(15.03.12) La super-industrializzazione procede spedita. Brescia e la Lombardia verso nuovi tristi primati. Ma l'opposizione sociale cresce e si prepara a dare battaglia al maxi macello a Manerbio
Dopo il più grande inceneritore d'Europa arriva a Brescia il più grande macello (con inceneritore)
di Michele Corti
Due milioni di suini macellati, un traffico spaventoso che ha richiesto di rifare lo svincolo della A21 (BS-PC), consumi di acqua da capogiro e l'allegra prospettiva di un inceneritore (magari lo chiamano diversamente). Ma i Comitati per i beni comuni (aria, acqua) della pianura bresciana si ribellano
Partiamo da un dato. A Brescia
Il gioiello dei caministi
L'inceneritore bresciano è stato definito “il migliore impianto del mondo” secondo il WTERT, Waste to Energy Research and Technology Council, un organismo formato da scienziati e tecnici di tutto il mondo promosso dalla Columbia University di New York ma che vede tra i propri sponsor la tedesca Martin, costruttrice dello stesso impianto (vedi video WTERT sul "termovalorizzatore" bresciano). Niente di che scandalizzarsi: enti e agenzie di certificazione hanno sempre del vasi comunicanti (fondazioni, consulenti scientifici multiruolo, onlus) con l'industria. La legittimazione offerta dai sistemi di certificazione e di qualità ambientale che i modernizzatori ecologici tanto vantano (vedi articolo recente qui su Ruralpini) è alla fine un sistema autoreferenziale studiato per far colpo sui "profani". L'inceneritore bresciano per potersi alimentare e produrre elettricità e fare profitti deve importare pattume da una vasta area (che comprende la Valtellina). Ora con la crisi la produzione del rifiuto è diminuita e il "combustibile" deve arrivare ancora più da lontano. Con il suo camino di 120 m il "gioiello" della A2A distribuisce le sue emissioni su un vasto territorio, il più possibile lontano.
Arriva il macello monster
Seguendo la logica del gigantismo e delle filiere lunghe proprio in questo territorio, a 15 km in linea d'aria a Sud del maxi inceneritore, sta per sorgere un nuovo mostro: il macello più grande d'Europa. Un altro record per la provincia di Brescia e per la Regione Lombardia. Non contenta di produrre il 40% dei suini italiani la Lombardia vuole insidiare il primato della macellazione all'Emilia. Un "salto" possibile perché il nuovo macello della Hamburger Pini "processerà" due milioni di suini all'anno l'equivamente del 16% della macellazione suina italiana. In un solo comune!
Un insediamento produttivo di questo tipo ha impatti notevoli su tutta la filiera della macellazione e non solo sui vicini macelli (a Vescovado, CR ve ne è uno da 700mila suini l'anno). Quello che è dato capire è che saranno suini, rigorosamente di origine estera, che si aggiungono a quelli già macellati in Lombardia e in Italia. Suini globalizzati per essere trasformati in un prodotto globalizzato l'amburger suino detto anche pork burger. Un prodotto che utilizza al massimo parti grasse e magre e destinato ad un mercato estero (il gusto nazionale per fortuna non è ancora degradato sino ad accettare di trangugiare 2milioni di suini trasformati in pork burger). Saranno contenti i gestori delle autostrade: la A21 (che ha visto chiuso per lavori lo svincolo di Manerbio al fine di realizzare il nuovo a dimensione di iper-macello), ma anche la A4 o la futura Brebemi. Le emissioni delle migliaia di camion però si aggiungono a un "fondo" che corrisponde ad una qualità dell'aria molto scarsa.
Ma veniamo ad altri aspetti del "mostro". Verrà utilizzata una superficie di 10 ha e si sarà un consumo di acqua pari a tre volte quello della città di Manerbio. Dulcis in fundo per recuperare l'energia degli scarti e ridurli di volume (a cenere) si pensa di realizzare un bravo inceneritore (o come vorranno chiamarlo per non allarmare troppo la popolazione).
E in cambio?
Oltre ai soliti oneri di urbanizzazione per i quali i comuni si vendono anche l'anima l'insediamento dell'iper-macello porterà lavoro. 500 posti. Ma sarà vero? I Comitati per i beni comuni della bassa bresciana che si sono mobilitati appena saputo del progetto (quando ormai le autorizzazioni comunali erano state concesse nel silenzio e nell'assenso persino dell'opposizione consiliare) nel volantino sotto riprodotto sostengono quallo che sanno tutti: nel macelli c'è ricorso alle cooperative esterne e al lavoro nero. A parte pochi tecnici (che verranno da fuori) serve si manodopera ma poco qualificata. Il lavoro ci sarà ma per cittadini extra-comunitari disposti ad accettare turni e lavoro ripetitivo. La collettività locale dovrà anche farsi carico del costo dei servizi legato alla presenza di famiglie numerose. Queste considerazioni valgono ancora di più considerando che la società che intende realizzare il macello è una società, almeno di facciata, di bresaolari valtellinesi. Noti per vicende di contrasti con i sindacati sul ruolo delle cooperative "esterne". Nel gennaio 2010 c'era stato lo scandalo (poi si era rivelato una bufala, ma intanto ne aveva parlato il Corrierone e pareva ci fosse una inchiesta giudiziaria avviata) dei pakistani schiavizzati da un connazionale per produrre bresaola valtellinese. Non era vero ma la cosa era indicativa di un certo clima.
La Hamburger Pini (la società dei porkburger) fa parte del gruppo Pini, nato a Grosotto negli anni '80. Di strada ne ha fatta parecchia (si vede che la bresaola congelata di zebù sudamericano rende molto bene trasformata in uno pseudo prodotto "tipico" valtellinese!). Pini entrato nel business globale si è espanso in Romania, Polonia e Slovacchia. Ora, forte dell'esperienza di grandi macelli suini (in Slovacchia), rientra in Lombardia e impianta un macello che surclassa i grandi e consolidati gruppi italiani. Però, che mostro questo Pini! Il suo iper-macello (sempre che sia suo e in che misura) è però il vero mostro di questa storia.
Ma noi confidiamo che si riesca a bloccarlo convinti anche che questo "attacco globale" al cibo, all'agricoltura, all'ambiente, al tessuto economico-sociale vada contrastato in modo unitario da un grande e maturo movimento per la terra, il cibo, la salute, le comunità che superi le frammentazioni (sia ideologiche che di obiettivo).