SPECIALE
PESTICIDI - a cura di LAURA ZANETTI
(dopo la marcia di
Trento del 19 maggio scorso). Dalle prime battaglie bio degli anni '80
a quelle di oggi, tra la Valsugana e le valli di Non e di Rabbi. Con
interviste ad Andrea TOMASI (autore docufilm sul tema) e Roberto
CAPPELLETTI (presidente Medici per l'ambiente del Trentino)
Si consolida il movimento contro i pesticidi
(cosa succede in Trentino?)
di
Laura Zanetti
Sommario
(09.06.19)
Il Trentino ha detto NO ai pesticidi con una marcia cittadina
che, nonostante la pioggia, il 19 maggio ha percorso tutta la
città, con partenza simbolica dal Palazzo della Regione. 700 le persone
provenienti da tutte le valli trentine. Tante le associazioni, ma anche
gruppi d’ acquisto, ambientalisti storici e giovani. Molti giovani. Con
tutta la loro fantasia politica e il loro NO a una disumanizzazione
silenziosa di questa evoluzione agricola.Tra i tanti striscioni quello
in memoria di Adriano
Rizzoli : “ Siamo il pensiero della Terra”.
Dopo le battaglie
contro l’inceneritore (vinte!), ora la prossima battaglia è per
un’agricoltura salubre
La lotta contro la
chimica in agricoltura nasce, in Trentino, una quindicina di
anni fa grazie all’impegno del Comitato
per la Salute della Val di Non
che dopo essersi costituito, produce una serie di analisi mediche che
evidenziano la preoccupante presenza di pesticidi altamente tossici
nella polvere dentro casa e nelle urine dei bambini (sulle attività del
Comitato e la situazione in val di Non quarda qui
su Ruralpini).
Sotto i limiti di legge - precisa
Sergio De Romedis - ma sulle nostre
mele ci sono troppi residui di pesticidi tutt’altro che trascurabili.
Tra i pochi
politici presenti pure la delegazione dei Verdi trentini.
La
cosa è curiosa e impone due domande: Dov’era il partito ambientalista,
che ha fatto parte della maggioranza per ben vent’anni (entrando anche in giunta con Dellai), quando il
Trentino era già al secondo posto in Italia per quantità di pesticidi
per ettaro?
Perché
i Verdi, nella passata legislatura, bocciarono, unitamente al centro
sinistra autonomista, la mozione dei 5 Stelle che chiedevano la
messa al bando dei prodotti neonicotinoidi, dannosi per il sistema
nervoso delle api?
Va
ricordato che è grazie alla mozione di Filippo De Gasperi ( 5 Stelle),
se nel 2016 la provincia trentina bandisce l’erbicida glifosate
nelle strutture provinciali ( servizio strade e ripristino ambientale).
Cosa che intelligentemente già aveva fatto il comune di Lavis e
Castello Tesino.
La Fondazione Mach, ex Istituto San
Michele - precisa Degasperi- deve
investire sulle varietà di meli resistenti. Abbiamo depositato da
poco una interrogazione in Consiglio Provinciale, chiedendo
perché l’APOT (Associazioni Produttori Ortofrutticoli Trentini )
abbia invitato i Consorzi di Melinda e La Trentina, ad usare il
pesticida organofosfato Clorpyriforos.
Eppure
uno studio di Harvard, ha dimostrato la pericolosa tossicità degli
organofosfati in agricoltura e nell’uso domestico, con danni gravi al
sistema nervoso ed immunitario, nonché la preoccupante perdita di udito
tra i lavoratori agricoli e i loro figli piccoli.
