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Bisonti e alci al posto delle pecore

 

Michele Corti 30/04/2021

L'obiettivo della strategia di rewilding: eliminare l'uomo

Con l'aiuto della pandemia, che imprime un'accelerazione ai piani dei centri del potere effettivo, emergono una serie di elementi che, pur già presenti, si sono resi palesi attraverso una evidente orchestrazione dei media (le veline esistono ancora, non vengono dai governi ma da organismi opachi denza legittimazione democratica di alcun tipo). Così, abbiamo visto prendere slancio la campagna ambientalista per il 30-30 (trenta per cento delle terre emerse sottoposto a regime di "area protetta", abbiamo visto prendere slancio le campagne contro la carne, non contro gli allevamenti intensivi, contro la carne in sè e e per sè.

Vi è poi la scoperta esaltazione dell'agricoltura senza terra quella che trasforma la produzione alimentare in un fatto puramente industriale rinchiudendola nei capannoni. Al di là della carne artificiale di Bill Gates, si assiste all'esaltazione delle "fattorie" verticali e dei modelli spinti di coltura idroponica. Il quadro si fa sempre più nitido: il capitalismo, la borghesia capitalistica (oggi strato sociale sottilissimo ma che dispone di una concentrazione di ricchiezze inimmaginabile nelle società precedenti) dopo aver sottomesso e sfruttato l'agricoltura, oggi intendono semplicemente abolirla.

Le finalità sono chiare: concentrare ancora di più il controllo delle risorse alimentari, eliminare del tutto la presenza di comunità umane in grado di reclamare qualche diritto sulle terre. Il cavallo di troia per queste operazioni è l'ambientalismo. Per proteggere la natura minacciata si dichiarano "aree protette" regioni che da millenni sono state abitate da genti che hanno saputo trovare forme di equilibrio con l'ambiente. Grazie alle devastazioni degli ambienti naturali da esso stesso operate, il capitalismo industriale-finanziario ha - in forza del ruolo compiacente degli ambientalisti - la possibilità di infliggere il colpo di grazia alle realtà per le quali ha sempre nutrito avversione: l'agricoltura, i popoli rimasti estranei alla "civiltà moderna", le comunità contadine, le piccole attività di ogni tipo (artigianato, piccolo commercio).


spagnapecore

Pecore nel paesaggio semi-naturale della Spagna.


Per cacciare le comunità dalle loro sedi ancestrali, la strategia ambientalista utilizza gli "animali carismatici", quelli che eccitano le emozioni e le pulsioni del pubblico occidentale, di quella classe mesia che, in attesa di completo ridimensionamento, è ancora utile fino a che serve un consenso apparente alle policy e che serve come corpo di burocrazia più o meno parassitaria per applicare le stesse. Ogni genocidio ha bisogno dei suoi funzionari, dei suoi burocrati, dei suoi boia. Però è evidente che queste specie non hanno sempre la capacità, nel bene e nel male, di incidere sugli ecosistemi, di mantenerli in equilibrio (quanto "naturale" è un altro paio di maniche). In Europa le "specie chiave", capaci di regolare i sistemi forestali si sono estinte quasi ovunque. Tra queste specie figurano l'alce e il bisonte, ma anche il castoro che, con le sue dighe, modifica la vegetazione modificando le condizioni idrologiche. I cervidi - quelli che sulle Alpi non si sono mai estinti - invece, non sono - da soli - capaci di mantenere un equilibrio di sistemi forestali. Non sono così incisivi come l'alce sulla vegetazione arborea, tranne in casi patologici di densità "zootecniche" (vedi Parco dello Stelvio). Casi, però, in cui il rinnovamento forestale è azzerato e la fertilità della popolazione crolla. Il lupo e i cervidi, ammesso e non concesso che riescano a equilibrarsi (difficile se non impossibile in presenza di influenze antropiche sia pure indirette) , non bastano a prevenire gli incendi, a impedire che, venute meno le cure dell'uomo, la vegetazione si chiuda. C'è da meravigliarsi, allora, se per procedere nell'operazione di pulizia etnica delle aree rurali e pastorali, per poter eliminare le pecore, le capre, i pastori, l'uomo (con l'eccezione dei guardiaparco e dei tecnoburocrati "verdi", si punti alla reintroduzione di specie chiave dal punto di vista ecologico? Che siano estinte da migliaia di anni (anche per motivi ambientali, non certo solo per colpa dei cattivoni cacciatori e degli ignoranti pastori e contadini) è, per l'ambientalismo, capace di propinare al già citato ceto medio urbano, qualsiasi favola, è un dettaglio insignificante. Anzi, quanti più sono i millenni trascorsi dall'estinzione di una specie, tanto più è eccitante la reintroduzione.

