Segnalazioni di presenza di lupi, anche in
branchi, arrivano in questo finale di inverno dal Piemonte, dalla
Lombardia, dall'Emilia, dal Veneto. I lupi sono stati
visti sin nei comuni capoluogo o in grossi centri. Nel lodigiano c'è
voluto il solito investimento del predatore, dopo un attacco dentro un
ovile, per "certificare" la presenza del lupo. Ma da anni sul basso
corso dell'Adda, nel parco del Ticino, nel delta del Po vi sono dei
branchi. Per la lupologia "non esistono" e le aree di pianura sono
state escluse dal monitoraggio del lupo. Si ammette solo la presenza di
soggetti "in dispersione". La palese, sistematica, disinformazione da
parte di organi pubblici sulla presenza del lupo, la gravissima assenza
di protocolli (che esistono nel caso dell'orso) per la gestione del
lupo nei centri abitati, dovrebbero spingere le istituzioni elettive ad
avviare delle inchieste. In compenso vengono dispensati "Vademecum" per
spiegare che il lupo non è pericoloso ma... bisogna chiudere al
sicuro gli animali domestici ecc. Ai cittadini si nega, il diritto all'informazione e alla
sicurezza, in barba alla democrazia e alla legalità, da parte di un "deep state" incistato
dentro le istituzioni (polizie provinciali, parchi, servizi
faunistici, cc forestali, servizi parchi regionali)che obbedisce a centrali lobbystiche di
parte.
inviateci le vostre
segnalazioni precisando data e luogo con precisione a : redazione@ruralpini.it
whatsapp 3282162812 telegram @ruralpino
di Michele Corti
Il
lupo investito nella notte tra giovedì e venerdì 19 marzo a Maleo
(bassa lodigiana)
(21/03/2021)I
lupi non sono arrivati quest'inverno
ai margini della pianura padano-veneta o, in alcuni casi, anche nel
cuore stesso della pianura, sulle rive del Po. No, sono arrivati da
almeno 2-3 anni. Ma vi è una congiura del silenzio, un patto di omertà
ai danni della verità, ai danni della democrazia. Prima si negano gli
avvistamenti ("sono cani, CLC"), poi, quando la presenza del
lupo non può più essere celata, perché ci sono le analisi del Dna dei
tamponi prelevati alle carcasse degli esemplari investiti sulle strade
o sulle loro vittime, allora si nega che ci siano i branchi. Ma i
branchi ci sono, sono stati anche ripetutamente fotografati. Non solo
si nega che ci siano i branchi sul Po, sull'Adda, sul Ticino (dove
allevatori e cacciatori stimano la presenza di una ventina di lupi), ma
si tiene nascosto il carattere di fenomeno generale assunto dalla
"calata dei lupi". Non stiamo parlando di quelle "calate" un po'
leggendarie di cui ci parla la storia dei secoli passati (sino
all'inizio dell'Ottocento), quando inverni particolarmente rigidi
facevano riapparire i lupi nelle pianure. No, parliamo di calate che
stanno avvenendo oggi e che si traducono in una stanzializzazione dei
lupi. Seguendo gli argini dei fiumi affluenti del Po essi arrivano
agevolmente sino al grande fiume. Corridoio ideale è il parco del
Ticino. Fenomeno generale, che coinvolge Piemonte, Lombardia, Emilia,
Veneto, Romagna e non lascia indenne il Friuli. Ma non se ne parla come
fenomeno generale. Tutte le notizie restano confinate nella cronaca
locale. Quando un fenomeno locale, però, interessa tante realtà di un
ambito unico, dalla somma emerge qualcosa di qualitativamente diverso:
un fenomeno preoccupante che interessa, per ora, le fasce pedemontane e
qualche ambito fluviale ma che potrebbe generalizzarsi alla pianura
intera, con impatti impensabili. Pensiamo alle conseguenze non solo per
i grandi greggi transumanti (che in pianura hanno difficoltà, per via
dei continui spostamenti, a dotarsi di mute di cani da guardiania) ma
anche per i tanti allevamenti che si ritenevano, sino a ieri, non
minacciati dal lupo.
