A
seguito di
un'inchiesta giornalistica del marzo 2019, i governi e le
organizzazioni sovranazionali hanno sospeso finanziamenti a parchi
africani gestiti del WWF e relativi progetti. Le denuncie delle
sistematiche atrocità commesse dalle "eco-guardie" del WWF erano note
ma non erano riuscite sinora a
superare la soglia dell'imbarazzo per
gli stati
che regalano al Panda i soldi del contribuente per finanziare "parchi
fortezza" che impiegano l'80% dei fondi per la sorveglianza armata.
Alla fine di novembre del
2020 è arrivato l'esito del rapporto commissionato a un panel indipendente dal WWF stesso. Che lo scagiona
solo dalle responsabilità dirette, ma che ammette che i vertici del
Panda, nonostante
sapessero delle violazioni dei diritti umani, hanno continuato a pagare
e premiare stupratori, assassini,
torturatori. La responsabilità morale e politica non è penalmente
perseguibile ma cosa faranno i finanziatori pubblici e privati della
big corp della conservation world industry? Non succederà quasi nulla
perché il conservazionismo militarizzato è sinergico al business
turistico e, soprattutto, a quello della natura 2.0, mediata dalle
piattaforme internet, settore trainante del capitalismo attuale.
Nel
regime della post-verità il potere usa l'anti-razzismo come stigma per
delegittimare il dissenso sociale, mentre si sente libero (decide
sempre lui cosa è vero) di perseguire politiche colonialiste, razziste,
militariste a danno delle popolazioni più deboli del pianeta,
legittimandole con la "conservazione della natura" (a sua volta
maschera di lucrosi business neoliberali).
(11/01/2021) Nel
marzo 2019 Buzzfeed news, un
sito di
informazione Usa (in Italia considerato credibile a seconda dei bersagli che colpisce), ha
realizzato un'inchiesta molto imbarazzante per gli ambienti
mainstream, quelli che supportano l'ambientalismo
alla WWF ma che, giusto onore di facciata, devono fingere di attenersi
all'ideologia
dei "diritti umani" (così utile per scatenare "guerre umanitarie",
quindi da tenere nell'armadio).
L'inchiesta documenta ad abundantiam
la violazione sistematica dei diritti umani nell'ambito dei parchi africani e asiatici da parte del WWF.
Dopo un mese dal lancio
dell'inchiesta la Charity Commission
del Regno Unito, un organismo
governativo di vigilanza sulle organizzazioni "caritatevoli" (sic), apriva un'indagine formale contro il
WWF. Nei mesi successivi l'Unione Europea, il Regno Unito, la
Germania e gli Stati Uniti hanno sospeso finanziamenti per progetti e
parchi gestiti dal WWF in Africa.
Ma l'indagine di Buzzfeedè
veramente qualcosa di nuovo? Essa è risultata di difficile "digestione"
da parte del Panda per due motivi: 1) oè basata su testimonianze non
facilmente
smontabili e, sopratutto, su una documentazione "filtrata" (leaked) dall'interno del WWF
tale da inchiodarlo (non possono dire di non aver saputo perché le
carte e le date dei rapporti sepolti, non troppo bene, negli archivi
di Gland...cantano); 2) il canale di informazione attraverso la quale è
stata
resa nota ha larga diffusione ed è considerato "liberal" (quindi non
facilmente stigmatizzabile dal mainstream custode dell'ortodossia
politica).
Il WWF, al seguito
dell'inchiesta di Buzzfeed e
alle rivelazioni del Kathmandu post
(limitatamente al Nepal), ha
aperto un'indagine interna affidata ad
esperti "indipendenti" che è stata resa pubblica il 20 novembre scorso
(ci torneremo tra poco). Va considerato che solo le circostanze
denunciate da Buzzfeed e dal Kathmandu post sono state prese in
esame. Come documentato nella precedente parte di questo
contributo
Esso si è però rifiutato di rispondere puntualmente
alle circostanziate accuse di Buzzfeed
come richiesto dal sito.
Inoltre, nel frattempo si sono aggiunte altre accuse, tra cui quelle
veicolate da un servizio della televisione olandese di cui abbiamo reso
conto nella prima parte (vai a vedere).
Importanza e limiti
dell'inchiesta di Buzzfeed
Se, da una parte, l'indagine ha avuto il merito di far filtrare per la
prima volta, anche sui grandi media, lo scabroso tema delle
atrocità commesse in nome del conservazionismo , dall'altra essa ha
attirato l'attenzione solo sulla punta dell'iceberg, ovvero sulle
atrocità, i crimini (omicidio, tortura, strupri, pestaggi) e, al
massimo, sul clima di repressione, intimidazione, delazione instaurato
tra le popolazioni che vivono ai margini delle aree protette. Restano
sullo sfondo le
modalità con le quali i parchi sono state istituiti e vengono gestiti:
assenza di consenso delle popolazioni, privazione delle
loro fonti di sussistenza tradizionali, trasferimenti forzati,
marginalizzazione, metta alla mercè di
autorità e gruppi etnici prevaricatori con i loro gruppi armati (in
Centro Africa).
