(21.10.13)
Inaugurato a Postalesio (Sondrio) l'impianto a biogas in società tra Secam (multiutility) una coop di allevatori appositamente costituitasi e la Coldiretti. "Congela" un sistema zootecnico insostenibile
Il biogas falsa soluzione
per la montagna
Il biogas favorisce gli interessi agroindustriali e le organizzazioni ma come la mettiamo con il "marchio montagna" europeo?
di Michele Corti
Sotto la spinta della martellante campagna per la green economy sostenuta da evidenti interessi speculativi anche in montagna si punta al biogas. Una scelta chiarissima di politica agricola e territoriale che integra maggiormente la zootecnia all'industria e la stacca ulteriormente dal territorio, dall'economia del paesaggio, della manutenzione ambientale, del turismo rurale della ricomposizione tra economia e cultura di montagna.
Dal Trentino alla Valtellina il "biogas di montagna", un'assurdità al
quadrato, continua la sua avanzata sostenuta dalle caste locali dela
politica e dell'industria. Il motivo è semplice: legano di i produttori
zootecnici al conferimento di liquami per un pezzo li si vincola a
mantenere un sistema intensivo che porta ad una produzione di latte
"quantitativa" che induce a mungere tanto e a conferire il latte -
troppo e di troppo scarsa qualità per una trasformazione aziendale - ai
caseifici industriali cooperativi. Questo sistema si basa sull'acquisto
di buona parte dei foraggi (oltre ovviamente ai mangimi) sul mercato,
determina un indotto di acquisto di integratori, farmaci, consulenza,
servizi di assistenza tecnica che si mangiano una bella fetta del
reddito. Così il valore aggiunto zootecnici è tosato a valle e a monte.
Una politica che mantiene apparati tecnici e burocratici (Coldiretti,
Associazioni allevatori, Consorzi agrari, cooperative).
Il vortice perverso dell'industrializzazione zootecnica
Agli
allevatori converrebbe utilizzare sistemi meno "spinti", mantenere meno
animali e meno produttici che consentirebbero di trasformare in azienda
o in caseifici locali artigianali il latte producendo prodotti
realmente "di montagna", a latte crudo, realizzati con alimentazione a
prevalenza di pascolo e foraggi locali, senza mangimi con sottoprodotti
industriali e ogm. Risparmierebbero sulle spese veterinarie,
farmaceutiche, sui mangimi e integratori, sulla burocrazia, sui
parassiti. Utilizzando animali meno spinti diventa possibile la
produzione di carne come integrazione al latte da valorizzare in filiere
corte dove il valore principale è conoscere di persona chi ha allevato
l'animale, se è una persona di principi morali, di cui fidarsi.
Ovviamente alla casta questo da molto fastidio perché le taglia l'erba
sotto i piedi. Così dopo aver spinto per trasformare le stalle di
montagna a modello di quelle della pianura padana ora la casta ha
trovato la geniale soluzione per trasformare le aziende zootecniche in
"aziende senza terra", in piccole unità industriali cui destinare tutti i
finanziamenti lasciando a secco le piccole aziende e procedendo a
qualla "pulizia etnica" dei contadini di montagna che tanto desiderano i
poteri forti per usare una montagna spopolata come un grande serbatoio
di risorse da sfruttare senza scrupoli (lasciando la foglia di fico,
ovvero l'alibi pseudo ecologico dei Parchi e degli orsi e dei lupi che
aiutano a fare il deserto umano).
Coldiretti costruisce e gestisce centrali a biogas
La centrale di Postalesio è gestita dalla Enerbio srl, costituita da una multiutility (la Secam, presidente il politico leghista De Gianni), da una coop di allevatori (BioEnergia
Valtellina) e dalla Coldiretti (con 300 € tanto per controllare da vicino i "suoi" allevatori). Rientra
nella logica di "congelare" per vent'anni un sistema zootecnico
insostenibile pompando risorse pubbliche.
I
pochi prati ancora coltivati dagli allevatori semi (o del tutto)
industrializzati erano diventati discariche e il degrado floristico era
tale (sviluppo di malerbe resistenti all'eccesso di nitrati) da essere
destinati a non produrre più foraggio "commestibile" (specie da parte
delle schizzinose "macchine da latte" introdotte nelle aziende sotto la
spinta dell'Associazione allevatori e della Coldiretti).
Così
ora il digestato verrà essiccato (operazione che si mangia una bella
fetta dell'energia prodotta bruciando il biogas e inquinando un
fondovalle che non è certo immune da polveri sottili) e verrà fornito ai
vignaioli e ai melicoltori.
