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J'accuse
di una pastora:ci
uccidete senza sporvarvi le mani
(28.02.17) Ci
uccidete per imporre la vostra civiltà di plastica. Lo fate con
ipocrisia, camuffando il genocidio con il pretesto della natura che
state distruggendo e del lupo elevato a bandiera
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8 marzo: cosa fanno oggi le pastore?
Semplice: le pecore devono mangiare anche oggi
di
Michele Corti
Ruralpini
non ha mai "celebrato" l'8 marzo. Non per spirito "patriarcale" (nelle
radici della cultura rurale c'è tanto il patriarcalismo quanto il
matriarcalismo) ma perché queste giornate sono occasione di fastidiosa
retorica.
Quest'anno
rompo la tradizione perché ).
Qualche
giorno fa Anna
Arneodo di Coumboscuro (una piccola frazione in val Grana) ha
affidato a Ruralpini un breve scritto "Ci uccidete senza
sporcarvi le mani", un atto di accusa contro la società urbana che
con la burocrazia, la globalizzazione, il lupo eretto a bandiera, sta
attuando la "pulizia etnica" delle nostre montagne, in modo meno
cruento di quello dei nativi in Amazzonia o in altre parti del mondo.
La
lettera di Anna, postata il 28 febbraio è stata visualizzata
35.909 volte ad adesso e ha ottenuto 9,6 mila condivisioni
su facebook. E' stata anche ripresa da Repubblica e da molti siti. Così
Anna, che ha ricevuto una valanga di email (quasi tutte di solidarietà)
da cittadini ma anche da pastori e pastore, sta lavorando con Marzia Verona che è capraia ma anche
blogger e scrittrice (il sui blog pascolovavante è
notissimo tra allevatori e pastori ed è divenuto anche un libro
pubblicato da Laterza) e con Anna
Kauber, la regista che da due anni lavora a una straordinaria
videoinchiesta attraverso l'italia su Pastore: femminile plurale.
Un progetto che l'ha portata a conoscere da vicino 100 pastore in tutta
Italia e che ora ha provato una casa di produzione e diventerà un film.
Queste donne, insieme ad altre come Laura Zanetti, redattrice di
Ruralpini e fondatrice dalla Libera associaizone malghesi e pastori del
Lagorai e ad altre pastore dalla Lessinia alla Maremma senza ignorare
nessuna regione italiana, stanno pensando di rivolgersi da donne
all'opinione pubblica e - in qualche modo - anche a quelle istituzioni
che sono troppo sovente sorde di fronte ai gravi problemi del mondo
agricolo e rurale (ma inveve attente a compiacere animalisti e forti
lobby economiche).
Cosa
fanno l'8 marzo le pastore? Anche oggi le pecore devono mangiare
E
l'8 marzo cosa c'entra? Anna Arneodo per l'8 marzo mi ha detto:
"mettiamo solo questa frase per l'8 marzo: «Cosa fanno oggi le
pastore? Anche oggi le pecore devono mangiare».
Rispettando
l'idea di Anna finisco qui. Ricordando solo che se l'8 marzo nasce come
celebrazione dello sfruttamento delle donne da parte dell'industria è
anche bene ricordare che le donne in tutta la fase della prima
industrializzazione hanno spesso continuato a lavorare in campagna, ad
accudire gli animali, i piccoli, gli anziani. E quando gli uomini
abdavano in fabbrica o in emigrazione stagionale (miniere, boscaioli,
edilizia) a loro restava la carretta delle mini "aziende" agricole da
tirare avanti. Alle donne contadine andrebbe un riconoscimento doppio,
alle pastore triplo perché si sono dovute muovere (e tutt'oggi si
muovono) in un ruolo spesso di appannaggio patriarcale, sperimentando
una difficile autosufficienza rispetto alle componenti maschili.
A
loro, alle donne contadine, pastore, montanare l'omaggio delle foto
dell'amico Giampiero Mazzoni che nel 2001 con la sua piccola casa
editrice Progea ha pubblicato foto dall'interno del mondo rurale
alpino. Che, più in profondo e con maggior vicinanza rispetto a quelle
di più celebrati fotografi, ci hanno consegnato un mondo che non va
dimenticato.
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