Non mi dilungo su questi punti
che ho già ampiamente trattati qui su Ruralpini (vai
a vedere) se non per insistere sul fatto che le violenze sono un
aspetto strutturale, connesso ad una situazione complessiva di
oppressione. Le aree
protette e le modalità di attuare la "conservazione" militarizzando i
parchi (la "conservazione fortezza") e affidandone la protezione a
forze
paramilitari brutali (a volte anche corrotte), sono di per sé un
crimine, una
violazione dei diritti umani e quindi indignarsi per singoli episodi
criminali filtrati attraverso le maglie dell'oppressione e della
povertà imposte alle popolazioni native è
pura ipocrisia.
I fatti penali non possono che rimandare a
responsabilità personali, all'ultimo anello della catena. E il WWF, da
brava big corp, sa bene come non sporcarsi (troppo) le mani. I rapporti
tra le
rappresentanze nazionali dell'organizzazine, i governi dei paesi che
"ospitano" i parchi, le strutture operative che gestiscono i fondi
(spesso terze) e
che dirigono le operazioni sul campo sono talmente complessi e poco
trasparenti da impedire di risalire alle responsabilità decisionali. Lo
scaricabarile è facilissimo.
Kinessa
Johnson, già incursore in Afghanistan, è l'idolo degli ecoguerrafondai
da tastiera, odiatori che riversano sui "bracconieri" tutte le loro
frustrazioni e gioicono quando la "conservazione della natura",
dell'eden pacifico del loro immaginario bipolare, si trasforma in una
feroce caccia all'uomo che implica una totale disumanizzazione
del "bracconiere" o sospetto tale che, nei resoconti è
"abbuttuto" come un animale. Nota la pubblicotà del WWF è nella
pagina originale dell'Indipendent.
Per il suo business il WWF considera la pagina golosa. Infatti appena
si toglie l'ADblock per la pubblicità appare un delirio di finestre di
pop up che invitano a mettere nel carrello della spesa animali
virtuali. "Regala un lupo" (residuo di campagna natalizia per "adottare
un lupo", alla fine solo immagini virtuali per gonfiare le
entrate del wwf sfruttando la dabbenaggine del pubblico)
Tutto tranne il fucile e
il proiettile
Dopo una fase iniziale di costituzione dei grandi parchi, infatti, le
attività di sorveglianza armata
delle aree
protette in Africa centrale e in Asia sono state attribuite ai governi.
Ma, specialmente in Africa, le strutture
governative sono debolissime e corrottissime e dipendono dagli aiuti
governativi
e non governativi dei paesi "sviluppati". Quindi esse rappresentano una
foglia di fico. In ogni caso, in Africa, solo le
armi da fuoco vengono
fornite alle "eco-guardie" dai governi locali, mentre il WWF finanzia
tutto il resto: addestramento, equipaggiamento, automezzi, alloggi e,
elemento decisivo per giudicare sulla responsabilità politica e
morale, paga il soldo alla truppa.
La gran parte del budget della
gestione dei parchi gestiti (o co-gestiti con i governi) dal WWF, nei
paesi dove sono state registrate le violazioni dei diritti umani, è
destinata alla sorveglianza armata e alla repressione del
bracconaggio (una voce che comprende attività di vera e propria
repressione delle popolazioni che con il bracconaggio speculativo nulla
hanno a che fare). Se il WWF, grazie all'abile scissione di
responsabilità, attuata mettendo le guardie alla formale
dipendenza dai governi può chiamarsi fuori dalla diretta responsabilità
delle atrocità, non può chiamarsi fuori dalla responsabilità politica e
morale.
I vertici internazionali del Panda hanno ricevuto, da ormai non
pochi anni in qua, come ha provato Buzzfeed,
diversi rapporti interni che mettevano nero su
bianco che le guardie del WWF (pagate, addestrate, equipaggiate dal
Panda) sono, in diversi parchi, responsabili di pratiche sistematiche
di tortura, oltre che della creazione di un clima di terrore e
sopraffazione.
L'inchiesta
basata su più di 100 interviste ma, soprattutto, su
migliaia di pagine di documenti compromettenti: bilanci,
email su acquisti di armi, relazioni interne. Le prove riguardavano due
paesi asiatici (Nepal e India) e quattro africani:
Repubblica centrafricana, Cameroon, Repubbica democratica del
Congo.
In concreto le accuse
hanno riguardato:
La pratica della tortura,
strupri, omicidi da parte delle forze para-militare finanziate dal WWF;
Il ruolo del personale
del
WWF nell'ambito delle attività anti-bracconaggio con
spietate truppe d'assalto;
L'approvazione della
stategia delle esecuzioni extragiudiziarie (shoot to kill, sparare a vista) ai
trasgressori, o presunti tali, colti a violare le norme di un parco (o
sospettati di farlo) formulata da
un direttore di parco che ha provocato dozzine di morti;
La
fornitura da parte del WWF alle eco-guardie di addestramento,
equipaggiamento, salari , coltelli,
equipaggiamenti antisommossa, bastoni oltre al coinvolgimento, nella
Repubblica centrafricana, in un affare di acquisto di fucili d'assalto
da
una milizia talmente brutale che ha sfilato per le strade sulle jeep
con le teste
mozzate
di presunti "criminali";
L'organizzazione di un
sistema di spionaggio e di delazione finalizzato a
individuare i "sospetti bracconieri" instaurando un clima di terrore e
repressione.
