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Terre alte


L'importanza dei piccoli  negozi di montagna

Sulla montagna si spendono fiumi di parole. Vi sono selve di uffici, assessorati, sottosegretariati. Si finanziano progetti su progetti. Ma non servono eserciti di economisti per capire che basterebbero, invece, misure molto semplici, a partire dalla defiscalizzazione e dalla sburocratizzazione delle piccole attività. A partire dai negozi "multifunzionali", indispendabili per mantenere vitali i piccoli centri.  Il bilancio statale ci guadagnerebbe considerando i risparmi in termini di costi assistenziali e le minori spese per riparare alle conseguenze della mancata manutenzione del territorio assicurata, gratuitamente, da chi vive di montagna. Ma la politica risponde agli interessi che vogliono desertificare la montagna e deve foraggiare chi vive di chiacchiere, studi e progetti inutili, chi guadagna sulle costose opere e attività di prevenzione e riparazione dei danni da calamità naturali, chi specula sul ritorno alla "natura selvaggia". Troppi interessi che remano contro e che sanno fare lobby sulle istituzioni con molta maggior forza dei montanari. 


di Andrea Aimar




Ezio e Dario Donadio gestiscono l'ultimo negozio di generi alimentari di Castelmagno  in valle Grana (Cuneo)


(01/03/2021) L’Italia è un bel Paese conosciuto in tutto il mondo non solo per le grandi città, ma anche per i piccoli paeselli che, disseminati in ambienti così differenti tra loro, racchiudono particolarità difficili da imitare lasciando a ciascuno una singolare identità.

Sono 132 i comuni italiani, che resistono, con meno di 150 abitanti, in un’epoca fatta sempre più di indegna burocrazia e ordinari tagli finanziari, politica lontana al sostegno di queste piccole realtà, amministrate da persone che a questi paesi, ci tengono veramente, in un legame affettivo che si instaura con questi luoghi. Situazioni che quasi non si riscontrano nelle metropoli, quando a malapena si conosce il vicino di casa che abita sullo stesso pianerottolo.

Ci sono Comuni talmente piccoli dove i membri della Giunta e del Consiglio sono praticamente gli unici abitanti che possono permettersi di investire il tempo libero per il proprio paesello, perché ci sono borghi dove l’età media è oltre i 65 anni e la maggior parte della gioventù è impegnata quotidianamente nello scendere a valle al mattino a lavorare, per risalire soltanto la sera.

La popolazione di queste zone, quasi disabitate, è rilevata nei censimenti per numero di iscritti al Registro Anagrafe, ma, analizzando quante persone abitano sul territorio tutto l’anno ne risulta un dato molto allarmante: interi territori comunali sono presidiati 365 giorni solamente da più poche unità, che a volte si limitano ad alcune decine. Unità che però fanno la differenza, perché anche se in minimi numeri, mantengono viva un’importante tutela dell’ambiente, che, senza di essa, sarebbe abbandonato al 100%.

Malgrado l’enorme richiamo verso i paesi di pianura degli ultimi decenni, resistono al monte piccole attività, cuore pulsante del lungo, tra i quali i negozietti di generi alimentari, che sono, e restano, la vita delle borgate. Un negozio in montagna, come in molte frazioni sparse nelle campagne, non è solo un esercizio commerciale, ma un vero e proprio punto di riferimento che risponde alle varie necessità quotidiane per l’intera comunità, dove in alcuni casi sono anche mantenuti attivi servizi seppur non di riscontro economico per il gestore. Ne sono un esempio i negozi che incorporano la rivendita di tabacchi, dove il guadagno è del 10% su ogni pacco di sigarette, a cui si devono escludere le tasse ed i costi delle transazioni, ed un guadagno che oscilla tra l’1% e 2% per le ricariche telefoniche.

