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       FOTORACCONTI

Villaggi, Natale, luoghi/non luoghi


Il flop clamoroso del "Sogno di Natale", il villaggio di Babbo Natale a Milano, la riproduzione, anche nei paesi di montagna del "format" natalizio urbano (il  "villaggio",  le luminarie da via commerciale cittadina e, al contrario, le spontanee iniziative per Natale dei veri villaggi di montagna, si prestano a interessanti considerazioni sui mutamenti in atto. Qui parliamo di Monte, frazione di 175 abitanti in valle Camonica.

di Michele Corti


(23.12.19) Annunciato con una massiccia campagna pubblicitaria in tutta Italia, il villaggio di Natale di Milano, presentato come il più grande d'Italia (o persino d'Europa), ha rappresentato un clamoroso fallimento. Per una sorta di nemesi feroce, il "Sogno di Natale", il "più grande parco tematico sul Natale", l'apoteosi del non luogo, dello scambio tra realtà e fiction è stato bersagliato in modo impietoso in primis dalle piazze e dai salotti virtuali dei social. Un vero corto circuito.


La meraviglia, che avrebbe dovuto attirare a Milano frotte di turisti (e che ha attirato invece discredito), doveva aprire il 22 novembre e restare aperta sino all'epifania (data poi anticipata al 30 dicembre). Causa sequestri del cantiere (per mancato rispetto di norme di sicurezza), il "villaggio" ha aperto solo il 5 dicembre. Per una lunga serie di inconvenienti (allestimenti incompleti, code, disguidi, proteste, richieste di rimborso dei biglietti) chiuderà la vigilia di Natale. Gli organizzatori giustificano la Caporetto con il maltempo e l'accanimento dei social. Una giustificazione palesemente insufficiente.
  


Le polemiche che hanno preceduto l'apertura del "villaggio" non hanno certo incoraggiato l'afflusso dei visitatori ma, probabilmente, la risposta del pubblico è comunque stata al di sotto delle attese. Sono i segnali di una crisi di rigetto per queste proposte così sfacciatamente omologate, clonate dallo stesso format, ovvero la materializzazione  di un mondo di immagini disneyane? Speriamo!
Il villaggio di Milano in definitiva non fa che riprodurre in grande quello che propongono tanti "villaggi di Natale" in giro per il mondo e per l'Italia: la casa di Babbo Natale, la fabbrica dei regali, la casa degl elfi ecc.   Non va taciuto che questa globalizzazione del Natale, la massiccia operazione di imposizione di un Natale scristianizzato, vagamente ispirato a mitologie pagane nordiche disneyzzate, è ormai un fatto capillare che si impone anche nelle località di montagna. Come Halloween del resto, che ha - in parallelo - scalzato, con modalità preconfezionate, serializzate, di plastica, la ricchezza delle ritualità di ispirazione cristiana e pre-cristiana radicate nella nostra cultura rurale. I segnali di non grande successo dei "villaggi di Babbo Natale" (da qualcuno auspicati anche in sostituzione del presepe) inducono a sperare in una raggiunta saturazione, nell'inizio di una reazione di ripulsa dell'imposizione, in forme suadenti ma pur sempre compulsive e totalitarie, di un cambiamento di costumi in nome della globalizzazione.

La crisi dei non luoghi

I grandi mall, i centri commerciali sul modello nord-americano sono in crisi (specie dove la politica ha concesso autorizzazioni in tale misura da provocare l'autocannibalismo). In Italia è saltata Auchan e c'è la corsa della GDO a riproporre con formule nuove, accattivanti, legate all'offerta di nuovi servizi e prodotti di qualità i vecchi "mini-market" collocati all'interno dei centri storici.



A sancire la svolta l'apertura  dei un negozio "sperimentale"  Esse (senza "lunga")  da parte della più autorevole catena italiana della GDO. Negli Usa ormai di parla di dead mall, centri commerciali fantasma. Una parabola emblematica: da non luoghi, paradigma della globalizzazione, della riproduzione in ogni angolo del mondo di spazi identici, con le stesse insegne, gli stessi odori, gli stessi suoni, a luoghi morti (non che prima fossero molto vivi...).



Villaggi a Natale (che vogliono essere luoghi)

Nel mentre, anche nelle valli alpine, si replicano i mercatini e i villaggi di Natale - secondo format omologati - ,  a pochi km dai centri che scimmiottano le metropoli,  vi sono villaggi  che, in forma originale, reinterpretano in occasione del Natale  le tradizioni del mondo rurale. E' il caso delle Ere da Nadal dal Mut che tradotto dal lombardo-camuno diventa "Aie di Natale di Monte". Monte è una frazione a quasi 900 m del comune di Berzo Demo, nella media valle Camonica (Bs). Oggi conta solo 175 abitanti. Sotto l'abitato di Monte nei primi decenni del Novecento prima di essere affettato dalla strada provinciale (oggi n. 6). 