Che il fenomeno sia generale lo
testimonia una mappa che abbiamo realizzato utilizzando le segnalazioni
apparse nell'ultimo mese (dalla fine di febbraio) sulla stampa e due
(pervenuteci ieri 20 marzo), relative, queste ultime, ad avvistamenti
di cui la stampa e i siti locali di informazione non hanno dato
notizia.
Mappa, non certo
esaustiva, relativa all'ultimo mese. In blu gli avvistamenti. In verde
gli investimenti, in rosso le predazioni. Se invece dell'ultimo mese
invernale avessi considerato l'intero inverno 2020-2021 avremmo dovuto
riportare avvistamenti in tutte le provincie piemontesi e nelle
restanti provincie emiliano-romagnole
Iniziamo a riferire di questi
avvistamenti, punta di un iceberg di dimensioni sconosciute. Quanti,
infatti, tra coloro che avvistano un lupo mandano foto o video ai
giornali e ai siti? Quante di queste segnalazioni vengono rese
pubbliche? Ma poi: quanti avvistano un lupo e non riescono a filmarlo o
fotografarlo? Quanti lupi scorazzano senza essere visti nelle nostre
pianure?
Cominciamo dalla prima segnalazione di
ieri, relativa alle campagne di Zignasco, in Lomellina pochi km a SO di
Pavia, fuori dal parco.
20 marzo, un lupo nelle campagne della
Lomellina (Zinasco)
Questa segnalazione non sorprende. La
presenza del parco del Ticino è consolidata anche se il parco nega. Nel
parco rientra Torre d'Isola, località dove il lupo è stato avvistato
più volte ai primi del mese, tanto che il sindaco si è sentito in
dovere, oltre alla recita della solita litania politically correct: "Il
lupo non è pericoloso" di raccomandare ai cittadini di fare attenzione
ai cani e ai bidoni dei rifiuti. Per l'amministratore, come tanti altri
colleghi ignavi e immemori dei loro doveri (sono loro i primi organi
della sicurezza pubblica sul territorio), è normale che gli animali
domestici debbano essere esposti al rischio di attacchi quando invece
sarebbe normale allontanare i lupi dai centri abitati e dai loro
dintorni.
Più preoccupante è l'avvistamento di un
lupo nella bassa bresciana, sulle rive del Chiese, in comune di
Castenedolo (confinante con il capoluogo).
20
marzo: lupo nelle campagne di Castenedolo nei pressi del fiume Chiese
Sarebbe una segnalazione inedita per la
bassa bresciana. Però non così sorprendente considerando le
segnalazioni dalla vicina bassa veronese e da altre zone pedemontane.
Anche in pianura il lupo non si limita
alla dieta con le nutrie ma si concede pasti di carne ovicaprina. Il
fatto più grave è avvenuto pochi giorni fa in una cascina di Somaglia
(basso lodigiano). Vittime dei morsi e del soffocamento determinato dal
panico del tentativo di fuga 22 caprini chiusi in un caprile dove il
predatore è riuscito a penetrare.
Ad aggravare i sospetti sulla
responsabilità di un lupo per la strage, è arrivata
dopo tre
giorni la notizia di un investimento di un "canide", che gli esami
hanno
classificato lupo, sulla strada provinciale a Maleo, a
pochi km di distanza dal sito della predazione multipla. Va però detto
che in Lombardia non sono attuate rigorose procedure per stabilire
l'attribuzione della predazione al lupo (tamponi,
esami autoptici, verbali di predazioni con schede da compilare). In
assenza di procedure definite, e della determinazione ad accertare i
fatti, c'è chi ha buon gioco nel continuare a scaricare sui "cani
randagi" la responsabilità degli episodi.
Una predazione in pianura, nei pressi di
Torino è avvenuta a carico di pecore al pascolo a Poirino pochi giorni
fa, il 18 marzo (foto sotto), segnalata puntualmente dal Nuovo cacciatore piemontese,
blog di Alessandro Bassignana che sta svolgendo un'opera meritoria di
segnalazione dei lupi trovati morti sulle strade, che ha costretto la
centrale del lupismo (WolfAlps) a prende atto di una realtà dalle
dimensioni non più facilmente celabili e negabili. Una bella lezione
sul valore delle segnalazioni dei cittadini.
In Piemonte vi sono state altre
segnalazioni. A Cuneo sono stati avvistati lupi nel Saluzzese (nei
pressi di Staffarda) e, molto vicino al capoluogo, a Beinette.