Ci sono poi, in molte vallate, negozi di montagna con annesso servizio carburante, dove in alcuni casi non superano le 2 unità, con un margine di guadagno tra i 3 e i 4 centesimi al litro, su una media di 1.50€/l, dove il tutto è costituito da accise e tasse gestite dallo Stato. Le vetrine di questi esercizi meriterebbero l’appoggio dagli enti istituzionali, perché senza di esse, i paesi sarebbero molto più poveri. Secondo i dati Uncem nel 2018 erano 91 i comuni in Piemonte senza un esercizio commerciale (207 in Italia), dati in continuo aumento, e ben 300 comuni italiani hanno solo più un negozio. 



Angelica, Viviana e Daniela gestiscono l'ultimo negozio
 di alimentari del comune di Stroppo (val Maira, Cuneo)


Molte sono state le richieste di defiscalizzazione delle zone ad alta marginalità socio-economica delle aree interne e montane, ai fini del sostegno alle imprese e al contenimento della desertificazione commerciale, ma poche sono sempre state le risposte concrete atte a favorire una tutela del settore. Un bell’esempio è la Legge Nazionale della Montagna del 31 gennaio 1994, la numero 97 emanata dall’ on. Senatore Cuneese Natale Carlotto, legge approvata in parlamento, ma, purtroppo, mai applicata, cheprevedeva all’articolo 16 agevolazioni fiscali ai piccoli imprenditori commerciali, presenti nei comuni montani sotto i 1000 abitanti, sulla base di un concordato con gli Uffici dell’amministrazione finanziaria per le imprese con un giro d’affari assoggettato all’IVA nell’anno precedente con un giro d’affari inferiore a 60mln di vecchie lire, sarebbero state soggette all’esonero della tenuta di ogni documentazione contabile e di ogni certificazione fiscale. Un fiore all’occhiello che avrebbe permesso una rinascita effettiva delle zone montane, situazione che avrebbe dato fastidio ai grandi colossi che vogliono della montagna, solo una gestione delle grandi fonti energetiche: l’acqua e le foreste.

Dal bel salotto di città, da molti assessorati regionali e dalle posizioni in istituzioni nazionali, ai rappresentanti della montagna (vedi UNCEM), risulta semplice indossare giacca e cravatta per promuovere la montagna con molte parole, senza mai viverla, per la quasi totalità dei casi, in prima persona. Una rappresentanza che vede nella montagna una possibilità come un altra di rivestire una funzione politica sostenuta da cospicui stipendi e rimborsi a loro favore. Una bella diversità rispetto alla realtà di chi la montagna la vive tutti i giorni uscendo di casa al mattino: artigiani, commercianti, agricoltori che il loro stipendio se lo guadagnano con il lavoro e la passione.

Ecco che queste rappresentanze istituzionali promuovono l’acquisto in valle, ma poi agli esercenti viene obbligata la fatturazione elettronica a spese proprie. Si appoggia l’agroalimentare a km 0, ma nello stesso tempo si difendono i lupi che mettono a rischio l’intero settore. Si promuovono locande e attività, ma a loro vengono applicati dal fisco studi di settore paragonati alle città. Tasse varie, IVA, costi di assunzione del personale pesano troppo sulla debole economia di montagna.

L’importanza dei piccoli esercizi di vicinato è notevole, innanzitutto per la reperibilità dei loro prodotti, che spaziano dai generi alimentari a piccoli oggetti da bazar, che - in assenza di questi esercizi - bisognerebbe reperire percorrendo  decine di km). Sono, però, anche attività che mantengono e rafforzano i legame tra la gente ed il territorio, innanzitutto sul piano sociale, dove, a differenza degli ipermercati dove molte cassiere si limitano ad un «ha la tessera», si instaura un dialogo con il cliente.

È nelle piccole attività commerciali che si può inoltre trovare la qualità locale, dal formaggio di malga, ai biscotti preparati con farine autoctone; un mondo ben lontano dai grandi supermarket dove i prodotti sono prevalentemente ottenuti da procedimenti industriali, magari provenienti da centinaia di km di distanza. La salvaguardia dei piccoli negozi è un tassello fondamentale per continuare a dare una speranza di vita a questi paesi di montagna.