Cameroon
Sin dal 2012 (ahi, ahi) il WWF sapeva che i
suoi sgherri commettevano soprusi ma una
lunga serie di rapporti interni ed esterni non ha fatto cambiare la
politica del Panda (tenere a mente la cronologia, perché essa inchioda
il WWF e inficia il rapporto parzialmente assolutorio del 2020). Sindal 2015 il WWF aveva nelle
mani un rapporto interno, commissionato ad un esperto locale di
problemi indigeni, Mochre Mwuenge, che riferiva come il WWF in
Cameroon era a conoscenza dei raid notturni contro i villaggi (a base
di
saccheggi e bastonature), effettuati dagli sgherri assunti dal governo
ma pagati dal WWF. Interrogato da Buzzfeed, Mwenge ha riferito che il
WWF non rese noto il rapporto perché rappresentava un pesante atto di
accusa.
Avevamo compreso che era il WWF che
mandava queste guardie, era il WWF che le pagava, era il WWF che faceva
tutto ha sintetizzato Mwewnge. Un fatto evidente se si
considera che i governi africani sono evanescenti, che tutto passa per
la corruzione e le clientele e che i soldi del WWF e delle altre Ong
sono la sola cosa
che interessa le camarille che si spartiscono il potere sotto il
pallido ombrello delle strutture governative. Nel Lobéké
National Park, uno dei parchi del
Cameroon oggetto del rapporto di Mwenge, le atrocità datavano ormai da
parecchi anni. Da quando, nel 1999, l'area protetta era stata istituita
cacciando i suoi abitanti di etnia Baka (pigmei). Da documenti di
bilancio segreti emerge come il personale del WWF operasse a stretto
contatto con le forze governative del dittatore Biya. Il WWF pagava
stipendi, costruiva le case per gli sgherri, li dotò di radio, telefoni
satellitari, mezzi 4x4, TV, battelli. I milioni impegnati per l'area
protetta furono utilizzati in prevalenza per le attività di
pattugliamento e per i saccheggi dei villaggi sospettati di dare
accoglienza ai bracconieri.
Nel 2012, sempre in questo parco, una
ricercatrice
americana, Sarah Strader, sconvolta per aver assistito a un pestaggio
da parte delle guardie si recò a un ufficio da campo co-gestito con il
WWF e un funzionario governativo le spiegà candidamente che : noi li torturiamo quando non vogliono
raccontare la verità. La cosa fu riferita a un alto dirigente
del WWF che riferì al quartier generale svizzero del WWF. Ma la
collaborazione del Panda con le guardie di Lobéké continuò.
Questi fatti dimostrano
che il WWF sapeva degli abusi molto prima di quanto la commissione di
inchiesta (quella che a fine novembre 2020 ha concluso i suoi lavori
per tamponare gli effetti dell'inchiesta di Buzzfeed) sia stata disposta ad
ammettere. Va inoltre precisato che, alle accuse di Mwenge contro il
WWF corrispondevano quelle, molto circostanziate di Survival international (vai a vedere)
Mwenge concluse il suo
rapporto sostenendo che il WWF era da ritenersi responsabile per gli
abusi.
Marco Lambertini, direttore generale del WWF, un mese dopo aver
insabbiato il rapporto, rispose con asprezza a Survival International,
rigettando ogni responsabilità sul governo del Cameroon e sostenendo
che le accuse di Survival contro
il WWF in merito al trattamento dei
Bakra erano
"untrue end insulting" (maggio 2014).
Nel frattempo, come
risulta da altri rapporti interni che Buzzfeed
ha potuto esaminare,
la politica a Lobéké non
subì mutamenti e il WWF continuò a
sostenere i ranger aiutandoli ad organizzare le scorrerie contro i
villaggi. Nonostante
le dichiarazioni del WWF circa l'attivazione di un sistema di raccolta
di segnalazioni di abusi, questi sono continuati come dimostrano le
testimonianze raccolte di persone di etnia Bakra da Survival e da Buzzfeed. Le vittime degli abusi hanno inutilmente fatto
pervenire al WWF le segnalazioni dei
maltrattamenti da essi subiti (nel
2017 e nel 2018).
Nel 2018 un team
inviato dalla Banca dello sviluppo
tedesca per chiarire le circostanze
arrivò alle stesse conclusioni del rapporto di Mwenge. Nel 2018
un'altra
inchiesta interna commissionata dal WWF al giurista esperto in diritti
umani Paul Chiy, inviata a gennaio a Marco Lambertini e
Dominic O'Neill ha documentato per le foreste del sud-est del Cameroon
una situazione di gravi e diffusi abusi da parte delle guardie a danno
dei nativi, in connivenza con e
sotto l'occhio attento del personale del WWF.
