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I giovani allevatori usano internet, molti hanno contatti diretti nell'ambito di filiere corte con il consumatore finale ed altre categorie. Novitàdall'alta valle Camonica e dal VCO

 

Un nuovo associazionismo in montagna? (I)

di Michele Corti

Da due diverse esperienze, ancora nella fase iniziale, si possono trarre interessanti indicazioni circa nuove potenzialità nel rapporto 'orizzontale' tra produttori agricoli. Ma anche nei rapporti tra allevatori gli enti e gli altri attori economici della realtà territoriale. Iniziamo dal VCO e dai produttori caprini

Due iniziative che si stanno sviluppando contemporaneamente in due diverse realtà alpine (l'alta valle Camonica e le valli del Verbano, Cusio e Ossola) ci consentono di tastare il polso alla realtà dell'allevamento in montagna e alle sue prospettive. Anche se gli obiettivi sono diversi è in gioco in entrambi i casi il valore dell'associazionismo quale leva efficace di un necessario rilancio dei sistemi locali di allevamento e delle connesse trasformazioni alimentari.

 

Sono esperienze che seguo dall'interno. Non solo attraverso l'analisi della realtà  ma svolgendo un ruolo di 'facilitazione' e di 'animazione' al fine di mettere in pratica le azioni migliorative individuate come possibili (si tratta quindi di  'azione-ricerca' [1] con il coinvolgimento attivo degli allevatori).

Nel caso del VCO la finalità è rappresentata dalla costituzione di una Associazione produttori caprini. L'Associazione è un potenziale strumento per rendere efficaci le azioni di assistenza tecnica (finalizzata in particolare alla qualità dei formaggi caprini) e di promozione avviate dalla Camera di Commercio del VCO, in qualità di capofila del progetto Interreg 'Il Lago Maggiore, le Sue Valli, i suoi Sapori'. Nell'ambito dello stesso progetto si sta operando in modo parallelo per la valorizzazione della Bresaola.

 

Attenta a cogliere le potenzialità di sviluppo dei comparti agricoli minori la Camera ha già promosso iniziative nel campo del miele e dell'olio di oliva con la costituzione di aggregazioni di produttori e l'avvio di attività di certificazione e promozione. Sono attivi il Consorzio Tutela e Garanzia Mieli del VCO ed è sorta da poco l'Associazione produttori olivicoli del Verbano.  Iniziative come quella delle 'Serate di gola', che vedono come partner l'Associazione dei piccoli alberghi di montagna', sono servite a collaudare la collaborazione tra operatori turistici e produttori agricoli associati. Si sta pensando anche ad estendere la collaborazione tra settore turistico e agroalimentare (a km 0)  lanciando negli alberghi la 'prima colazione con i prodotti delle valli'.

 

Anche per i produttori di latticini caprini (e di carne caprina) queste prospettive appaiono interessanti. La possibilità di gestire attraverso l'associazione i rapporti con la Camera e con le altre associazioni (sia di produttori agricoli che di operatori turistici) può superare le difficoltà insite nel mantenere i contatti con singoli piccoli produttori dispersi su un territorio vasto e diviso in numerose valli. L'idea dell'associazione era già stata avanzata sia in sede di incontri presso la sede di Baveno della Camera che attraverso i contatti con i singoli produttori (nell'ambito delle azioni di monitoraggio e assistenza tecnica presso le aziende seguite da me e da Marco Imperiali).  Quando, però,  il giorno 30 maggio a Fondotoce presso il Circolo operaio si è organizzato un incontro conviviale per 'lanciare' l'associazione la partecipazione è stata superiore alle aspettative. Eravamo in 25 con 16 aziende presenti che hanno sottoscritto una dichiarazione di disponibilità a partecipare alla costituenda aggregazione.

 

Questo consenso è stato raggiunto perché si sono chiariti in premessa alcuni punti chiave.  Innanzitutto che la diversità delle 'anime' della costituenda associazione non può essere ignorata e che è molto più facile convivere e collaborare nella distinzione dei ruoli: 1) cooperative che raccolgono il latte da più aziende e pastorizzano il latte; 2) produttori che trasformano il latte delle proprie capre e lavorano latte crudo disponendo di autorizzazione sanitaria alle vendita (dia); 3) aziende che al momento non dispongono di strutture idonee e che commercializzano i capretti ma che stanno progettando e realizzando piccoli caseifici aziendali.  Concordato che i latticini (formaggi di puro latte di capra o misti, formaggini, tome, tomette, tomini, ricotta) rappresentano il 'collante' dell'iniziativa non si è chiusa la porta ad una eventuale valorizzazione e promozione delle carni che, per il segmento degli allevatori più estensivi, rappresenteranno sempre una componente di reddito importante.