alcefrancia


In Spagna il bisonte europeo si è estinto da 15.000 anni. La sua reintroduzione, però non rappresenta una curiosità da zoo all'aperto ma un vero e proprio progetto di reintroduzione allo stato selvatico. Vi sono 18 centri in Spagna che mantengono bisonti di origine polacca. In Europa gli ultimi esemplari selvatici furono uccisi in Polonia nel 1919 e in Russia nel 1927. Ne sopravvissero circa 50 in cattività e quasi tutti i 9mila bisonti europei ora viventi discendono da appena 12 di questi. Una specie che viene... dagli zoo, con una misera diversità genetica (tutti i capi sono fortemente consanguinei tra loro). Ma gli ambientalisti sono di "bocca buona" (quando fa loro comodo) e i loro concetti di biodiversità sono elastici. Dal momento che lo stato spagnolo non finanzia progetti per una specie estinta da 15 mila anni e sopravissuta sotto la tenda ad ossigeno degli zoo polacchi, i nostri sono costretti a ricorrere ai finanziamenti privati. Così - vedi sotto - la True Nature Foundation (ovviamente la "vera natura" è quella dove l'uomo viene estromesso).

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Una mappa dei centri con bisonti, ferma al 2018


In un articolo del Guardian, riferimento della stampa progressista italiana (tranne quando ha denunciato le atrocità del WWF in Agrica e Asia), gli esperti naturalisti, con candida sfrontatezza, esaltano il bisonte come "ripulitore" del bosco, come consumatore di biomassa arborea e arbustiva, come un perfetto "vigile del fuoco". Lo spiega al Guardian, Ferdinand Morá, veterinario del Centro Spagnolo per il Bisonte Europeo. In Spagna, Francia, Usa, in modo consistente, vengono utilizzate le capre. Egli celebra la capacità del bisonte di restaurare immediatamente la biodiversità (attenzione che i lupisti si adombrano...) "The european bison delivers immediate biodiversity" e aggiunge. "Apre le aree di bosco chiuso lasciando penetrare la luce del sole e favorendo la crescita delle graminacee, il che riduce i rischi di incendio e, per di più, porta vantaggio a numerose specie in termini di disponibilità di cibo e di possibilità di movimento". La scoperta dell'America: è quello che fanno le capre e le pecore che, per questo, sono state criminalizzate dai forestali. Ma capre e pecore hanno il brutto difetto di ... mantenere i pastori e di produrre carne e latte salutari. Cose che saranno messe al bando come le droghe pesanti (anzi, peggio, perchè il business della droga - con ovvie complicità - fiorisce e si intreccia con il capitalismo finanziario). Il bisonte ... mantiene gli ambientalisti, le Ong che lo usano per raccogliere fondi e pagarsi gli stipendi, i guardiaparco, coloro che lo studiano. L'economia "verde" che vuole scacciare quella rurale. Vuoi mettere! Mónica Parrilla, responsabile per Greenpeace Spagna della campagna contro gli incendi boschivi precisa che il bisonte diventa utile a causa del cambiamento climatico e dello spopolamento rurale. Le pecore sono diminuite... ed ecco i sostituti. Ma se le pecore sono diminuite e le aree rurali si spopolano non sarà per le politiche deui prezzi neoliberiste, per i deliri burocratici dell'Unione europea, per le politiche pseudo ambientaliste che impongono vincoli di ogni tipo alle attività agropastorali?

Bisontemappa



Da noi, il campione del politicamente corretto è Repubblica, il giornalone non ha perso occasione di rilanciare le notizie dalla Spagna. Non meravigliamoci di veder proporre anche in Italia progetti di reintroduzione del bisonte. Per ora alcuni soggetti nati nel Parco Natura Viva sono stati reimmessi allo stato selvatico in Polonia e in Romania, gli unici paesi dell'Unione Europea che sostengono con fondi pubblici la reintroduzione della specie. I progetti sul bisonte sono seguiti dalla Large Herbivore Foundation (LHF), Rewilding Europe, WWF Romania e Romanian Wilderness Society (SRS). Da 2016 il progetto di reintroduzione del bisonte europeo nei Carpazi Meridionali ha ricevuto purtroppo - brutto segno - le sovvenzioni dell'Unione Europea nell'ambito del solito LIFE, diventando così LIFE RE-Bison - Urgent actions for the recovery of European Bison populations in Romania (LIFE14NAT/NL/000987). Ma quale recovery se era una specie estinta in tutta Europa? Ad oggi sono stati reintrodotti 73 bisonti europei nei Carpazi Meridionali. Ma stiamo certi che la strada è aperta. Prossimamente parleremo di alci e di castori, le "nuove frontiere" del reintroduzionismo (non si potrà sempre riempirsi le tasche con i lupi).

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