La
politica disumana del conservazionismo antepone la tutela dei sacri
parchi, delle specie in via di estinzione (solo quelle "carismatiche"
che piacevano tanto ai buana bianchi che praticavano la caccia grossa)
al rispetto dei diritti umani. A parole no. Nei fatti sì come
dimostrano ampiamente le tante inchieste - di cui rendiamo conto in
questo articolo - che hanno squarciato il velo sulle atrocità delle
quali le politiche del WWF si sono rese responsabili: esecuzioni
extra-giudiziali, uso sistematico della tortura, espulsioni forzate dai
villaggi, politiche di riduzione delle nascite (con sterilizzazione).
Il tutto in un contesto di militarizzazione, intimidazioni, delazioni.
E tutto per il business del turismo e della stessa fiorente industria
del conservazionismo. Per lavare a buon mercato la coscienza ambientale
sporca dei ricchi, dei consumatori opulenti, a spese dei meno tutelati
della terra. Vittime sacrificali.
di Michele
Corti
(14/12/2020) A
seguito di
una serie di inchieste giornalistiche, condotte nel febbraio 2017
dalla BBC, nel 2019 dal sito americano Buzzfeednews a marzo e, a maggio,
da un canale della tv pubblica olandese a maggio i governi e le
organizzazioni sovranazionali hanno sospeso finanziamenti a parchi
africani gestiti del WWF e relativi progetti. Nel febbraio del 2019
Ruralpini si
era occupato del
problema dell'allontanamento forzato delle popolazioni dai parchi e
delle brutali politiche conservazioniste del WWF M aanche delle altre
organizzazioni conservazioniste internazionali) con un
lungo articolo
"Ambientalismo
neoliberale come nuovo colonialismo". Le
atrocità sono solo la punta dell'iceberg e dipendono dal clima di
militarizzazione, terrore, immiserimento provocato dalle politiche
conservazioniste hard nei confronti delle popolazioni locali che vivono
in condizioni precarie intorno ai
parchi dai quali sono state spossessate. In ogni caso, prima
dell'indagine di Buzzfeednews,
che ha provocato un mezzo terremoto, si
sapeva già molto sulle sistematiche atrocità commesse dalle
eco-guardiedel WWF.
Solo che le denuncie di organizzazioni come Survival
International e Rainforest foundation non hanno
avuto abbastanza eco da superare la soglia dell'imbarazzo per
gli stati
che regalano al Panda, oltre a quelli delle multinazionali (che ne
traggono ritorni) e degli ingenui (che pensano di lavarsi la coscienza
ecologica a buon mercato con l'obolo) anche i soldi del contribuente.
80% dei fondi per i
parchi vanno per la sorveglianza armata, spesso brutale. A luglio di quest'anno, il WWF con
la solita faccia di bronzo, ha rilasciato
una dichiarazione in cui ribadisce la sua politica a favore dei diritti
umani; a novembre 2020 ha reso noto un rapporto interno. Sull'inchiesta
di Buzzfeednews e
sull'indagine interna del WWF torneremo nella seconda parte di questo
articolo.
Qui riferiamo della lunga storia di accuse e di inchieste
sulle malefatte del WWF, una storia che inizia più di trent'anni fa.
Una storia che narra che, per lungo tempo, il WWF è riuscito a sventare
benissimo tutte le minacce alla sua reputazione, alla sua
immagine e al suo logo divenuti nel
tempo una vera gallina dalle uova d'oro.
A partire da Pandaleaks,
un'inchiesta-libro di un giornalista tedesco del 2012 e poi, con
l'avvio di una sistematica attività di denuncia da parte di alcune ong
a difesa dei
popoli tribali come Survival
International,
qualche falla ha iniziato aprirsi
nell'immagine angelicata che il WWF gode presso il pubblico (imbesuito
da dosi massive di documentari naturalistici melensi e dalle
campagne strappalacrime con le immagini dei cuccioli... destinati
all'estinzione che poi, spesso, rappresentano specie in forte ripresa).
In questa prima parte trattiamo di tutto quello che ha preceduto
l'inchiesta di Buzzfeednews
ma anche dell'inchiesta olandese perché, anche se ultima in ordine di
tempo, essa si è ampiamente occupata dello stesso famigerato parco
(capirete perché va definito così) di Kasiranga, nell'Assam
indiano, di cui si è occupata la BBC. La visita agli abitanti di
un
villaggio nel parco della tigre di Dudwa, sempre in India, è stata invece vietata al
giornalista della tv olandese quando la polizia è stata avvertita che
il suo scopo
era intervistare gli abitanti sulle pratiche di sterilizzazione
maschile del WWF).
L'inchiesta di Buzzfeed ha
riguardato, invece,
prevalentemente l'Africa centrale e il Nepal. Ne parleremo nella
seconda puntata.
Qualche considerazione
preliminare
Il conservazionismo non è
solo un grande business, una delle tante industrie (gli economisti la
chiamano così) del turbocapitalismo. Non solo
si scambia membri dei suoi board con le big corporation degli
altri
settori, non solo opera nella finanza globale (partecipando quindi
all'investimento di un sistema ben poco sostenibile). Nella società del
turbocapitalismo il conservazionismo ha sostituito le religioni.
Il secolarismo e l'abolizione del sacro hanno spianato la strada a un
nuovo clero, nuovi sacerdoti, nuovi "spazi sacri", nuove teologie e
ortodossie. Qualcuno proclama Gea quale nuovo Dio, ma non è necessario.
Quello vecchio può rimanere, confinato nell'ininfluenza, con il
beneplacito degli esponenti delle vecchie religioni che adottano
sincretisticamente il nuovo credo riconoscendo la sua superiorità.
Il rapporto tra potere temporale (le multinazionali) e spirituale (il
conservazionismo) è sempre ambiguo come in passato. Il WWF
concede
ecoindulgenze (certificazioni "verdi") a produzioni come l'olio di
palma e raccoglie la decima dalle multinazionali attribuendo green
label e l'uso del logo del Panda a loro prodotti. Tra le
multinzionali che hanno versato decime al WWF: Monsanto (che oggi non
esiste più, mangiata da Bayer, ma di cui tutti ricordano il ruolo di
punta nello sviluppo degli Ogm), Coca-Cola, Royal Dutch Shell, HSBC,
Cargill (maggiore player nel settore dei cereali), Alcoa (il colosso
dell'alluminio), Marine Harvest (allevamento intensivo inquinante di
salmoni). Tutte società responsabili di inquinamento. E' il greenwashing (a pagamento), il
"traffico delle indulgenze" che alla chiesa cattolica costò (anche se
era un pretesto) lo "strappo" di Lutero.
Il WWF si percepisce anche superiore alle altre chiese e siccome: nessuna chiesa
rifiuta donazioni dai peccatori (rescoconto di un comitato
esecutivo del WWF del marzo 1982, vedi Huismann, citato dopo, p.
60) afferma il suo diritto a prendere soldi anche da chi inquina.
