schiscia/clicca
"mi piace"
Articoli correlati su il problema dell'orso in
trentino
Ruralpini segue costantemente da 9 anni la questione della
reintroduzione degli orsi
in Trentino. Una fonte per conoscere in modo approfondito la sciagura di nome Life Ursus
La
Valtellina impari lalezione della sciagura degli orsi trentini.
Dalla Bitta avvisato... mezzo salvato(27.07.17) Abbiamo
scritto una lettera aperta al presidente della provincia (ben poco
autonoma) di Sondrio, affinché intervenga per far cessare la campagna
di propaganda della sua amministrazione tendente a presentare gli orsi
come "non pericolosi se non provocati" e si attivi con la Regione
Lombardia per la recessione dal Pacobace
Caso
Metlicovez : gravi responsabilità della PAT (24.07.17) Questa
volta non basta alla Pat il gioco dello scaricabarile ("le catture le
deve autorizzare Roma"), né i giochi di parole ("non è un vero
attacco"). Se sarà accertato, come tutto lascia supporre, che ad
attaccare è stata Kj2, orsa catturata e poi rilasciata dai forestali,
emergerebbe l'incapacità delle strutture della provincia a garantire la
sicurezza delle persone ma anche una responsabilità dolosa.
(03.08.15)
L'orso visto da un Trentino "figlio di
un dio minore"
Ragoli, Preore, Montagne, comuni
di poche centinaia di abitanti della "busa di Tione" (che
nell'ottica del Parco Adamello Brenta sono una "porta di
servizio" per entrare nel regno dell'orso creato con Life
ursus). Qui l'orso si vede tutti i giorni ma - in compenso - non c'è
la ricca economia turistica di Pinzolo e Madonna di
Campiglio
(21.07.15)
Hanno scambiato il Trentino con il
Canada (e insistono)
Oggi politici ed "esperti" (ai
quali i primi delegano tutto) hanno perso il contatto con la realtà.
Il progetto Life ursus è un esempio di delirio tecnocratico e del
trionfo dell'ignoranza mascherata da saperi specialistici. Hanno
scambiato il Trentino con un Wild North spopolato
(14.07.15)
Grigno (Valsugana) non vuole convivere con gli orsi
Siamo andati
ad intervistare la gente di Grigno, paese della Valsugana, dove lo
scorso anno si sono verificati numerosi casi di predazione e l'orso
ha passeggiato tra le case. La gente ha paura ma non si fa
intimidire e il sindaco non ha accettato che a informare
sugli
orsi venissero gli ambientalisti.
(13.07.15)
Psicosi orsi in Trentino. Ma chi ne è affetto?
La provincia di
Trento sugli orsi sta assumendo posizioni contraddittorie. Basti dire
che ora si ammette la pericolosità degli orsi e si chiede (come noi
facciamo da tempo) l'autorizzazione dello spray urticante. Ma dentro
la struttura gli irriducibili non rinunciano a negare l'evidenza
della presenza di orsi anche a Est dell'Adige.
(09.07.15) Marco Zadra ringrazia Life Ursus per i "regali"
elargiti
ai trentini (e ai turisti)
Marco Zadra, aggredito a Zambana lo
scorso 29 maggio e sfuggito per miracolo ad una tragedia, invia la
seguente lettera che, purtroppo, non è stata pubblicata sui
giornali. Preghiamo perció di diffonderla online al fine di
contribuire a quell'opera di informazione in grado di
contrastare le manipolazioni di coloro che hanno sostenuto il
progetto Life Ursus.
(24.06.15)
... temevo mi prendesse alla schiena e me la spezzasse
in due
Marco Zadra aggredito da un orso a pochi km da Trento (e a 700 m
da un abitato) racconta nei dettagli a Laura Zanetti
di l'allucinante esperienza che ha vissuto il 29 maggio scorso.
La sua "colpa" è di aver voluto andare a
fare esercizio fisico su un sentiero a 500 m di altitudine dopo il
lavoro . Life Ursus ha deciso che i trentini non possono più
vivere liberamente.
(19.06.15)
Parte la petizione per lo spray anti-orso
Dopo l'aggressione a Wladimir Molinari massacrato da un orso che
lo ha assalito a a freddo nulla è come prima. La gente sta prendendo
coraggio di reagire, la maggioranza silenziosa è stanca di subire
politici, anilamalisti, tecnocrati. Intanto è partita la petizione
per chiedere al Ministero dell'interno di autorizzare la libera
vendita dello spray anti-orso (200 ml contro i 30 di quello
anti-stupro).
(18.06.15)
Orsi pericolosi: la provincia di Trento non sa
decidersi a cambiare dottrina
L'ultima aggressione da parte di un'orsa (apparentemente senza
cuccioli e non provocata) avvenuta in comune di Trento ha
mandato il 9 giugno in ospedale un uomo di 45 anni con prognosi di 30
giorni e il braccio massacrato. Ma per la Provincia di Trento gli
orsi continuano a non essere pericolosi e si insiste a imporre una
"convivenza" rifiutata dalla stragrande maggioranza della
popolazione
(31.05.15) Uomo
ferito da orso su un sentiero in Trentino
Mentre i Signori dell'orso gongolano per le sette cucciolate in
Trentino gli albergatori gongolano meno sapendo che in Italia si sta
diffondendo la notizia che un escursionista locale ha vissuto
l'incubo di un'aggresisone da orso su un sentiero. Nonostante il
racconto della vittima e la ferita "compatibile con attacco da
orso" secondo i sanitari i Forestali per difendere i loro orsi
parlano di "falso attacco".
(29.09.14)
L'avv. Giuliano avverte la Provincia di Trento e i suoi
super esperti di orsi: vi assumete la responsabilità di omicidio
volontario
Forte di pareri di esperti internazionali sulla materia l'avv.
Mario Guliano mette in guardia politici e tecnici che continuano a
scherzare con il fuoco. Negando la pericolosità degli orsi,
omettendo la cattura di quelli pericolosi, manipolando
l'informazione, inducendo le persone a sottovalutare la pericolosità
degli orsi, essi si rendono responsabili di omicidio volontario in
caso di attacco mortale. Solo per pura fortuna quest'anno due
attacchi non sono stati tragici. Ma fino a quando durerà la fortuna?
(13.09.14)
Vi spiego perché Life Ursus è un disastro annunciato
(Daniza è solo l'inizio...)
