L'obiettivo della strategia di rewilding: eliminare l'uomo
Con l'aiuto della pandemia, che imprime un'accelerazione ai piani
dei centri del potere effettivo, emergono una serie di elementi che,
pur già presenti, si sono resi palesi attraverso una evidente
orchestrazione dei media (le veline esistono ancora, non vengono dai
governi ma da organismi opachi denza legittimazione democratica di
alcun tipo). Così, abbiamo visto prendere slancio la campagna
ambientalista per il 30-30 (trenta per cento delle terre emerse
sottoposto a regime di "area protetta", abbiamo visto prendere
slancio le campagne contro la carne, non contro gli allevamenti
intensivi, contro la carne in sè e e per sè.
Vi è poi la scoperta esaltazione dell'agricoltura senza terra quella
che trasforma la produzione alimentare in un fatto puramente
industriale rinchiudendola nei capannoni. Al di là della carne
artificiale di Bill Gates, si assiste all'esaltazione delle
"fattorie" verticali e dei modelli spinti di coltura idroponica. Il
quadro si fa sempre più nitido: il capitalismo, la borghesia
capitalistica (oggi strato sociale sottilissimo ma che dispone di
una concentrazione di ricchiezze inimmaginabile nelle società
precedenti) dopo aver sottomesso e sfruttato l'agricoltura, oggi
intendono semplicemente abolirla.
Le finalità sono chiare: concentrare ancora di più il controllo
delle risorse alimentari, eliminare del tutto la presenza di
comunità umane in grado di reclamare qualche diritto sulle terre. Il
cavallo di troia per queste operazioni è l'ambientalismo. Per
proteggere la natura minacciata si dichiarano "aree protette"
regioni che da millenni sono state abitate da genti che hanno saputo
trovare forme di equilibrio con l'ambiente. Grazie alle devastazioni
degli ambienti naturali da esso stesso operate, il capitalismo
industriale-finanziario ha - in forza del ruolo compiacente degli
ambientalisti - la possibilità di infliggere il colpo di grazia alle
realtà per le quali ha sempre nutrito avversione: l'agricoltura, i
popoli rimasti estranei alla "civiltà moderna", le comunità
contadine, le piccole attività di ogni tipo (artigianato, piccolo
commercio).
Pecore nel paesaggio semi-naturale della
Spagna.
Per cacciare le comunità dalle loro sedi ancestrali, la strategia
ambientalista utilizza gli "animali carismatici", quelli che
eccitano le emozioni e le pulsioni del pubblico occidentale, di
quella classe mesia che, in attesa di completo ridimensionamento, è
ancora utile fino a che serve un consenso apparente alle policy e
che serve come corpo di burocrazia più o meno parassitaria per
applicare le stesse. Ogni genocidio ha bisogno dei suoi funzionari,
dei suoi burocrati, dei suoi boia. Però è evidente che queste specie
non hanno sempre la capacità, nel bene e nel male, di incidere sugli
ecosistemi, di mantenerli in equilibrio (quanto "naturale" è un
altro paio di maniche). In Europa le "specie chiave", capaci di
regolare i sistemi forestali si sono estinte quasi ovunque. Tra
queste specie figurano l'alce e il bisonte, ma anche il castoro che,
con le sue dighe, modifica la vegetazione modificando le condizioni
idrologiche. I cervidi - quelli che sulle Alpi non si sono mai
estinti - invece, non sono - da soli - capaci di mantenere un
equilibrio di sistemi forestali. Non sono così incisivi come l'alce
sulla vegetazione arborea, tranne in casi patologici di densità
"zootecniche" (vedi Parco dello Stelvio). Casi, però, in cui il
rinnovamento forestale è azzerato e la fertilità della popolazione
crolla. Il lupo e i cervidi, ammesso e non concesso che riescano a
equilibrarsi (difficile se non impossibile in presenza di influenze
antropiche sia pure indirette) , non bastano a prevenire gli
incendi, a impedire che, venute meno le cure dell'uomo, la
vegetazione si chiuda. C'è da meravigliarsi, allora, se per
procedere nell'operazione di pulizia etnica delle aree rurali e
pastorali, per poter eliminare le pecore, le capre, i pastori,
l'uomo (con l'eccezione dei guardiaparco e dei tecnoburocrati
"verdi", si punti alla reintroduzione di specie chiave dal punto di
vista ecologico? Che siano estinte da migliaia di anni (anche per
motivi ambientali, non certo solo per colpa dei cattivoni cacciatori
e degli ignoranti pastori e contadini) è, per l'ambientalismo,
capace di propinare al già citato ceto medio urbano, qualsiasi
favola, è un dettaglio insignificante. Anzi, quanti più sono i
millenni trascorsi dall'estinzione di una specie, tanto più è
eccitante la reintroduzione.