L'autore
sottolineava come le accuse lanciate dagli abitanti dei villaggi non
solo fossero fondate ma fossero anche gravemente sottovalutate. La
relazione di Chiy conferma come le atrocità dei ranger anti
bracconaggio fossero quindi ben note al WWF prima dell'inchiesta di
Buzzfeed.
Il dossier di Chuy è uno
dei quattro di cui ha potuto
disporre il WWF dal 2015. Il
WWF l'ha tenuto secretato sino a che Buzzfeedha sollevato il caso. Intanto il
Panda ha continuatoa finanziare le attività
nell'area in questione.
La tortura e il terrore in nome della
conservazione
Tra
le atrocità segnalate nel rapporto
Chiy figurano, oltre allo stupro di una donna, la tortura di un uomo
cui era
stato legato con una corda il pene a una puleggia. La corda veniva
strattonata ogni volta che l'uomo non rispondeva alle domande. In un
altro caso un uomo fu costretto a dormire per quattro notti in una
cella allagata sino al livello del torace del malcapitato, colpevole di
esserci acquistato una motocicletta, e per questo sospetto - agli occhi
degli sgherri - per la sua
disponibilità di denaro.
Un
contadino raccontò che la sua famiglia venne torturata ripetutamente,
la moglie violentata, il padre
imprigionato sulla base di false accuse di bracconaggio. Dopo la
violenza la donna venne ricoverata in ospedale e le forti spese
sostenute per le cure impedirono all'uomo, restato senza soldi, di
promuovere un'azione
legale.
Un uomo fu costretto a
mangiare crudo un pezzo della
carne che stava portando al mercato. A seguito di ciò si ammalò e
morì. Per
raccogliere le interviste Chiy e il suo team ebbero solo una settimana
di tempo dovendo spostarsi su strade precarie da un villaggio all'altro
dei parchi Boumba Bek, Nki, Lobéké. Verosimilmente
se avesse avuto più tempo a disposizione avrebbe potuto raccogliere più
testimonianze. Ma per il WWF era già troppo così.
Repubblica
democratica
del Congo
Buzzfeed ha rivelato che il WWF,
nell'estate del 2018, aveva
condotto un'altra inchiesta interna relativa agli omicidi e agli stupri
di gruppo commessi dagli eco-sgherri nel grande parco di Salonga nella Repubblica democratica
del Congo dopo che Rainforest
foundation aveva
denunciati ripetuti casi di atrocità. Salonga
è la più grande riserva
delle foreste tropicali africane e Word
Heritage site dell'Unesco. Una
vetrina mondiale del conservazionismo. Dal 2015, il WWF co-gestisce il
parco con il governo. Il funzionario al vertice del parco, con il
comando di centinaia di guardie, è un dipendente bianco del WWF (nella
foto
sotto mentre riceve un fucile d'assalto) da un esponente governativo
congolese).
A seguito agli
scandali di Salonga alcune
guardie sono state sospese e altre
licenziate ma il WWF si è rifiutato di rispondere alla domanda di Buzzfeed che chiedeva se le
pattuglie anti bracconaggio del parco siano o meno ancora finanziate
dal WWF.
Congo: "Gli indigeni accettano il parco".
Ma non è
vero
Nel 2010 il WWF riuscì a
persuadere il governo del Congo a istituire il nuovo parco del Messok Dja. Nel 2016 la
UE finanziò il WWF con un milione di euro per la realizzazione del
parco.
Esso interessa 8.000 abitanti divisi in 17 villaggi e 50 comunità. Nel
2017 il WWF inviò un consulente per raccogliere informazioni e riferire
sull'accettazione del
parco. La parte del rapporto che riguardava l'opposizione di alcuni
villaggi, che temevano la repressione da parte dei guardia-parco, non
appare nella relazione inviata dal WWF alla UE. Trasparenza.
Torniamo in Asia. Il regime di terrore
instaurato nel Chitwam
Park in Nepal. Il WWF
riesce a evitare il processo a torturatori assassini e li premia
Buzzfeed si è occupato anche del
Nepal in collaborazione con il Kathmandu post. Nel giugno 2006, Shikharam
Chaudhary stava tornando a casa dopo aver lavorato nella risaia con la
moglie quando venne arrestato dagli eco-sgherri e portato nel centro di
detenzione di Kasara. Acevano ricevuto una "soffiata" da un sospetto
bracconiere che informava le guardie che il contadino sapeva qualcosa
di un certo corno di
rinoceronte. Le leggi nepalesi consentono di arrestare chiunque
sia sospettato di coinvolgimento in fatti di bracconaggio ma anche per
violazioni minori quali entrare senza autorizzazione in un sacro parco.
Una settimana dopo il poveretto fu portato in stato di incoscienza nel
cuore della notte all'ospedale di Bharatpur e, dopo due giorni, spirò.