SCHEDA
Una battaglia pionieristica per l'agricoltura biologica in Valsugana
Telve Valsugana fu tra i primi comuni in Trentino a promuovere
l’agricoltura biologica a partire dai suoi orti. Agli
inizi degli anni ‘80 infatti, l’allora Assessore alla Cultura, Valerio
Stenico, organizza una serie di incontri con la popolazione. Relatori:
Paolo Berni, fondatore della Cooperativa
Alimentazione e Scienza di
Verona e Roberto Forapan, storico contadino con la prima azienda Bio
nel veronese, in zona Chievo, che nella prima serata racconta: Un
pomeriggio avevo trattato i miei peschi. Era un maggio caldissimo. La
notte uscii per prendere una boccata d’aria e in quel campo, dopo solo
qualche ora dal trattamento chimico, osservai che tutte le lucciole
erano scomparse. E mi chiesi - ma se quel tipo di pesticida ha fatto
morire tutte le lucciole, cosa può succedere alla mia salute e a quella
della mia famiglia? - Iniziò così la mia conversione per un’agricoltura
pulita. E
da pioniere che ha “contagiato” molti piccoli agricoltori, Roberto
Forapan ha successivamente fondato nel 1989 la Cooperativa La
Primavera, che ad oggi conta 89 agricoltori bio in provincia di
Verona. Quelle
serate di formazione e cultura agricola organica che vedono nel folto
gruppo dei presenti un giovanissimo e attento Ruggero Tomaselli (sarà
il primo agricoltore biodinamico della Valsugana), furono determinanti
per contrastare un devastante piano di ricostituzione fondiaria
del
conoide di Telve e Carzano.
Ben
120 piccoli contadini di Telve si mettono insieme. Con grande
determinazione studiano il Codice, forti dei loro diritti contro un
progetto che, se attuato, avrebbe privilegiato le poche grosse aziende di
valle, intenzionate a trasformare tutto un
territorio in faccia all’Ortigara, curato da secoli, nel secondo
melificio trentino.
Conoide
di Telve e Carzano anno 1980 (Foto di Flavio Faganello tratta dal
Calendario 2011 Libera Associazione
Malghesi e Pastori del Lagorai).
A
distanza di 3 decenni ecco quel documento, datato 27 settembre 1991,
che sintetizza anni di impegno, poi felicemente premiato, pubblicato
sul quotidiano di Trento L’Adige:
Siamo centoventi firmatari residenti nei comuni di Telve e
Carzano,
che attraverso una recente lettera indirizzata ai rispettivi Sindaci e
ad altri Enti, chiedono l’esclusione dal Consorzio di Miglioramento
Fondiario di Telve e Carzano di tutte le particelle fondiarie di
proprietà. Una minoranza certo all’interno del Consorzio, tuttavia
decisa a non cedere in nome di un principio democratico fondamentale
quale il Diritto di Godimento del Fondo in modo pieno ed esclusivo,
come vuole il Codice Civile, e non condizionato ed imposto in modo
arbitrario e dispotico dalla pubblica amministrazione. Già
l’imposizione dell’impianto di irrigazione in modo scorretto e con i
relativi pesanti oneri per il piccolo contadino è da ritenersi ingiusta.
Dai sindaci
ed enti nessuna risposta. E
mentre da un lato associazioni e volontariato si prodigano per
migliorare la qualità della vita dell’anziano di paese, dall’altro lo
si obera di oneri finanziari pesanti e di obblighi che non giovano
certo alla sua salute; soprattutto gli si vuol negare la possibilità di
organizzare la propria giornata anche con la cura del proprio campo
senza alcuna imposizione; quel campo che per i più rappresenta il luogo
degli affetti più cari, un riparo naturale e una difesa dalla
solitudine, uno dei problemi più gravi e insoluti delle medie e grandi
città.
Ci
siamo rivolti ai funzionari della provincia, ma le loro risposte,
sempre assai vaghe, ci lasciano dubbiosi su un reale interessamento in
favore dei nostri diritti.
Il
dott. Bolognani, ad esempio , ha espresso giudizi inquietanti sulla
sorte dei fondi la cui superficie quadrata sia inferiore ai 5.000 mq.,
portando come esempio l’azienda agricola d’Israele e il maso tirolese.