Perché Life Ursus è un fallimento lo si capisce bene vedendo
cosa succede a Madonna di Campiglio dove il Parco dell'orso benedice
la devastazione dell'ambiente. Chi ha spinto sull'orso e la sua
reintroduzione lo ha fatto in modi sbagliati perché aveva interessi
inconfessabili. Oggi tra chi vuole eliminare gli orsi e chi ne fa un
idolo non c'è possibilità di mediazione e le istituzioni che hanno
scherzato con il fuoco ora pagano le conseguenze. Intanto i business
proseguono.
(02.09.14)
Voci da Pinzolo. Cosa pensa la gente (allevatori e abitanti)
degli orsi (senza filtri) Sabato
scorso la
val Rendena è stata militarizzata per colpa dell'ignavia della
provincia di Trento (cui è sfuggito di mano l'irresponsabile progetto
Life Ursus) e della protervia un pugno di animalisti di Roma che
pretendono di imporre ai trentini l'abbando delle attività di
allevamento e di non mettere piede nei boschi. Sulla situazione la
nostra Laura Zanetti ha raccolto i commenti senza filtro di allevatori
trentini e veneti e degli abitanti della Rendena.
(28.08.14)
Animalisti decisi a marciare su Pinzolo sabato senza autorizzazione (nella foto Pinzolo)
C'è
di che riflettere per i guru del marketing territoriale Trentino
che hanno voluto il progetto Life Ursus, sintesi di
integralismo 'conservazionista' e di affarismo. Ora l'estate turistica
trentina rimbalza sui media con l'immagine di manifestazioni,
schieramento di polizia antisommossa tensioni, denunce. Non basta la
crescente paura e disaffezione dei turisti che temnono l'orso. Ora si
aggiunge il timore di manifestazioni violente nel Trentino felix
turistico delle famiglie.
(26.08.14)Fuga
politica di Daniza agevolata da una provincia a metà tra ignavia e
macchiavellismo Sono passati 12
giorni
dall'aggressione potenzialmente mortale dell'orsa a un malcapitato
abitante della val Rendena e l'orsa Daniza è stata lasciata
'fuggire' per calcoli politici. La PAT non l'ha catturata ma ha,
furbescamente e irresponsabilmente lasciata andare la bestia oltre
il confine provinciale (un orso che aggredisce un uomo una volta può
rifarlo perché ha vinto ogni residua paura dell'uomo). Così ora se la
vedranno i bolzanini con l'orsa. Bravi, avanti così.
(26.08.14)
Il movimento dei genitori prende posizione contro la mancata
cattura di Daniza Alla provincia di
Trento
si credono furbi. Dicono che cattureranno l'orsa responsabile di
un'aggressione ad un uomo a Pinzolo ma non lo fanno per calcoli
politici (del PD). A Trento hanno giocato da apprendisti stregoni con
gli orsi. Ora sono sotto pressione da parte di soggetti economici,
animalisti, politica di opposizione, Roma, valligiani e non sanno che
fare mentre i più scaltri politici di scuola DC/PCI cercano
di trarne profitto. Quanto mai opportuno il monito del Movimento
gentitori che denuncia la gravità della mancata cattura dell'orsa
(23.08.14)La
Provincia di Trento non sa più che pesci pigliare. Gli orsi sono patata
bollente politica
Ugo Rossi,
presidente
del Trentino si copre di ridicolo. Con i suoi autogol dimostra
come la premiata fabbrica degli orsi (Life Ursus) sia fuori
controllo. Prima dice di voler limitare gli orsi con catture e
abbattimenti, poi - inginocchiandosi agli animalisti - supplica le
altre regioni, e 'oltralpe' di subirsi un 'contingentamento' di
plantigradi da esportazione. I montanari delle regioni limitrofe
diranno: "Dividi l'autonomia e poi forse dividiamo gli orsi" e "Prima
sistemali nel Trentino orientale dove non ci sono o quasi, poi parliamo
di deportazioni in altre regioni". "Contingenti orsi". Come fossero
rifiuti speciali
(18.04.14)
Life Ursus di fronte alla realtà
Robi Ronza commenta
l'aggressione subita da un uomo in Trentino
che ha 'osato' andare a cercare funghi in un bosco disturbando il
sacro territorio dei sacri orsi. La provincia di Trento non ne
uscirà facilmente da un ginepraio dove a metterla in croce ci sono
anche (oltre ad animalisti e valligiani furenti) anche il
Ministero, la regione Veneto (Zaia pro-orsi, l'assessore
al'agricoltura contro) . Intanto a ferragosto in tutta Italia si
sa che ad andar a funghi in Trentino si rischia la vita. Ottima
promozione per le famiglie. Grazie Life Ursus da parte degli
albergatori (che potevano anche loro pensarci prima che la
'promozione' a suon di orsi era un boomergan).
(27.07.13)Dalle
parole ai fatti : Comitato antiorso Quest' anno le
azioni
del Comitato antiorso (diventato anche "e
Grandi Predatori") del Trentino si sono fatte più incisive. La
campagna di raccolta firme "per liberare il Trentino dagli orsi"
prevede banchetti informativi sui mercati dei paesi rivolti anche ai
turisti. Sino all'anno scorso vi era il timore di perdere il consenso
degli albergatori. Ora si teme anche per il turismo.
(03.07.13)Liberalizzare
lo spray anti orso
L'avvocato
Mario Giuliano di Trento, citando la casistica di incidenti
mortali
pubblicata da Ruralpini, scrive al ministro Alfano per chiedere che lo
spray utilizzato in America per difendersi dalle aggressioni degli orsi
non sia considerato come un'arma e posto in libera vendita.
(08.07.12) Poveri orsi Esibiti come bestie
da
baraccone, sfruttati commercialmente,
oggetto di voyeurismo, spiati, radiocollarati, attirati da
incoscienti fotografi, disturbati da elicotteri, pallottole di gomma
e petardi, narcotizzati, catturati in trappole-tubo, uccisi "dai
loro amici", "stirati" dalle automobili, castrati
e imprigionati. Gli orsi trentini sono le prime vittime della messa
in scena della wilderness, sono vittime dell'ipocrisia dominante, che
impone la caduta dei confini tra domestico e
selvatico, la mitologia
ribaltata dell' orso "vegetariano" e della "buona
fiera", mescolando escatologia biblica, Disney e... business.
Nel mondo ecologista si impone una riflessione.leggi tutto.
