobuonista. Vanno costretti a gettare la maschera.
(21.12.19) Il dibattito tra montanari sul futuro della
montagna entra nel vivo. Rispondendo ad Andrea Aimar (val Maira, CN) ,
Carminati dalla valle Imagna bergamasca, mette l'accento sui
processi culturali oltre che su quelli socio-economici. Vero che
la montagna è colonizzata , che le normative la penalizzano, che è
priva di rappresentanza politica, ma il problema è anche
l'autocolonizzazione, l'esodo culturale che - altrettanto negativo
dello spopolamento demografico - rende i montanari estranei alla
montagna pur continuando a risiedervi, ma senza più legami concreti
e simbolici con il territorio, con la memoria della comunità
Transumanza
amara
(18.12.19)«Sulle strade
statali, dell’ANAS, con le bestie non puoi più passare!». Ma la
transumanza, patrimonio dell’UNESCO, dove passa? Su Google, sul
cellulare, sullo smartphone? La transumanza che piace corre con
bellissime immagini sui media, non puzza, non sporca, non porta con sé
fatica, sudore, sofferenza, stanchezza. Quale transumanza vogliamo
allora celebrare e sostenere con il riconoscimento Unesco? Una domanda
che merita risposte franche
(13.12.19) Essere consapevoli dei termini di un problema
rappresenta già un primo passo per una possibile
soluzione. Nella lettera che riportiamo, Andrea, un
giovane di una valle della provincia di Cuneo, sostiene che - al di là
dei proclami - la politica (Roma e Bruxelles) vuole lo spopolamento
della montagna. Porsi rispetto alla politica senza illusioni, con
realismo, significa poter elaborare strategie adeguate a contrastare
certi disegni. Quantomeno provarci, in un quadro di scenari aperti che
concede anche qualche chances.
L'ambigua
cultura del bosco
(30.03.19) L'ideologia del bosco ha
radici plurime che si richiamano a una... selva di simboli. Essa è
capace di richiamare valori che si collocano agli antipodi: libertà e
autoritarismo, peccato e innocenza, razionalità e irrazionalismo,
individualismo e statalismo. Come tutte le suggestioni
ambigue anche il richiamo apparentemente innocente all'amore per il
bosco è capace di suscitare un consenso manipolato. leggi
tutto
Borgata
alpina in vendita in blocco per quattro soldi in val Grana
(04.02.19) Le amare considerazioni di Anna Arneodo di Coumboscuro
che conosce e ama le borgate della sua valle. leggi
tutto
Idolatria
boschiva
(24.03.19) La superficie forestale
ha superato nel 2018
quella agricola, rappresenta il 40% del territorio nazionale
contro l'11% del 1950. L'Italia à dunque un paese ricco di
boschi (di che qualità?) e gli ambientalisti da salotto (ma anche tanti
esperti con il paraocchi) giubilano. leggi
tutto
Dalle
Terre Alte un no a questa Europa
(08.01.14)
"Abbiamo
bisogno di risorse per i bimbi, per le strade e l'Europa finanzia i
lupi". E' una condanna senza appello dell'Europa della tecnocrazia
quella di Alte Terre, associazione di Cuneo. Ma non basta denunciare;
occorre un'azione politica unitaria. E per l'occasione delle
prossime europee si potrebbe ripetere il "miracolo del '79" che vide
l'unità di un largo fronte minoranze e di gruppi autonomisti leggi
tutto
(13.02.11) La
cultura urbanocentrica svuota la montagna Riportiamo l'articolo
di Tarcisio Cima pubblicato dal "Giornale del popolo" il 21 gennaio
2011 con il titolo 'La montagna svuotata' Il Canton Ticino
gode larga autonomia ed ha un territorio al 100% montano. Eppure
si 'pensa' come un'area urbana e la tendenza è a dimenticare che le
Alpi hanno bisogno di città ma che il ruolo di queste ultime
può rafforzarsi proprio in quanto città alpine leggi
tutto
(23.06.16) Nuovi
montanari che vengono da lontano un fenomeno ambivalente
Apriamo con un lavoro su turismo alpino e immigrazione inviatoci
da Andrea Membretti, sociologo del territorio, un dibattito su un tema
tra i più sensibili: immigrazione neocomunitaria e extra-comunitaria
nelle Terre alte leggi
tutto
(09.09.13) Lasciateci
almeno delle riserve indiane Piuttosto che essere del
tutto scacciati dalla wilderness lasciateci delle ZPS umane. A
lanciare la provocazione è l'associazione Alte Terre.