Probabilmente
il dott. Bolognani è mal documentato su quest’ultimo, perché l’azienda
agricola a conduzione familiare e non consorziale ( che trova la sua
massima espressione in Austria ), è da sempre il modello della politica
agraria cosiddetta eco-sociale, in quanto la cura delle piccole
particelle, comprensive di antiche strutture ( muri e siepi), assicura
approvvigionamento di prodotti sani, cura del paesaggio, prevenzione
dei cataclismi. Noi
ci auguriamo che i sindaci e gli amministratori prestino attenzione
alle nostre legittime richieste e riflessioni perché il problema da noi
sollevato già nel 1989, è condiviso ormai da molti contadini trentini,
che invitiamo a contattarci per la formazione di un comitato
interprovinciale, portavoce dei nostri diritti. Ultima
spiaggia ? Le vie legali , che sicuramente non farebbero onore ai
dirigenti di una Provincia da sempre indicata a modello per efficienza
e giustizia sociale. (torna su)
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C’è
una figura in Trentino che da anni si sta battendo contro
un’agricoltura fabbricistica e sempre più avvelenata
È
il giornalista e regista Andrea Tomasi il cui ultimo documentario Pesticidi, siamo alla frutta
(sottotitolo: Biancaneve non è sola),
realizzato con la collaborazione tecnica di Leonardo Fabbri, è stato
proiettato in tutta Italia.
Ecco come Andrea
Tomasi racconta un 2018 che definisce “stellare”:
Sì, è stato così.
Siamo stati chiamati in tutta Italia, anche da
privati cittadini. La gente si preoccupa e ragiona: si rende conto che,
come nella fiaba, anche noi siamo avvelenati. L’esposizione alle
sostanze chimiche dell’agricoltura intensiva è sempre più sentita. E
non occorre essere dei talebani del biologico per capire che stiamo
andando nella direzione sbagliata.
È sufficiente aprire gli occhi per vedere
che il modello attuale sta danneggiando tutti. Sinceramente
non mi aspettavo un riscontro così grande, pur sapendo che il
documentario aveva una sua potenza. Certamente anche la copertura
mediatica sulla stampa e sui canali tv nazionali ha avuto il suo peso.
I tempi ormai sono maturi fra i consumatori perché molte
patologie, legate ad una convivenza stretta con le colture
intensive e ai loro inquinanti, sono all’ordine del giorno.
Laura Zanetti: in che tempi è stato realizzato e dove è
stato girato il documentario?
Andrea
TomasiT:
Sono stati due anni di lavoro intenso, ritagliandomi degli spazi dal
mio lavoro di giornalista. Girato
in parte in Trentino, Val di Non in particolare, a Pistoia capitale
europea del glifosate per via dei vivai, a Milano con l’intervista a
Tiziano Quaini, presidente della FederBio
Veneto, per finire con
Bologna, presso la sede nazionale degli Apicoltori e con l’intervista a
Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico che parla della
presenza dei pesticidi sui ghiacciai del meridiano alpino, come
confermato da uno studio dell’Università della Bicocca di Milano e dal
Muse. Il
finale è affidato all'attore-regista-scrittore Marco Paolini: un
commovente monologo sull'acqua, che è vita ma che diventa "vettore di
veleni".
LZ: nel documentario ci sono delle schede
riassuntive circa il consumo di pesticidi in Italia...
AT: Sì, ci siamo
basati sui rapporti del Ispra
che studia la presenza
dei pesticidi nelle acque. Il Trentino è tra i peggiori in Italia,
secondo solo al Veneto.
Ecco nei dettagli
il quantitativo di pesticidi per ettaro di superficie agricola
utilizzata :
Veneto : 11,7 Kg, Trentino: 9,3 Kg, Alto Adige: 4,4 Kg.
LZ: nel tuo documentario c’è un lavoro svolto
dai Medici per l’Ambiente a
Roma Città .
AT: È una ricerca
condotta a loro spese, su 14 donne gravide. Nel 100% dei campioni sono
state riscontrate nelle urine, tracce consistenti di insetticidi.
LZ: Nel documentario avete inserito un
interessante clip video concessa da RTTR [emittente televisiva
del Trentino, ndr].