Nell'episodio di
Beinette, il lupo è stato fotografato a distanza ravvicinata. Si vede
subito che non è un CLC, ma gli espertoni del lupismo istituzionale,
anche in questo caso si riservano gli accertamenti. Peccato che con
questo sistema il risultato arriva dopo mesi, a volte anni (chissà
perché mandano il Dna in America quando ci sono laboratori italiani, a
partire da quello dell'Ispra in grado di fornire risultati in tempi
rapidi). Sulla cortina di fumo che il lupismo alza su tutti gli episodi
di avvistamento è interessante leggere quello che si dice a proposito
del novarese. Nessuno osa più dire che Cuneo e Torino non siano
provincie infestate dai lupi, ci provano ancora con quelle con presenza
meno densa. Il titolo con le dichiarazioni dei soli esperti.
Chiariamo che per essere esperti di lupi servono due requisiti
fondamentali: 1) dichiarare che il lupo non è pericoloso per l'uomo; 2)
mettere sempre in dubbio che il "canide" avvistato, investito su una
strada, responsabile di una predazione sia un "vero lupo". Allora sei
un "vero esperto". Ebbene in questo caso l'esperto è un consigliere
provinciale di Novara (di FdI), Maurizio Nieli, sindacalista
della Filca-Cisl (edilizia e affini) con delega alla caccia e alla
pesca. Nessuna preparazione specifica in materia ma in possesso dei due
requisiti di cui sopra. Con le sue competenza, ovvero orecchiando
WolfAlps e l'Ispra, il Nieli sentenzia che i lupi sono pochi e non sono
un pericolo. Oltre a ribadire pappagallescamente che "il lupo è un animale elusivo"
(infatti non lo vede nessuno!), il Nieli, nell'intento di rassicurare i
cittadini informa che
le segnalazioni e i
campioni sono attualmente allo studio presso il Centro Grandi Ungulati
[si tratta ovviamente del centro Grandi Carnivori] del Parco Alpi Marittime: i risultati
saranno pubblicati nella prossima primavera-estate. I risultati di un
precedente studio concluso nel 2018 davano la presenza del lupo in
provincia di Novara come sporadica mentre, attualmente, sembra che vi
sia [ecco l'altra frase pass partout] la presenza di esemplari in dispersione. “
Così
sappiamo che le segnalazioni fatte in inverno saranno confermate o meno
... in estate. Quando ormai nessuno si ricorderà più nulla e non farà
notizia. La solita tattica della cortina fumogena nel totale disprezzo
dei cittadini che pagano le tasse per essere trattati da sudditi senza
diritto di conoscere la realtà su un grave fenomeno (ricordiamo che i
progetti pro lupo sono finanziati anche da fondi degli enti locali che
vi partecipano e che gli stessi "fondi europei" non sono regalati ma,
anzi la UE restituisce 12,3 miliardi dei 14,2 che l'Italia versa).
Le rituali rassicurazioni del consigliere delegato della provincia diNovara seguivano un avvistamento con tanto di riprese
fotografiche di un lupo a pochi chilometri dalla città.
La progressione
della colonizzazione da parte del lupo di
nuovi territori: la strategia della menzogna
Verità
"ufficiale"
Verità
I
Il
lupo non c'è. Quelli avvistati sono cani scambiati per lupi
Presenza
sistematica di lupi in dispersione e formazione di coppie
II
Presenza
di soggetti in dispersione
Insediamento
dei branchi
III
Insediamento
dei branchi nel territorio orio
ma non non si avvicinano ai paesi
Presa
di possesso del territorio ed esplorazione delle aree più antropizzate
(il lupo "saggia" la reazione dell'uomo)
IV
I
lupi entrano occasionalmente nell'abitato ma solo per inseguire la
fauna in inverno ma non c'è pericolo
I
lupi predano animali domestici anche di affezione all'interno dei
centri abitati e nei cortili delle case, persa la paura per l'uomo
reagiscono all'uomo che si interpone con le prede
V
I
lupi non attaccano l'uomo ma gli animali domestici vanno tenuti
chiusi, girare con il cane anche al guinzaglio può essere
pericoloso
I
lupi hanno imparato a considerare anche i centri abitati parte del loro
territorio, l'uomo è diventato un concorrente o una preda e può essere
oggetto di attacchi predatori
VI
I
lupi possono attaccare l'uomo
Si
verificano attacchi all'uomo da parte di lupi sani
Per capire in quale situazione ci si trova basta fare riferimento alle
menzogne ufficiali degli "esperti". Oggi molti territori, anche di
pianura, sono nella fase IV o V. L'anticamera della tragedia. Il
lupismo conta sull'effetto assuefazione, sull'effetto della rana
bollita che viene abituata poco a poco all'aumento della temperatura.