La strada, realizzata tra gli anni '50 e '60 non solo ha determinato la demolizione di alcuni edifici, ma ha "murato" la chiesa, affiancata da un alto muraglione di contenimento, a valle della provinciale.


foto Michele Corti

Forse per reagire al trauma della nuova strada, forse per altre circostanze a Monte si sono sviluppate da non pochi anni a queste parte una serie di iniziative spontanee di valorizzazione della memoria storica della comunità. Molto attivo in questo senso il gruppo degli alpini che ha fatto da "motore".  Molto hanno concorso iniziative come il Lünare dal Mut (il calendario) ricchi di notizie, fotografie storiche, ricette, rimedi popolari ma, soprattutto, delle poesie di Piero Maloni, un alpino scomparso nel 2009 al quale, nel decennale della morte, ha dedicato un rifugio e la pubblicazione della raccolta delle sue poesie (I'na ólta... in versi). Riprodotti su targhe in legno, i versi di Maloni "parlano" tra le stradine del villaggio e ricordano l'insuperabile espressività della parlata locale, bene prezioso.


foto Michele Corti

L'evento che catalizza le iniziative di conservazione di memorie e testimonianze, materiali e immateriali, è rappresentato dalle Ere da Nadal. Le ere sono le "aie", i piccoli spazi comuni a più famiglie che consentivano di trebbiare la segale con i coreggiati.


foto Michele Corti


Foto Magnolini

Fatto comunitario, la trebbiatura coinvolgeva uomini e donne, con i ragazzi a svolgere i compiti accessori. Oggi le "ere" sono diventate gli spazi, insieme a fienili, stalle, spazi comuni coperti. Erano gli spazi dell'intensa vita di relazioni della comunità rurale, una "grande famiglia" dove si lavorava e viveva fianco a fianco facendo prevalere - per la necessità di scambiarsi varie forme di aiuto reciproco - la collaborazione rispetto ai contrasti.



Le Ere  sono arrivate alla diciassettesima edizione e rappresentano quindi una scadenza importante nella vita della piccola comunità, un fatto vitale per tenere in vita, in forma nuova, quei fattori di coesione che nella società rurale dei un tempo erano spontanei, obbligati, ma che oggi vanno costruiti. Alla riescita delle Ere, che impagnano per mesi la piccola comunità, collaborano vari gruppi, a partire dalle donne che, oltre che nella preparazione delle torte sono impegnate a decorare il paese. Ma ci sono anche i bambini, "quelli delle castagne", la  banda.   Una socialità incredibile per poche decine di abitanti. Una socialità viva e operante, articolata.


foto Santo Spavetti (durante le Ere)

Oltre a nastri colorati, illuminazioni e decorazioni natalizie, l'elemento principale è rappresentato dai rami d'abete. Le strette viuzze del paese e i vari passaggi coperti, veri elementi connettivi del tessuto edificato (e sociale) del villaggio rurale di un tempo, sono piacevolmente profumati di abete e di fieno (il fieno di montagna, non quello concimato con i liquami poco ricco di essenze). Durante le giornate delle Ere (primo week-end di dicembre) il villaggio si illumina ma si anima anche di gente, di musica, di esibizioni di artisti di strada. Tutto in una scala appropriata, senza "baracconate".



foto Michele Corti

Il fieno che riempie del suo profumo ogni ambito è conservato nei grandi fienili strutturati con uno spazio comune per le operazioni di movimentazione ma suddivisi in scomparti utilizzati da singole famiglie. Come si vede è sfuso. nella foto non si apprezza il profumo ma non sfugge il colore. Le gerle non sono solo oggetto da museo, feticcio del mondo rurale che fu ma qui servono ancora alla loro funzione. Non sono particolari da poco. Monte si rappresenta con le Ere come un villaggio rurale perché ci sono ancora le stalle, le piccole aziende con gli animali. Il profumo del fieno non è un aroma artificiale ma è legato alla presenza di un'attività zootecnica che coinvolge una'azienda (con capre da latte) e diverse piccole attività non strutturate: quattro stalle con bovini e tre con ovini. In più c'è un apicoltore. Grazie a queste realtà agricole e ad alcuni artigiani  le Ere propongono nei mercatini oltre a prodotti alimentari e artigianali della zona anche quelli strettamente a km zero. 


foto Michele Corti

Le case, i selciati, gli spazi comuni, le ere, i fienili, sono pulitissimi e ordinati, non solo abbelliti con le decorazioni. Se questo è l'effetto delle Ere: un villaggio orgoglioso di mostrarsi, un villaggio attivo e ricco di relazioni cooperative, ben vengano eventi come le Ere. Essi  celebrano la socialità, la solidarietà della comunità a partire dalla rievocazione attiva (capace di rinnovarsi in forme nuove) dell'esperienza di vita rurale che un tempo costituiva elemento solido di identità e coesione. Non è la nostalgia del passato fine a sé stessa la molla ma il desiderio di dare senso al presente e di dare speranze al futuro, di ridare valore alla vita di villaggio, al fattore di prossimità in un'epoca di solitudine e virtualità, alla solidarietà spontanea, al senso di potenzialità dell'agire comune e di essere una "grande famiglia" (sul valore proattivo delle rievocazioni della vita rurale, legate o meno al cibo rimando al mio saggio del 2009, Riti del fieno e del latte. Alpi XXI secolo che trovi qui).