 

L'altro aspetto preliminare rispetto al quale si è sgombrato il campo da eventuali malintesi è stato quello dei vincoli alla produzione e alla commercializzazione. Si è chiarito che l'associazione opererà a favore di tutta la produzione e non di determinate tipologie di prodotto, lasciando libere le aziende di optare per produzioni tradizionali o 'di fantasia' in funzione delle proprie inclinazioni e del proprio mercato. Parimenti non vi saranno condizionamenti sul lato della commercializzazione. Semmai l'associazione, in collaborazione con la Camera di commercio e altre associazioni economiche del territorio, faciliterà lo sviluppo di canali commerciali  mediante accordi con gli operatori turistici e attraverso la partecipazione e l'organizzazione di eventi (le già citate rassegne gastronomiche, manifestazioni specializzate, mercatini ecc.). Più che 'inquadrare' i produttori l'associazione si propone di fornire supporti organizzando, con il sostegno della Camera (anche sulla base di un concorso paritario alle spese) servizi di certificazione e controllo, assistenza specialistica (in campo sanitario, tecnologico, zootecnico, commerciale ), formazione, promozione. Si pensa anche di valorizzare il 'valore aggiunto' dell'associazione  sviluppando  la collaborazione 'orizzontale' tra i produttori stessi, favorendo l'informazione (es. per la disponibilità di soggetti da riproduzione) e la consulenza 'tra pari'; il tutto anche utilizzando internet e agevolando la 'padronanza' di questo strumento da parte dei produttori [2].  Tutte idee relativamente innovative, ma che sono scaturite dagli allevatori stessi.

 

Tutto ciò è emerso nella discussione stimolata dal Dr. Maurizio Colombo, il direttore della Camera, dal Dr. Sandro Marchesa [3] e da me. Da parte mia ho inteso sottolineare anche i vantaggi 'collaterali' che un'associazione (quando non si litiga) comporta. Un'associazione rappresenta un piccolo, ma non trascurabile, 'gruppo di pressione' che consente di sottoporre agli interlocutori istituzionali i problemi degli allevatori (alpeggi, lupi, burocrazia). E lo può fare in modo infinitamente più efficace rispetto alla pratica della lamentazione e della protesta in forma individuale ed episodica. Tutte queste questioni, pur con diverse sfumature di punti di vista, non hanno mancato di suscitare discussioni dai toni prevalentemente costruttivi. Una conferma che l'associazione è sentita . Sin dai miei primi contatti con gli allevatori del VCO l'esigenza di scambiare idee e informazioni con gli altri produttori mi era stata rappresentata da diversi caprai.

 

Una considerazione di carattere generale, che mi sento già di poter trarre da queste prime esperienze, è che, rispetto a non molti anni fa, l'ambiente degli allevatori è cambiato ed è molto più disponibile ad iniziative associative. Resta sempre una certa diffidenza che è legata a una certa impostazione paternalistica dell'associazionismo del passato e ad un atteggiamento generale di sfiducia (costi crescenti e prezzi al palo, burocrazia).

In passato l'impostazione 'dall'alto' sulla base di schemi tecnocratici che non tenevano conto della realtà sociale ha portato a fallimenti storici anche pesanti (basti pensare alle  'stalle sociali'). Oggi, sia perché i giovani allevatori non hanno vissuto queste esperienze negative, sia perché sentono di poter meglio 'dire la loro' e di poter controllare le cose, l'atteggiamento è cambiato. Favorisce questa disposizione anche un certo rimescolamento di ruoli: parecchi allevatori hanno alle spalle esperienze di vita in città, di lavoro in altri settori, di studio; sono a contatto, attraverso la vendita diretta, con persone di varia estrazione. Non sono certo chiusi nel 'loro mondo'. Quindi parlare con gli altri, ma anche tra di loro è diventato più facile.

Giova anche la chiarezza di rapporti. Il Dr. Colombo ha tenuto a sottolineare come l'aiuto offerto ai produttori caprini non ha nulla di assistenzialistico o di paternalistico. Le loro piccole imprese aggregandosi e contribuendo a qualificare l'offerta gastronomica del territorio possono contribuire a migliorarne l'attrattività  e quindi ad incentivare l'economia turistica che è un pilastro del sistema delle imprese locali. Un riconoscimento che colloca gli allevatori, tanti o pochi, piccoli o meno piccoli, come partner a pieno titolo dello sviluppo locale. A condizione che facciano 'massa critica' e si aggreghino. Un discorso chiaro e trasparente che segna un bel progresso rispetto al passato e mi pare una buona premessa.

Note

 

1. Per azione-ricerca si intende un'attività di analisi di una pratica  con lo scopo di migliorarla coinvolgendo in modo attivo gli attori sociali coinvolti. Il ricercatore diventa egli stesso agente del cambiamento 'parteggiando' per una determinata parte sociale e rinunciando alla presunta 'neutralità' dell'osservatore distaccato, proponendo e promuovendo soluzioni in un rapporto dialogico con gli attori. Simmetricamente gli 'oggetti' della ricerca diventano soggetti attivi partecipando all'analisi e alla individuazione di soluzioni. La metodologia nasce nel campo della psicocologia sociale e si è sviluppata in ambito formativo e pedagogico ma può essere applicata in ogni campo specie nell'ambito di progetti che implicano anche attività di formazione.

 

2. sono già stati attivati un gruppo google e un gruppo facebook 'capre VCO'.

 

3. Sandro, che ho citato già in diverse storie di capre del VCO, è un 'veterinario di montagna' (possiamo dire pure 'ruralpino') che - attraverso iniziative a favore degli allevamenti caprini promosse dalla stessa Camera e la sua stessa attività di professionista - ha una grande famigliarità con la maggior parte degli allevatori di capre del CVO.

 

 

 

            

 

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