Il
buon vino si fa nella terra. Parola di Paolo De Stefano, pioniere nel
Nordest del vino biologico, fatta
propria da Alberto Testolin e Natalie Bryant, che a Levico Terme hanno
fondato divinowines Srl.,
esperienza commerciale dove primeggiano Prosecco e
Cabernet, i vini della bio azienda Ai
Rorè.
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Alberto Testolin (a sinistra)
DVINOWINES Srl.
sede legale Levico Terme (Tn)
DEPOSITO VINI
Bassano del Grappa
Contatti: cell 3661419139
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Da
giugno di quest’anno nel piccolo atrio che conduce allo storico
ristorante Boivin di Levico
Terme, è possibile non solo degustare, ma anche
rieducarsi al vino sano, buono e pulito con il sostegno dello chef
Riccardo
Bosco.
Partiamo
quindi , dopo aver sorseggiato il prosecco Ai Rorè, con le sue note
di mela verde, pera Abate, pera Williams, tarassaco, edera e gelsomino,
con
l’intervista ad Alberto Testolin:
LZ:
quante sono oggi in Italia le aziende di viticoltura biologica?
AT:
vi sono 1300 cantine biologiche in Italia. Questo numero elevato è
dovuto
all’eterogeneità del territorio nazionale. Ma con una superficie di
coltivazione bio equivalente all’11% la produzione di
vino biologico è di soli 4,5 milioni
di
ettolitri , contro i 275 milioni di ettolitri di vino prodotto
con i sistemi convenzionali.
LZ:
Alberto, spiegaci cos’è il metodo della bio viticoltura:
AT:
è un metodo produttivo che vietando l’uso di prodotti di sintesi, fa
leva sugli equilibri naturali dell’ agro eco-sistema, promuovendo le
biodiversità dell’ambiente in cui si opera. Il concetto base è questo:
“sulla
pianta si può solo prevenire, non curare”.
I vigneti dell'azienda Ai Rorè
LZ:
mentre nella viticoltura convenzionale?
AT:
in opposto a questo concetto la viticoltura convenzionale tende ad
annientare ogni forma vivente che può insidiare le coltivazioni.
Perseguendo
questo modus agendi, si rende la pianta totalmente dipendente
dall’azione
dell’uomo e non più dalle forze della natura. Occorre tenere conto che
in bio
viticoltura si hanno a disposizione una gamma di principi attivi
limitata e che
deve essere solo di tipo preventivo. Chiaramente ciò porta a fare un
numero
rilevante di interventi preventivi, con conseguente aggravio dei costi
di
gestione dei vitigni. Considera che il viticoltore è consapevole della
perdita
del 30% del raccolto.
LZ:
la domanda ora è: il bio in viticoltura potrebbe essere attivato
ovunque?
AT:
purtroppo no. Il più grosso ostacolo è l’umidità.
Ti
faccio un esempio: nel Nord-est d’Italia, con il clima più umido
d’Europa, vengono studiati più che altrove gli antiparassitari.
LZ:
l’azienda Ai Rorè è tuttavia nel Nord-est.
AT:
si certo. Esattamente è a Refrontolo nei pressi di Conegliano, ma
essendo in collina con ampia esposizione a sud dei vigneti, si crea un
microclima mite, grazie ad una buona ventilazione . L’altro aspetto è
la
composizione del terreno argilloso/ calcareo: l’argilla drena l’acqua,
la
ghiaia calcarea la trattiene, rilasciandola lentamente.
LZ:
quali sono i prodotti preventivi leciti?
AT:
la nostra azienda esclude totalmente l’uso dei concimi chimici in
accordo con il Regolamento Europeo sul vino biologico 203/2012. Il
prodotto
usato , soprattutto nelle prime fasi vegetative, è l’Humato bio, il
concime
organico vegetale, ricco di fosforo e potassio. La viticoltura
biologica deve
ridurre al massimo gli effetti della poca chimica che è lecita come
l’idrossido
di rame che viene aggiunto ad un coadiuvante naturale a base di olio di
soia,
il Fitoil. Considerato che il rame è il più efficace antiparassitario
in
natura, combinandosi con l’olio di soia, riesce ad apportare gli stessi
effetti
del verderame, riducendo i dosaggi e riducendo di molto l’effetto di
penetrazione nel suolo dello stesso. Quindi si parlerà solo di tracce
di rame.
Infine l’altro prodotti usato con grande efficacia è il propoli, che ha
i suoi
costi.
LZ:
Alberto, parlaci di Ai Rorè di Paolo De Stefani:
AT:
Paolo De Stefani, di formazione agronomo, è l’anima di questa
bellissima esperienza. Paolo, che ottenne la certificazione biologica
nel 1992,
è considerato il pioniere nella produzione di vino biologico nel
Nord-est. La
sua filosofia è: “il vino buono sta nella vite vecchia”.
Il
Prosecco infatti, ha bisogno di viti forti (quindi vecchie) per
sviluppare vini ricchi di sentori. Considera che Paolo ha vitigni che
superano
i 40 anni di vita!
Da
dieci anni, Paolo dedica un po' del suo tempo allo studio di nuovi
concimi e prodotti naturali antiparassitari in collaborazione con il
gruppo di ricerca Entomologia dell'università
di Padova.
La
sua speranza è che in un futuro, tutti i metodi di viticoltura, laddove
è possibile, diventino biologici, in armonia con la terra in modo che
si
possano gustare vini salubri, perché fatti con coscienza.
Paolo De
Stefani
LZ:
c’è poi tutto un lavoro artigianale importantissimo che determina la
qualità del vino nel suo finale. È così?
AT:
si, nella viticoltura biologica , dalla potatura alla vendemmia, ogni
lavoro è completamente manuale.
I
grappoli vengono raccolti a mano, con la massima attenzione, affinché
non
si rompa un solo acino, che andrebbe subito in fermentazione. Di
conseguenza
anche il vitigno ha dei benefici, in quanto non viene stressato
meccanicamente.
LZ:
ultima domanda. Cos’è che ha mosso te e Natalie a promuovere con
entusiasmo e convinzione i vini di Paolo De Stefani?
AT:
aziende come la sua, che mai potranno essere competitive nel mercato
del prosecco sempre più a basso costo, che si differenziano per aver
scelto la
prevenzione e non la cura, lavorando con la natura e non contro di essa
vanno
sostenute.
Il
nostro scopo è quello di sensibilizzare il consumatore attento a sapere
differenziare in tutte le sue peculiarità il sano vino biologico da
quello
acquistato, a basso costo, nei supermercati.
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