Ma il WWF fa
anche di peggio che il greewashing : legittima strumenti, con il pretesto di "consevare la
natura", per trasformare in prodotti finanziari l'aria, l'acqua, la
biodiversità; crea "aree
protette" che espropriano i popoli indigeni, le comunità tradizionali e
rurali delle loro terre. Trasforma queste comunità umane in marginali,
in manodopera a basso
costo e agevola lo sfruttamento estrattivo, forestale, turistico delle
aree contigue (ma a volte di anche interne) ai sacri parchi stessi.
Le foreste
conservate da chi le frequentava e utilizzava da migliaia di anni sono aperte a interessi speculativi, (opportunamente greenwashed) che lucrano sul
turismo (frotte di ricchi bianchi o che hanno assimilato la cultura
europea, con una scusa o l'altra possono
frequantare anche i sancta sanctorum
del conservazionismo),
sui crediti di carbonio, sulla
bioprospezione.
Il WWF non è peggio di altre BINGO (le grandi Ong multinazionali che
operano nel conservazionismo), però è quella che ha uno dei marchi più
noti al mondo (come la Coca-Cola), ha un ottima esposizione mediatica
ed è riuscita, nonostante le pesanti critiche al suo operato, a
costruirsi - investendo in comunicazione e pubbliche relazioni -
l'immagine di un ente benefattore dell'umanità. Ovviamente ci
tiene a difendere la sua rendita di posizione.
Non sono poche le
inchieste che hanno rivelato le malefatte del WWF
Sino
a oggi, le accuse nei confronti del WWF, per quanto documentate e
basate anche su fonti interne, erano cadute praticamente nel vuoto, non solo per la
reazione nelle sedi legali e per il fuoco di sbarramento
dell'artiglieria pesante mediatica amica (praticamente tutta, perché
praticamente tutta è espressione degli interessi della finanza) ma
anche perché, semplicemente, il
pubblico ingenuo narcotizzato dall'oppiacea melassa televisiva
naturalista, non crede che il WWF possa fare cose cattive (nessuno si
scandalizza più alle notizie di preti stupratori ma rifiuta di credere
che il WWF operi per lucro e che faccia qualcosa che possa danneggiare
persone, animali, natura). Così,
per timore di ritorsioni o per scetticismo sulle possibilità di
convincere il pubblico, i critici, anche coloro che sapevano, hanno
tenuto la bocca chiusa.
Pesava il caso di Kevin Dowing, un giornalista che, nel 1989,
aveva reso pubblico un memoriale interno al WWF nel quale un professore
di
Oxford, John Phillipson, valutava nullo l'effetto delle azioni
intraprese dal WWF in Africa e in Cina. Emergeva anche che, dal 1961
(anno di fondazione del WWF) al 1973, non un penny, raccolto per quello
scopo, era stato speso per la conservazione del rinoceronte nero. Per
rispondere a queste accuse il WWF dovette impegnare 350 mila
sterline. Dowing, però, che operava per il canale BBC4, commise
l'errore di mettere piede su un terreno minato che chiamava in causa i
servizi britannici. Allargò l'inchiesta a vicende di lotta al
bracconaggio in Africa meridionale, sostenuta dal WWF, che si intrecciavano con attività anti-guerriglia contro l'ANC
di Nelson Mandela (qui il video
dell'intervista a Dowing da parte del gionalista tedesco Wilfried Huismann).
Dowing fu pesantemente denigrato e finì i suoi giorni solo e
dimenticato. Monito per i temerari. Un pò meglio andò allo stesso
Wilfried Huismann che, raccogliendo il testimone di Dowing, realizzò
un' importante inchiesta che ha rappresentato il primo vero scossone,
sia pur in gran parte neutralizzato. Non tanto a colpi di azioni
giudiziarie, che pure ci furono e ebbero in parte effetto, quanto per
l'autocensura di quegli editori che pronti a stracciarsi le vesti per
la libertà di stampa e di pensiero (quando non ci sono di mezzo i molto potenti) si allinearono alla
conformistica difesa d'ufficio della grande organizzzione.
Dopo una settimana che il
libro, siamo nel 2012, era in
vendita (con buon successo), un
tribunale rigettò
la richiesta del WWF di ritiro dal mercato. Ma la gran parte delle
librerie praticarono l'auto-censura e lo ritirarono dagli scaffali.
Anche Amazon, che oggi è il principale canale di vendita del libro,
diponibile sia come e-book che come paperbacks, allora si allineò.
Va
notato che l'e-book è disponibile sia attraverso Google play che Apple
store. A seguito di varie cause giudiziarie le edizioni del libro
successive alla prima dovettero eliminare qualche parte e qualche nome,
ma quello che conta è che il libro è stato "semisoffocato". Nessun
editore
anglosassone ha osato pubblicarlo. Pertanto Huismann dovette
riacquistare i diritti già ceduti e tradurlo in inglese, a sue spese,
facendolo uscire in Germania. È amaro constatare che, in certi
casi, solo giganti come Amazon, Google e Apple ... possono permettersi
di garantisce la
libertà di stampa dalle pressioni di una potenza come il WWF. Decidono
loro quando applicare la censura.
L'edizione inglese è quindi... edita in Germania. Oltre all'edizione
tedesca, e a quella inglese, esiste solo quella Giapponese (il titolo
in giapponese è "Il libro nero del WWF" ed è macchiato di rosso
sangue). Conclusione: per avere il coraggio di resistere alla
strapotente ong di matrice anglosassone, bisogna essere due potenze
come
la Germania e il Giappone, gli sconfitti (ma combattendo sino
all'ultimo) della Seconda guerra mondiale. I tribunali del paese che,
pur perdendo la guerra, oggi domina l'Europa non hanno avuto paura del
WWF. Altrove è bastata l'autocensura.
La stampa germanica
non è stata tenera con il WWF nel commentare il libro di Wuismann.
Le rivelazioni di questo libro scuotono la
fidicia nel Panca come forza del bene - Die Welt; Traccia
il quadro di una organizzazione ambientalista gomito a gomito con le
compagnie petrolifere, gli OGM, la mafia, dimenticando i suoi scopi e
perdendo per strada persino la propria identità. Süddeutsche
Zeitung
A onor del vero, va dato atto che, anche nella "tana" inglese del WWF,
vi
sono nei media (BBC, Guardian)
delle voci che non hanno paura di parlare degli
scheletri negli armadi del WWF. In Italia, alla rivista Micromega (la "sinistra dei
girotondi"), va dato atto di essersi occupata delle campagne di Survival international contro il
WWF. Lo ha fatto anche al Fatto quotidiano (l'organo
"giustizialista" finito a difendere Conte, autore di leggi ad personam per salvare il
suocero). Essi sono stati tra i pochi media italiani che hanno
informato sulle vicende delle inchieste sul WWF, forse per imitare il Guardian. Quest'ultimo, pur
essendo una vestale della "sinistra culturale", radical-chic,
iperpolitically correct, ha, d'altra parte, memoria storica delle
matrici ideologiche ed economiche, tutt'altro che "buoniste" e
tutt'altro che di sinistra (quella vecchia, ma per certi versi sana)
del Panda.