Un'associazione di resistenza sociale montanara delle valli di
Cuneo. "Siamo noi montanari in via di estinzione , creiamo
delle riserve indiane senza orsi e lupi per difendere la
biodiversità culturale umana che rischia di sparire". leggi
tutto
(05.09.13)
Per una politica delleTerre Alte
In vista dell'incontro a Coumboscuro di domenica 9 presentiamo gli atti
del Convegno di Sondrio del giugno 2012 dal quale scaturitono 5 punti
su cui impostare la futura azione politica. Un contributo alla
documentazione del percorso sin qui seguito dal dibattito
politico-culturale sulle Terre Alte leggi
tutto
(03.09.13)
In difesa delle Terre Alte
Quest'anno Amamont organizza il suo evento annuale nelle valli Maira e
Grana all'estremo occidente alpino, incontrando due associazioni che
condividono il tema sociale. delle Terre Alte. Un'occasione per
riprendere il filo di un percorso che si snoda nelle Alpi dai tempi
dell Carta di Chivasso, che viene riproposto anche in forma
transfrontaliera e che punta a un nuovo patto tra piano e monte leggi
tutto
(20.08.13) La
rinascita delle comunità locali una risposta strategica alla crisi
Il sociologo territorialista De La Pierre, attento ai temi della
rinascita comunitaria e della progettualità locale autosostenibile,
invidua nella profonda crisi presente, una straordinaria opportunità di
rinascita comunitaria. De La Pierre rintraccia un filo comune in
quanto sta avvenendo nei borghi già abbandonati dell'Appennino,
in Brasile, nella Grecia che rinasce quando la crisi sembra
disperata, in una inedita Lombardia leggi
tutto
(13.02.12)
Le montagne si parlano
Un primo incontro a Sondrio sabato 18, un secondo a Edolo per dire che
la montagna alpina lombarda si parla senza passare dalla pianura, che
l'organizzaizone in provincie è superata. Incontri paralleli in
programma in Piemonte e poi entro la primavera un grande convegno sui
temi dell'autogoverno della montagna. Con il coraggio di guardare a
prospettive radicalmente nuove. Con la voglia di fare smettendo di
chiedere leggi
tutto
(03.02.12)
Montagna: crisi e recupero di autogoverno
Pubblichiamo gli interventi del Seminario di Milano del 10 dicembre
su: "La Montagna di fronte alla crisi". Uno spunto per un
dibattito aperto che vuole arrivare alla definizione di una "Carta per
l'autogoverno della montagna" da presentare a Sondrio in un convegno da
tenersi entro la primavera di quest'anno. Oltre a commentare ogni
intervento online i lettori possono inviare loro contributi ai temi del
dibattito aperto leggi
tutto
(11.12.11)
Milano. Parte una iniziativa politico-culturale per le Terre alte
Si è svolto ieri presso l'Associazione consiglieri (al Pirelli) un
seminario coordinato da Robi Ronza su: "La montagna di fronte alla
crisi!". Partito da una proposta di Quaderni
Valtellinesi (Dario Benetti) e Ruralpini(Michele Corti) il
seminario era stato preparato con un incontro cui hanno partecipato
anche Ronza (Confronti), Mariano Allocco (Patto per le Alpi
piemontesi) e Giancarlo Maculotti (Incontri TraMontani). Ora si
avvia una fase di serrata discussione e confronto (via internet) per
arrivare a un Manifesto/Carta dell'autogoverno delle Terre
alte e a un convegno a Sondrio, città al centro delle Alpi. Con lo
scopo dichiarato di dare espressione politica (ma non
c'entrano i partiti tradizionali) a quel fiume carsico dell'autonomia e
libertà alpina che prese origine con la Carta di Chivasso ('44) e
proseguì con quelle di Sondrio ('86) e di Coumboscuro ('87) e, più
di recente ('06), con il Patto per le Alpi piemontesi. Con l'idea di
passare dalle "Carte" all'azione. leggi
tutto
(28.05.11) Ricominciare
dalla montagna?