La narrazione della polizia si attestò sul fatto che l'uomo non stesse
già bene e che svenne per un malore durante l'interrogatorio. Ma la
moglie e sette testimoni affermarono che l'arrestato era stato
sottoposto a pestaggio e torturato ogni notte trascorsa presso il
centro di detenzione. I compagni di prigione riferirono che Shikharam mostrò loro le
bruciature e le ferite. L'autopsia concluse che il poveretto era morto
per lo schiacciamento del torace e i conseguente impedimento della
respirazione. Un polmone era
completamente nero a causa delle lesioni. Bruciature e ferite furono
riscontrate in varie parti del corpo, sette costole risultavano
fratturate, il corpo era completamente gonfio. Gli accusati negarono
ogni
responsabilità nonostante le testimonianze a loro carico e i
risultati dell'autopsia.
I rappresentanti del WWF
organizzarono una campagna per
difendere gli assassini cercando anche di convincere la vedova e il
fratello della vittima a ritirare le accuse. Ma cenza successo. Così
il WWF cercò la strada della giustizia politica convincendo il primo
ministro attraverso un'azione di lobbying che fece leva sui principali
partiti politici. Obiettivo: chiudere d'autorità il caso senza
condanne. Il WWF
ha salutato la decisione come un successo nella lotta per la
conservazione dei rinoceronti. Nel 2013, un'inchiesta condotta da
attivisti per i diritti umani, edita in forma di libro, concluse che Shikharam morì per inumane, crudeli e degradanti torture
nelle mani delle autorità del Parco.
Un sottoufficale,
Meghnath
Kafle, ha riconosciuto esplicitamente, nell'ambito dell'inchiesta, che
la tortura è
necessaria quando c'è di mezzo l'uccisione di un rinoceronte. Cinque
mesi dopo la morte di Shikharam, un detenuto
venne trovato impiccato nella toilet dello stesso centro di tetenzione.
La famiglia non credette al
suicidio ma accettò di chiudere il caso in cambio di un indennizzo. I
nostri "eroi" vincono facile con i deboli.
Nonostante le ammissioni
sull'uso della tortura, il WWF ha mantenuto il
supporto ai ranger e gli assassini di Shikharam hanno fatto
carriera. Uno di loro ha scritto un libro di memorie in cui descrive la
tortura dell'acqua da lui usualmente praticata (la vittima è costretta
a
ingurgitarne sino al limite del soffocamento). Il WWF, dopo qualche
anno, gli ha
conferito un riconoscimento per aver azzerato il bracconaggio.
Sino all'uscita dell'inchiesta di Buzzfeed
il torturatore, eroe
vuvueffino, appariva in una pagina, oggi cancellata, del sito di WWF
Nepal.
In Nepal l'indagine di Buzzfeed e Kathmandu post del 2019 ha rivelato che il WWF continua
a finanziare,
addestrare, equipaggiare e sostenere le forze assusate di
pestaggi, torture, stupri e omicidi a danno di numerose persone.
Un rapporto delle Nazioni
Unite del 2010 riferisce di
sei omicidi commessi da agenti armati di
pattuglia nei parchi. In un "incidente" vennero uccise due donne e una
bambina di 12 anni che raccoglievano cortecce (scambiate per
bracconieri). Il rapporto delle nazioni unite riferisce che l'esercito
nepalese ha nascosto o falsificato diversi casi di omicidi e torture,
spesso grazie al successo delle pressioni sulle povere famiglie delle
vittime.
Nel 2012 una
donna che raccoglieva erba nella "zona cuscinetto" del parco Chitwam ha subito un
danno permanente al menisco a seguito di ripetute bastonature
sulle ginocchia e riferì anche che i soldati hanno cercato di
stuprarla. Nello stesso anno il battaglione dei soldati implicati in
questo crimine è stato premiato dal WWF. Buzzfeed in Nepal ha
raccolto prove circa l'uso di informatori prezzolati da parte del
WWF e
di premi per le guardie più zelanti (attrezzature, pugnali e
costose mountain bike).
Nel luglio 2020 Raj
Kumar Chepang, un ragazzo di 24
anni, è verosimilmente morto in
seguito alle torture inflittegli dai soldati di pattuglia nel solito
famigerato
parco di Chitwam dopo una breve
detenzione. Secondo un amico, anch'egli
detenuto per essere stato trovato in possesso di un serpente
commestibile, il ragazzo
oltre a essere stato picchiato è stato anche costretto a sollevare 100
volte un
tronco. Durante l'epidemia da Coronavirus le guardie di Chepang hanno
bruciato due capanne e ne hanno distrutte altre otto con gli elefanti
lasciando
gli abitanti senza casa nel pieno della pandemia.
La reazione alle accuse
La Banca tedesca per lo sviluppo
e il Dipartimento degli interni
degli Stati Uniti, a seguito dell'inchiesta
di Buzzfeed avevano avviato indagini
interne che hanno riconosciuto la fondatezza delle accuse di gravi e
ripetute violazioni dei dititti umani da parte di eco-guardie pagate
con i progetti dagli enti internazionali.