Si arriva così al punto irreversibile (la rana non può più saltare
fuori dalla pentola dove viene lessata viva perché intorpidita dal
calore). Anche per le popolazioni e gli allevatori si rischia di
arrivare al punto irreversibile: quando la presenza del lupo diventa
così distruttiva e le forze in grado di reagire sono così indebolite
che alla gente non resta che abbandoare l'attività agricola e/o
trasferirsi in città.
Dell'Emilia Romagna si parla meno a proposito di lupi
rispetto al Piemonte e alla Toscana, forse anche meno del Veneto.
Eppure la presenza del lupo è fortissima. Pesa un sistema politico
settantacinquennale che è riuscito ad evitare una temuta
discontinuità. Un articolo di ieri parla di numerosi avvistamenti
a Roccabianca e sulle rive del Po.
A Modena il lupo è stato visto alla
periferia della città e il commento dell'articolista è significativo:
"era dal 1513 che non si registrava un avvistamento in città". Erano
tempi grami, infuriavano le "guerre d'Italia" (è del 1513 la battaglia di Novara con
la vittoria degli svizzeri), causa di assedi e carestie... e i lupi
ne approfittavano. Anche oggi sono tempi grami: i lupi approfittano dei
lockdown, del disarmo morale di parte della società, del venir meno
delle istituzioni alle proprie responsabilità abdicate ai poteri forti
di big tech, big pharma, Davos ecc. e alle lobby strumentali al potere
finanziario mondiale come quelle animal-ambientaliste.
Nell'ultimo mese ci sono stati
diversi avvistamenti nella pianura reggiana. Un fatto che ha spinto la
Coldiretti a chiedere che si tenga conto della necessità delle aziende
di far fronte al problema. Un problema che, secondo la Coldiretti,
potrebbe ripercuotersi sul Parmigiano Reggiano.
Sul fatto che il Psr venga
utilizzato per stanziare risorse per mettere in condizione gli
allevatori di difendersi dal lupo, risorse anche per interventi di tipo
strutturale (le stalle aperte e gli animali al pascolo, anche quando si
tratta di bovini, sono a rischio) e non solo i quattro soldi per le
reti. Dalla montagna alla pianura si richiedono interventi costosi (per
es. sugli alpeggi nuove piccole ma dignitose costruzioni per il
ricovero dei pastori costretti a non abbandonare mai il gregge).
Del resto
non sono gli allevatori che vogliono il lupo, loro lo eliminerebbero
volentieri. Lo vuole una parte di società urbana che per ora riesce a
imporre la propria volontà. Non a caso la UE ha ribadito nelle
linee
guida sugli aiuti di stato che ai danni provocati dalle specie
super-protette (orso e lupo) non si applicano i criteri delle altre
specie. Gli stati (ma le regioni italiane fanno orecchio da mercante)
sono tenuti a rimborsare al 100% tutte le spese dirette e indirette
connesse ai danni da predazione ai costi della prevenzione (incluso il
lavoro in più). In ogni caso ogni difesa dal lupo diventa impossibile e
con costi stratosferici se non si contiene il predatore mettendo in
atto le deroghe previste dalla stessa Direttiva Habitat. Rivedere il
piano lupo - come chiede la Coldiretti di Modena, significa prevedere
una gestione da attuare attraverso il prelievo selettivo (ovvero un
piano di abbattimenti dove si concentrano i danni degli attacchi).
Tra le province
emiliano-romagnole interessate dagli avvistamenti dell'ultimo mese c'è
anche Ravenna.
... e Piacenza
... dove lo scorso autunno un
agricoltore aveva denunciato di essere stato attaccato da due
lupi
... dove nell'invernno erano stati
documentati branchi.