AT:
È l’intervista della brava collega Paola Siano, fatta a Roberto
Valcanover, presidente dell’Associazione Italiana Linfomi.( https://www.ail.it/cosa-puoi-fare-tu),
che per la prima volta fornisce delle cifre: in Trentino, stando
ai dati AIL (Associazione italiana contro leucemie-linfomi
mieloma (cifre del reparto Ematologia di Bolzano), le maggiori
incidenze per neoplasie emoderivanti sono presenti in Val di Non e
nella Piana Rotaliana.
LZ: I dati forniti da Valcanover sono
comunque limitati?
AT: Inevitabilmente
limitati, perché i pazienti di queste patologie si
rivolgono non solo a Bolzano, ma anche a Padova, a Pavia, a Milano, a
Innsbruck...
Ma vorrei
aggiungere un’altra cosa. Occorre
fare anche una connessione tra pesticidi e malattie neurologiche, di
cui parla nel documentario l’oncologa Patrizia Gentilini.
LZ: C’è poi l’intervista fatta ad un contadino.
AT: Sì, è un
contadino della val di Non che ci ha chiesto di essere
ripreso di spalle. Durante l’intervista ci spiega perché ha scelto
l'agricoltura convenzionale ed ammette che le regole sul rispetto delle
normative circa le distanze da rispettare, per via delle derive,
vengono violate.
LZ: E il monologo dell’attrice Velia
Lalli ? Qual’ è il suo significato?
AT:
Velia Lalli (Rai Due, Comedy Central - Sky) è la regina della
stand up comedy in Italia. Il suo "umorismo no filter" dà una scossa.
Nel docufilm c'è un pezzo di un suo monologo sul biologico: un pezzo di
teatro in cui prende di mira uno certo modo (un po' radical chic)
di consumare bio. Le sue parole fanno da contraltare a quelle di
Tiziano Quaini, presidente di Federbio Veneto. Esprimendo con
magistrale ironia la "vox populi", la voce di chi non ha mai consumato
bio o non ha mai potuto, Lalli evidenzia in realtà l'importanza di un
diverso modo di intendere l'agricoltura. Quindi solo in apparenza
prende di mira chi si oppone all'utilizzio dei pesticidi. Velia Lalli,
che peraltro ha in tasca una laurea in ingegneria, dà un contributo
fondamentale al docufilm: permette di "spiazzare" il pubblico, di
rendere più scorrevole la visione e di ridere di fronte ad un problema
che di divertente non ha nulla. La ringrazio ancora perché, quando le
ho chiesto di partecipare ad un progetto che all'epoca era solo nella
mia testa, ha aderito senza esitazioni , da persona intelligente e
sensibile quale è. Una grande professionista, che rappresenta un valore
aggiunto in questo lavoro.
(torna su)
La parola a Roberto Cappelletti, esperto in
cancerogenesi
ambientale e Presidente dell’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE)
del
Trentino
LZ: Dottor Cappelletti, c’è una connessione
tra uso di pesticidi e
patologie neurologiche, come sostiene l’oncologa Patrizia Gentilini?
RC: Si,
esistono purtroppo molte evidenze sugli effetti neurologici cronici dei
pesticidi. Nel
2006, l’autorevole rivista Lancet
(38) pubblicava un allarmante
articolo in cui richiamava l’attenzione sulle malattie del
neurosviluppo che colpiscono attualmente dal 10 al 15% di tutti i nati.
Lo studio elencava 202 sostanze, con le quali conviviamo
quotidianamente, note per essere tossiche per il cervello umano; di
queste ben 90 erano pesticidi. Recentemente, gli stessi autori hanno
ribadito che molti insetticidi (per esempio alcuni
organofosforici come il clorpirifos) sono responsabili di questo
rischio, raccomandando la necessità di una politica di prevenzione
globale.