foto Michele Corti

Le Ere sono l'occasione per mostrare con orgoglio ai visitatori che affluiscono nel villaggio di Monte come qui le vestigia della ruralità siano state conservate con passione e tanta cura. Non solo si sono conservati i fabbricati ma anche gli interni, gli oggetti, le memorie.
Il riconoscimento ottenuto attraverso l'ammirazione dei visitatori è di stimolo a valorizzare ulteriormente il patrimonio.
Augusto Parolari espone la sua collezione ordinata di oggetti del passato (foto sopra).


foto Michele Corti

Rino spiega la funzione dei vari attrezzi utilizzati per preparare le castagne, alimento fondamentale della dieta contadina di montagna, per il consumo.


fota da I'na ólta .... in versi

L'essicazione  delle castagne era realizzata in strutture sovrapposte alle cucine, qui le castagne erano stese su graticci.


foto Michele Corti

Provvedeva all'essicazione il fumo del focolare sottostante. La cucina qui ritratta non è stata alterata in nulla da quando non è più utilizzata, c'è il lavello di pietra, la piattaia.  


foto Michele Corti

Difficile trovare ambienti così integri (salvo nelle ricostruzioni dei musei). 

foto Michele Corti

Sulla scala che porta all'essicatoio-cucina  vi è l'occasione di presentare le mie "guide": il geom. Santo Spavetti, il geom. Bortolo Regazzoli (gruppo alpini) e Augusto Parolari (gruppo alpini).


foto Michele Corti

Integre sono tra i vari ambienti anche le cantine, le stalle.  E' ammirevole come  le stalle  siano a volte disposte "in serie" in corrispondenza  di  passaggi  coperti , spazi  comuni. Tutto pensato per rendere più facile in inverno movimentare gli animali, portarli all'abbeverata, per riparare gli ambienti dal vento. Così come per l'usom dei fienile e delle ere anche le stalle, pur essendo di pertinenza privata, erano in connessione tra loro. Era facile, in caso di necessità, dare una mano al vicino. 


foto Michele Corti

Tutte le stalle sono pulite e in ordine. Alcune contine sono anche utilizzate per gli scopi per i quali hanno servito per secoli, Confera che Monte non è un presepe, che è "vero". Non è un villaggio di Natale simil-rurale per turisti.


foto Michele Corti

Monte, che è un museo di sé stesso nel senso migliore del termine diventa per l'occasione delle Ere un museo vivo.
Per l'occasione si aprono spazi privati dove sono ricostruiti gli ambienti di abitazione di una volta (senza inventare nulla).


foto Santo Spavetti

V acceso il forno (furan) che si trova all'interno di un fabbricato che, come altri, è caratterizzato da ampio uso del legno in funzione strutturale con analogie alle costruzioni, sviluppate in senso verticale, delle valli walser.


foto Santo Spavetti


foto Michele Corti
Tra gli aspetti interessanti dell'edilizia rurale di Monte figura la sopravvivenza di tamponature con graticciate e argilla. Una tecnica un tempo comune che oggi si osserva quasi solo in rustici fuori dagli ambiti abitati.


foto Michele Corti

Anche al di fuori del breve periodo delle Ere la voglia della gente di Monte di esprimere il proprio attaccamento alla cultura rurale, alla memoria del villaggio dei tempi passati, si eprime nell'esposizione degli oggetti simbolo della vita rurale come tanti trofei.


foto Michele Corti

Lontano il tempo che si gettavano nella discartica o si regalavano ai rigattieri (e antiquari).


foto Michele Corti

Forse, però, in comunità come questa non si sono mai voltate le spalle alla civiltà rurale alpina. O lo si è fatto per meno tempo e in forma meno iconoclasta, meno distruttiva, meno aberrante.  Altrimenti non si spiega perché tanto patrimonio si sia conservato, prima di tutto nei cuori della gente, poi nella sostanza materiale. Vale la pena durante le vacanze natalizie (ma anche dopo) andare a visitare Monte.