L'articolo del Guardian del 2014 su
Pandaleaks
L'inchiesta di
Huismann rimane un punto fermo per comprendere come operi il WWF. Il
giornalista tedesco ha allargato lo sguardo non solo alle attività
direttamente gestite dal Panda, verificando come in Asia e in Africa, i
parchi, oltre a provocare violazioni dei diritti umani delle
popolazioni locali, siano anche un business turistico, ma si è
interessato delle attività greenwashed
dal WWF praticate dalle multinazionali che lo finanziano. Così si è
occupato dei terribili allevamenti di salmoni in Sudamerica, della soia
Ogm in Argentina, della distruzione delle foreste, dei contadini
(e degli organghi) scacciati per far posto alle piantagioni di palma da olio (trattate con pesticidi e e concimi chimici) in
Indonesia.
Il testimone di Huismann
raccolto da alcune organizzazioni coraggiose
Messa la sordina a Pandaleaks, si è dovuto aspettare,
come già visto, sino al 2019 per un'altra inchiesta giornalistica,
ancora più pericolosa per il WWF. Quella di Buzzfeednews. La più pericolosa
perché basata sulla fuga di documenti interni compromettenti. Survival
international e Rainforestfondation
, dal 2016 hanno intrapreso una sistematica campagna di denuncia
delle atrocità
commesse nell'ambito delle aree protette gestite o co-gestite dal WWF e
dagli altri big mondiali della conservation
industry. Una campagna fatta anche di indagini sul campo
direttamente a
contatto con le vittime, nel contesto dell'attività di advocacy.
L'impatto mediatico delle denunce di
queste organizzazioni è stato circostritto agli addetti ai lavori e i
governi e gli organismi
sovranazionali, considerato che l'opinione pubblica non ne è venuta a
conoscenza, non si solo lasciati "allertare".
Survival international,
a seguito delle proprie inchieste e delle denunce ricevute da parte
di appartenenti a popoli tribali vessati, avava anche
aperto un
contenzioso formale con il WWF, presentando, a carico del medesimo, un
dossier per violazione
dei diritti umani all' OECD
(l'organizzzione per la cooperazione e lo sviluppo economico che
raggruppa 37 paesi a "economia di mercato") . L'OECD, ricevuto
il rapporto di 228 pagine, aveva invitato le due organizzazioni a
confrontarsi a Berna presso il governo svizzero. Nel caso aperto presso
l'OECD, il WWF
figurava, con suo grande scorno, una delle tante corporation
capitaliste accusate da una Ong di violazione dei diritti umani.
La
mediazione, dopo un primo incontro, si interruppe perché il WWF rifiutò
la richiesta preliminare di Survival
di sottoscrivere una dichiarazione
che lo impegnava a non creare nuove aree protette senza un accordo
vincolante con i Bakra (i pigmei delle foreste tropicali del bacino del
Congo) circa le modalità di gestione delle loro terre.
Il mainstream
conservazionista è ovviamente
irritato delle prese di posizione (quando riescono a emergere) dei
popoli indigeni e delle
organizzazioni che svolgono attività di advocacy nei loro confronti,
anche se sono punture di spillo, tiri di fionda contro i panzer.
Ma a noi, a parte l'indignazione e la
solidarietà con i più deboli del pianeta, cosa ci tocca?
(da
leggere solo, prima di proseguire, se non si è già convinti che il
contadino-allevatore-pastore alpino sia già oggi una tribù indigena a
rischio di estinzione, che il WWF pianifica di eliminare del tutto e di
scacciare dalle proprie terre; n.b.:il WWF non agisce sempre in prima
persona ma ha tanti canali di influenza su associazioni,
personalità, scienziati, istituzioni)
Prima di attaccare l'argomento preveniamo subito chi pensa che: giusto
essere solidali con i
cacciatori-raccoglitori tribali, con i contadini nepalesi e denunciare
le atrocità commesse in nome del conservazionismo, ma tutto ciò
a noi non ci tocca. Errore.
Partiamo da quello che è successo qualche giorno, fa (novembre
2020), ma che si sapeva da tempo sarebbe successo, l'acqua
è stata quotata in borsa, si possono scambiare future legati alla
variazione
della quotazione dell'acqua. La notizia ha trovato minimo riscontro. A
Wall Street (altro tempio,
insieme ai "sacri parchi" della religione imperante) è apparso il Nasdaq Veles
California Water Index (NQH2O) future legati alla
variazione della quotazione dell'acqua, un modo per cautelarsi da
aumenti speculativi, no, l'innesco di una speculazione. Veniamo a noi.
In Europa le
Alpi sono la più grande e preziosa riserva di acqua pulita. Il
capitalismo trasforma in merce (e in rifiuto) quello che tocca.
Possibile inventando
la necessità di qualcosa che è raro di suo, trasformando in scarso ciò
che era abbondante e disponibile a tutti. Abbattuti i limiti della
morale, sostituita dal valore assoluto del desiderio e della preferenza
dell'individuo monade assoluta, tutto è mercificabile.
Per trasformare l'acqua
in una merce preziosa e costruirci sopra dei prodotti finanziari è però
necessario renderli scarsi.