(24.05.12)
Strembo (Tn). Esplode la protesta per la strage degli
asini. Nasce il Comitato anti-orsi È stata una donna a
dare
finalmente il la alla protesta. Si è
vista due suoi asini "Beppo" e "Cirillo" sbranati
dall'orso e ha reagito. Non solo ha portato personalmente la carcassa
di Beppo davanti alla sede del Parco (Adamello-Brenta) responsabile
della reintroduzione degli orsi in Trentino, ma ha anche lanciato un
Comitato anti-orso che ha subito avuto decine e decine di adesioni
anche dalle provincie limitrofe.
(12.05.12) Trentino:
Orso, sbagliato e dannoso
reintrodurlo Il gestore del
rifugio
Carè alto di Pelugo in Val Rendena (TN) ha
scritto una lettera al quotidiano l'Adige dopo aver subito la perdita
di un'asina di 12 anni che faceva parte della sua famiglia; aiutava
nei trasporti in malga ma giocava anche con i suoi figli. Marco
Bosetti non risparmia giudizi taglienti agli "ecologisti da
salotto" e a tutti coloro che: a tutti coloro che hanno ritenuto
e ritengono che il mio asino siameno importante del loro
orso
(29.05.12)
Gli orsi sono pericolosi per l'uomo?
In
Trentino, specie dopo il primo attacco a delle persone, infuria
la polemica sugli orsi e si chiede un "giro di vite" sugli
orsi potenzialmente pericolosi, senza esitare ad abbatterli. Ma
gli orsi rappresentano un reale pericolo per l'uomo?
(14.02.11)
50 orsi in Trentino pronti a uscire dal letargo e a fare danni
In vista del
prossimo
risveglio della popolazione ursina trentina - che ogni anno si fa più
numerosa - l'On. Fugazzi presenta una interrogazione al Ministro
dell'Ambiente. Cosa si fa per tutelare la popolazione e ridurre i danni
di una presenza che interessa da vicino i centri abitati? Che ne è
delle promesse di Dellai di 'rivedere' la demagogica politica
conservazionista che penalizza chi vive nelle Terre alte?
(18.10.10)
Orsi trentini. Dopo una estate di emergenze Giovanazzi lancia
iniziativa legislativa
Nerio Giovanazzi
(Amministrare il Trentino) dopo le petizioni presentate in Consiglio
provinciale lancia ora una coraggiosa proposta di legge di
iniziativa popolare che modifica alcuni articoli della legge
provinciale sulla caccia. Vengono introdotti più congrui risarcimenti
e un controllo democratico (anche attraverso referendum locali)
sulle misure di rimozione degli orsi problematici. Il progetto di legge
viene incontro alle istanze di componenti della popolazione che
vedono la propria libertà di movimento e le proprie attività sempre più
condizionate dalla crescente presenza dei plantigradi
(05.08.10)
In Primiero (trentino)Dellai deve subire la contestazione dei
contadini esasperati per i danni provocati dagli orsi
Il presidente della
PAT,
che si era recato in Primiero per problemi di viabilità, ha dovuto
affrontare la collera di una trentina di contadini infuriati per
l'imperversare delle predazioni da parte degli orsi che solo negli
ultimi giorni sono costate la vita a una ventina di pecore. Il tutto
mentre il consigliere provinciale centrista Giovanazzi promuove una
petizione per chiedere la cattura e l'abbattimento degli orsi
pericolosi.Nello stesso giorno
viene annunciato dal capo del servizio forestale Masé che si
procederà a uno studio per 'rivedere' tutta la questione...
(05.07.10) Baselga
del Bondone (Tn) Pecore e capre sbranate, frutteti distrutti, una
nonna terrorizzata.
Fino a che punto la
Provincia di Trento consente agli orsi di fare le loro scorribande nei
pressi dei paesi? Perché le 'regole di ingaggio' degli orsi sono
scritte da coloro che sostengono il ripopolamento ursino e
ne traggono vantaggi? Le storie della pecora Meringa, guida dei
bambini, e della nonna che ha avuto un incontro molto ravvicinato e da
incubo con l'orsa Cindy
(30.04.10)(Trentino/Veneto)
Torna la fiera dell'orso. Villaggi di montagna
sotto assedio nel vicentino per la gioia degli animalisti e
ambientalisti di città. M5 è un orso
dal
comportamento anomalo, imprevedibile e pericoloso. Gira nel villaggi,
torna a finire i pasti (di animali uccisi) i giorni successivi
nonostante le dissuasioni (petardi, sirene, pallottole di gomma). Nei
protocolli orso dei paesi civili sarebbe già stata
classificato pericoloso e abbattuto. Da noi c'è
il Pacobace (protocollo interregionale di gestione dell'orso
scritto dagli esperti orsofili e WWF) che tutela molto l'orso,
pochissimo gli animali domestici e poco anche l'incolumità delle
persone. Dalla Romania alla Scandinavia gli orsi uccidono, non solo
pecore, galline e asini anche esseri umani. Ma qui dicono che 'non fa
male a nessuno'.
Uccidono 5 morti solo in Russia nel 2008. In
Romania vittima a fine luglio
Articoli per argomenti
|
Rotto
il tabù: abbattuta l'orsa pericolosa
Un fatto che
va oltre la cronaca e che segna indubbiamente una svolta (il primo
grande predatore protetto abbattuto legalmente in Italia). Occasione
per approfondire non solo le vicende recenti degli orsi trentini ma
anche la (non)politica dei grandi predatori in Italia, e il
ruolo del movimento animal-ambientalista
di Michele Corti
(14.07.17) È
bastato, dopo due
anni di teatrino, applicare finalmente un'ordinanza. Un atto che il
presidente della Pat (responsabile della sicurezza pubblica) non poteva
esimersi dall'emanare senza assumersi pesanti responsabilità penali. Un
colpo di fucile che segna una discontinuità, che pone fine all'assurdo
di un paese che, unico al mondo, non sopprime animali pericolosi per le
persone per la "paura degli animal-ambientalisti". I mitici "grandi
predatori" sono scesi dal loro piedistallo di sacralità e inviolabilità
e il potere di interdizione del mondo animal-ambientalista ne esce
sgonfiato.