Fotoracconti


 

(09.09.12) Pressione predatoria inaccettabile per alcuni allevatori 

A Limone Piemonte (Cuneo) un alpeggio gestito in modo esemplare è stato bersagliato da una raffica di attacchi di lupi con perdita di numerosi capi bovini, comprese vacche, manze gravide e un toro. Una situazione insostenibile che determina notevoli danni che solo in minima parte sono compensati dagli indennizzi. Giornate intere spese ad accompagnare il veterinario, a contattare il Soccorso alpino per il recupero delle carcasse a portare documenti negli uffici. E il giorno dopo... da capo.leggi tutto

 

(11.01.12) Giovani che fanno rivivere la montagna (val Susa, To)

La storia esemplare di Andrea e Silvia ne riassume anche altre. Ne parliamo in pieno inverno perché l'alpeggio - al di là della dimensione turistica - è un aspetto importante della vita in montagna, di cui ci si deve preoccupare tutto l'anno. Ci sono giovani con una passione enorme, ma pare che la società urbana pronta a commuoversi per le loro storie e per la bontà dei loro prodotti poi non riesca a fare a meno di mettere sempre nuovi bastoni tra le ruote leggi tutto

 

(21.10.11) Berbenno (So). Semi (bio) di futuro: chi semina raccoglie

In una Valtellina ancora dominata dalle vecchie visioni dell'agroalimentare industrializzato ha avuto un grande significato simbolico la semina di un campo di Pedemonte di Berbenno con una varietà di frumento tenero biodinamica. Merito dell'associazione More Maiorum forte del sostegno di tanta gente comune oltre che delle istituzioni locali. La semina ha visto la partecipazione attiva e consapevole di un centinaio di persone che si sono poi trattenute per il pranzo (vegetariano) e per ascoltare interventi sulla rinascente ruralità alpina e sull'agribiodiversità. leggi tutto

 

(26.09.11) Carcoforo (Vc) Microcomuni vivono

I piccolissimi comuni spesso si dimostrano vitali. Carcoforo (79 abitanti) ha associazioni culturali, una libroteca, organizza convegni. La propria cultura materiale e immateriale è oggetto di attenta conservazione e c'è anche un alpeggio attivo con agriturismo e vendita diretta di autentici prodotti locali. Attraverso alcune impressioni fotografiche il volto di un paese che vive leggi tutto

 

(11.09.11) Alpe Madri (Dosso del Liro, Co)

La storia di una vipera che con un morso mortale alla fidata mula mette in crisi un alpeggio. Che deve scaricare a ferragosto. Sono questi 'eremiti' (o 'trogloditi') che tengono in piedi la montagna (senza ricevere adeguati sostegni).Testo e foto di Pierfranco Mastalli vai a vedere

 

(08.09.11) Tra alpi orobiche e marittime. Antiche strutture d'alpeggio a confronto

Le antiche strutture pastorali presentano forme che si ripetono in aree diverse e in tempi diversi. Le nostre conoscenze sono ancora frammentarie ma è già possile stabilire interessanti analogie. Come nel caso dei calécc delle Orobie occidentali e nelle capanne casearie degli alpeggi del monregalese sulle Alpi Marittime. Ricostruire la storia concreta dei sistemi di alpeggio e di caseificazione e la loro evoluzione serve anche a far uscire l'alpeggio da una dimensione bucolica atemporale restituendogli l'importanza che merita. leggi tutto

 

(13.08.11) "Malga in festa" a Songavazzo (Bg)

Nonostante la pioggia e la nebbia e il cambiamento di programma (con pranzo in paese) la festa delle malghe di Songavazzo alla seconda edizione si conferma come un raro esempio di sagra dell'alpeggio di qualità. Cruciale l'aspetto di educazione al gusto attraverso degustazioni, illustrazioni dal vivo e spiegazioni su caseificazione e mondo dell'alpeggio. vai a vedere

 

(11.08.11) Plesio (Co). Festa di Sant'Amaa e alpe Nesdale

Anche quest'anno sono stato a Sant'Amaa e all'Alpe Nesdale (Plesio, Co). E' stato bello vedere il sindaco, il parroco, la gente del paese così interessati alla realtà dell'alpeggio rendere omaggio al lavoro degli alpigiani, ai frutti degli animali e dei pascoli. Un evento che dovrebbere essere di modello per le feste in alpeggio.vai a vedere

 

(04.08.11) All'Alpe Cavisciöla, tra 'integralisti' del Bitto storico e mucche O.B.

Un alpeggio della val Brembana dove si arriva solo a piedi, dove il latte si lavora in baite 'storiche'. È gestito da una giovane coppia unita dalla passione per l'alpeggio, lei casara 'fliglia d'arte', lui giovane ed orgoglioso caricatore d'alpe che ha fatto la gavetta,  fermo come una roccia sulle sue convinzioni. Propugnatore di una perfezionata arte del pascolamento e del ritorno alla Bruna alpina (O.B.). In alpe ci sono anche dei cascin ("pastorelli") di 14 e 12 anni, l' per imparare. Sembra una storia abilmente costruita per mitizzare una realtà. Ma è vera. Un invito caloroso a  tutti a farsi una bella camminata e ad andare a conoscere Alfio e Sonia che vi accoglieranno come amici anche se non vi conoscono. vai a vedere

 

(15.07.11) Ritorno all'Alpe Madri (Dosso Liro,Co)