Il mantra dell'ambientalismo recita: il
cambiamento climatico provoca la
scarsità d'acqua. Chi non ha acconsentito a portare all'ammasso
il proprio cervello replica: è il capitalismo industriale urbano
che ha avvelenato acque superficiali e profonde con i suoi processi
industriali, con i suoi rifiuti, con un'agricoltura soggiogata e
chimicizzata, con gli allevamenti industriali. L'ambientalismo
aggiunge: ci sono troppi esseri
umani sul pianeta. Ma l'americano medio consuma lo sproposito di
578 al giorno di acqua, l'africano 47. E allora non si sente già
da un po' il sospiro degli ambientalisti: Che bello sarebbe trasformare le Alpi in
un grande parco alla Yellowstone. Che bello, aggiungiamo noi
sarebbe disarticolare al punto la struttura insediativa e demografica
da far venir meno l'esistenza stessa di comunità organizzate, di
amministrazioni comunali, di proprietà comunali di pascolo e boschi,
della stessa proprietà privata. Nessuno a "intralciare", rivendicare
diritti, contestare. La proprietà privata, del resto, non è più
un tabù e a Davos i potentes
ne auspicano il superamento (se piccola) . Il "comunismo dei
miliardari" prevede che, oltre a loro, Ubermensh ci devono essere solo gli
Untermensch,
o se
preferite oltre agli spartiati solo gli iloti. Gli attuali semi-liberi
con un po' di proprietà e di risparmi dei paesi "sviluppati" devono
abbassarsi al livello dei poveracci dei "paesi poveri". Anche sul piano
dei diritti sociali e democratici. Del resto diritti sociali e
democratici sono stati scambiati con i "diritti civili". Saremo
sempre più liberi di cambiare sesso come un vestito di stagione e di
suicidarci. Non solo il livello dei diritti sociali e democratici nei
paesi "sviluppati" si abbasa a quello di quelli "poveri" ma, in nome
dell'antispecismo e dei "diritti animali" non ci sarà più molta
differenza tra diritti umani e animali. Come vedremo in questo articolo
il WWF, nel suo progressismo avanzato, pratica già da tempo
l'equiparazione tra uomo e animale, anzi è andato oltre: la vita
dell'animale vale molto di più di quella dell'uomo (specie se
contadino, specie se "di colore", alla faccia dell'antirazzismo). Esagerazioni? Si vada a vedere i
report della "caccia ai bracconieri" o della "eliminazione delle
presenze indesiderate" (gli intrusi nei sacri parchi, magari per
raccogliere un po' di erba o di legna. Dove vige, nei più sacri dei
parchi la shoot on sight law
(la pratica legale di fucilare a vista i bracconieri o presunti tali),
il resoconto delle brillanti operazioni narra di "bracconieri
abbattuti". L'animale è sacro l'uomo, disumanizzato, si
"abbatte". Del resto gli umani "straccioni" che figliano "come
conigli" sono fin troppi (infatti il WWF sostiene campagne di
controllo delle nascie, comprese le tecniche di sterilizzazione per
"ridurre la pressione sui parchi"). Ci torniamo più avanti
Questo lo sfondo cupo su cui si stagliano fenomeni attuali e sotto gli
occhi di tutti: la pulizia etnica delle Alpi, la pulizia dalla presenza
dell'uomo contadino, allevatore, pastore, boscaiolo, artigiano, piccolo
commerciante, artigiano è un processo in atto sospinto da fattori
"spontanei" e da strategie perseguite consapevolmente e caparbiamente:
la denatalità (anche senza campagne di sterilizzazione) è tragica ma
non è un "fatto naturale" quanto conseguenza di politiche culturali,
fiscali, assistenziali, scolastiche. La burocrazia paralizzante le
piccole attività è frutto dell'euroburocrazia ispirata ai grandi
interessi e alle multinazionali, poi messa in atto in modo peggiorativo
dalla burocrazia esecutiva nostrana che chiede solo di sfuggire dalle
responsabilità e di scaricare sui sudditi gli oneri degli
"adempimenti", delle "certificazioni" ecc.
Oggi, il colpo di grazia lo da, in direzione dello spopolamento, la
pressione insostenibile della fauna proliferante, con i grandi
predatori quale truppa d'assalto, "facilitata" in ogni modo nella sua
diffusione (i dati falsi, la super protezione, la cultura del
"povero lupo"). Il lupo è lo strumento perfetto per il "salto di
qualità" che deve condurre all'esproprio del controllo dell'uso
del territorio da parte degli "indigeni" e al "libero" sfruttamento
delle risorse, coperto dalla foglia di fico della "conservazione della
natura e della biodiversità". Già ora il lupo è lo strumento di un
crescente controllo del territorio. Wolf Alps prevede un uso massivo
delle fototrappole che non servono per monitorare il lupo (tanto
daranno sempre i numeri "politici" che fanno loro comodo) ma per
la sorveglianza lanciare il messaggio: attenzione vi teniamo sotto controllo, non
è più il tempo che nel bosco non ti vede nessuno. Poi ci sono i
"cani molecolari", le squadre antibracconaggio. In una versione del
Piano lupo erano apparse anche le autority del lupo: ogni territorio
doveva essere messo sotto il controllo di un autority che, in nome del
lupo e con la governance lupista, decide dove e come si può pascolare,
cosa si può o non si deve fare.
Il lupo è sacro, non importa se dilaga anche in pianura e, in un anno
di Covid e ridotti spostamenti, 40 (statistica ovviamente non
completa perché manca tempo al 31 dicembre) sono finiti stirati ai lati
delle strade solo in Piemonte. Il lupo è sacro e per "conservarlo" (ma
se sulle Alpi era estinto da oltre un secolo?) val bene un
controllo poliziesco. L'obiettivo: mettere le attività tradizionali in
condizione di cedere come premessa dello spopolamento della montagna
(non tutta, Davos no). E' il rewilding, il sogno dell'allontanamento
dei "disturbi antropici", un territorio dove poter gestire in forma di
signoria feudale.
Parlare di quello che succede in Africa e in Asia è utile perché ci
mostra la logica del conservazionismo. Dobbiamo imparare a considerare
che i diritti di un tempo e la democrazia (più o meno buona) di un
tempo non ci sono più, che, gradualmente, le decisioni sono slittate a
livelli sovrastatali o extra-istituzionali, a organi costituiti da Ong,
esperti, task force. Gli abitanti delle Alpi sono degli indigeni ai
quali non si vuole lasciare neppure le riserve indiane.
Conoscere la logica del conservazionismo neoliberale, la logica
razzista del WWF che fa delle popolazioni più deboli del pianeta le
vittime sacrificali cui far scontare i peccati ecologici del
capitalismo, del consumo opulento, è utile per capire cosa ci
aspetta e, forse, per prevenirlo. Chi ha difeso la biodiversità vivendo
in modo tradizionale, chi ha preservato sino ad oggi gli habitat è
minacciato di sradicamento. Anche sulle Alpi l'impatto della politica
conservazionista è a carico dell'allevamento estensivo, dei pastori. In
Centro Italia i pastori sardi immigrati stanno sostituendo le loro
pecore con le lacaune, macchine da latte di selezionate genomica
francese con produzione doppia delle sarde. Una virata verso
l'intensificazione e l'uso di mangimi imposta dal lupo perché è
impossibile difendersi se non si tengono gli animali in stalla o in
piccoli pascoli blindati da altissime e robuste recinzioni. Come in
Africa il conservazionismo è una cruda menzogna |
India (BBC): Il parco di Kasiranga dove i bracconieri (o sospetti tali) sono sparati a vista
Nel febbraio 2017, la BBC
ha condotto un'inchiesta sul parco di Kasiranga (qui il link) uno dei più famosi al mondo, dove David Attemborogh ha girato
qui il film Living Planet II.
Erano rimasti pochissimi rinoceronti, nel 2017 ve n'erano 2.400. Ma con che metodi è stato
ottenuto questo risultato così prezioso per attirare soldi al WWF? I
rinoceronti non sono più in pericolo
di estinzione e le feroci misure per proteggerli sono ingiustificate.
Oggi muoiono più persone (bracconieri e
innocenti), uccise dagli
eco-sgherri, che rinoceronti per mano dei bracconieri. I
ranger hanno qui il diritto di
sparare per uccidere, come quello utilizzato
dalle forze armate in presenza di sommosse.
In un anno vengono
sparate 20 persone, non solo bracconieri ma anche innocenti coinvolti
nelle sparatorie. Le guardie interrogate dalla BBC hanno confermato : Abbiamo l'ordine di cacciare i bracconieri.