Il titolo del saggio di Gianfranco Miglio (1978) è quanto mai attuale.
Mai come oggi la montagna è a un bivio. Può ispirare al resto
della società modelli utili a ripensare la gestione dello spazio,
delle risorse, comprese quelle umane o può essere cancellata
come realtà sociale. E ridotta ad un 'supporto
fisico' colonizzato materialmente e simbolicamente dalla civiltà
megapolitana. In vista di un 'ripensamento complessivo' della
realtà della montagna è utile ripercorrere le tappe della presa di
consapevolezza della realtà delle Terre alte. Una di queste è
rappresentata indubbiamente dal convegno di Sondrio dell'aprile 1986
(foto) nel cui ambito venne redatta la 'Carta di Sondrio' che
ripubblichiamo in vista di nuove iniziative. leggi
tutto
(24.11.11)
Materiali. Contributi al dibattito sulle Terre alte (Incontro di
Pradleves)
La scorsa primavera si è svolto un incontro sulla "questione montana" a
Pradleves, un comune della valle Grana. In collaborazione con Mariano
Allocco, che figurava tra gli organizzatori dell'evento, pubblichiamo
gli interventi più interessanti nel contesto dell'attuale dibattito "la
montagna alpina nella crisi": quelli di Annibale Salsa, Werner Bëtzing
e quello dello stesso Allocco. Nelle prossime settimane Ruralpini
intensificherà la pubblicazione di contributi sul tema che possono
essere proposti o segnalati anche dai nostri lettori. leggi
tutto
(01.10.11)
Montanari dissodatori di ieri, montanari di oggi, montanari futuribili
Giancarlo Maculotti è l'animatore degli Incontri Tra/Montani che la
scorsa settimana a Carcoforo (alta Valsesia) sono giunti alla
ventiduesima edizione. Le riflessioni che ci consegna a commento del
convegno si inseriscono nel dibattito sulla 'chiusura della montagna'
innescato dalla serpeggiante proposta di abolizione dei piccoli comuni.
Vanno però al di là delle vicende istituzionali vissute in prima
persona da Giancarlo in quanto sindaco di Cerveno, un paese di 700
abitanti nella media Valcamonica. Toccano i temi della 'montagna
triste', dei giovani che non ci sono o che se ne vanno, della
problematica venuta di 'nuovi montanari'. Un contributo disincantato e
stimolante al dibattito che Ruralpini ha aperto su: "La montagna
nella crisi" leggi
tutto
(27.09.11)
La montagna dentro la crisi: verso la desertificazione o un recupero di
autonomia e di identità?
I recenti dibattiti sulla chiusura dei piccoli comuni e sui
‘costi’ del mantenimento della popolazione montana impongono una
reazione. Se la montagna fosse libera dall’oppressiva
regolamentazione burocratica e dai vincoli che le impediscono di
valorizzare le proprie risorse (umane, energetiche, faunistiche ecc. )
potrebbe fare a meno del tutto delle elemosina delle istituzioni
‘superiori’. Riprendere autonomia, capacità di autogestione,
identità è, per la montagna, la strada per evitare di
divenire un deserto verde e per uscire rafforzata dalla
crisi. Ruralpini lancia la proposta di un convegno su questi temi. leggi
tutto
(24.05.11) Meno
stato più comunità nelle Terre alte
Dalle scuole parentali agli alberghi 'informali' delle 'donne di
montagna', ai gruppi di consumo arrivano segnali della volontà
delle terre alte alpine di voler tornare a gestirsi sulla base delle
mai sopite tradizioni di gestione comunitaria. Lo stato, la
burocratizzazione e istituzionalizzazione di ogni aspetto della vita
economica e sociale, devono fare un passo indietro. E le terre alte
diventeranno un modello vitale. leggi
tutto
contatti:redazione@ruralpini.it
|
|