Mario Bassi ha potuto ritornare a caricare l'Alpe Madri dopo le incresciose vicende di speculazioni sugli alpeggi che gli avevano impedito di farlo lo scorso anno. Anche quest'anno Pierfranco Mastalli è andato a trovarlo. Ci ha raccontato come l'alpeggiatore abbia ripreso la vita di sempre nella suggestiva Valle del Dosso, montagna aspra e dirupata. vai a vedere

 

(22.06.11) All'alpeggio Case di Viso da Andrea Bezzi malghese-casaro-affinatore

Storia di una esercitazione-seminario in cui si sono affrontati tanti problemi e capite tante cose sulla realtà dell'alpeggio. Su tutte una: l'allevatore di montagna non può pensare solo a mungere ma deve usare le sue mani abili e tutte le sue capacità tecniche e comunicative. La grande lezione di Andrea Bezzi che da diversi anni segue un suo 'stile produttivo' che oggi viene ammirato. Andrea è pienamente soddisfatto del suo lavoro "il più bello del mondo". Se solo il Parco....  leggi tutto

 

(01.05.11) Bricherasio (To) Storie di giovani pastori. Videoracconto.

Ci sono giovani pastori che, a vent'anni, hanno già un bagaglio di conoscenze sulle pecore, sul formaggio, sui pascoli, sulle tradizioni pastorali degno dei padri, anzi dei nonni. Il mestiere del pastore è proprio speciale; non c'è spazio per i bamboccioni. E nemmeno per chi perde tempo a lamentarsi invece che rimboccarsi le maniche e affrontare - come si fa da sempre - i problemi. Fotoracconto e videointervista (sotto la pioggia) a Ivan Monnet, 26 anni, pastore professionista della Val Pellice (del 28 aprile) vai a vedere

 

(06.02.11) Sostila: microcosmo ruralpino

Il paesino senza strada di Sostila in Valtellina è avvolto dalle retorica dei 'paesi fantasma'. In realtà non è 'morto'. Tra l'altro sono state avviate iniziative per il recupero della 'pera di Sostila' (sono state messe a dimora nel 2010 diverse piantine).  Vi è anche un allevamento di pecore e capre.  Le iniziative di rivificazione sono portate avanti dal Comune di Forcola, dall'Associazione Amici Val Fabiola e dai privati . C'è però anche un altro lato della medaglia: la 'guerra' tra Sostila e Campo (ovvero tra i comuni di Forcola e Tartano) per l'acqua. leggi tutto

 

(30.01.11) Capre ossolane e problemi della montagna (Vb)

Un  piccolo viaggio tra tre vallate e tre allevamenti caprini ci porta a contatto con tanti problemi: razze autoctone da salvare, alpeggi da valorizzare, l'inserimento dei giovani, il mantenimento di patrimoni di tradizioni, paesaggi, produzioni, testimonianze storiche. Difficile sopravvalutare l'utilità della capra per mantenere in vita la montagna dell'uomo. leggi tutto

 

(06.02.11) Sostila: microcosmo ruralpino

Il paesino senza strada di Sostila in Valtellina è avvolto dalle retorica dei 'paesi fantasma'. In realtà non è 'morto'. Tra l'altro sono state avviate iniziative per il recupero della 'pera di Sostila' (sono state messe a dimora nel 2010 doverse piantine).  Vi è anche un allevamento di pecore e capre.  Le iniziative di rivificazione portate avanti dal Comune di Forcola, dall'Associazione Amici Val Fabiola e dai privati . C'è anche un altro lato della medaglia: la 'guerra' tra Sostila e Campo (ovvero tra i comuni di Forcola e Tartano) per l'acqua. leggi tutto

 

(30.01.11) Capre ossolane e problemi della montagna (Vb)

Un  piccolo viaggio tra tre vallate e tre allevamenti caprini ci porta a contatto con tanti problemi: razze autoctone da salvare, alpeggi da valorizzare, l'inserimento dei giovani, il mantenimento di patrimoni di tradizioni, paesaggi, produzioni, testimonianze storiche. Difficile sopravvalutare l'utilità della capra per mantenere in vita la montagna dell'uomo. leggi tutto

 

(03.12.10) La Festa della torchiatura a Cerveno (BS) (evento del 7.11.10)

Da quando è stato restaurato nel 2008 l'immerso torchio a leva di Cerveno è protagonista di una sentita 'Festa dell'uva' che rappresenta una tappa importante delle nuove sentite celebrazioni del ciclo agrario in Valle Camonica.  Il torchio di Cerveno è parte integrante e cuore dell'Ecomuseo della Concarena e testimonia di un importante lavoro collettivo di restauro che esalta la cultura della lavorazione del ferro e del legno dell'homo faber camuno. È anche un emblema di come la valorizzazione delle radici della ruralità si intrecci al rilancio economico di tradizioni produttive agricole in circuiti 'integrati' turistico -agroalimentar -culturali (vedi la nuova cantina sociale di Losine). vai al fotoracconto

 

(11.10.10) Festa dei marghè a Magliano Alpi e Fiero dei des a Bellino (CN)