L'Italia zimbello d'Europa
"Sulla gestione degli
orsi problematici le autorità italiane sono inginocchiate agli
animalisti". Questa
critica, correva il 2013, (altro anno caldo per gli orsi di Life
Ursus), non veniva dai comitati anti-orso trentini o svizzeri o da
qualche sito o associazione, ma
nientemeno che da Reinhard Schnidrig, capo della Sezione Caccia,
pesca, biodiversità forestale dell'Ufficio Federale per l'Ambiente
(equivalente al nostro Ministero dell'ambiente). Schnidring, non aduso
ai bizantinismi italiani, parlava chiaro in un'intervista del 10
agosto. L'ispettore della fauna federale
deplorava che le autorità italiane fossero "inginocchiate" davanti alle
organizzazioni animaliste " e "aspettino molto a lungo prima di agire"
(vedremo poi come le ordinanze contingibili ed urgenti degli anni
passati della Pat abbiano atteso mesi ed anni per essere
eseguite). Nell'interesse di tutti i Paesi alpini, aggiungeva il
responsabile federale svizzero della fauna, è necessario che i pochi plantigradi
problematici siano eliminati rapidamente e auspicava anche
un'intervento della diplomazia di Berna nei confronti di Roma (lo
zimbello d'Europa).
KJ2 recidiva e
responsabile di aggressioni della massima gravità
Non si può dire che la
"dottrina"
trentina e italiana sugli orsi sia cambiata. Se KJ2 è stata abbattuta è
solo perché la sua pericolosità aveva raggiunto un grado elevato. In
Svizzera,
Germania, Austria l'abbattimento dell'orso potenzialmente pericoloso è
deciso in funzione
preventiva, quando il soggetto si dimostra "confidente", non si lascia
dissuadere facilmente da petardi e proiettili di gomma,si introduce in
luoghi abitati. In Italia, invece, la "rimozione"
(abbattimento o "ergastolo") scatta solo a posteriori, dopo che
l'orso ha aggredito le persone. Sulla carta le regole svizzere non sono
molto diverse da quelle italiane (discendono da linee guida europee
comuni). Solo che in Svizzera gli orsi sono stati abbattuti a seguito
dei comportamenti di cui ai punti 13,14 e 16 della scala di
pericolosità. In Trentino non sonlo si è dovuto arrivare al grado
massimo (diciotto), ma è stata necessaria la recidiva.
La "captivazione permanente": un'ipocrisia
tutta italiana
Nella
strategia svizzera per l'orso ai massimi livelli di pericolosità
(13-18) non è prevista altra soluzione che la soppressione. Il
mantenimento in cattività di un animale che si è dimostrato pericoloso
comporta costi e rischi ma, per di più, come asseriscono unanimi
etologi e zoologi, la captivazione in aree confinate, per quanto
grandi, è - per un orso - una condanna peggiore che la soppressione.
Basti pensare che le densità massime mai registrate al mondo si
osservano in Slovenia, nelle alpi Dinariche, dove vi sono 40 orsi per
100 km2 (1). Tradotto in ettari un
orso ne occupa 250. Ma siamo in condizioni ottimali che, sulle Alpi,
non esistono. Qui l'orso ha bisogno di più spazio.
L'idilliaca
"prigione per orsi" del Casteller è in grado di ospitare tre reclusi in
una superficie di 7.604 m ossia 2525 m2
per capo. Contro i 2,5 milioni degli orsi (che pure sono "pigiati")
della Slovenia. Mille volte meno spazio. Gli animal-ambientalisti
(anche nella circostanza dell'abbattimento di KJ2, le
organizzazioni "classiche", come Wwf e Legambiente, non si sono
distinte dalla galassia animalista se non per i toni), contestano con
ugual foga sia l'abbattimento che la captivazione.
Un atto
dovuto
A pro dei
tanti che parlano e straparlano a difesa dell'orsa va richiamato il
quadro legale. Se il Pacobace indica una "griglia" tecnica di
situazioni e di interventi quanto disposto con l'ordinanza del 24
luglio che disponeva la rimozione dell'orsa KJ2 a seguito
dell'aggressione ad Angelo Metlicovez avvenuta il due giorni prima in
località "Terlera", di Terlago (comune di vallelaghi). Tale aggressione
era avvenuta, come riportato nell'ordinanza, "senza che l'animale fosse
stato provocato".
Rossi ha agito in
virtù dell'urgenza in base all'
art 52, comma 2 del d.P.R. 31 agosto 1972, n. 670 (Approvazione del
testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale
per il Trentino-Alto Adige) e di cui all’articolo 18.2 della legge
regionale 4 gennaio 1993, n. 1 (Nuovo ordinamento dei comuni della
Regione Trentino-Alto Adige). Se fosse in gioco un solo comune
spetterebbe al sindaco, ma trattandosi di più comuni deve intervenire
il presidente della provincia.
“con atto motivato e nel rispetto dei princìpi generali
dell’ordinamento giuridico, i provvedimenti contingibili e urgenti in
materia di sanità ed igiene, edilizia e polizia locale al fine di
prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità dei
cittadini” ;
In passato il
Ministero dell'ambiente aveva fatto ricorso contro un provvedimento di
cattura dell'orsa DJ3 ma l'ordinanza del 2011 si riferiva a fatti
relativi ad un lungo periodo in cui l’orsa in questione aveva
maturato una progressiva confidenza con la presenza umana. accompagnata
a una crescente indifferenza nei confronti dei dissuasori
impiegati nei suoi confronti (es.: rumori e fonti luminose) e aveva
altresì
intensificato le sue incursioni nelle vicinanze dei centri abitati, sì
da destare un diffuso allarme nella popolazione della Val d’Algone,
della bassa Val Rendena e delle Giudiciarie. Nel marzo del 2010 aveva destato viva
preoccupazione fra le popolazioni interessate l’episodio dell’ingresso
dell’orsa DJ3 nel centro abitato di Roncone, con predazione di una
pecora custodita fra le case del Paese. Lo stesso ISPRA (Organo
consultivo del Ministero appellante) aveva confermato “[il] persistere
di rischi per la sicurezza dell’uomo derivanti dai comportamenti
dell’orso DJ3 [nonché] dell’inefficacia delle misure di
ricondizionamento messe in atto”. Così nel marzo del 2011 all'uscita
del letargo era stata predisposta la cattura. Il Ministero contestò che
si sarebbe potuta chiedere l'autorizzazione mesi prima ma il Consiglio
di stato con sentenza 3007 del 2013 respinse il ricorso ritenendo che
vi fosse comunque la necessità di agire d'urgenza. DJ3 era arrivata
alla scala 13-14. Ben lontano dal "fondo scala" come KJ2. Semmai
si può restare sorpresi del perché, nel 2015, dopo aver catturato la
stessa orsa che si era resa responsabile il 10 giugno
dell'aggressione a Wladimir Molinari (che ha perso l'uso della mano e
il lavoro ed è dovuto ricorrere a cure con psicofarmaci e soffre di
incubi) sia stata lasciata uccel di bosco sino a quest'anno. Sulla mancata
cattura nel 2015 e 2016, nonostante l'ordinanza contingibile e urgente
di Rossi, rimangono molti interrogativi (ci torniamo dopo)
e Angelo Metlicovez avrebbe tutti gli elementi per
denunciare Rossi per quello che gli è capitato.
