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Biogas
e biomasse - Ogm e
pesticidi
... non
chiamatelo "ambientalista" (in morte di Adriano Rizzoli)
di
Michele Corti
Definire Adriano Rizzoli, della cui morte ho avuto la notizia ieri,
un "ambientalista" è gravemente riduttivo. Non rende
giustizia ad un personaggio che era andato oltre l'ambientalismo,
attraverso un'esperienza vissuta combattendo (spesso da solo) senza
risparmiarsi.
(17.02.2017) Trento deve ringraziare Adriano Rizzoli se è sfuggita alla
maledizione dell'inceneritore. Voluto dalla politica (come ovunque) non
era stato contrastato con convinzione nemmeno dagli ambientalisti (come
avvenuto anche altrove). Ma l'impegno ghandiano di Adriano Rizzoli e di
pochi amici riuniti sotto la sigla Nimby Trentino (sul significato
ritorniamo tra poco) riuscì a fermare il mostro bloccandolo il tempo
necessario per consentire di far emergere come la raccolta
differenziata e la riduzione degli incentivi sulla produzione di
energia elettrica da rifiuto rendevano l'impianto antieconomico e
totalmente inutile.
Oggi,
in occasione dei funerali non mancheranno i riconoscimenti ad Adriano.
Anche da coloro che si sottrassero alla lotta, che lo lasciarono solo.
Ho preferito scrivere a caldo questo primo post di ricordo di Adriano
per non essere influenzato del ritorno dell'eco dei prevedibili
necrologi ipocriti che mi costringerebbero ad essere troppo polemico in
un frangente che è meglio dedicare ad altre riflessioni, a ricordare
ciò che un amico, che improvvisamente non c'è più, ha significato per
chi ne ha condiviso idee e battaglie.
Nimby
Trentino
Evitare
l'eccesso di polemica non significa "addolcire" il senso che per me e
per altri suoi amici hanno avuto le battaglie di Adriano, condotte
attraverso azioni tutt'altro che virtuali, tutte rigorosamente non
violente (a meno che lo sciopero della fame venga considerato un'auto
violenza) ma molto anche attraverso il sito Ecce Terra, da oggi orfano. Nel
2012 scrivevo su Ruralpini ("Oltre l'ambientalismo istituzionale")
Un caso esemplare è rappresentato da
Nimby Trentino, un'associazione indipendente da ogni partito, gruppo o
associazione ambientalista che è riuscita da sola (con gli
ambientalisti "ufficiali" che stavano a guardare o che remavano contro)
a stoppare l'inceneritore di Trento a Ischia Podetti (e in
qualunque
altro sito). A colpi di manifestazioni, incontri, petizioni, digiuni,
pressing continuo. Una battaglia ghandiana che ha implicato un impegno
morale e personale enorme da parte dei
(pochi) protagonisti attivi
Il digiuno di un mese cui Adriano si
sottopose ne minò la salute (è morto per un problema coronarico).
L'impegno personale coerente, l'allergia per i compromessi, la
denuncia senza mezzi termini, la dichiarazione irremovibile dei propri
obiettivi sono state la cifra delle sue battaglie. La stessa sigla
Nimby Trentino è la risposta provocatoria a quell'ambientalismo di
compromesso, pronto a scendere a patti con la politica e le lobby.
Nimby (Not in my backyard) è diventato lo stigma infamante, l'abile
strumento di discredito (cogestito con i media della finanza) che
l'ambientalismo "per bene" (quello che patteggia con l'ecospeculazione
e i poteri forti in generale) appioppa a comitati spontanei non
"addomesticati". Non per nulla Legambiente con alcune agenzie
governative ha costituito Nimby
forum, uno strumento di monitoraggio (schedatura) delle proteste
contro le opere inutili, le centrali inquinanti e ogni altra sorta di
aggressione al territorio. Sotto un dettaglio della mappa dei conflitti
ambientali (Nimby) con i "casi" dell'opposizione alle centrali a
biomassa della Valsugana.
Rizzoli, identificandosi con Nimby, ha sfidato la
politica e gli ambientalisti istituzionali a confrontarsi con lui come
dicendo: "Dite che il Nimby è la protesta localistica ed egoistica di
cittadini inconsapevoli dei grandi vantaggi che portano alla società e
all'ambiente gli inceneritori, le centrali a biomasse, gli stoccaggi, i
rigassificatori e altre meraviglie, che i Nimby guardano solo al
proprio interesse egoistico e particolare, al rischio di
respirare veleni, alla diminuzione del valore delle proprie case, ma
allora venite a dimostrare che chi propone questi interventi lo fa per
altruismo". Nimby trentino (e tanti comitati) sanno che chi
propone queste "soluzioni ambientali" lo fa grazie a incentivi
esagerati e distorsivi che preminano chi produce rifiuti e chi, invece
che riciclarli, li brucia o li "digerisce" producendo inquinamento,
residui da trattare e altri impatti negativi. Nimby
Trentino e i comitati "Nimby" di tutta Italia sanno che è
più sostenibile incentivare il compostaggio domestico e di comunità,
l'autoproduzione di energia con pompe di calore, il risparmio
energetico. Ma sanno anche che questi interventi favoriscono la piccola
impresa locale (che avrebbe da lavorare) e i cittadini (che
risparmierebbero sulle tasse e sulle bollette) mentre la politica vuole
arricchire l'ecospeculazione e l'ecomafia perché è ad essa intrecciata.