Il 18 settembre 2020, il
vice segretario del dipartimento degli interni americano (qui
il documento), con una decisione che confermava la sospensione del
finanziamento al progetto CARPE (Central
africa regional program for the environment), chiariva anche che
la ripresa dei finanziamenti doveva essere condizionata a:
Ottenimento del consenso
libero, informato e preventivo delle popolazioni indigene prima
dell'avvio di un programma;
stop al trasferimento di
fondi a subconcessionari (per confondere le responsabilità);
stop alle premialità per
le attività delle eco-guardie a rischio di violazione
dei diritti umani;
stop alla
delocalizzazione volontaria o involontaria di comunità sia attuata
direttamente che tramite accordi con i governi locali.
Il 17 novembre 2020 veniva rilasciato il rapporto di 120 pagine
del gruppo di esperti indipendenti commissionato dal WWF (vai
a vedere). Esso
sottolinea che in Nepal e in India le guardie sono sotto diretta
responsabilità governativa anche per quanto riguarda la paga e tende
quindi a sollevare le responsabilità del WWF. Osserva, però, che Quando è venuto a conoscenza di
presunti (sic) incidenti, il
WWF Nepal ha adottato un atteggiamento per il qualsiasi accusa relativa
al governo o alle forze armate riguardasse solo il governo stesso e non sembra che abbia
riferito di alcuna preoccupazione al WWF USA.
Attenendosi a stretti
criteri giuridici il rapporto non considera il pesante ruolo politico
del WWF che agì sul governo del Nepal, almeno in un caso, per evitare
il processo a torturatori assassini (senza contare i premi dhe il Panda
conferì poi loro).
Quanto
all'Africa il rapporto non poteva ignorare i risultati delle inchieste
interne, svelate da Buzzfeed, e il ruolo più diretto del WWF. Nel caso della Repubblica
democratica del Congo il WWF non ha rispettato gli impegni in
materia di diritti umani in relazione alle attività da esso
supportate nel Salonga
National Park. Quanto al Cameroon
il rapporto conclude che: Sino a
pochi anni fa il WWF non ha adottato le misure necessarie per assolvere
le proprie responsabilità in tema di rispetto dei doritti umani. Più
in particolare si evidenzia come: Almeno
dal 2008 lo staff del WWF Camerun aveva sentito accuse di
pestaggi fisici e violenza da
parte delle guardie ecologiche nei parchi nazionali del Camerun
sudorientale. Tuttavia, il WWF ha continuato a finanziare, sostenere e
collaborare con le guardie ecologiche in vari modi, tra cui fornire
attrezzature e supporto materiale, pagare bonus, decidere se
autorizzare pattuglie particolari, occasionalmente supervisionando le
pattuglie a distanza, e molto raramente partecipando alle pattuglie
stesse. Come si vede, anche se il rapporto esclude la
partecipazione di personale del WWF a specifici fatti criminosi, non
nega che vi sia stato anche un ruolo
operativo del WWF di supervisione e partecipazione alle pattuglie.
Cosa potrebbe emergere da inchieste che non si limitassero a prendere
in esame la "punta dell'iceberg", ovvero una serie di episodi
denunciati pubblicamente da varie organizzazzioni?
Anche se dal rapporto il
WWF viene assolto per le responsabilità dirette con riferimento a
specifici episodi criminali, esso non esclude affatto la responsabilità
politica.
Il comunicato del WWF (vai
a vedere) del 24 novembre 2020, a commento dei risultati
dell'inchiesta da esso commissionata non fa, ovviamente, che metterere
in evidenza che non c'è responsabilità diretta del Panda dell'armamento
e nell'impiego operativo delle guardie. Ma questo lo sapevamo
già. Non una parola di autocritica, al massimo il WWF promette di
"fare meglio d'ora in poi". Una delle poche cose che
sono cambiate, da quando è scoppiato il caso Buzzefeed è che non si vedono più
eco-guardie si automezzi con il logo del Panda (i mezzi, però sono
sempre del WWF). Nei confronti delle vittime c'è, da parte del WWF c'è,
al massimo,
"profondo dispiacere" per gli abusi perpetrati dai suoi eco-sgherri.
Non si scusa
con le famiglie degli assassinati, i torturati, le donne violentate, né
si sogna di risarcirli. Di qui i duri commenti
di alcune organizzzioni.
Nel comunicato del 25
novembre 2020 Raiforest foundation UK
notava come Nonostante questi
risultati schiaccianti, nella sua risposta pubblica il WWF
International non si assume la responsabilità per le sue mancanze o
scusa sinceramente le molte persone che hanno subito violazioni dei
diritti umani compiute in loro nome. Il fatto che nessuno staff del WWF
sia stato trovato a dirigere la violenza, come proclamato dal WWF, è di
scarso conforto per le vittime.