Ovviamente
racconteranno loro che non ci sono problemi di metalli pesanti e
contaminanti organici persistenti che così facendo si concentrano nell'
"ottimo concime chimico". Il tutto con grandi movimentazioni di liquami
su e già per la Valtellina.
E il marchio di montagna?
Ma
come la mettiamo con il marchio "Montagna" che vuole essere una delle
novità serie della PAC? La Commisisone sta discutendo come applicarlo ma
c'è un paletto che non può essere aggirato: i prodotti di "montagna"
non possono essere tali solo per via dell'aria (come la bresaola fatta
con le cosce congelate di zebù brasiliano o uruguaiano) o come i
"pizzoccheri valtellinesi" di grano saraceno fatti con (80%) di semolati
di grano duro global? No. Per i prodotti zootecnici il prodotto deve
essere ottenuto "prevalentemente con foraggi locali". E come la mettiamo
con le aziende che portano i liquami alla biogas di Postalesio, che con
quello che guadagneranno (lasciato loro dalla casta) saranno spinte ad
andare ancor più a mangimi e foraggi acquistati a centinaia di km di
distanza? Mentre la casta si autocompiace per l'inaugurazione del suo
giocattolo sabato sera è andati in scena in Valtellina un derby che ha
visto la casta uscire con le ossa rotte, sputtanata. mentre su Teleunica
andava in onda la trasmissione sponsorizzata sulle
ricette del Bitto in occasione della Mostra del Bitto (quello
istituzionale) con la passella dei politici (provinciali e regionali)
sul Canale 5 a Striscia la Notizia "passavano" nella nuova rubrica
"Paesi e Paesaggi" (vai a vedere la resistrazione di 2')
Ecco il comunicato della Secam, con le solite affermazioni da "dogma della green economy" circa presunti risparmi di CO2 (basati sull'assunto metafisico che la CO2 emessa sia "carbon neutral"). Non ci computano, però, i bilanci di SO2, NOx,
polveri fini e ultrafini, formaldeide, idrocarburi policiclici aromatici e altri inquinanti tossici emessi dai camini della centrale
Comunicato Secam
Si è svolta venerdì 18
ottobre 2013, alla presenza delle massime autorità provinciali,
l'inaugurazione ufficiale dell'impianto di produzione energia elettrica
da biogas di Postalesio.
L'impianto è stato realizzato da Enerbio
srl. Enerbio è una società il cui socio di maggioranza è Secam e della
quale fanno parte anche la Cooperativa Agricola BioEnergia Valtellina
(che
fornisce la "materia prima" che alimenta l'impianto) e la federazione provinciale della Coldiretti.
Al
taglio del nastro ha fatto seguito la visita guidata della struttura e,
al termine, un pranzo a base di prodotti tipici locali organizzato sul
posto con la collaborazione del gruppo Alpini di Colorina.
Secam ha
costituito una società denominata Enerbio — di cui detiene il 51 % —
unitamente alla Cooperativa Agricola BioEnergia Valtellina (che
raggruppa aziende del settore) e la federazione provinciale della
Coldiretti.
Scopo della società la realizzazione nel comune di
Postalesio di un impianto di produzione di energia elettrica da biogas
proveniente da reflui zootecnici e altre matrici agronomiche conferiti
da aziende del settore.
In particolare a Postalesio sono accolti e trattati:
• reflui degli allevamenti zootecnici (le deiezioni animali)
• biomassa (l'insilato e la granella di mais)
• scarti dell'industria lattiero-casearia (il siero)
All'interno
di una struttura detta fermentatone, in ambiente anaerobico — ossia in
assenza di ossigeno -, gruppi di batteri degradano il materiale
organico, abbattendo il contenuto in solidi volatili e producendo
biogas.
Si forma anche il cosiddetto "digestato", molto adatto ad essere utilizzato come fertilizzante.
L'impianto
di Postalesio — entrato in funzione nel 2013 — si estende su una
superficie di circa 7.000 metri quadri e produce una media di 10.000
metri cubi di biogas al giorno. La potenza nominale di energia elettrica
che è in grado di generare è pari a 0,99 Mwe (megawatt elettrici).
Per
ogni kilowattora prodotto con il biogas, le emissioni di anidride
carbonica in atmosfera si riducono di 0,575 kg, ossia circa 4.000
tonnellate/anno.
Si può anche calcolare un risparmio annuale di circa 1.600 tonnellate equivalenti di petrolio.
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