Le tradizioni si perdono? Non si direbbe. In Piemonte le feste dei margari e le fiere autunnali del bestiame aumentano di numero e di partecipazione. Sullo sfondo si agitano i problemi degli affitti degli alpeggi, del lupo, dei vitelli non pagati abbastanza, delle strutture spesso inadeguate a garantire condizioni di vita e di lavoro adeguate. Ma in questa manifestazioni la gente del posto si stringe ai pastur e ai marghè consapevole del valore della loro attività pastorale non soli per il mantenimento della montagna ma anche di altrettanto importanti strutture simboliche e identitarie della comunità locale.vai a vedere

 

(27.09.10) Val Vigezzo (VB). I tesori degli alpeggi: Alpe Basso

All'Alpe Basso, in Val Loana, Bruno Zani alpeggia 80 capre e venti mucche e produce un formaggio particolare e molto pregevole mescolando latte caprino e vaccino (al 50% ca). La tecnica risente dell'influsso della cultura casearia della vicina Svizzera interpretata però in modo originale. Il risultato è rappresentato de forme del peso di 15 kg. La pasta presenza una marcata occhiatura ma la tecnica accutata e paziente di lavorazione è tale da consentire una maturazione piuttosto lunga senza difetti. Anche qui, però, i problemi non mancano; a parte la siccità di questa stagione è in forse la possibilità di utizzare l'alpeggio del comune, a quota più elevata, a causa della mancata esecuzione dei benedetti 'adeguamenti igienico-sanitari'. vai a vedere

 

(20.09.10) Alta Valle Camonica (BS) Rilancio per le malghe del Mortirolo?

Resoconto di una visita (14 c.m. ) ad un gruppo di malghe con forti elementi di criticità ma anche con gradissime potenzialità multifunzionali (per le valenze storiche, naturalistiche e turistiche).  Le amministrazioni paiono decise a puntare con convinzione sui loro alpeggi. Un fatto molto positivo.   vai a vedere

 

(17.09.10) Gias Gardon (Valle Stura di Demonte, CN)

Un alpeggio chiave per la sopravvivenza della pecora Sambucana. Due ragazzini che vorrebbero fare i pastori. Il tutto condizionato da un futuro incerto per colpa della presenza stabile dei lupi. Che in Valle Stura di Demonte hanno già messo in grave difficoltà la pastorizia e rischiano di affossarla completamente 'bruciando' progetti, energie, passione, impegno vai a vedere

 

(03.09.10) Alpe Graglio (CO) Descarga anticipata

Alpeggi comaschi tanto belli quanto poco valorizzati. Visita all'Alpe Graglio, una delle poche che nell'alto Lario occidentale sono regolarmente caricate con vacche da latte. Purtroppo le bizze del clima quest'anno hanno provocato la fine anticipata dell'alpeggio (testo e foto di Pierfranco Mastalli) vai a vedere

 

(01.09.10) Coumboscuro (CN) Colture e culture d'identità

Chi pensa che le culture e le lingue ancestrali siano espressione di chiusura, egoismo, sguardo fisso al passato farebbe bene a farsi un giro a Coumboscuro. Dove l'attaccamento alla cultura e ai valori tradizionali, la volontà consapevole e caparbia di preservarli, ha consentito ad una piccola comunità di restare a vivere in montagna, coltivando contatti con tante realtà culturali in giro per l'Europa (e non solo). Ha consentito  di coniugare la manualità (artigianato, agricoltura, cura del territorio) con le espressioni culturali e artistiche 'colte'. Un miracolo? Forse si. Ma  ripetibile. Con difficoltà, però, perché riannodare i fili spezzati e i valori della continuità e della comunità corrosi dall' individualismo è arduo. Servono  punti di riferimento molto saldi. E comportamenti personali coerenti. vai a vedere il fotoracconto

 

(27.08.10) Una vita ruralpina:  Ambrosini Dante da Dubino (SO)(classe 1919)

La prima stagione d'alpeggio a 6 anni ;poi una serie di stagioni a S.Sisto (Campodolcino) con le poche vacche di famiglia e le prime esperienze da giovanissimo sfrosaduur. Quindi la guerra con la prigionia. Immediato dopoguerra con il contrabbando spericolato e il lavoro dei boschi (più il primo). Poi in cantieri in Svizzera fino a un grave incidente sul lavoro. Ancora alpeggi negli anni '60. Poi commercio e trasporto bestiame (anca de sfroos föö de Livign); poi ancora alpeggi negli anni '80. Da 10 anni carica (da solo) l'Alpe del Piani a 2070 m e impara a fare il formaggio. 'Ma i vach e i cavaj  i uu semper tegnuu) (Foto M.Corti, Alpe dei Piani, 25.08.10)

vai a vedere il fotoracconto

 

(22.08.10)  In Valle Camonica un ecomuseo delle malghe

Un glorioso fabbricato d'alpeggio, emblema della produzione del formaggio Silter in Valgrigna è attualmente oggetto di attento restauro conservativo. Sarà il cuore dell'ecomuseo delle malghe, un cuore vivo, con la stagionatura del formaggio e i supporti didattici per i visitatori. Finalmente un intervento che valorizza il patrimonio storico-architettonico dell'alpeggio. vai a vedere il fotoracconto

 

(12.08.10)  Cuneo. Pastori o lupi? Quale la razza in via di estinzione?