Perché è
stata abbattuta (la pallottola l'hanno scelta anche gli animalisti)
L'ordinanza
del presidente della provincia di Trento prevedeva sia la cattura per
trasferimento al Casteller che l'abbattimento. Però si faceva
espressamente riferimento alla pericolosità massima quale elemento da
tenere in conto, anche se la scelta era lasciata - sulla carta - alla
natura delle
circostanze e a considerazioni di sicurezza per i forestali. Di
fatto l'abbattimento, sia pure tra le righe, era scritto
nell'ordinanza. La narcosi, in un animale di una certa età, avrebbe
rischiato di trasformarsi in un caso Daniza bis (amplificato dalla
reiterazione), ancora più difficile da gestire (ci si sarebbe esposti
all'accusa di usare l'anestetico per uccidere). L'effetto del narcotico
comunque non è tanto immediato da impedire un attacco da parte di un
animale che aveva già in due esperienze "ingaggiato" con l'uomo.
Ampiamente giustificata sul piano legale e tecnico la tempistica
dell'abbattimento di KJ2 è palesemente stata motivata anche da
considerazioni politiche. Nell'immediato si è inteso sfruttare
l'effetto ferragosto. Con gli animalisti (ceto medio urbano) in vacanza
e incapaci di una reazione seria in tempi rapidi. Infatti alle bordate
virtuali non è corrisposta alcuna seria capacità immediata di
manifestare (il primo corteo di auto da Riva a Trento era composto da
sole sei vetture). pare una minaccia spuntata anche il
boicottaggio delle prenotazioni di soggiorni in Trentino (anche perché
a ferragosto la stagione estiva è già al suo culmine).Se KJ2
avesse retto la narcosi e fosse stata chiusa al Casteller avrebbe
dato il pretesto a una campagna animalista senza fine che avrebbe
rischiato di compromettere in modo molto più pericoloso l'immagine del
Trentino che la decisione di sparare alla vigilia di ferragosto.
Le
proteste per la fine di Daniza e per le orse precedentemente rinchiuse
al Casteller e le minacce animaliste hanno contribuito a decretare la
sorte di KJ2. Un fatto che gli animalisti non potranno ignorare (in
camera caritatis), Così come non potranno ignorare che il loro potere
di ricatto attraverso le minacce per l'ordine pubblico, il
boicottaggio del turismo e dei prodotti appare, a ferragosto
2017, un arma spuntata.
La pallottola che ha "rimosso" KJ2 non
solo non darà nuova linfa all'animalismo ma lo ridimensiona. Mostrando
che l'orso non è un sacro totem, che basta un dito su un grilletto per
ridimensionarlo. Non tanto il povero animale, quanto l'idolo che è
stato costruito dall'animal-ambientalismo con i fattivo concorso della
retorica orsista sparsa a piene mani da Life Ursus, dal Parco Adamello
Brenta (vedi il centro visitatori dedicato all' orso il signore della foresta), la
stessa Provincia autonoma (almeno fino al 2014).
Cosa cambia dopo
l'abbattimento di KJ2 (non solo orsi)
Farebbero
bene a riflettere i governatori pusillanimi delle regioni italiane che,
con l'eccezione della Toscana e di Bolzano (con Trento e il Veneto che
si sono rimangiati il dietro-front), hanno fatto una pessima figura
rimangiandosi il parere positivo al piano lupo (fermo ormai da due
anni). Il piano prevedeva la possibilità di abbattere qualche
capo, un ridicolo effetto placebo per "calmare" gli allevatori e
fingere una posizione bipartisan di uno stato che mostra di dare più
peso alle proteste animal-ambientaliste che alla categoria degli
allevatori. L'opposizione feroce degli animal-ambientalisti non si
giustifica certo con il desiderio di tutelare (o dell'orso) ma con la
difesa di un tabù: la speciale e totale "protezione assoluta" dagli
abbattimenti legali di orsi e lupi. Un tabù che è diventato una ragione
sociale, un vanto di fabbrica, una rendita di posizione per il
movimento ambiental-animalista.
A
nulla
valgono gli appelli degli zoologi, dei conservazionisti scientifici che
fanno appello agli ambientalisti (agli animalisti no perché sarebbe
fiato sprecato) perché accettino il principio che, per il bene stesso
delle
popolazioni, non è il singolo animale che va tutelato e che, anzi,
una gestione di una specie come il lupo, sarebbe solo a vantaggio della
medesima consentendo un serio monitoraggio (oggi inesistente), la
riduzione dei prelievi illegali, il contenimento dell'ibridazione con
il cane domestico. Va messo bene in chiaro che gli animal-ambientalisti
non tutelano orsi e lupi ma affermano un' ideologia e, in definitiva,
loro stessi e le loro organizzazioni. Quando questo risulterà chiaro
anche ai politici (possono capirlo, ma non vogliono) la smetteranno di
parlare di "traslochi", "espatri", "radiocollarizzazione di massa",
"contraccezione" e simili amenità. Tecnicamente irrealizzabii, costose,
tali da suscitare nuove proteste.
Non si scappa dalla responsabilità della gestione
della fauna. La politica
deve comprendere che, a seguito delle
trasformazioni profonde del territorio, della società e dell'economia,
questo è diventato un aspetto importante della politica, un compito che
implica il coraggio di informare i cittadini e il dovere di non
alimentare approcci demagogici ed emotivi. Altrimenti c'è il rischio
che le situazioni sfuggano completamente di mano e che la politica
resti paralizzata tra le montanti proteste contro i danni provocati
dalla fauna che convolgferanno sempre più ampie fasce di elettori (i
cinghiali sono nelle città e i lupi molto vicini) e
le isterie contro l'abbattimento di qualche capo. Da questo punto di
vista la rottura del tabù, la fucilata a KJ2 aprono spiragli.