In Spagna il bisonte europeo si è estinto da 15.000 anni. La sua
reintroduzione, però non rappresenta una curiosità da zoo all'aperto
ma un vero e proprio progetto di reintroduzione allo stato
selvatico. Vi sono 18 centri in Spagna che mantengono bisonti di
origine polacca. In Europa gli ultimi esemplari selvatici furono
uccisi in Polonia nel 1919 e in Russia nel 1927. Ne sopravvissero
circa 50 in cattività e quasi tutti i 9mila bisonti europei ora
viventi discendono da appena 12 di questi. Una specie che viene...
dagli zoo, con una misera diversità genetica (tutti i capi sono
fortemente consanguinei tra loro). Ma gli ambientalisti sono di
"bocca buona" (quando fa loro comodo) e i loro concetti di
biodiversità sono elastici. Dal momento che lo stato spagnolo non
finanzia progetti per una specie estinta da 15 mila anni e
sopravissuta sotto la tenda ad ossigeno degli zoo polacchi, i nostri
sono costretti a ricorrere ai finanziamenti privati. Così - vedi
sotto - la True Nature Foundation (ovviamente la "vera
natura" è quella dove l'uomo viene estromesso).
Una mappa dei centri con bisonti, ferma al 2018
In un articolo del Guardian, riferimento della stampa
progressista italiana (tranne quando ha denunciato le atrocità del
WWF in Agrica e Asia), gli esperti naturalisti, con candida
sfrontatezza, esaltano il bisonte come "ripulitore" del bosco, come
consumatore di biomassa arborea e arbustiva, come un perfetto
"vigile del fuoco". Lo spiega al Guardian, Ferdinand Morá,
veterinario del Centro Spagnolo per il Bisonte Europeo. In
Spagna, Francia, Usa, in modo consistente, vengono utilizzate le
capre. Egli celebra la capacità del bisonte di restaurare
immediatamente la biodiversità (attenzione che i lupisti si
adombrano...) "The european bison delivers immediate biodiversity"
e aggiunge. "Apre le aree di bosco chiuso lasciando penetrare la
luce del sole e favorendo la crescita delle graminacee, il che
riduce i rischi di incendio e, per di più, porta vantaggio a
numerose specie in termini di disponibilità di cibo e di possibilità
di movimento". La scoperta dell'America: è quello che fanno le capre
e le pecore che, per questo, sono state criminalizzate dai
forestali. Ma capre e pecore hanno il brutto difetto di ...
mantenere i pastori e di produrre carne e latte salutari. Cose che
saranno messe al bando come le droghe pesanti (anzi, peggio, perchè
il business della droga - con ovvie complicità - fiorisce e si
intreccia con il capitalismo finanziario). Il bisonte ... mantiene
gli ambientalisti, le Ong che lo usano per raccogliere fondi e
pagarsi gli stipendi, i guardiaparco, coloro che lo studiano.
L'economia "verde" che vuole scacciare quella rurale. Vuoi mettere!
Mónica Parrilla, responsabile per Greenpeace Spagna della campagna
contro gli incendi boschivi precisa che il bisonte diventa utile a
causa del cambiamento climatico e dello spopolamento rurale. Le
pecore sono diminuite... ed ecco i sostituti. Ma se le pecore sono
diminuite e le aree rurali si spopolano non sarà per le politiche
deui prezzi neoliberiste, per i deliri burocratici dell'Unione
europea, per le politiche pseudo ambientaliste che impongono vincoli
di ogni tipo alle attività agropastorali?
Da noi, il campione del politicamente corretto è Repubblica,
il giornalone non ha perso occasione di rilanciare le notizie dalla
Spagna. Non meravigliamoci di veder proporre anche in Italia
progetti di reintroduzione del bisonte. Per ora alcuni soggetti nati
nel Parco Natura Viva sono stati reimmessi allo stato selvatico in
Polonia e in Romania, gli unici paesi dell'Unione Europea che
sostengono con fondi pubblici la reintroduzione della specie. I
progetti sul bisonte sono seguiti dalla Large Herbivore
Foundation (LHF), Rewilding Europe, WWF Romania e Romanian
Wilderness Society (SRS).
Da 2016 il progetto di reintroduzione del bisonte europeo nei
Carpazi Meridionali ha ricevuto purtroppo - brutto segno - le
sovvenzioni dell'Unione Europea nell'ambito del solito LIFE,
diventando così LIFE RE-Bison - Urgent actions for the recovery
of European Bison populations in Romania
(LIFE14NAT/NL/000987). Ma quale recovery se era una specie estinta
in tutta Europa? Ad oggi sono stati reintrodotti 73 bisonti europei
nei Carpazi Meridionali. Ma stiamo certi che la strada è aperta.
Prossimamente parleremo di alci e di castori, le "nuove frontiere"
del reintroduzionismo (non si potrà sempre riempirsi le tasche con i
lupi).
(26.02.2021) In una recente recensione su un quotidiano online
ecologista francese giudizio così un libro sul rewilding : "il
concetto di protezione della natura difeso in queste pagine mira,
alla fine, alla deportazione di intere popolazioni che vivono da
secoli in relazione al loro ambiente naturale".
(12/01/2021) Le inchieste sulle violazioni dei diritti umani nei
parchi africani che, nel 2020, hanno determinato, per la prima
volta, il blocco dei finanziamenti al WWF da parte delle
principali organizzazioni internazionali.
(14/12/2020) La politica disumana del conservazionismo antepone
la tutela dei sacri parchi, delle specie in via di estinzione
(quelle "carismatiche" che piacevano tanto ai cacciatori bianchi)
al rispetto dei diritti umani. Il velo sulle atrocità del WWF è
stato squarciato (prima parte).
(14/12/2020) Una "transizione energetica" ed ecologica che pone
seri problemi di costi economici e sociali pensata per penalizzare
i più poveri. Il sostegno ambientalista che va solo a soluzioni
"ecologiche" gradite al business.