La generosità di Nimby (e i ben diversi comportamenti degli ambientalisti)
I media e gli ambientalisti istituzionali dipingono i Nimby come
"egoisti" e gli ambientalisti come "altruisti". In realtà le cose
stanno all'opposto: l'ambientalismo è spesso sinonimo di affarismo, i
Nimby come Rizzoli sono stati sinonimi di generosità senza limiti. Il
caso dell'acciaieria di Borgo Valsugana è emblematico. Nel 2011 il processo "Fumo negli occhi" si
concluse con una sentenza che obbligava l'acciaieria (Leali) ad
un'oblazione a vantaggio di chi aveva partecipato alla class action .
Nimby Trentino ebbe un ruolo importante: si era resa disponibile, senza
alcun tornaconto, a raccogliere le donazioni finalizzate all'avvio
della costituzione di parte civile nel processo, visto che i residenti
che subivano i danni della presenza dell'acciaieria non erano stati
capaci di creare un'associazione ad hoc. L'associazione
ambientalista ("Valsugana attiva") venne creata in seguito e si fece
protagonista di un deprimente litigio per la spartizione dei
risarcimenti infangando l'avv. Giuliano che aveva promosso la class
action e intendeva procedere con le azioni in sede civile ma,
soprattutto con le indagini mediche destinando a queste iniziative
parte del risarcimanto. Di qui la frattura (e l'indebolimento) del
fronte che contrastava l'acciaieria (che continua a inquinare). Ai
risarcimenti venne ammesso anche il WWF per 10 mila euro (quello della
costituizione di parte civile è un bel business: quando
l"ambiente" viene danneggiato chi si arroga quale suo rappresentante
intasca, uno dei modi con i quali un sistema ecocida distribuisce mance
agli "ecologisti").
Un impegno che è
proseguito
Dopo la vittoria sull'inceneritore Adriano Rizzoli non si è fermato.
Già al tempo della battaglia NO INC era sempe attento a inserirla nel
tema complessivo della gestione dei rifiuti e non ridurla ad un
semplice no alla localizzazione di un inceneritore. Così si fece
conoscere anche in altre regioni come un attento conoscitore delle
soluzioni alternative tanto da mettere in guardia comitati di mezza
Italia quando, sotto l'etichetta "Rifiuti zero", si volle spingere
(anche con un'iniziativa di legge popolare) verso una politica
generalizzata di realizzazione di centrali a biomassa da Forsu. Grazie
a Rizzoli, al coordinamento dei comitati no biogas no biomasse, a ISDE
(medici per l'ambiente) i comitati hanno compreso che il biogas da
rifiuti era l'ennesima strada sbagliata. Purtroppo anche in Trentino si
è deciso di seguirla ma se non vi fosse stata l'opposizione di persone
come Rizzoli oggi avremmo molte più centrali. Al di là della
problematica gestione dei rifiuti urbani Rizzoli si rese conto che il
biogas "agricolo" rappresentava un abile strategia per fare della
zootecnia e dell'agricoltura una "valvola di sfogo" per lo smaltimento
di rifiuti industriali e urbani, grazie all'ambigua definizione di
"biomasse".
Fiavé: quando fu stoppato
il primo biogas trentino
Risale al 2008 il mio impegno insieme a Rizzoli contro il progetto
della centrale a biogas di Fiavé. Da allora c'è
stata un'intensa collaborazione sul tema dei pesticidi,
dell'agricoltura e zootecnia intensive tra Ruralpini e Ecce Terra.