La scelta della politica italiana: non
gestire, assecondare chi protesta più forte
In un recente
convegno (2) due esperti faunisti (Perco e Forconi) hanno evidenziato
con chiarezza gli scenari possibili per la popolazione di lupo
italiana. I due opposti sono quelli 1 (protezione legale assoluta sulla
carta "all'italiana) e 5 (gestione mitteleuropea e nordamericana, che
tiene conto che ormai il lupo è una specie come le altre non a rischio
di estinzione). Il piano lupo, bloccato dagli animal-ambientalisti che
hanno indotto le regioni a fare dietro-front (ci vuole poco a
spaventare i vigliacchi) rappresenterebbe lo scenario 4, ovvero di
gestione "cauta" con un prelievo simbolico (gli autori lo definiscono
"placebo") di circa 60 lupi (su una popolazione di 3-4 mila). Tanto per
fare un paragone in Francia, dove sono censiti (lì lo fanno) 360 lupi
quest0anno se ne sono abbattuti legalmente 40.
Fonte: F. Perco, P. Forconi, 2016 (2)
Come si vede la
differenza tra gli scenari estremi consiste nella natura del conflitto:
nel caso di "avanti così", ovvero di non gestione il conflitto
con gli allevatori è alto, all'opposto nel caso di gestione della
popolazione (con un prelievo più o meno incisivo) il conflitto con gli
animalisti diventerebbe altissimo. Lo stato italiano, gestito da una
classe politica che guarda alle prossime elezioni, e non oltre,
preferisce il conflitto con gli allevatori, con una categoria economica
che mantiene la vitalità demografica delle aree interne e di montagna
garantendo anche la manutenzione del territorio. Perché? Perché gli
animalisti hanno una forte capacità lobbystica e di penetrazione dei
media mentre gli allevatori hanno una rappresentanza politica e
un'organizzazione pari a zero in quanto chi, sulla carta, dovrebbe
tutelarli (le organizzazioni professionali, le associazioni allevatori,
i consorzi di tutela) è fortemente legato alla politica e alla
burocrazia dalle quali ottiene norme corporative e finanziamenti. Mai
si metterebbero contro lo stato e le regioni che li foraggiano. Già, ma
se lo stato non fa nulla devono pensarci gli allevatori a esercitare il
prelievo illegale. "Se non ci fossero i bracconieri ci troveremmo i
lupi in casa" disse una volta Boitani, coautore del piano lupo con gli
abbattimenti placebo. In definitiva per evitare che la situazione
sfugga di controllo i "bracconieri", che in realtà non esistono perché
i veri bracconieri sono quelli che cacciano illegalmente per fini
economici, devono eliminare con vari metodi più di 900 lupi
all'anno. Occhio non vede, cuore non duole dice l'ipocrisia
"all'italiana". E anche quando "vede", agli animal-ambientalisti
va ancora bene perché possono additare alla pubblica esecrazione i
perfidi "bracconieri" e confermarsi "paladini del lupo". Non è
proprio così, perché tra lacci, tagliole, esche avvelenate, bocconi con
cocci di vetro e lamette, spugne fritte nel grasso che si espandono
nello stomaco impedendo al lupo di alimentarsi, grossi ami da pesa
armati con esche succulente appesa agli alberi per "pescare" i lupi più
fortunati sono proprio quelli che ricevono una fucilata. Gli altri
fanno una brutta fine. Ma agli animal-ambientalisti responsabili di
questa strage importa qualcosa dei lupi? No. Lo scenario che vede
il contrasto del bracconaggio in assenza di controllo legale (2) ha
altrettante poche probabilità di avverarsi. Il conflitto con gli
allevatori diventerebbe altissimo. Le forme di protesta si farebbero
dure e gli allevatori si organizzerebbero, le associazioni ufficiali
sarebbero costrette a mobilitarsi. E la politica pagherebbe uno scotto
pesante.
Fonte: F. Perco, P. Forconi, 2016 (2)
Perché la politica è inginocchiata
Animalisti e
ambientalisti fanno il loro mestiere (perché una politica debole e
troppo opportunista) glielo lascia fare. E qui si impone di allargare
il discorso dagli orsi e lupi (che comunque sono al 99% una bandiera,
un pretesto) a considerazioni sulla politica e sulla società in
grado di capire cosa succede, perché la fauna (ci sono anche i
cinghiali, i piccioni, i cormorani, le nutrie, i caprioli, i cervi) è
diventata un problema e si è creato un corto-circuito. A differenza
dell'ambientalismo "classico", saldamente nell'orbita dell'egemonia
culturale della sinistra, l'animalismo si trova più suo agio a destra,
dove troviamo sia la componente violenta (in cui sono confluiti gruppo
neofascisti) che quella berlusconiana. Ne è derivata una corsa, a
destra come a sinistra (come da parte dei grillini), a blandire
l'animalismo che può far valere maggiormente la sua, più o meno larga
(e non dimostrata), capacità di spostamento dei voti. Non dimostrata,
ma potenzialmente temuta perché l'animalismo non è vincolato a
priori a nessuno schieramento. Già tre anni fa (vai
all'articolo su Ruralpini) mettevamo però in evidenza come
l'animalismo rappresenti un movimento in sintonia con le peggiori
tendenze della post-modernità, della società liquefatta, senza identità
e appartenenze, dove cade anche la distinzione tra umano e non umano.
Un mondo senza differenze come vagheggiato dalla sinistra? Non proprio.
Togliendo agli sfruttati quel minimo di garanzie che la civiltà
cristiana, con l'affermazione del valore della vita e della dignità
umana, aveva sin qui - sia pure contraddittoriamente - assicurato
nell'apparente appiattimento dell'unica umanità colpevole, gli
sfruttatori hanno tutto da guadagnare (e le differenze sociali
tenderanno ad aumentare).
Con l'animalismo
paiono trionfare i principi della destra
individualista, relativista, utilitarista (in antitesi, non tanto con
quelli di una sinistra imborghesita, quanto con quelli della destra
identitaria e comunitaria). L'ambientalismo, promosso da un Pci che era
rimasto orfano della classe operaia, aveva mantenuto, sino in
tempi recenti, (almeno in alcune sue componenti) una dimensione
sociale, ricollegandosi alle lotte contro la nocività in fabbrica e a
filoni terzomondisti (Seattle) (3). Con lo scivolamento del mainstream
ambientalista su posizioni tecnocratiche (green economy) è rimasta libera
un'ampia prateria per un animal-ambientalismo che fa leva
sulla sfera dell'emotività, degli impulsi, delle sempre ricorrenti
rielaborazioni dei miti romantici della "natura selvaggia".