Nel comunicato del 30
novembre 2020 Greenpeace dichiarava: Il
WWF deve assumersi la piena responsabilità degli abusi commessi da
ranger o "ecoguardie" che lavorano nelle aree protette che il WWF
gestisce o co-gestisce. Oltre a dare seguito a tutte le raccomandazioni
del gruppo di revisione, Greenpeace si aspetta che il WWF offra scuse
complete ai sopravvissuti e si assicuri che ricevano riparazioni
adeguate. Fondamentalmente, il WWF e le altre organizzazioni di
conservazione e i loro finanziatori devono fare i conti con un modello
coloniale di `` conservazione della fortezza '' che limita l'accesso
alle terre consuetudinarie e ancestrali e porta a molestie, abusi,
sfratti e uccisioni di popolazioni indigene e altri membri delle
comunità locali .La protezione della natura deve essere basata sul
riconoscimento legale dei diritti delle persone sulla loro terra
consuetudinaria e ancestrale. Le popolazioni indigene e le comunità
locali, che sono esse stesse tra le meno responsabili della crisi
dell'estinzione globale, devono essere riconosciute come leader nella
difesa della natura dallo sfruttamento industriale e criminale. La
pratica coloniale in corso di ridurli a danni collaterali di
conservazione deve finire.
Come diverse
organizzazioni hanno messo in evidenza (Survival international, Rainforest foundation) il problema
è in un'impostazione delle politiche conservazioniste che vede le
popolazioni locali come un minaccia e con come una risorsa per
preservare quella biodiversità che è anche il risultato della
coevoluzione di queste popolazioni, con la loro diversità culturale, e
degli ecosistemi che sono stati per essi la loro casa per millenni.
Una politica che, in nome
della consercazione, "accaparra" la biodiversità, dopo averne
fatta una "merce rara" con spirito proprietario (sia che si
tratti di fauna o di legname pregiato) per imporre usi che non sono
sempre sostenibili e che, in ogni caso, premiano alcuni soggetti
sociali privilegiati a danno della popolazioni meno tutelate
politicamente. Una politica che definisce - spesso arbitrariamente - i
limiti dei parchi incentivando lo sfruttamento delle risorse ai loro
bordi, che favorisce la collusione con i poteri locali corrotti, a
partire dalle stesse "milizie verdi", spesso implicate in vero
bracconaggio, ovvero traffico commerciale illegale su vasta scala di
fauna selvatica.
In questo contesto di
ingiustizia, razzismo, neocolonialismo (i soldi degli "aiuti" piegano
la società locale ai voleri degli ambientalisti) la narrazione della
"lotta al bracconaggio" copre realtà di clamorosa oppressione come
quando i villaggi delle tribù di cacciatori-raccoglitori vengono
saccheggiati dalle "eco-guardie" per far saltare fuori un po' di carne
di selvaggina, utilizzata per l'autoconsumo, tanto per far vedere agli
sponsor che loro si danno da fare (e per coprire le loro attività di
bracconaggio speculativo). Al business conservazionista va bene così.
Su questi temi è molto interessante un'intervista del marzo 2020 (nel
momento caldo dell'inchiesta di Buzzfeed)
a Jerome Lewis, un antrpologo britannico che ha vissuto a lungo
con i Baka (vai
a vedere).
Appendice:
il conservazionismo nasce come ideologia razzista, le politiche dei
"parchi fortezza" in Africa e in Asia sono solo la conferma
Il padre del
conservazionismo, John Muir (1838-1914) è noto per la sua concezione
dei parchi
come ambito da "decontaminare" da ogni presenza umana. A lui si
deve l'idea della natura intatta e la fondazione del Sierra Club,
la prima
organizzazione conservazionsita creata a ruota dopo il successo della
cerazione del celebre parco di Yosemite (1890). La concezione
assurda della wilderness) si basava su fatto che i "selvaggi", che pure
erano presenti nei parchi, venivano scacciati. A Yosemite i nativi
Miwok che praticavano anche l'agricoltura, "colpa gravissima" furono
subito sloggiati A Yellowstone, il primo e iconico parco del mondo,
creato nel 1872 fu "liberato" da diverse tribù indiane dopo qualche
anno, anche attraverso battaglie sanguinose, per favorire il
turismo (allora i turisti avevano paura dei "selvaggi"). Oggi i
discendenti delle tribù espulse, come "riparazione" possono entrre nel
parco senza pagare il biglietto se il loro scopo è partecipare a una
cerimonia religiosa. Ci sono
troppe analogie con quello che succede ancora oggi: i nativi scacciati
e
sottoposti ad abusi per tenerli fuori dai sacri parchi, i turisti
benvenuti. Le idee conservazioniste "fondamentaliste" di Muir, per
quanto assurde, erano funzionali al capitalismo ed ebbero
pertanto grande fortuna. Ha grande valore simbolico il fatto che il re
delle ferrovie Edward H. Harriman, diede l'apporto decisivo con il suo
lobbysmo per approvare, con un solo voto di scarto, al senato
americano la trasformazione di Yosemite in un parco federale
(prima era in capo allo stato della
California). Purezza sì, ma anche business. E per il capitalismo il
conservazionismo e le "aree protette" rappresentavano anche qualcosa di
più della valorizzazione turistica. La natura sublime e incontaminata
che Muir e i suoi nipotini considerano un mezzo per ritemprare lo
spirito consentono di far sopportare, grazie a periodiche "immersioni"
i ritmi della vita urbana stressante agli abitanti delle aree urbane
(che se lo possono permettere). Di
più: la tutela della natura "pregiata" facilita la rimozione dei
complessi di colpa per la "valorizzazione" con il cemento, l'asfalto,
le reti infrastrutturali, l'agroindustria, dei territori "non pregiati"
secondo una concezione da "campana di vetro" che è agli antipodi
dell'ecologia e delle reti si basano le relazioni che la fondano.