Viviana, Paolo, Giulia, Lorenzo e Francesca, gestori dell'ultimo megozio di alimentari di Cartignano, valle Maira


Viviana Simondi, Cartignano

A pochi passi dal castello di Cartignano, edificato nel 1440, è Viviana Simondi, 39 anni, tecnico in gestione aziendale, a condurre l'ultimo negozio di alimentari in tutto il Comune. Una scelta nata dopo 10 anni di lavoro dipendente alla "Bitron" di Rossana, quando, con l'appoggio del marito, Paolo Tallone — frigorista di Tarantasca e figlio di storici agricoltori del paese — dal marzo 2010 ha deciso di dare continuità all'ultimo esercizio commerciale del paese. Una scelta determinata e coraggiosa per una neo mamma con un bambino piccolo, Lorenzo, allora di appena 11 mesi, che ha comportato l'abbandono del posto in fabbrica.

Io sono di Borgata Mittante, Ramalàn in occitano, e Cartignano rappresenta un’affezione a questa valle, da cui difficilmente riuscirei ad allontanarmi. Ho avuto la fortuna di conoscere molta gente di queste borgate, un'eredità importante, con valori che spero di poter trasmettere anche ai miei figli, Lorenzo di 12 anni, e Francesca di 7Un lavoro diventato passioneCi sono molte realtà, soprattutto in questi territori, che conservano un amore per il proprio lavoro, dal mestiere del pastore al panettiere all'esercente, dove, nel mio caso, alzare le serrande al mattino vuol dire immergersi in un mondo chiamato “passione”, sentimento forse lontano nelle grandi catene di montaggio dove l'occupazione è indirizzata a produrre, produrre e semplicemente produrre. Nei piccoli negozi di montagna, come anche per le attività a ricezione turistica, viene alla base il rapporto con i propri clienti, perché siamo umani, dove il dialogo ed il confronto sono alla base di qualsiasi importante relazione. L'unico peccato, è come queste profonde esistenze, sia martellato tassativamente e burocraticamente paragonato ad un esercizio commerciale in centro Città.


Generi alimentari...e non solo...

Sì, nei piccoli negozi di montagna è un po' come entrare nelle antiche botteghe di “drogheria”, dove si può trovare un po' di tutto, perché vasta è la tipologia di clientela, dal turista di passaggio, all'anziano del paese. Giornali locali, Tabacchi, prodotti per la casa, bombole del gas, fiori, piantini per l'orto in primavera e le ricariche telefoniche sono solo un accenno dei servizi che si propongono, oltre al genere alimentare, che va dai prodotti locali all'ortofrutta. Telefonando è possibile ordinare la spesa, e come nel periodo di pandemia, mi ero anche organizzata per le consegne a domicilio. Inoltre, ho sempre cercato, in questi anni, di mantenere un orario flessibile, perché come in estate, molta gente è impegnata nei lavori di campagna, come nella fienagione, fino a tardi. Certamente ora la pandemia ha ristretto molto il commercio, in particolar modo per il divieto negli spostamenti!


Negozio... e bar...

Sì, qui di fianco al negozio gestisco anche il bar, nella stessa struttura, di proprietà del Comune, dove si propone servizio tavola calda con piatti tradizionali e pranzi per operai. Si lavora molto con i cacciatori che nel periodo di bassa stagione, da settembre a dicembre, con la caccia si crea involontariamente un indotto economico nelle vallate, non indifferente. Con il bar, avendo modo di cucinare piatti sul momento giornalmente, si ha l'enorme vantaggio di incrementare il consumo e quindi avere la possibilità di avere sempre prodotti freschi. Molti negozi di montagna hanno annesso il bar, anche per un fattore economico, perché solo con l'emporio, un'intera famiglia faticherebbe ad andare avanti. Abbiamo infine anche le camere e una casa vacanze qui sulla piazza di borgata Paschero, con 4 alloggi arredati, finita di ristrutturare a fine 2020. Per tutto questo a darmi una mano c'è anche Giulia, Perano, una ragazza di 23 anni del paese sotto, frazione Tetti, assunta fissa. È bello, ed importante, poter offrire un lavoro alle nuove generazioni, perché la montagna ha bisogno di loro, ha bisogno di giovani.




Quali prospettive per il futuro?