L'ambientalismo alla Toreau, di matrice nord-americana che assume con
facilità toni antiumanistici. Tra un individualismo edonista e
utilitarista esteso agli animali, e portato alle estreme sue
conseguenze, ma sempre in nome della razionalità (sino a ritenere più
preziosa la vita di un animale che quella di un disabile) e
pulsioni romantiche rousseauiane (dove il "buon selvaggio" è l'animale
perché l'umanità in blocco ha perso l'innocenza ed è reproba),
l'animalismo ha possibilità di pescare in una società disorientata che
in nome del rifiuto delle ideologie è del buonismo "panspecista" e
pronta ad abbracciarne una nuova, radicale, totalitaria.
Le organizzazioni
ambientaliste vanno a rimorchio dell'animalismo per almeno due ragioni:
1) il protezionismo
emotivo si presta molto bene a fungere da foglia di fico rispetto a
scelte affaristiche (la green economy, le bioenergie, la chimica
verde), a distogliere dalla natura sociale dei conflitti ambientali
(chi ci guadagna con la green economy, non certo i ceti popolari, ma il
biocapitalismo rampante);
2) consente di restare sul
solco delle facili battaglie anti-caccia che hanno caratterizzato
l'ambientalismo italiano sin dalle origini, creando un facile consenso
nel contesto di una cultura ecologica abborracciata, che va poco al di
là del National geographic e Licia Colò scontando la cronica scarsa
diffusione della cultura scientifica e naturalistica in Italia.
Si può concludere
l'opinione pubblica animalista non è certo influenzata dai gruppi
animalisti militanti ma che l'animalismo è creato dal media dei grandi
gruppi finanziari (a quali interessi sociali risponde l'abbiamo già
chiarito).
La società e il territorio semplicemente non esistono
Fino a qualche anno
fa, però, la demagogia animal-ambientalista pareva innocua. Le cose
sono profondamente cambiare ma la politica, la cultura, la chiesa
cattolica hanno gravemente sottovalutato il cambiamento di paradigma.
Si stenta a capire che l'animalismo rappresenta una forma di nichilismo
che mina i fondamenti sui quali è costruita la società, fondamenti che
vanno al di là del diritto positivo, delle costituzioni. Il rispetto e
la priorità della vita umana sono alla base dell'etica e del diritto.
Venuto meno questo punto fermo tutto diventa opinabile, relativo. Se
non c'è un punto fermo come questo come può non implodere una società
dove gli orientamenti valoriali sono così diametralmente opposti. Oggi
alle deliranti affermazioni degli animalisti che antepongono la libertà
dell'orso alla vita umana si contrappone la costituzione, le leggi
sulla sicurezza pubblica, la coscienza della stragrande maggioranza
delle persone. Circostanze che, nonostante l'opportunismo della
politica, sono per ora in grado di arginare la deriva nichilista
antiumana. Ma l'erosione dei principi di rispetto e priorità della vita
umana è in atto anche su altri fronti (eutanasia, manipolazione degli
embrioni, utero in affitto ecc.) e nulla è più scontato.
A cosa mira questa
l'ideologia
"anti-specista", la condanna in blocco dell' "umano criminale", dell'
"unica specie nociva"? L'uomo viene equiparato alle altre specie
zoologiche, la società si annulla. Il contadino dei paesi poveri che
non usa pesticidi, combustibili fossili, concimi chimici è sullo stesso
piano del ceo della Monsanto. Peter Singer, guru del movimento
animalista, famoso per sostenere l'infanticidio oltre all'aborto, non
si fa scrupolo a preferire il cibo industriale a quello
"km 0" (4). Oltre a negare, da teorico dell'individualismo
utilitarista, alcun valore positivo alla territorialità, (sostenendo
l'etica del "minor costo economico" e della globalizzazione), Singer
sosteneva che fosse preferibile un mondo di multinazionali (alla
MacDonald) rispetto a "10 mila piccoli allevatori". Per il semplice
motivo che, con MacDonald, il movimento animalista può sedersi a un
tavolo mentre ciò non è possibile con 10 mila piccoli allevatori beceri
e ignoranti (l'illuminato MacDonald può permettersi la consulenza di
esperti di benessere animale, vicini al movimento animalista e di
concedere qualche contentino). Che l'animalismo, nel suo annullare
società e territorio in una generica "specie umana criminale e nociva",
operi un formidabile servizio al capitalismo neoliberista è abbastanza
evidente. Togliendo
all'umano e alla vita umana quel rispetto che la civiltà cristiana ha
introdotto senza distinzioni tra i figli di Dio si favoriscono i più
forti Che la sinistra blandisca l'animalismo è la certificazione del suo suicidio.
L'uomo "invade" l'habitat dell'orso ed è sempre
colpevole
Le teorie animaliste
trovano riscontro nelle azioni dei gruppi animalisti. Se fosse lasciato
loro spazio, in barba alle leggi e ai diritti delle persone e delle
comunità, la montagna dovrebbe essere abbandonata. I mezzi con cui
cercano di imporre la loro visione sono la disinformazione e le
minacce. Uno degli strumenti più odiosi utilizzato dagli animalisti è
lo stalking nei confronti delle persone ferite dagli orsi, "colpevoli"
di non essersi lasciati ammazzare, si essersi salvati. Il solo fatto di
essersi trovato nel bosco fa della vittima un colpevole che ha
"disturbato" l'orso, violato il suo sacro habitat. Non conta nulla il
fatto che gli orsi in Trentino sono stati portati dalla Slovenia, che -
rilasciati in zone relativamente remote - si siano spostati in aree
densamente abitate ad un tiro di schioppo dalla stessa città di Trento.
Per l'animalismo l'essere umano è un intruso sul pianeta e non contano
nulla le caratteristiche del territorio, il grado e il tipo di
antropizzazione, la storia. Gli aggrediti sono stati fatti passare per
dei colpevoli. Maturi (Pinzolo, 2014) è stato accusato addirittura di
aver preso un orsetto in braccio, Metlicovez di essere andato lui
all'attacco dell'orso con il bastone anche se ha ribadito che l'ha
usato quando era a terra.
A fornire il pretesto agli animalisti per
attaccare il pensionato è stato lo stesso dr. Groff, il responsabile
dell'ufficio grandi carnivori della provincia di Trento. Groff,
"interpretando" le parole del pensionato (si era precipitato ad andare
in ospedale appena Metlicovez vi era stato ricoverato per raccoglierne
le dichiarazioni), ha sostenuto che l'uomo si era trovato l'orso
all'improvviso a breve distanza e ha usato il bastone. Ma Groff c'era?