Adriano, a partire dalle tematiche del biogas e dei pesticidi (legati
in Trentino, in modo particolare, alla monomelindacoltura), desiderava
occuparsi di più di agricoltura. Di qui lunghi scambi di email e
telefonate fiume sui pezzi da concordare per la pubblicazione in
parallelo su Ecce Terra e Ruralpini. Adriano era "avido" di nuovi
post. Io li sfornavo ancora zeppi di refusi e lui meticolosamente
li correggega. Così anche su Ruralpini potevo postare la versione
corretta. Ogni tanto ci si vedeva anche di persona. Ultimamente per le
biomasse della Valsugana. Adriano prima di affrontare un tema voleva
documentarsi, disporre di dati. Sui pesticidi mi ha fatto "lavorare"
parecchio (non solo io del resto), ma tutto ciò andava a rafforzare la
credibilità delle denunce. Sia Ecce Terra che Ruralpini erano un po'
outsider, al di fuori dell'ambientalismo sia pure fortemente impegnati
(anche sul terreno delle proteste). Bisognava non essere pressapochisti
ma molto precisi.
Al di là delle tematiche che seguivamo insieme posso testimoniare anche
della grande "passione" con cui Adriano ha seguito la vicenda TAV. Non
riusciva a capacitarsi del perché il "buco" del Brennero, che comporta
pesantissimi impatti, non abbia mai suscitato lotte vagamente
paragonabili a quelle della val di Susa. In realtà lo sapeva e se ne
discuteva: il "sistema trentino" lasciava poco spazio a forme di
critica e dissenso non riassorbibili in qualche modo. L'ambientalismo
era fondamentalmente addomesticato dal sistema della Pat (provincia
autonoma). Constatazioni amare, come dovevano essere quelle relative al
comportamento ambiguo di singoli esponenti e di gruppi ambientalisti in
occasione delle importanti lotte contro la nocività ambientale
dell'obsoleta acciaieria di Borgo. Anche il ritardo e l'incertezza con
la quale si è reagito alla realizzazione (da parte della
Menz&Gasser che vi produce confetture bio ed equo solidali) di una
biomassa a combustione legnosa a pochi km dall'acciaieria hanno molto
amareggiato Adriano.
Va comunque ricordato che a denunciare le gravi situzioni di minaccia
ambientale in Trentino sono sempre stati in pochi, quasi sempre fuori
dal giro ambientalista convenzionale. Oltre ad Adriano, ai comitati no
biomasse, a quelli per la salute della val di Non e contro l'acciaieria
di Borgo, tra i non molti coraggiosi vanno ricordati i giornalisti
Tomasi e Valenti, autori di un libro-denuncia (che dovette essere
pubblicato in.... Calabria).
L'orso come foglia di fico
Nel Trentino
dei pesticidi generosamente applicati (record nazionale per unità di
superficie), con il fiume Noce che presenta concentrazioni fuorilegge
(raccoglie, ahi lui, il dilavamento delle irrorazioni nonese), con i
non pochi scandali ambientali (discarica di Marter, sempre nella
martoriata Valsugana, discarica di Sativa di Sardagna sopra Trento, dei
fanghi contaminati del bio-compostaggio di Levico, sempre in Valsugana,
dell'area ex SLOI di Trento) arrivò come deus ex machina
dalla Slovenia l'orso. Operazione spregiudicata sotto il profilo
tecnico, democratico, istituzionale, il progetto Life Ursus ha svolto
il ruolo di arma di distrazione di massa salvo diventare un pericoloso
boomerang. Il tutto con la complicità dell'ambientalismo, peraltro
incapace di prendere seriamente le distanze dall'isteria animalista. Anche
in questo Adriano si differenziò dall'abientalismo, tanto che
nell'agosto 2014 scriveva (lettera pubblicata su l'Adige):
Se ai tifosi pro orso
chiedi cosa ne pensano delle centinaia di mucche, pecore, capre, asini
ecc. spaventate a morte o ammazzate da qualche orso, forse orsa, ti
senti forse rispondere che alle leggi di natura non si comanda. Il tifo
pro si fa solo per gli animali selvatici, vietato per quelli domestici
e di sostentamento all'attività dell’uomo.
Se chiedi loro cosa ne
pensano dei pastori e degli allevatori della montagna, che con l’orso
convivono nel suo stesso habitat invece di dibatterne online, anch'essi
spaventati e preoccupati per la sorte delle loro bestie, non si sente
neanche una parola, zero partecipazione e compassione.
Abbastanza per
dire: non arruolate Adriano post-mortem nelle file di un ambientalismo
dal quale ha sempre preso le distanze. Piuttosto se ne approfitti tutti
per una riflessione sui motivi per i quali è così difficile agire a
favore del bene comune. Adriano che non va etichettato in alcun modo va
ricordato come persona che con coerenza e caparbietà rare si batteva
per il bene comune. Un modo di battersi che qualifica le persone come
Adriano come "strane" quando non dichiaratamente scomode. Però va
ricordato che è grazie al "realismo", alla "normalità" di chi cerca
sempre il compromesso con i responsabili dello sgretolamento del bene
comune e delle catastrofi ambientali siamo sull'orlo del baratro.
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