Alla conferenza stampa a Monterosso Grana (CN) per la presentazione del progetto regionale a sostegno della pastorizia (vedi sotto) era presente anche un pastore-simbolo: Mario Durbano di Frise. Un pastore che negli ultimi anni ha subito una serie impressionante di attacchi da parte dei lupi (nonostante utilizzi i recinti elettrici). Nel pomeriggio, con Luca Battaglini e Marzia Verona, sono andato su in montagna a  trovare lui e il suo gregge. Montagne aspre, valloni 'da lupi'. Ma questa è la montagna di Mario, della gente di qui, che ha sempre vissuto qui, in equilibrio con l'ambiente. E che ora paga la scelta politica di favorire la reintroduzione del lupo, una scelta che ci auguriamo venga ora riequilibrata in nome del diritto della pastorizia e della cultura alpina a continuare a vivere.

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(09.08.10)  Festa delle malghe (a Songavazzo, BG)

Pieno successo della Festa delle malghe di Songavazzo. Pienamente soddisfatto il malghese e gli organizzatori si pensa già alla prossima edizione ma anche ad organizzare eventi simili per il 2011. La Festa è stata predisposta per l'aspetto gastronomico  tenendo conto dei criteri che devono informare la sagra di qualità: solo prodotti di agricoltori e trasformatori locali, niente bicchieri e stoviglie di plastica a perdere. leggi tutto

 

(30.07.10)  All'Alpe Nesdà (Plesio, CO) si festeggia la rinascita

Gli alpeggi del Bregagno, nei comuni di Garzeno, Pianello, Cremia, S.Siro, Plesio, Grandola e Cusino rappresentavano un grande comprensorio di alpeggi con pascoli alti fino a 2.000 m, affacciati sul lago di Como e di Lugano. Pochi sono ancora caricati ma l'apertura di una nuova pista forestale, che dai 'monti' di S.Siro porta all'Alpe Nesdà (passando per l'Alpe Rescascía), può aprire nuove prospettive. Domenica 25, con una bella cerimonia (che ha compreso anche la benedizione dei pascoli, degli animali e dei fabbricati) si è aperta la prima forma prodotta in alpe dopo anni di abbandono. Oltre agli strepitosi panorami questi alpeggi hanno anche un altro asso nella manica: i prodotti. Il formaggio che si produce (da secoli) è il Bitto, che qui, come nelle Valli omonime, viene prodotto con l'aggiunta del latte di capra. Insieme ad esso si produce una straordinaria mascarpa che diventa poi zígher. leggi tutto

 

(26.07.10)  Lagorai significa malghe. No al Parco

Amamont (l'associazione transfrontaliera degli amici degli alpeggi e della montagna) è andata nel Lagorai. Nella malga più autentica della regione più autentica del Trentino. Da Oswald Tonner, malghese-simbolo dell'ecologia contadina contrapposta alle ideologie della wilderness. Un'occasione per sostenere la biodiversità dei pascoli e dei formaggi, per dire no alle 'bustine' di fermenti selezionati più o meno 'autoctoni', al degrado delle malghe storiche ridotte a pascoli di manze, ai progetti di trasformare le malghe abbandonate in 'palestre' per i giochi di sopravvivenza nella wilderness. leggi tutto

 

(20.07.10)  Alpe Laguzzolo (S. Giacomo Filippo, SO)

All'Alpe Laguzzolo a 1.774 m in valle del Drogo si arriva solo a piedi partendo da poco più di 1.000 m. Ma una coppia di giovani neocaprai di Mese (entrambi con solide radici locali e rurali) sta organizzando al meglio l'alpeggio per le loro capre da latte.  Con due bambini piccoli ... e  i nonni, i parenti che aiutano. Sono stato domenica scorsa a trovarli e vi racconto la storia (dell'alpe, della famiglia, dell'escursione). leggi tutto

 

(15.07.10)  I furmagitt de cavra del Miro (a Sala Comacina)

Nel viaggio tra i formaggini di capra 'autoctoni dell'Insubria proponiamo un fotoracconto 'storico' (realizzato nel marzo 2001, sui muunt di Palese a 670 m). Protagonista Miro Puricelli, classe 1913, un 'monumento vivente' ruralpino e un archivio della memoria. Con ricetta per i formaggini ma anche quella (più preziosa e rara) per fare il caglio di capretto. vai a vedere

 

(13.07.10)  Rosanna e Rolando: neomontanari che fanno agricoltura nella Val Grande (VCO), spacciata per 'la più grande area wilderness d'Europa'

Continua il nostro viaggio tra i neomontanari (neocaprai per lo più), gente che 'ce la fatta' e ha messo in piedi aziende sostenibili e multifuzionali che non solo 'stanno in piedi' ma mantengono viva la montagna (e le alte colline). Andando a vivere in posti come la Valgrande dove una malintesa 'ideologia della wilderness' si compiace della desertificazione agricola.

