(13.04.20)
“L'Anounscé crèpo la veia (L'Annunciazione
– 25 marzo – interrompe le
veglie”):
quest'anno nessuna “veia” da
interrompere, è dal 9 marzo che ci
hanno detto di non “veiar”
più, di non incontrarci, stare
assieme...
Per questo quassù, in questa nostra
borgata, tutta nostra, perché siamo rimasti gli ultimi abitanti, non
è cambianto molto: siamo sempre solo la nostra famiglia, ci siamo
tutti, non manca nessuno. E' come prima.
È come prima quando usciamo fuori nei
prati a “espiar” (pulire),
rastrellare le foglie dell'autunno,
raccogliere rami, tagliare rovi; quando ci sparpagliamo – uno qua e
uno là – a fare la legna, a seguire le pecore, a spargere letame.
Il nostro mondo rimane tutto nostro, come prima; o forse – per un
po' – meglio di prima: non c'è quell'ansia di finire, di fare in
fretta “perché devo andare giù”. Non dobbiamo più andare giù.
Mi pare quasi di essere tornata
indietro nel tempo, a quando ero bambina e non andavamo quasi mai chaval; la vita era tutta qui,
senza fretta.
Ora, un po' egoisticamente, mi godo il
sogno di aver fermato per un momento il tempo. Mi fa quasi bene. in
fondo ci fa bene a tutti. almeno quassù.
Eppure gli uccelli cantano al mattino,
un coro fitto di cinguetti, richiamo, risposte, fischi: “Cantano,
cantano/ perché cantano,/questi uccelli che cantano”, Ginivenez).
Sentono la primavera che arriva, la vita che continua.
È nebbia bassa fuori, ma gli uccelli
cantano sempre più fortr nel giorno che nasce, che cresce, spinge da
dietro il profilo nero delle creste a levante e pian piano trabocca
nel cielo.
E gli agnellini continuano a nascere:
uno ieri, due avantieri, ancora due l'altro giorno...
Arrivando alla stalla al mattino senti
già da fuori un belato tenero, un belato speciale: e te li trovi lì,
ancora bagnati; uno sforzo, poi le gambette cedono, ricadono,
chiamano la madre e lei li lecca con cura, riprovano finché riescono
a stare in piedi, con le gambette ben puntellate, un po' divaricate.
Sono buffi, quasi brutti all'inizio.
La vita continua, come prima, attorno a
noi. E noi la sentiamo, questa vita, più giusta, più vera in questi
giorni: con ritmi più lenti, tranquilli, il tempo di un respiro, di
pensare, di un po' di nostalgia, di, voglia nuova di fare, quasi come
di ricominciare dall'inizio di una nuova vita. E di continuare, di
andare avanti, con questo soffio leggero di un ritmo più nostro, più
vero: che ora, forse, abbiamo ritrovato.
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