Anche
altri insetticidi (tutti gli insetticidi agiscono con vari meccanismi
sulla cellula nervosa) sono ormai noti per i loro effetti sul
neurosviluppo, e in particolare sulla sfera sensoriale, motoria,
cognitiva, nonché sulla morfologia cerebrale. Va sottolineato che
questi studi sono stati condotti con rigorosi metodi di
biomonitoraggio, per esempio dosando gli inquinanti alla nascita nel
sangue del cordone ombelicale, oppure nelle urine materne in
gravidanza, e valutando negli anni a seguire lo sviluppo
psico-neuromotorio dei bambini.
Vi
sono crescenti evidenze che l’esposizione a insetticidi in epoca
gestazionale sia associata all’insorgenza di autismo, in particolare
quando l’esposizione si verifica nella finestra gestazionale
coincidente con lo sviluppo cerebrale del feto.
LZ: Alcuni studi hanno dimostrato anche una
diminuzione del quoziente intellettivo nei bambini esposti a pesticidi.
RC: Su questo
problema è stata espressa forte preoccupazione, perché
gli studi epidemiologici che mostrano associazione tra sviluppo
neurocognitivo e pesticidi sono coerenti con i risultati delle
tossicologia sperimentale. Inoltre, molti composti di sintesi
attualmente commercializzati in Europa, tra cui organofosfati,
carbammati, piretroidi, ditiocarbammati, ed erbicidi clorofenossilici
possono compromettere il neurosviluppo, con gravi e irreversibili
ripercussioni sulla salute del bambino. Questa è forse la principale
ragione della pericolosità degli insetticidi.
LZ: Oltre a preoccupanti effetti neurologici ,
vi sono altre allarmanti conseguenze dei pesticidi sulla salute?
RC: Si, sono gli
effetti trans-generazionali (cioè la creazione di alterazioni che
persistono nelle generazioni future.Queste
sostanze infatti possono espaciare effetti negativi non solo sugli
individui direttamente esposti, ma anche sui loro figli, con effetti
trans-generazionali che destano ovviamente non poche preoccupazioni.
L’effetto trans-generazionale, oltretutto, può a sua volta essere alla
base di possibili processi neoplastici mediati da meccanismi biologici
diversi da quelli studiati dalla cancerogenesi tradizionale. I
principali gruppi di pesticidi responsabili di questa azione sono i
clororganici (insetticidi della famiglia del DDT), i triazoli
(funghicidi), gli imidazoli (funghicidi), le triazine (erbicidi), i
ditiocarbammati (funghicidi di cui fa parte il mancozeb) e i
coformulanti. Nella comunità scientifica viene largamente accettato che
tali rischi siano maggiori se l’esposizione si verifica nelle fasi più
precoci della vita, a cominciare dal periodo embrio-fetale. Al tempo
stesso, si accumulano le prove del fatto che le esposizioni a basso
dosaggio possono avere ripercussioni anche in fase pre-concezionale,
con ricadute trans-generazionali mediate dalle alterazioni indotte a
livello delle cellule sessuali. I rischi sanitari dovuti alle
esposizioni pre-concezionali sono sostanzialmente individuabili nelle
malformazioni congenite e nelle patologie di tipo cronico-degenerativo
che, in tempi successivi, si possono manifestare a carico di individui
delle generazioni posteriori a quella degli individui esposti. Le
alterazioni degli elementi della linea germinale si verificano a carico
del genoma o a carico dei fattori non-genomici che regolano
l’espressione genica (epigenoma). Sia nel caso di alterazioni
genetiche, sia nel caso di alterazioni epigenetiche, la permanenza del
danno a livello delle cellule sessuali è potenzialmente responsabile di
vere e proprie malattie parentali che si propagano longitudinalmente
nelle generazioni.
LZ: Un caso di patologie trans-generazionali
ben studiato in contesto sperimentale riguarda i roditori?
RC: Alcuni
fungicidi (es. il vinclozolin) determinano nel ratto (Rattus
norvergicus) un’aumentata incidenza di patologie metaboliche,
tumorali
e riproduttive verificabili nelle generazioni successive a quella degli
individui esposti. Tuttavia, anche studi condotti sulle popolazioni
umane esposte a diossine o pesticidi, in particolare DDT, documentano
nella prole non direttamente esposta disfunzioni tiroidee, infertilità,
patologie cardiovascolari.