Quanto a Ferrara, nell'ultimo mese non vi
sono stati avvistamenti ma nella provincia anche gli "esperti"
confermano una presenza stabile di branchi. Stendiamo un velo pietoso
sul sindaco di Ferrara (Lega, questa volta il "sistema emiliano" non
c'entra) che poeticamente ispirato assegna a una lupa il nome di
Beatrice. Povero Dante.
Vanno male le cose
in Emilia-Romagna, ma non vanno meglio in Veneto. La popolazione lupina veneta è recente
ma si vede che la montagna si è saturata in fretta e le apparizioni in
pianura si sprecano. Prima del periodo da noi considerato era apparso
il lupo sui colli Euganei (che sorgono in mezzo alla pianura). I lupi
della Lessinia, moltiplicatisi in modo prodigioso, stanno già scendendo
ad esplorare la pianura. Uno scout è stato avvistato a Castel d'Azzano,
località a 10 km a S di Verona.
Il primo
marzo è stato investito un lupo a Castelfranco Veneto, in pianura a una
quindicina di km dai colli.
Ai piedi dei colli
l'avvistamento a Marostica di un lupo che girava .
Il lupo ha scorazzato a Marostica, che
non è un paesino ma una cittadina di 14 mila abitanti in pieno giorno.
Come al solito la reazione delle "autorità" è rassicurante: "la
situazione è monitorata". Ma cosa significa, cosa fanno concretamente?
Hanno applicato un radiocollare all'animale? Conoscono e studiano le
mosse di tutti i lupi della zona? Niente di tutto ciò. "Monitorare" è
diventato il sinonimo per nascondere l'inerzia delle istituzioni. Per
queste istituzioni delegittimate l'unica soluzione è il coprifuoco per
gli animali domestici. Normale chiudere in casa (per sempre?) cani e
gatti, normale che i lupi corrano o in pieno giorno per le vie
cittadine. Un tempo pensavamo che se i lupi avessero scorazzato per le
vie di una grande città qualcosa sarebbe cambiato. Oggi non siamo più
così fiduciosi. Pare che la mente collettiva delle "istituzioni" sia
paralizzata da un incantesimo. Il lupo è innocuo, il lupo può entrare e
stazionare di giorno nei paesi (vedi Arvier in val d'Aosta). Un mondo
alla rovescia, Non così nei paesi normali come la Germania, il cui
parlamento ha affidato a un comitato scientifico il compito di studiare
la pericolosità dei lupi per l'uomo (si vede che al dogma del "lupo
innocuo" non ci credono troppo). Le autorità dei lander sono anche
pronte, oltre che ad abbattere i lupi che causano gravi danni economici
agli allevamenti (vedi la Bassa Sassonia e il nostro articolo in
proposito qui), a
intervenire sui lupi che seguono minacciosamente le persone o si
avvicinano troppo ad esse.
Considerata la situazione diventa
indifferibile mettere di fronte politici e istituzioni alle loro
responsabilità. I punti su cui è necessario ottenere risposte chiare
sono i seguenti:
1) Attivazione di sistemi di
monitoraggio trasparenti che partano dalle segnalazione dei cittadini
e, in tempi reali, aggiornino la mappa delle predazioni e degli
avvistamenti su una app accessibile a tutti:
2) Predisposizione di protocolli per
l'allontanamento dei lupi dai centri abitati con tutti i mezzi
dissuasivi oggi consentiti (ovvero i mezzi non letali):
3) Attivazione della deroga al divieto
di abbattimento e cattura come attuato dagli altri stati per contenere
la proliferazione del predatore qualora metta a rischio l'esistenza
stessa degli allevamento e la sicurezza dei centri abitati che si deve
intendere compromessa anche quando i lupi sbramano cani e gatti nelle
pertinenze delle abitazioni e delle aziende e/o costringono i genitori
a tenere sigillati in casa i bambini (succede in val d'Aosta) o a far
intervenire i cc per proteggere le scuole (succede in valle
Anzasca, Vco).
Non
solo Covid. In montagna emergenza lupi
(21/02/2021) Enzo Bacchetta delComitato salvaguardia allevatori ossolani,
già amministratore locale di Bannio Anzino, in valle Anzasca, denuncia
l'insostenibile situazione della sua valle (ma è lo stesso in tante
altre). La politica ha lasciato degenerare la situazione per colpevole,
vergognosa , dolosa abdicazione dei poteri pubblici alla lobby del lupo
Contenere
il lupo si può (le norme vigenti)
Basta alibi. Le regioni hanno il diritto/dovere di monitorare e
controllare la fauna (ancorché iper-protetta), anche il lupo e l'orso.