"Cacciare" come un animale, sparare per uccidere. Una gioia per gli
animalisti. Le guardie dispongono di uno scudo giuridico, una vera
impunità che conferisce loro un grosso potere. Qui viene applicata la
pena di morte senza processo ma non risulta che le organizzazioni
contro la pena di morte si interessino alla cosa-
Questi
non sono bracconieri ma guardie.
Mentre
un alto dirigente dei parchi, interrogato dalla BBC, rispondeva
che non c'era una statistica dei bracconieri abbattuti, il direttore
del parco di Kaziranga, dopo aver precisato che l'ordine non è
esattamente di
"sparare a vista" in quanto ai sospetti bracconieri, prima di sparare,
viene gridato "chi sei?", riferiva che negli ultimi tre anni il parco ne aveva eliminati 50. Più
bracconieri vengono eliminati e più il personale è elogiato e
gratificato.
I morti non parlano e, con l'impunità, la guardia corre meno
rischi a sparare che a cercare di arrestare i bracconieri. Dato il
sistema, la pena di morte è comminata, di fatto, anche ai poveri
innocenti che vivono intorno al parco e che qui hanno sempre
raccolto legna
e piante medicinali. Il parco non è cintato e i contadini-allevatori
possono entrare anche per sbaglio, essere scambiati per bracconieri e
subire la legge del "prima spara e poi vedrem". Goamburach era un
ragazzo con ritardo mentale, era entrato per sbaglio nel parco per
cercare le due mucche di famiglia. Non ha risposto all'avvertimento e
le guardie l'hanno abbattuto.
I
genitori del ragazzo disabile fucilato sul posto. In mancanza di denaro
non hanno potuto sistenere un'azione legale contro il parco
Grazie
ai rinoceronti, e
all'altra fauna il parco, Kaziranga attira 170 mila visitatori
l'anno. Un business che vale bene qualche decina di vite senza valore
(dal punto di vista dell'etica mercatistica e animal-ambientalista).
Non
sono illazioni: a parte quello che scrivono senza remore gli animalisti
sui social, la prevalenza del valore della vita dell'animale su quella
umana è affermato a chiare lettere nei "manuali" governativi dell'Assam
(redatti anche dal WWF) sulla gestione delle aree protette.
Nel 2013, quando i bracconaggi erano
in aumento, i politicanti locali fecero pressione sul parco per un giro
di vite. I vertici del parco furono felici di acconsentire e il
direttore lanciò la regola kill the
unwanted, uccidere gli intrusi. Il direttore spiegò alla BBC il
suo credo: Il bracconaggio è un
crimine peggiore dell'omicidio. Essi erodono silenziosamente le radici
profonde di ogni civilizzazione. Un ascaro diligente che ha bene
imparato dalle letture della filosofia conservazionista distillata dai
manuali del WWF.
Nel luglio
2016 un bambino di sette anni, Akash Orang, stava tornando a casa dal
negozio lungo il sentiero del villaggio ai bordi del parco. Sentì
urlare le guardie rinoceronti, rinoceronti e fu colpito da un
proiettile alla gamba, dopo dozzine di operazioni e mesi di ricoveri
non riesce quasi a camminare tanto che deve essere trasportato dal
fratello. Il parco ha ammesso l'errore è versato 2.400€ alla famiglia.
Pranab Doley, della tribù locale,
attivista per i diritti umani abitante a ridosso del quartier generale
del parco, ha mostrato alla BBC documenti che rivelano che molti
"sospetti bracconieri" uccisi non sono stati identificati. Al parco non
interessa. Non interessa chi fossero, basta creare un deterrente e far
aumentare i rinoceronti per avere più turisti e ottenere brillanti risultati conservazionistici. In tre anni solo due
incriminati per bracconaggio su 50 "sospetti" abbattuti sul posto. Non
pare ci sia bisogno di aggiungere altro.
Un
motivo per cui le
guardie sparano facilmente è anche legato all'odio che esse si sono
attirate da parte della popolazione tribale locale minacciata nel
proprio modo di vita molto più di quanto siano ora minacciati i
rinoceronti. Le guardie, di conseguenza temono ritorsioni e per evitare rischi alla propria incolumità... sparano.
Ecco i frutti della militarizzazione imposta dal WWF.
Dopo
alcuni mesi dal caso del bambino ferito, un uomo, Mono Bora, seduto al
tavolino di un caffé, dopo essere stato preso a pugni dalle guardie
venne trascinato al quartier generale del parco e sottoposto a un
violento interrogatorio. Dopo tre ore di tortura con scosse elettriche
su tutto il corpo (genitali compresi)
e percosse gli aguzzini si accorsero che avevano prelevato la persona
sbagliata. Ancora una volta gli abitanti marciarono contro il parco. La
loro rabbia, però, è diretta soprattutto contro il progetto di
raddopiarne l'area. Sono già stati dati ordini di espulsione e nelle
protese suscitate in due villaggi, i dimostranti che tiravano sassi
sono stati colpiti a bastonate e fatti oggetto di lancio di lacrimogeni e colpi di arma da
fuoco che hanno ucciso un uomo e una studentessa.
...
erano stati espulsi con la forza del loro villaggio
Dall'inchiesta della TV olandese sugli
stessi fatti: i corpi degli sparati dalla polizia a difesa del parco e
della politica del WWF
Il parco ha poi
provveduto a radere al suolo con gli elefanti le case.
Dall'inchiesta della TV olandese sugli
stessi fatti
Survival international ha lanciato
una campagna sulla violazione dei diritti umani a Kaziranga. Sophie
Grig ha riferito alla BBC: Il parco è
gestito con brutalità, non ci sono indagini, non ci sono giurie né
giudici e la tragedia è che ci sono programmi per estendere la politica
dello sparare a vista in tutta l'India. Quanto al ruolo del WWF,
l'esponente di Survival ha
spiegato alla BBC che Il WWF è un
rapporto molto stretto con il Dipartimento delle foreste
dell'Assam da cui dipende il parco e ha fornito
finanziamenti e equipaggiamenti come visori notturni, ha pagato
l'addestramento al combattimento e alle imboscate delle guardie.
Quando la BBC ha chiesto al dr Ghose, del WWF, responsabile di buona
parte dei programmi di conservazione del Panda in India cosa pensassero i
finanziatori di un'organizzazione coinvolta in un parco accusato
di assassini, maltrattamenti e tortura, egli non ha risposto. Ha
detto solo che: Il bracconaggo
dev'essere ridotto e che bisogna lavorare di più con le popolazioni
locali.
Ulteriori notizie sono riportate nell'articolo
(in italiano) di Fiore Longo, un attivista di Survival nel parco di Kaziranga. In
questo articolo si
parla di altri delitti a Kaziranga e si riferiscono altri dati. Dalle cifre ufficiali del parco emerge che
negli ultimi 10 anni (dal 2007 al 2017) su 542 presunti bracconieri
uccisi o arrestati è stato requisito solo un AK-47. Negli ultimi 20
anni i guardiaparco hanno ucciso 1006 persone e una sola guardia è
stata uccisa in servizio.