C'è bisogno di gente come loro, fortemente motivati, che non si arrendono alle non poche difficoltà, alla burocrazia soprattutto. L'importante è che non restino esperienze isolate e che l'elemento locale si confronti con esse (anche attraverso le aggregazioni dei produttori) e ne tragga spunto per imprimere un nuovo orientamento all'attività agricola in montagna. vai a vedere

 

(08.07.10)Fotoracconto: Alpe Andossi (SO)

Sulla stessa alpe stili di alpeggio diversi (pare un viaggio nel tempo). E poi il conflitto tra i discendenti degli alpigiani (ora 'vacanzieri') e gli alpeggiatori ('vecchio' e 'nuovo' stile). Quello che conta è che il bosco è stato fermato anche se '... tanta erba non è mangiata e ad agosto è gialla' vai a vedere

 

(21.06.10) Nevicate sugli alpeggi

Cronaca (fotografica) della giornata di domenica 20 giugno  all'Alpe Li Piani (Brusio, Val Poschiavo - Canton Grigioni).  Mentre fuori nevicava si è tenuta l'assemblea dell'associazione Amici Li Piani. Presente Robi Ronza, grande amico della montagna, cui è stata conferita la qualifica di 'socio onorario'.vai a vedere

 

(17.06.10) Cantine (hilter) d'alpeggio. Monumenti minacciati (Songavazzo, BG)

Sono sopravvissute ai diktat dei veterinari-burocrati, ai danni dei progettisti che farebbero meglio a progettare villette e condomini (architetti, ingegneri, geometri). Sono le cantine di stagionatira degli alpeggi ancora miracolosamente in funzione; veri monumenti al sapere ambientale e tecnologico dei nostri vecchi. Vi mostriamo quella della Malga Valmezzana in alta Val Seriana, un alpeggio 'fortunato' in quanto gestito dal Consorzio Forestale Presolana e caricato da un giovane 'neomalghese' locale pieno di entusiasmo e passione. leggi tutto

 

(12.06.10) Valstrona (VCO). Una valle da capre (che oggi possono tornare ad essere una risorsa)

Tipica valle insubrica aspra, incassata, rocciosa, dove l'economia per secoli si è basata sull'integrazione dell'agricoltura di sussistenza con l'emigrazione, l'artigianato del legno e le miniere. Agricoltura e zootecnia 'povere', (almeno secondo certi schemi che forse è ora di rivedere). Basata sulle capre, le castagne e l'orticoltura (in assenza di campi e di grandi pascoli da bovini). Un modello ecologico efficientissimo che consentiva un'elevata densità demografica . Oggi di caprai e di capre ne rimangono pochi ma di buona razza (entrambi). E la tradizione della trasformazione  del latte caprino nei tipici furmagit at crava si rinnova. vai a vedere

 

(11.04.10) Storie di capre: 'Sbirulina: caprettina o cagnolina?'

Forse qualcuno si ricorda del gatto coraggioso che si crede un cane pastore (storia di due caprai ...), adesso è la volta di Sbirulina, una caprettina nata prematura e allevata in casa con due 'genitori' umani e due affettuose cagnotte (una 'pastora' e una Rotweiller) come 'sorelle maggiori'. Sbirulina si comporta in tutto e per tutto come una cagnolina e ha anche la sua 'cuccia' (col fieno), ma preferisce - da 'vero' cane di casa - starsene sul divano. In realtà è una storia quasi 'normale' perché si sa che nella vita ruralpina di ieri c'era la ('cavra/crava de cà'), chiamata per nome, docile, che allattava i bambini e mangiava gli avanzi di cucina. Paolo, Silvia con le loro cagnotte, Sbirulina (e le altre capre) sono gli unici ad abitare tutto l'anno la frazione Ielmala a 658 m in Valle Anzasca

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(10.04.10) Storie di alpeggi: 'Adesso non passa più neanche il mulo'

Lorena Pirozzini e Moreno Zanetta di Calasca Castiglione (VCO) raccontano cosa significhi caricare un alpeggio dove si arriva (a fatica) solo a piedi e capita spesso di rifocillare gli escursionisti della GTA. Ma invece che un premio ... leggi e guarda tutto

 

Motocross in montagna: sport o vandalismo? Un problema non solo bergamasco

 

La Storia di due caprai, di una scrofa innamorata e di un gatto coraggioso

 

Una storia in controtendenza: qualche volta gli alpeggi rinascono

 

(Aggiornamento)

 

Come nasce la maschèrpa d'alpeggio delle Valli del Bitto



contatti:redazione@ruralpini.it

 

 

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