Nei modi previsti dalle normative. Vediamole e facciamo chiarezzaleggi
tutto
Cuneo.
Colpo di mano della banda del lupo
(11/02/2021) Istituiti nel 2019, uno per una
farfalla, l'altro per il Bosso (la comune pianta delle siepi), i SIC
(varietà di area protetta) di Comba di Castelmagno e del Vallone
dell'Arma a Demonte ora diventano "aree di protezione assoluta delle
cucciolate di lupi" introducendo pesanti vincoli che mettono una
camicia di forza alle attività forestali, pastorali, turistiche. Sotto
il controllo (anche poliziesco) del Parco Alpi Marittime (WolfAlps). I
comuni hanno pochi giorni per poter opporsi (chiamala democrazia)leggi
tutto
Loup e vourp. Il colpo alla nuca alla
montagna
(08/02/2021) Anna Arneodo torna a parlare di cultura alpina e di lupo.
Ripercorrendo le tappe della progressiva "resa" delle Terre alte.
Per esse il lupo è il colpo di grazia, sparato consapevolmente e
cinicamente, per quanto nascosto da spesse cortine di ipocrisia, a una
vittima già a terra. leggi
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Un
parco contro WolfAlps (29/01/2021)
Mauro Deidier, neo presidente del parco delle Alpi Cozie (Torino),
parco partner di Wolf Alps, ha scritto alla "centrale" del
progetto-istituzione, il parco delle Alpi Marittime, per manifestare il
suo dissenso. Nella sua circostanziata e densa lettera, rileva
come Wolf Alps operi in modo poco trasparente e impieghi una quota
sostanziosa della pioggia di milioni ricevuti per consulenze e
comunicazione, una "comunicazione" che viene effettuata, come loro
stessi riconoscono, in forma di manipolazione, anche dei bambini.
Dall'articolo link alla lettera integrale del dr. Deidier leggi
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In
Piemonte il lupo è un problema sociale e politico (19/01/2021) Alcuni
comuni e unioni montane delle provincie di Torino e Cuneo chiamano in
causa la regione Piemonte in tema di lupo. Contestano la sua inerzia e
l'appiattimento sulle posizioni delle lobby animal-ambientaliste. Il
vice presidente Carosso risponde sostenendo che in Italia il lupo è
gestito bene, che ci sono poche predazioni e tutto andrà bene dopo che
saranno noti i risultati del censimento dei lupi orchestrato dal solito
Wolf Alps. Abdicazione della politica (come volevasi dimostrare) leggi
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I
danni del lupismo (21/12/2020)
Due fatti di cronaca mettono in evidenza come il lupismo rappresenti
una patologia sociale con gravi conseguenze. Dalla donna sbranata dai
simil-lupi cecoslovacchi (reincociati con il lupo?) alla fuga di sette
lupi neri canadesi del luna park del lupo francese al confine con la
provincia di Cuneo leggi
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Si
allarga alla Valsesia il movimento NO LUPI (29.07.20)
"O noi o i lupi". WolfAlps - sempre più autority del lupo
istituzionalizzata - e Regione Piemonte sono stati contestati anche in
Valsesia in nome della resistenza rurale (dopo la protesta in Ossola di
un mese fa). Nessuna fiducia nell'opportunismo della politica e delle
istituzioni. Va intensificata la protesta per rompere la cappa di
piombo di censura e manipolazione leggi
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CAI:
che brutta figura (il lupo da alla testa) (19.07.20)
Il GGC (gruppo grandi carnivori del Cai) fiancheggiatore di
WolfAlps, con il "bando" per "allevatori virtuosi" (a favore
della convivenza con il lupo) ha rimediato una magra figura. Il
bando ha raccolto solo 23 domande in tutta Italia. Non solo, ma il Cai
ha fatto orecchio da mercante quando Nina Liebhardt, una
pastora ossolana, ha rifiutato il premio per non prestarsi a una
strumentalizzazione contro i pastori. L'abbiamo intervistata
all'alpe Ratagina in val Agarina in questi giorni leggi
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