Di che cosa stiamo parlando?
Il fiorente business
del turismo nel parco della morte
con il rinoceronte
ottima materia prima
Il parco di Kaziranga è sempre più una grande attrazione turistica
VITTIME DEL WWF. L'inchiesta della TV
olandese
Una
premessa: l'Olanda,
insieme all'Inghilterra ha rappresentato la "culla" del WWF. Il
principe Filippo di Edimburgo e il principe Bernardo di Olanda ne sono
stati presidenti. Va precisato che il WWF ha per molto puzzato di
petrolio (Royal Dutch Shell e British Petroleum). Per molto tempo
furono le donazioni dei gruppi petroliferi a "oliare" la macchina da
soldi del Panda. Huismann ha scritto, con efficace espressione, che il
WWF ha il "petrolio nelle vene". La corona inglese e quella
olandese avevano comuni interessi nelle grandi compagnie petrolifere.
Un fatto che ha frenato non solo le critiche del WWF all'industria
petrolifera. Anche gravissimo caso Torrey Canyon (in cui era implicata la BP)
che fu il primo shock ecologico con la marea di petrolio riversata
sulle coste della Cornovaglia e le immagini degli uccelli morti coperti
di nero petrolio che mi colpirono molto (avevo 11 anni).
Negli stessi anni '60, su raccomandazioni dei
vertici della Shell (rappresentati all'interno del WWF), la società
petrolifera ha anche spinto l'organizzazione a tacere su
quanto già noto in materia di danni ambientali dell'uso degli
insetticidi
cloro-organici (DDT ecc.) prodotti dalla multinazionale anglo-olandese
Bernardo
(in gioventù iscritto alla NSDAP, il partito di Hitler)
cadde in disgrazia, e non fu più presidente del WWF quando, nel 1971,
fu travolto dallo scandalo Lockeed (aveva chiesto tangenti - per
finanziare il WWF, egli dichiarò - dall'industria aereonautica
americana). Nel 1978 il principe, sempre influente nell'organizzione
conservazionista, nonostante il discredito, ha comunque fondato la
1001
society, un "club" (un po' segreto) che raccoglie l'élite mondiale di sovvenzionatori del
WWF (compresi personaggi come
il dittatore Mobutu e altri in odore di contiguità con mafia e traffici
illeciti). Non possono partecipare più di 1001 "eletti".
VICTIMS OF WWF
Come alla BBC, alla TV
olandese, "conoscono i loro polli", di
certo molto meglio dei provinciali e servili media italici che hanno
fatto di tutto per avvalorare il WWF come l'angelo della bontà. Invece
il servizio pubblico televisivo olandese non ha avuto remore a
realizzare un'inchiesta e un documentario (dove il principe Bernardo
appare abbondantemente). L'inchiesta, diretta dal giornalista Jos
van Dongen, è stata messa in onda nel maggio 2019 con il titolo “Victim of WWF". E' stata prodotta da Zembla un programma della rete
pubblica olandese BNNVARA. La versione con
sottotitoli e commento in inglese si trova su You tube qui. Si consiglia la visione.
Il giornalista si è
recato a Kasiranga e ha parlato con gli abitanti dei villaggi,
sgomberati per far posto ai rinoceronti, le cui case sono state
abbattute con i bulldozer e gli elefanti. Le proteste seguite, come
riferito sopra, sono state represse dalla polizia che ha usato i
lacrimogeni e i bastoni ma anche sparato e ucciso due persone. Il vice
direttore del parco, alle domande su questi fatti ha risposto serafico:
Il Parco non c'entra
nulla con le espulsioni e gli sgomberi dei villaggi. Sono stati decisi
dall'autorità civile. E chiosa: Non capisco perché lei parli di espulsione
violenta. Ponzio Pilato era un dilettante. Al che il giornalista
risponde e incalza: Ma sono state
uccise due persone!
Un altro interessante scambio di battute
si ha vel video quando il giornalista osserva: gli
animali devono poter muoversi liberamente ma le persone no? E
il vice direttore risponde: non è
vero i turisti possono entrare nel parco. Giornalista: ma devono pagare? Vice-direttore: si
Alla domanda al
vice-direttore se il WWF sia uno sponsor importante del parco egli
risponde di sì, senza esitazione. Nega, però che il parco pratichi la
regola dello sparare a vista ma quando il giornalista ha interrogato le
guardie esse hanno risposto, anch'esse senza esitazione e con palese spontaneità che è loro lecito sparare
a chi entra nel parco. Lo hanno ripetuto più guardie. Inoltre il
vice-direttore, bravo ascaro del WWF, mente spudoratamente quando
afferma senza esitazione che: nessun
innocente è stato ucciso.
Qui
non si uccidono gli innocenti
Del resto i documenti del
governo dell'Assam esaminati e mostrati da van Dongen, e redatti da un
panel che comprendeva il WWF non più tardi del 2014, recano scritto che il bracconaggio è il crimine peggiore che
esista e che di fronte ad esso i diritti umani non hanno importanza.
Gli intrusi vanno uccisi, chi non appartiene al parco va ucciso. Nonostante
tutte le evidenze di atrocità il WWF continua a finanziare le strutture
che le pertetrano
ma, come si vede anche a giustificarle.
Non c'è responsabilità penale da parte del WWF (assunta dalle autorità
locali che in paesi con alto livello di corruzione si comprano a buon
mercato) ma è lo stesso una politica
criminale.
Il WWF opera a stretto contatto con il
governo [dell'Assam] e con le
autorità del parco risposta
di un dipendente del parco alle domande del giornalista olandese
Bram Büscher, un
professore (università di Wageningen) di sociologia dello sviluppo e
del cambiamento, studia le conseguenze sociali
dell'espulsione di milioni di persone dalle loro sedi per la politica
conservazionista dei parchi. Nel video spiega: quando le persone vengono scacciate e non
sanno dove andare sono vittime della marginalizzazione, diventano come
si dice nella letteratura "popolazione eccedente" E' tragico perché
questa gente è responsabile per una parte minima dei cambiamenti
climatici e della perdita di biodiversità ma sono quelli che pagano il
prezzo. Si può aggiungere anche che i ricchi, (prevalentemente bianchi), ben istruiti e appartenenti a classi
medio-alte godono i vantaggi del conservazionismo (carriere, soldi, fama).
Büscher
sostiene quello
che anche noi diciamo da tempo (nell' l'articolo di Ruralpini del
febbraio 2019 citato all'inizio sono citate le fonti) , ovvero che il
WWF & C. vuole mettere le mani
su buona parte del pianeta. Oggi le aree protette sono il 17% delle
superfici emerse ma il conservazionismo è ingordo e non si pone limiti.