È
necessario dire che, nel complesso, esistono pochi studi sugli effetti
pre-concezionali dei pesticidi nell’uomo. In ogni caso, le evidenze
disponibili indicano che l’esposizione parentale ai pesticidi prima del
concepimento è associata a tumori infantili del sangue e del sistema
nervoso centrale. Sotto questo profilo, la letteratura dà particolare
rilievo a leucemia linfoblastica acuta, leucemia mieloide acuta e
neoplasie del cervello.
LZ: C’è poi il problema, in agricoltura
intensiva, delle derive...
RC: Un
importante problema dei trattamenti con pesticidi sono
senz’altro le derive. Questo significa che una considerevole quantità
di prodotto va fuori bersaglio, trasportata dal vento nei campi
del vicino. Questo assume rilevanza specie quando vicino ad un frutteto
o fragolaia vi sono prati per la fienagione. Il pesticida che finisce
sull’erba, raggiunge la mucca e finisce nel prodotto finale,
latte e formaggi. Occorre una attenzione particolare ad evitare la
contaminazioni dei pascoli che in alcune situazioni potrebbe
determinare rilevanti problema di salute pubblica. Oltretutto gettare
veleni sul campo del vicino è un reato punito dall’art. 674 del codice
penale. La
soluzione non è facile se si ragiona in termini di mantenimento degli
attuali livelli di impiego dei pesticidi. Occorre una rivoluzione dei
sistemi agronomici per arrivare ad una drastica riduzione dei pesticidi
a favore di buone pratiche agricole con il minor impiego possibile
della chimica di sintesi.
Fonte: https://www.isde.it/wp-content/uploads/2015/03/2015-03-Position-Paper-PESTICIDI-finale.pdf
(torna su)
Segnali
importanti dalla val di Rabbi
Qualcosa
in Trentino si sta comunque muovendo. È di questi giorni la notizia che
il Comune di Rabbi, il 27 maggio scorso, ha deliberato attraverso 7
articoli, un regolamento comunale che mette al bando su tutto il suo
territorio le colture intensive: per tutelare la salubrità delle 30
aziende zootecniche presenti e la bellezza del paesaggio, indotto non
trascurabile per l’economia turistica della valle.
L’obiettivo
di questo provvedimento - spiega l’assessore all’agricoltura Matteo
Mengon - è la tutela del nostro paesaggio alpino e della zootecnia che
sono le cifre identitarie della nostra valle. Abbiamo percepito come
reale il pericolo della diffusione delle piantagioni di mele, ma anche
di altre varietà di coltivazioni. Per questo abbiamo applicato il
principio di precauzione, facendo una scelta prima che il problema si
manifesti.
In
questa logica - precisa il Sindaco Lorenzo Cicolini - stiamo procedendo
anche con il progetto di conservazione, sistemazione e ripristino del
paesaggio rurale montano, finanziato dai Fondi per il paesaggio, grazie
al quale renderemo falciabili 10 ettari di prati.
Stalle fienile in
val di Rabbi (ruralpini ha dedicato
un articolo alle malghe della valle, qui)
La coraggiosa
scelta di Rabbi è un importante segnale, anche politico.
Ci
auguriamo venga recepito positivamente dall’amministrazione provinciale
come primo passo verso la riconversione ecologica del Trentino.
A partire da
pascoli e maggenghi.
Fragolaie a Telve in zona di sfalcio (a
sn), fragolaie in val Calamento a 1400 m in zona di pascolo e sfalcio (
a dx)(torna su)
Per informarsi
https://www.facebook.com/Cds-Val-di-Non-408279056223609/
Pagina facebook del Comitato diritto alla salute Val di Non.
Il comitato pubblica regolarmente il Bollettino Pesticidi che riporta
informazioni sui trattamenti in corso e i prodotti utilizzati.
Richiederlo scrivendo a pesticidi1@libero.it
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