No. Ha "raccolto" delle informazioni da un uomo ancora scosso (con
quale correttezza e autorità?) e le ha usate contro di lui. Per
intimidire il pensionato gli animalisti hanno poi presentato un
esposto contro di lui per maltrattamento d'animale. Ma
la cosa più grave è che le dichiarazioni di Groff contraddicono
l'ordinanza del presidente Rossi che parla di "aggressione da parte di
un animale non provocato". Che all'interno della provincia ci sia chi
rema in direzioni diverse era chiaro da tempo. Quello che ci si chiede
è di quale coperture politiche godano quelli come Groff (e Dallapiccola
che gli va a rimorchio) che, se non remano apertamente contro Rossi,
mirano di certo a metterlo in difficoltà.
Il dr. Groff:
da anni minimizza il pericolo rappresentato dagli orsi ed è
responsabile di un'informazione di parte
Dopo l'abbattimento
di KJ2 il povero pensionato, memore di quanto capitato a
Daniele Maturi vittima (lui e la famiglia) di una campagna di
insulti e minacce telefoniche, e non solo, ha ritrattato le
dichiarazioni rese alla Zanzara ("andrebbe abbattuta, è
pericolosa") dichiarando che l'orsa non doveva essere uccisa . I
media nazionali hanno subito strumentalizzato (contro Rossi), le "nuove" dichiarazioni del pensionato. Il fatto che siano
state rese per paura non conta e non si dice. La forza dell'animalismo
non consiste solo nelle minacce, nelle denunce, nelle campagne di
disinformazione (condotte con ampia disponibilità di mezzi economici grazie agli incassi - anticostituzionali -
sulle sanzioni per reati di maltrattamento degli animali che garantiscono cospicue
entrate, tali da far lavorare a pieno ritmo uffici stampa
e legali).
Chi decide sugli orsi in Trentino?
La forza
dell'animalismo non è data solo dal "brodo di coltura" offerto dai
media, dall'opportunismo dei politici ma anche dall'ambiguità di
personaggi come Groff, pubblico funzionario, ma smaccatamente "dalla
parte dell'orso", e dello stesso assessore Dallapiccola (sotto) che è
sempre
apparso un megafono di Groff, cambiando spesso versioni e posizioni
assumendosi il compito del "materasso". Dallapiccola insieme a
Groff ( non si capisce chi sia il dipendente e chi il principale) si è
fiondato all'ospedale appena saputo che vi era stato ricoverato
Metlicovez per "manifestare vicinanza". Che ipocriti.
A nessuno tra quelli
che seguono da vicino la saga di Life Ursus sarà sfuggito come
Dallapiccola abbia, dopo l'abbattimento di KJ2, messo subito le mani
avanti chiarendo che la decisione era di Rossi e di Rossi solo in
qualità di responsabile della sicurezza pubblica (nella provincia
autonoma non c'è prefetto). Dallapiccola, che così si è almeno in parte
smarcato, è un personaggio fenomenale che, nel 2015, dopo due gravi
aggressioni da parte degli orsi, con grave sprezzo del ridicolo
indicava nella bubbola canadese il rimedio infallibile per girare
sicuri nei boschi trentini frequentati dagli orsi. Ma non è finita.
L'assessore, cambiando diverse volte versione, ha avuto modo di
spiegare recentemente (dopo il fatto accaduto a Metlicovez) che, nel
2015, l'orsa KJ2 non era stata catturata perché aveva i piccoli (ai
tempi sembrava fosse un'inafferrabile primula rossa).
A questo punto è
necessario ricordare le date: l'aggressione a Molinari è del 10 giugno
e KJ2, in seguito all'ordinanza di Rossi, viene catturata solo il 15
ottobre. Quest'anno il 22 luglio aggredisce, il 4 agosto viene
catturata e radiocollarata e il 12 agosto sparata. La differenza sta
tutta in una scelta politica. Ma era legittimo prendersela comoda con
la cattura due anni fa? No. I motivi di urgenza e di pericolosità
sussistevano come quest'anno, la recidiva non ha aggiunto nulla. Solo
che due anni fa, per evitare il caso Daniza (estate precedente), si
preferì lasciar passare non solo il ferragosto ma anche tutta l'estate.
Romano Masé, comandante
della forestale trentina
Dopo la cattura la
stessa provincia lasciò intende, in alcune dichiarazioni, che si
sarebbe aspettato la primavera successiva alla cattura, dopo il
letargo. Ma quando l'orsa si risvegliò dal letargo, nel 2016, il collare
non c'era più. Dallapiccola spiegò che il collo si era assottigliato
per la perdita di grasso durante l'inverno. Fosse così era un fatto
prevedibile e rimandare all'anno seguente ha rappresentato una grave
colpa della Pat. Metlicovez ha rischiato grosso per questa scelta. Una
scelta opportunista, legata al desiderio di non ripetere un caso
Daniza, dalla paura di una potente istituzione per sparuti drappelli
animalisti.
Probabilmente nel
2015. anche se l'ordinanza era firmata da Rossi, le decisioni furono
prese da Masé, capo della forestale e da Groff, il responsabile degli
orsi e dei lupi. Dallapiccola ha spiegato, a posteriori, che la scelta
di lasciare a "piede libero" nel KJ2 nel 2015 fu presa per via dei
cuccioli. Ma Daniza morì durante le operazioni di sedazione l'11
settembre 2014, mentre KJ2 fu radiocollarata il 15 ottobre. Se i
cuccioli di Daniza sopravvissero potevano sopravvivere anche quelli di
KJ2. Quest'anno, al di là delle firme sulle ordinanze, è
palese Rossi non ha lasciato le decisioni a i suoi ambigui
assessori e funzionari ma è stato costretto dalle circostanze politiche
e legali ad agire con quella
decisione che andava mostrata già anni fa impartendo precise
disposizioni a Masé (probabilmente tagliando fuori Dallapiccola e
Groff). In ogni caso la storia della reintroduzione dei grandi
predatori da oggi entra in un capitolo nuovo.
Note
-
(1) K. Jerina, M.Jonozovič, M. Krofel, T.
Skrbinšek (2013) Range and local population densities of brown
bear Ursus arctos in Slovenia, in: European Journal of
Wildlife Research , 59 (4): 45–467
-
(2) F. Perco, P. Forconi, Andamento stagionale della
popolazione di lupo in Italia e scenai di conservazione, III
Congresso nazionale fauna problematica, Cesena, 24-26 novembre 2016
(3) Vedi gli articoli su Ruralpini Imbroglio
ecologico (I), Imbroglio
ecologico (II)
(4) J. Mason, P. Singer, Cosa mangiamo. Le conseguenze etiche
delle nostre scelte alimentari il Saggiatore, Milano, 2007),
-
-
|