Ancora nel 1964, il
Wilderness Act degli Stati Uniti era basato sul concetto di "purezza"
della natura incontaminata da "mani umane".
Theodore Roosvelt
(1858-1919) fu il presidente americano (il 26°), lui stesso
naturalista, che creò, appoggiando Muir, cinque National Parks e
una lunga serie di riserve e foreste federali aveva delle idee molto
chiare sui "selvaggi", non proprio secondo il politically correct di
oggi (correttissime per quello del tempo):
La
più giusta fra tutte le guerre è quella contro i selvaggi, sebbene si
presti anche a essere la più
terribile e disumana. Il rude e feroce colono che scaccia il selvaggio
dalla terra rende l’umanità
civilizzata debitrice nei suoi confronti... È d’importanza
incalcolabile che America, Australia e Siberia
passino dalle mani dei loro proprietari aborigeni rossi, neri e gialli,
per diventare patrimonio delle razze
dominanti a livello mondiale T. Roosevelt, The Winning of the
West:
Book IV (Putnam, New York 1896:57).
T. Roosvelt e J. Muire a
Yosemite
Lo stesso Muir che pure
non voleva l'espulsione dei nativi amerindi in quanto tali ma in quanto
"disturbo umano" , nei loro confronti non aveva certo un concetto
positivo, giudicandoli in più occasioni "sudici e pigri" (ma questo è
quello che pensano in genere gli anglosassoni dei popoli indigeni".
Sostenere, come cercano di fare oggi alcuni conservazionisti che il
razzismo dei primi conservazionisti non fosse intrinseco alla loro
ideologia è veramente un'impresa difficile. Un altro "padre" del
conservazionismo è stato Madison Grant. Da direttore dello zoo di New
York, nel 1906, per dimostrare le sue teorie razziste, espose Ota
Benga, un Batwa del Congo in una gabbia con le scimmie. La WCS, potente
organizzazione conservazionista statunitense che negli Usa rivaleggia
con il WWF è sorta nell'ambito dello zoo del Bronx e sulla scia di
Madison.
Oggi
i Batwa sono una
delle etnie più penalizzate dalle politiche eco-colonialiste del
conservazionismo. Spesso costretti a esibirsi per i turisti,
marginalizzati, impoveriti e quasi schiavizzati dai Bantù. Non c'è
stato
un grande cambiamento nelle politiche conservazioniste, solo formale
ossequio per il politically correct. Madison Grant, come altri
conservazionisti degli inizi del Novecento era non solo razzista ma
anche un sostenitore dell'eugenetica (in chiave, ovviamente, razzista).
Julian Huxley, biologo, è stato il principale ispiratore della
fondazione del WWF, insieme alle teste coronate (con i loro interessi
petroliferi) e, si sospetta, i servizi britannici che attraverso i
parchi e il WWF miravano a mantenere il controllo di ampi territori
"decolonizzati".
Il manifesto di
Morges del 1961 in due paginette e mezzo mette bene in chiaro a
cosa
serviva il WWF: raccogliere soldi, raccogliere soldi. Tra altre
finalità più generali i soldi sarebbero dovuti servire per pagare le guardie dei parchi del Congo.
Huxley, membro della Eugenetic
society,
che auspicava la castrazione delle persone "difettose", valutate in
Gran Bretagna alcune centinaia di migliaia. Fu presidente della Eugenetic society
nel 1962, dopo la fondazione del WWF. Direttore
dell'Unesco non rinnegò le idee eugenetiste, proclamando però
apertamente la necessità di politiche malthusiane per il controllo
della
popolazione. Tra i co-fondatori del WWF vi era il principe Filippo di
Edimburgo, famoso per quella che fu definita "gaffe" ma che esprimeva
bene il pensiero di quello che è stato un presidente del WWF: Nel
caso mi reincarnassi vorrei tornare nella forma di un virus mortale in
modo da contribuire al problema della sovrapopolazione. Le attuali politiche
del WWF di sterilizzazione forzata
delle popolazioni (espulse dai parchi) che "premono" ai loro confini,
vengono da lontano e non fanno affatto ridere.
Da
giovane Huxley, questo padre del WWF e dell'Unesco aveva manifestato
anche idee apertamente razziste. Nel 1924, dopo un viaggio negli Usa
scrisse da scienziato
sul "problema negro": Mettendo
un poco della mente dell'uomo bianco nel mulatto [con i matrimoni
misti] , non solo lo si rende più capace e ambizioso (non ci sono casi
accertati di negri puri saliti a qualche eminenza), ma si accresce il
suo scontento e si crea un'ovvia ingiustizia continuando a trattarlo
come un africano purosangue. Il nero americano è turbolento a causa del
sangue bianco americano che è in lui.