Condividi
TRANSUMANZA AMARA
Cosa serve
proclamare la transumanza "patrimonio dell'umanità"? I pastori se lo
chiedono, con molta amarezza, quando viene vietato a questo
"patrimonio", fatto di concrete vacche, pecore, capre, di transitare
sulle strade ("per non sporcare"). Se lo chiedono anche quando i
pascoli sono - grazie alle regole europee - accaparrati dagli
speculatori. La transumanza che piace è quella che non disturba, che
attira il turismo con eventi folcloristici, che catalizza i
finanziamenti, che -
come scrive Anna Arneodo - "scorre con
bellissime immagini sui media, che non puzza, che non sporca, che non
porta con sé fatica, sudore, sofferenza, stanchezza". Un intervento,
quello di Anna, che merita di non rimanere un grido di dolore ma
di dar vita a un franco dibattito.
Transumanza:
patrimonio UNESCO!
di Anna Arneodo (di Coumboscuro)
(17.12.19) Ho sentito con piacere la bella notizia: è un bel regalo di
Natale! Mi riconosco in questo sogno di conquista di civiltà, di
riconoscimento culturale, di riappropriazione di identità, di rimpianto
“pietoso” di un mondo che non c’è più, ma che nostalgicamente ci
appartiene.
Ma cos’è questa transumanza? È il ricordo scolastico di versi
dannunziani “Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra
d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare”?
È una bella foto di un fiume di schiene lanute o il suono festoso dei
campanacci sbatacchiati da prospere vacche valdostane?
Oppure è la festa similfolcloristica di una finta transumanza ad una
fiera di paese con finti pastori vestiti di camicie a scacchi e
cappelli da cowboy?
Una transumanza che
scorre con bellissime immagini sui media, che non puzza, che non
sporca, che non porta con sé fatica, sudore, sofferenza, stanchezza.
La transumanza reale
è fatta di pastori, di uomini e donne che ogni giorno faticano, si
appassionano, si sporcano, si arrabbiano, si scontrano di continuo con
questa società che corre in una direzione opposta e contraria alla
loro, che li costringere ad essere - i pastori e non più i lupi - in
via d’estinzione.
I pastori vorrebbero poter sognare un mondo bello di montagne verdi,
fiumi di pecore, mucche, agnelli e vitelli, cani, campanacci, ma poi si
scontrano con la burocrazia, i divieti, le tasse da pagare. «Sulle
strade statali, dell’ANAS, con le bestie non puoi più passare!». Ma la
transumanza, patrimonio dell’UNESCO, dove passa? Su Google, sul
cellulare, sullo smartphone?
Nel momento stesso
in cui il sistema costringe noi pastori e montanari a scomparire, a
morire, innalza la nostra immagine stereotipa a “patrimonio
dell’umanità”. Vergogna!
Anna Arneodo
Borgata Marchion 8/A- COUMBOSCURO
12020 Monterosso Gana- CN
017198744
meirodichoco1@gmail.com
Il grido di un
pastore: “Non ci vogliono più!”
di Giuseppe
"Pinoulin" (di Roaschia)
(20.09.19) Ho letto su La Guida,
il nostro settimanale, che non vogliono più lasciar fare le
transumanze. Io sono pastore, nato in transumanza tanti anni fa (e se
le conto supero le 150: penso sia un record).
Ma quelli che fanno queste leggi sanno cosa sono e cosa vogliono dire?
Sanno chi sono i veri custodi delle nostre montagne? Sono i pastori, i
veri amanti degli animali, non gli animalisti che non hanno mai avuto
una gallina, ma solo cani. Essere pastori vuol dire fare un lavoro duro
senza mai fare ferie per amore degli animali. Ma sapete cosa vuol dire
vietare una tradizione fatta da migliaia di anni? Le nostre città in
questi anni sono piene di cani e i muri delle case sono tutti gialli e
c’è una puzza che fa male. Però se non hai un cagnolino non sei nessuno
e - lasciatemelo dire - è uno schifo anche per la salute dei bambini.
Sulle montagne abbiamo già il problema dei lupi che i miei colleghi
pastori devono già mantenere. A me i lupi non piacciono, ma meno ancora
sopporto chi li protegge. Sono un nostalgico, pastore e ho pagato
anch’io le stragi fatte dai lupi.
Le nostre montagne, coltivate da contadini, margari e pastori, dai veri
montanari, erano belle non distrutte dal turismo o patachin di massa.
Ora, abbandonate da pastori e montanari, divengono pericolose per
incidenti e alluvioni. La montagna è bella ma non va solo calpestata e
si devono rispettare anche le persone che lavorano, con poche comodità
e tanta fatica e con affitti mostruosi e come tetto le stelle, sempre
al pericolo di fulmini o massi che ti vengono addosso.
Le industrie inquinano l’aria e i fiumi, ci fanno respirare veleni,
l’odore di una mandria o di un gregge è un profumo, non adoperi la
mascherina, perché è salute.
Voglio dire ai nostri amministratori: fate cose belle, meno scandali,
amate e non sprecate il denaro pubblico che non è vostro, siate
responsabili e pensate anche a chi, meno fortunato, mangia la paglia,
ma forse vi ha anche votati.
Nelle ultime transumanze ho notato tanti giovani non del mestiere che
per un giorno sono felici di fare un lavoro che noi facciamo tutti i
giorni. Ricordate che il pastore e il margaro non vanno in ferie: le
ferie le fanno tutte quando sono anziani e non possono più lavorare. E
non fanno Natale, per servire chi mangia il
latte anche quel giorno, alle bestie non puoi portare il giornale e la
TV al posto del fieno.
Tagliatemi
la luce e l'acqua. Sono un pastore, mi arrangio
(03.05.17) Esasperato dalla "tassa sulla televisione" (che non ha),
Giuseppe Ghibaudo (Pinoulin) di Roaschia, Cuneo ha preso carta e penna
e ha scritto ai giornali. Nell'italia delle pensioni d'oro e di
vitalizi scandalosi un pastore, che ha lavorato una vita, rinuncia alle
"comodità" della modernità.
|