Raddoppiare le aree protette significa includere molte terre agricole e
utilizzate dal pastoralismo. Solo i ciechi non si avvedono che questa
politica (il rewilding) coincide con la strategia di
deagricolturalizzazione, di restringimento della produzione di cibo in
aree ristrette, nelle stesse aree metripolitane, ovvero nelle fabbriche
di farina di insetto, nelle vertical farm,
nelle colture idroponiche, nelle coltivazioni intensive di alghe. Tutto
ciò che recide l'uomo dal rapporto con la terra, tutto ciò che porta
all'iperindustrializzazione della produzioene del cibo in un mondo
post-industriale. Scopo: nuove fonti di profitto, eliminazione dei
piccoli produttori, controllo rigidissimo sulla produzione di cibo come
arma di controllo sociale e politico, premesse per un'alimentazione
sempre più artificiale in vista degli sviluppi post-umani.
Il WWF e le altre organizzazioni [conservazioniste]
vogliono ampliare questa
percentuale [quella delle aree protette sotto il loro controllo
rispetto alla superficie delle terre emerse del pianeta] sino al 30% ... o persino al 50%
La aree protette gestite
secondo le visioni conservazioniste sono "fortezze" militarizzate. Ma
avete mai visto i "pacifisti" protestare contro tutto cio?
Se i governi provvedono a
fornire le armi, in questo caso quello dello stato indiano dell'Assam,
è il WWF che pensa all'addestramento. Le guardie non sarebbero in grado
di sparare e pronte a combattere senza l'addestramento finanziato dal WWF.
Riportiamo i fotogrammi dell'interessante intervista con un
addestratore delle squadre anti-bracconaggio. Mi è stato chiesto dal WWF di addestrare
un gruppo selezionato, quello con il quale stiamo lavorando. Il
giornalista chiede: si stanno
preparando a combattere il bracconaggio? E l'addestratore, un
bianco, verosimilmente un mercenario con esperienza africana (come
indicherebbe la mostrina sulla divisa) risponde: sì
si stanno preparando per addestrare altre persone nelle operazioni
anti-bracconaggio che vengono attualmente condotte con il WWF in tutti
i parchi indiani.
Nei fotogrammi si vedono
pascolare degli animali bianchi e neri (capre?). Non sono sagome perché
la loro posizione cambia nei diversi fotogrammi. Non è chiaro se sono
oggetto di tiro al bersaglio (fuggirebbero) ma è inquietante.
Il
WWF, oltre
all'addestramento, provvede ad equipaggiare le guardie con
abbigliamento
visori notturni, termoscanner (non quelli del Covid), gps. Aggeggi che
oggi appaiono comuni, ma solo qualche anno fa non lo erano. Va poi
tenuto conto che le versioni professionali, impermeabili, a prova
d'urto, precise hanno tutti altri prezzi. Insomma, tutto tranne la il
fucile e
la pallottola che uccide.
Un
altro aspetto che
l'inchiesta olandese ha messo in evidenza sono i danni sociali che le
politiche di conservazionismo militarizzato del WWF provocano nelle
comunità intorno ai parchi. Soneswar Narak, che rappresenta una Ong
locale a Kasiranga e che si batte per i diritti umani (è stato
arrestato più
volte dalle guardie del parco per aver guidato le proteste popolari),
spiega che il WWF promuove nei villaggi una politica che diffonde il
sospetto. Lo fa (ovviamente non alla luce del sole sbandierando il logo
del panda) corrompendo membri della comunità locale per arruolarli come
spie. Così non c'è fiducia più nemmeno all'interno delle famiglie e si
è creato un clima di sospetto e di conflittualità. Seminando la
discordia operano per espellerci dalla nostra terra.
Il WWF rappresenta
una politica di distruzione della fiducia
Usano [il WWF]
tangenti per trasformare le persone in spie a danno della comunità
Tutto è
manovrato dietro la scena dal WWF. Significa che lo stato
dell'Assam, la polizia, i funzionari sono burattini del WWF. Un vero stato nello stato.
Rispetto
ad altre
inchieste il servizio della tv olandese ha il merito di aver sollevato
l'attenzione su un altro problema. Il WWF considera la riduzione delle
nascite, ottenuta anche con la sterilizzazione di uomini e donne,
un'azione fondamentale per gli obiettivi conservazionisti. Come abbiamo
già osservato le politiche di espulsione e trasferimenti forzati creano
masse di sradicati senza più mezzi di sostentamento. Queste popolazioni
non hanno spesso la possibilità di allontanarsi molto dai limiti dei
parchi e cercano, anche a rischio della vita, di trarre qualche forma
di sussistenza dai parchi. I guadagni del turismo che
arrivano loro rappresentano le briciole in quanto sono impiegati solo
nei ruoli di manovalanza malpagati. E' normale che il WWF, che ha una
matrice ideologica pervicacemente
malthusiana, quando non eugenetista, intenda ricorrere a programmi di
riduzione delle nascite. Le politiche del WWF in ambito demografico
però, più che alleggerire la "pressione" sui parchi hanno lo scopo di
distogliere l'attenzione dal vero problema e di mettere in pace con la
propria falsa coscienza il "mondo sviluppato" responsabile della
maggior parte dei consumi di risorse non rinnovabili. Continuare a far
credere che è la popolazione mondiale il problema e non il capitalismo e il consumismo.
Il
problema è l'economia
capitalistica che macina profitti sulla base dello spreco di risorse,
della produzione di rifiuti, dell'obsolescenza programmata. Il WWF è
parte integrante, sia sotto il profilo pragmatico-economico che
ideologico del
turbo-capitalismo, ne è diventato la chiesa, la fonte di legittimazione
e di "remissione dei peccati". Il problema è l'ideologia e la
pratica
dello sviluppo senza limiti, il dare importanza solo alla quantità a
discapito della qualità, il trasformare tutto in qualcosa che abbia un
valore mercantile, lo stimolare il desiderio e il capriccio
consumistico.
Il giornalista olandese ha intervistato un medico indiano
che gli ha confermato di lavorare per il WWF.
...
e di aver operato
nell'ambito della riduzione delle nascite praticando la sterilizzazione
maschile (senza bisturi), una procedura che richiede solo 5-10 minuti
ma ottine lo stesso risultato: i tubi deferenti che veicolano lo sperma
sono recisi e legati. Al WWF non interessa il benessere delle
popolazioni, la paternità e la maternità "consapevoli" ma, come
dichiara con franchezza il medico, che la gente non danneggi la foresta e gli
animali nella foresta. Dalla sua intrivista emerge anche come gli
eroi del WWF sono anche tirchi (non con i loro stipendi). Il medico
rivela che per ogni sterilizzazione maschile il WWF gli pagava 9 $. Non bastavano neppure per la benzina, ma
non li ho nemmeno presi.
Dopo
questa intervista, la polizia, che probabilmente aveva messo già al
lavoro degli informatori per seguire le mosse dele giornalista, da il
giornalista olandese, lo ha "visitato" in albergo e interrogato. Il
giorno dopo, lungo il percorso verso il parco, lo sottoposto a due
controlli e gli è stato detto di non filmare all'aperto. L'interprete
ha spiegato al giornalista che si trattava di una pratica
intimidatoria.
