(02.06.11) É difficile superare diffidenze e individualismo ma qualcosa sta cambiando.
I giovani allevatori usano internet, molti hanno contatti diretti nell'ambito di filiere corte con il consumatore finale ed altre categorie. Novitàdall'alta valle Camonica e dal VCO
Un nuovo associazionismo
in montagna? (I)
di Michele Corti
Da due diverse esperienze, ancora nella fase iniziale, si possono trarre interessanti indicazioni circa nuove potenzialità nel rapporto 'orizzontale' tra produttori agricoli. Ma anche nei rapporti tra allevatori gli enti e gli altri attori economici della realtà territoriale. Iniziamo dal VCO e dai produttori caprini
Due iniziative che
si stanno sviluppando contemporaneamente in due diverse realtà alpine (l'alta
valle Camonica e le valli del Verbano, Cusio e Ossola) ci consentono di tastare
il polso alla realtà dell'allevamento in montagna e alle sue prospettive. Anche
se gli obiettivi sono diversi è in gioco in entrambi i casi il valore
dell'associazionismo quale leva efficace di un necessario rilancio dei sistemi
locali di allevamento e delle connesse trasformazioni alimentari.
Sono esperienze che
seguo dall'interno. Non solo attraverso l'analisi della realtà ma
svolgendo un ruolo di 'facilitazione' e di 'animazione' al fine di
mettere in pratica le azioni migliorative individuate come possibili (si tratta
quindi di 'azione-ricerca' [1]
con il coinvolgimento attivo degli allevatori).
Nel caso del VCO la
finalità è rappresentata dalla costituzione di una Associazione produttori
caprini. L'Associazione è un potenziale strumento per rendere
efficaci le azioni di assistenza tecnica (finalizzata in particolare alla
qualità dei formaggi caprini) e di promozione avviate dalla Camera di
Commercio del VCO, in qualità di capofila del progetto Interreg 'Il Lago
Maggiore, le Sue Valli, i suoi Sapori'. Nell'ambito dello stesso
progetto si sta operando in modo parallelo per la valorizzazione della
Bresaola.
Attenta a cogliere
le potenzialità di sviluppo dei comparti agricoli minori la Camera ha già promosso
iniziative nel campo del miele e dell'olio di oliva con la costituzione di
aggregazioni di produttori e l'avvio di attività di certificazione e
promozione. Sono attivi il Consorzio
Tutela e Garanzia Mieli del VCO ed è sorta da poco l'Associazione
produttori olivicoli del Verbano. Iniziative come quella delle 'Serate di
gola', che vedono come partner l'Associazione dei
piccoli alberghi di montagna', sono servite a collaudare la collaborazione
tra operatori turistici e produttori agricoli associati. Si sta pensando anche
ad estendere la collaborazione tra settore turistico e agroalimentare (a km 0)
lanciando negli alberghi la 'prima colazione con i prodotti delle
valli'.
Anche per i
produttori di latticini caprini (e di carne caprina) queste prospettive
appaiono interessanti. La possibilità di gestire attraverso l'associazione i
rapporti con la Camera e con le altre associazioni (sia di produttori agricoli
che di operatori turistici) può superare le difficoltà insite nel
mantenere i contatti con singoli piccoli produttori dispersi su un territorio
vasto e diviso in numerose valli. L'idea dell'associazione era già stata
avanzata sia in sede di incontri presso la sede di Baveno della Camera che
attraverso i contatti con i singoli produttori (nell'ambito delle azioni di
monitoraggio e assistenza tecnica presso le aziende seguite da me e da Marco
Imperiali). Quando, però, il giorno 30 maggio a Fondotoce presso il
Circolo operaio si è organizzato un incontro conviviale per 'lanciare'
l'associazione la partecipazione è stata superiore alle aspettative. Eravamo in
25 con 16 aziende presenti che hanno sottoscritto una dichiarazione di
disponibilità a partecipare alla costituenda aggregazione.
Questo consenso è
stato raggiunto perché si sono chiariti in premessa alcuni punti chiave.
Innanzitutto che la diversità delle 'anime' della costituenda
associazione non può essere ignorata e che è molto più facile convivere e
collaborare nella distinzione dei ruoli: 1) cooperative che raccolgono il latte
da più aziende e pastorizzano il latte; 2) produttori che trasformano il latte
delle proprie capre e lavorano latte crudo disponendo di autorizzazione
sanitaria alle vendita (dia); 3) aziende che al momento non dispongono di
strutture idonee e che commercializzano i capretti ma che stanno progettando e
realizzando piccoli caseifici aziendali. Concordato che i latticini
(formaggi di puro latte di capra o misti, formaggini, tome, tomette, tomini,
ricotta) rappresentano il 'collante' dell'iniziativa non si è chiusa la porta
ad una eventuale valorizzazione e promozione delle carni che, per il segmento
degli allevatori più estensivi, rappresenteranno sempre una componente di
reddito importante.