Si dice che dopo un tempo ne viene un altro. Siamo in un periodo di transizione, dove molti borghi sono praticamente abbandonati la maggior parte dell'anno, ma radicata è in qualcuno la consapevolezza di voler continuare a dar vita a questi magnifici territori alpini. C'è un richiamo da parte delle nuove generazioni al ritorno alla terra. e quando vedo mio figlio, a 12 anni, orgoglioso di portare al pascolo i suoi animali, pecore, capre e ora anche un pony, in compagnia del fedele cane maremmano-abruzzese, coltivo la certezza che il legame che la montagna sa offrire ai più piccoli è un qualcosa di impagabile che mai tramonterà, segnale di speranza per questo futuro.




ARTICOLI DI ANDREA AIMAR


Montagna accessibile (per contrastare l'abbandono)
(26.10.20) L'importanza delle piste silvo-pastoirali per il collegamento agli alpeggi. Dalla val Maira un esempio virtuoso di rilancio di un alpeggio a vantaggio della comunità degli allevatori locali.

Piccola imprenditoria alpina (resistere con le erbe)
(22.07.20) Aprire un'attività economica (di qualsiasi tipo) nelle valli alpine, qualunque essa sia, è difficile. Vivere, in cima alle valli, dei prodotti che offre la montagna per realizzare attività economiche in un mondo di grandi  aziende, di sistemi logistici è eroico. Che si trasformi latte, legno, uva, pietre naturali o ... erbe alpine, come nel caso dell'esperienza che Andrea Aimar, ci racconta con questa intervista.


Lasciar chiudere gli allevamenti è chiudere la montagna
(21.06.20) Lo scorso 1’giugno ha chiuso i battenti ad Acceglio, località Ponte Maira, alta Valle Maira l’ultimo allevamento di trote iridee e salmerini della valle. Un brutto colpo per il territorio che viene privato di un apprezzato prodotto km 0 legato alle pure sorgenti della valle. Andrea Aimar, collaboratore di ruralpini per la val Maira ha intervistato i titolari che puntano il dito contro la burocrazia

Nuovi schiavi nei campi. E lo sfruttamento del contadino  italiano?
(24.05.20) Il mondo agricolo è molto critico sulle recenti manovre governatire per  regolarizzare centinaia di migliaia di clandestini "per aiutare l'agricoltura". Il governo da bene perché l'agricoltura è in difficoltà e ha problemi di manodopera. Burocrazia, oneri contributivi, norme  e apertura indiscriminata dei mercati ai prodotti esteri costringono all'autosfruttamento o ad assumere in nero.
 

L'arte dello sfalcio manuale. Una tecnica per giovani
(15.05.20) In provincia di Cuneo una bella esperienza di passione e imprenditorialità si incontrano con la voglia dei giovani di vivere montagna e agricoltura tornando alla tradizione, sia pure in un contesto innovativo. Lo testimoniano i corsi di falciatura a mano della ditta FALCI di Dronero e il rinnovato impegno di questa ditta centenaria nel settore handtools.
 

Popolo alpino a rischio di estinzione
(29.01.20)
 Andrea Aimar, un giovane di 25 anni dell'alta val Maira, in provincia di Cuneo torna sul tema del futuro della montagna. Se, per gli anziani, riflettere su questo è motivo di rimpianto o sordo risentimento, per un giovane può portare a due atteggiamenti: rinuncia e fuga o ribellione. E infatti dal Veneto al Piemonte non si odono più solo voci di rassegnazione. Non è più il mondo dei vinti senza voce.

La montagna vista da un giovane dell'alta val Maira (Cuneo)
(13.12.19) Essere consapevoli dei termini di un problema rappresenta già un primo passo per una possibile soluzi
one.  Nella lettera che riportiamo, Andrea, un giovane di una valle della provincia di Cuneo, sostiene che - al di là dei proclami - la politica (Roma e Bruxelles) vuole lo spopolamento della montagna. Porsi rispetto alla politica senza illusioni, con realismo, significa poter elaborare strategie adeguate a contrastare certi disegni. Quantomeno provarci, in un quadro di scenari aperti che concede anche qualche chances.




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