Il
WWF è responsabile moralmente, materialmente (fornisce
addestramento r equipaggiamento) militare e politicamente di
uccisioni di innocenti. E' responsabile di sterilizzazione. Il
tutto giustificato per difendere le tigri, il maestoso ambiente
silenzioso che le ospita e altre amenità buone per i depliant turistici
e per le campagne strappalacrime (i cuccioli "destinati all'estinzione"
ecc., mirate a scuscire dollari e euro dalle tasche degli ingenui e che
attirano al tempo stesso soldi attraverso frotte di turisti, per nulla
silenziosi che disturbano le tigri e affollano ambienti fragili.
Nonostante
le
itimidazioni il giornalista olandese cercò ugualmente di recarsi nell'area del
parco di Dudwa nello stato indiano dell Uttar Pradesch al confine con
il Nepal (dove esiste una "riserva della tigre") per raccogliere
testimonianze sulle pratiche
di controllo delle nascite del WWF. Venne fermato per strada dalla
polizia una terza volta subendo accurate ispezioni del suo bagaglio e
delle
sue attrezzature. Ho l'impressione
che sanno dove stiamo andando ha commentato
l'autista-interprete.
Lo
scopo del giornalista
era capire quanto le
politiche di controllo delle nascite siano realmente volontarie o se
non siano gestite convincendo le persone con mezzi subdoli. Arrivati al
villaggio
l'auto è stata fermata ripetutamente ci hanno strapazzato quattro volte in
dieci km
commenta il giornalista nel video. Le domande erano pretestuose e
riguardavano il possesso di denaro. penoso. Alla fine la polizia
ha impedito senza mezzi termini al giornalista di
avvicinare e intervistare le persone e lo ha scortato sino all'albergo.
Possiamo forse capire il
perché di tanto zelo poliziesco. Il documento ufficiale del WWF sul tema del controllo delle
nascite, il manuale dei programmi di
"pianificazione famigliare e conservazione" del WWF sostiene che solo a
Roxas,
Philippines, è stato attuato un progetto WWF di vasectomia, in
quanto solo qui c'era la "domanda".
Il
potere del WWF, uno stato nello stato in diversi paesi che ospitano
grandi parchi sin dall'inizio delle sue attività (che servivano anche a
mantenere il controllo di alcuni territori da parte del governo
britannico in fase di decolonizzazione) ha fermato il coraggioso
giornalista. Cosa avrebbe scoperto? Oltre la conferma di quello che gli aveva già
raccontato il medico avrebbe potuto svelare anche i mezzi spregiudicati con i quali, molto
probabilmente, gli abitanti delle zone intorno al parco erano stati
convinti a farsi sterilizzare.
ll manuale WWF su controllo dlele nascite e conservazione riporta che: alcuni progetti promuovono l'accesso a
metodi [anti-concezionali] di lunga durata come i dispositivi
intra-uterini e metodi permanenti la vasectonia e la legatura delle
tube, compresa l'organizzazine di missioni mediche per raggiungere
località remote e dispensare questi servizi o sussidi per il trasporto
a centri medici.
Nel
manuale del WWF la politica di riduzione delle nascite è mimetizzata
all'interno di una più generale azione sanitaria a favore delle popolazioni.
Causa di sradicamento, miseria, malnutrizione, e quindi malattie, il WWF
vuole passare per filantropo preoccupato della salute delle sue
vittime. Ma emerge bene la volontà manipolatoria tesa a superare le
"resistenze culturali" delle popolazioni.
... l'esperienza di diversi progetti PHE
(popolazione-salute-ambiente) suggerisce che la resistenza della
comunità, per esempio l'opposizione maschile, possono essere superata,
a volte abbastanza facilmente. Le strategie a tal fine includono
tecniche di sensibilizzazione separate per uomini e donne; messaggi PHE
integrati (uno dei vantaggi di fornire la pianificazione familiare
attraverso un progetto PHE) [ti curo la salute se accetti i
metodi anticoncezionali]; coinvolgimento
di leader e anziani della comunità che li sostengano nelle prime fasi
del progetto [non si dice ma attraverso dorme di "convincimento"
che significano corruzione]; messaggi
motivazionali dai primi che adottano la pianificazione familiare, a
volte chiamati "innovatori" perché la loro influenza può essere così
forte.
Vi è poi una strategia di persuasione nei confronti delle organizzazioni conservazioniste che
storcono la bocca davanti alla politica malthusiana del WWF.
Le organizzazioni di conservazione che
esitano a includere la pianificazione familiare nei loro progetti PHE
ma che osservano che l'elevata fertilità e la mancanza di accesso o uso
della pianificazione familiare sono problematiche per la biodiversità
dell'area e il benessere umano sono quindi incoraggiate a includere
almeno una piccola componente sulla pianificazione familiare o per fare
progetti per integrare la pianificazione familiare in futuro.
Come non vedere una
continuità ammirevole nella politica del WWF con quella del capitalismo da due
secoli e passa a questa parte? Le classi superiori attuali, più
cosmopolite ma fondalmentamente di matrice anglosassone che finanziano
il WWF, non mostrano maggiore pietà nei confronti delle popolazioni del terzo mondo scacciate dai parchi
(per far posto alla fauna "carismatica" che
entusiasmava i cacciatori bianchi) di quella che mostrava l'upper class
inglese per il suo
proletariato, costituito da contadini sradicati, espulsi dalle
campagne. Rispetto al passato la grande differenza consiste nel tasso
di ipocrisia.
Nel primo capitalismo
industriale, quello inglese delle work
house del lavoro forzato per i nullafacenti, del lavoro
infantile 12 ore al giorno per un pezzo di pane, degli slums (dizionario Oxford: quartiere urbano con abitazioni sordide e
malsane privo di adeguati servizi igienici), l'igienismo e la
medicalizzazione erano pensati come strumento di controllo e disciplinamento
sociale più che in termini umanitari e dovevano supplire a condizioni
strutturali terrificanti nell'ottenere schiavi salariati in condizioni di
lavorare al minimo costo. La logica del WWF è in
perfetta continuità: classismo, paternalismo, autoritarismo,
manipolazione.
Quando van Donven è
tornato in Olanda, ha chiesto un appuntamento con i responsabili
olandesi del WWF e ha inviato in anticipo le domande e gli è stato
concesso un appuntamento. Poi, senza ragioni, l'intervista è stata
cancellata. Il WWF olandese ha comunicato che era in corso un'inchiesta
interna (quella che è terminata nel novembre 2020), che loro rispettano
al massimo i diritti umani, che vogliono lavorare con il consenso e la
collaborazione delle popoalzioni locali ecc. Ma nell'indagine interna
quanto emerso dal servizio della tv olandese non è stato nemmeno preso
in esame.
vai alla seconda parte
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