L'altro aspetto
preliminare rispetto al quale si è sgombrato il campo da eventuali malintesi è stato
quello dei vincoli alla produzione e alla commercializzazione. Si è chiarito
che l'associazione opererà a favore di tutta la produzione e non di determinate
tipologie di prodotto, lasciando libere le aziende di optare per produzioni tradizionali
o 'di fantasia' in funzione delle proprie inclinazioni e del proprio mercato. Parimenti
non vi saranno condizionamenti sul lato della commercializzazione. Semmai
l'associazione, in collaborazione con la Camera di commercio e altre
associazioni economiche del territorio, faciliterà lo sviluppo di canali
commerciali mediante accordi con gli operatori turistici e attraverso la
partecipazione e l'organizzazione di eventi (le già citate rassegne
gastronomiche, manifestazioni specializzate, mercatini ecc.). Più che
'inquadrare' i produttori l'associazione si propone di fornire supporti
organizzando, con il sostegno della Camera (anche sulla base di un concorso
paritario alle spese) servizi di certificazione e controllo, assistenza
specialistica (in campo sanitario, tecnologico, zootecnico, commerciale ),
formazione, promozione. Si pensa anche di valorizzare il 'valore aggiunto'
dell'associazione sviluppando la collaborazione 'orizzontale' tra i
produttori stessi, favorendo l'informazione (es. per la disponibilità di
soggetti da riproduzione) e la consulenza 'tra pari'; il tutto anche
utilizzando internet e agevolando la 'padronanza' di questo strumento da parte
dei produttori [2].
Tutte idee relativamente innovative, ma che sono scaturite dagli
allevatori stessi.
Tutto ciò è emerso
nella discussione stimolata dal Dr. Maurizio Colombo, il direttore della Camera,
dal Dr. Sandro Marchesa [3]
e da me. Da parte mia ho inteso sottolineare anche i vantaggi
'collaterali' che un'associazione (quando non si litiga) comporta.
Un'associazione rappresenta un piccolo, ma non trascurabile, 'gruppo di
pressione' che consente di sottoporre agli interlocutori istituzionali i
problemi degli allevatori (alpeggi, lupi, burocrazia). E lo può fare in
modo infinitamente più efficace rispetto alla pratica della lamentazione e
della protesta in forma individuale ed episodica. Tutte queste questioni, pur
con diverse sfumature di punti di vista, non hanno mancato di suscitare
discussioni dai toni prevalentemente costruttivi. Una conferma che
l'associazione è sentita . Sin dai miei primi contatti con gli allevatori del
VCO l'esigenza di scambiare idee e informazioni con gli altri produttori mi era
stata rappresentata da diversi caprai.
Una considerazione
di carattere generale, che mi sento già di poter trarre da queste prime esperienze,
è che, rispetto a non molti anni fa, l'ambiente degli allevatori è cambiato ed
è molto più disponibile ad iniziative associative. Resta sempre una certa
diffidenza che è legata a una certa impostazione paternalistica
dell'associazionismo del passato e ad un atteggiamento generale di
sfiducia (costi crescenti e prezzi al palo, burocrazia).
In passato
l'impostazione 'dall'alto' sulla base di schemi tecnocratici che non tenevano
conto della realtà sociale ha portato a fallimenti storici anche pesanti (basti
pensare alle 'stalle sociali'). Oggi, sia perché i giovani
allevatori non hanno vissuto queste esperienze negative, sia perché sentono di
poter meglio 'dire la loro' e di poter controllare le cose, l'atteggiamento è
cambiato. Favorisce questa disposizione anche un certo rimescolamento di ruoli:
parecchi allevatori hanno alle spalle esperienze di vita in città, di lavoro in
altri settori, di studio; sono a contatto, attraverso la vendita diretta, con
persone di varia estrazione. Non sono certo chiusi nel 'loro mondo'. Quindi
parlare con gli altri, ma anche tra di loro è diventato più facile.
Giova anche la
chiarezza di rapporti. Il Dr. Colombo ha tenuto a sottolineare come l'aiuto
offerto ai produttori caprini non ha nulla di assistenzialistico o di
paternalistico. Le loro piccole imprese aggregandosi e contribuendo a
qualificare l'offerta gastronomica del territorio possono contribuire a
migliorarne l'attrattività e quindi ad incentivare l'economia turistica
che è un pilastro del sistema delle imprese locali. Un riconoscimento che
colloca gli allevatori, tanti o pochi, piccoli o meno piccoli, come
partner a pieno titolo dello sviluppo locale. A condizione che facciano 'massa
critica' e si aggreghino. Un discorso chiaro e trasparente che segna un bel
progresso rispetto al passato e mi pare una buona premessa.
Note
1. Per azione-ricerca si intende un'attività di analisi di una pratica con lo scopo di migliorarla coinvolgendo in modo attivo gli attori sociali coinvolti. Il ricercatore diventa egli stesso agente del cambiamento 'parteggiando' per una determinata parte sociale e rinunciando alla presunta 'neutralità' dell'osservatore distaccato, proponendo e promuovendo soluzioni in un rapporto dialogico con gli attori. Simmetricamente gli 'oggetti' della ricerca diventano soggetti attivi partecipando all'analisi e alla individuazione di soluzioni. La metodologia nasce nel campo della psicocologia sociale e si è sviluppata in ambito formativo e pedagogico ma
può essere applicata in ogni campo specie nell'ambito di progetti che implicano anche attività di formazione.
2. sono già stati attivati un gruppo google e un gruppo facebook 'capre VCO'.
3. Sandro, che ho citato già in diverse storie di capre del VCO, è un 'veterinario di montagna' (possiamo dire pure 'ruralpino') che - attraverso iniziative a favore degli allevamenti caprini promosse dalla stessa Camera e la sua stessa attività di professionista - ha una grande famigliarità con la maggior parte degli allevatori di capre del CVO.