Ruralpini  resistenza rurale

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Piccola imprenditoria alpina con le erbe
 



di Andrea Aimar

La resistenza rurale sulle montagne (e nelle aree "interne") è un fatto esistenziale integrale. Politica, economia, imprenditoria sono categorie che appartengono alla civiltà urbana, alla civiltà della borghesia e della modernità. Sono categorie comode per loro ma che al contadino (di tutto il mondo), al montanaro, stanno strette, lo intrappolano nelle regole di un gioco gestito da altri . Il solo fatto di abitare in montagna e - soprattutto - di montagna, ha valore di resistenza, valore politico. Per il sistema che vuole la montagna National Park selvaggio ("purificato" dalla presenza profana e dissacrante dell'essere umano) o, al massimo, la montagna di Heidi e delle comparse da presepe, è eversivo insistere caparbiamente ad abitare la montagna traendo da essa di che vivere. Grande merito quindi a chi, mosso dalla passione per la propria terra, per la propria identità e cultura (classificati "sentimenti pre-politici" un tempo, ma oggi espressione senza mezzi termini di soggettività politica)  ha il coraggio di intraprendere nuove iniziative. Il sistema non ama i piccoli e gestire un'attività economica di qualsiasi tipo nelle valli alpine è, qualunque essa sia, eroico. Che si trasformi latte, legno, pietre naturali o ... erbe alpine. Come nel caso dell'esperienza che Andrea Aimar, giovane corrispondente ruralpino per la val Maira, ci racconta con questa intervista

parole chiave:
val Maira, erbe alpine, imprenditoria alpina, liquori alpini


(22.07.20) A San Michele di Prazzo, in alta Valle Maira, nasce l’Azienda “Alquimìo d’Oc”, liquori artigianali di erbe spontanee di montagna. La valle Maira, conosciuta e rinomata vallata alpina del Cuneese, con i suoi paesaggi incontaminati dagli orrori cementizi, con i  borghi ricchi di storia, ha visto negli ultimi decenni un cambiamento epocale, con lo spopolamento delle borgate si è persa gran parte della ricchezza culturale di queste terre, con la perdita degli anziani, testimoni di un mondo che fu: lingua, tradizioni e cultura hanno subito un lento e inarrestabile recesso.  L'abbandono ha attirato maggiormente l’attenzione sull’estetica del territorio più che sui valori antropologici che questa valle, come molte altre, ha saputo produrre e conservare preziosamente fin dai tempi antichi.

 

Questi valori sono alla base di una sinergia autentica tra l’uomo, che tra questi borghi ci vive, ed il mantenimento del territorio stesso, valorizzando ciò che questi posti magnifici possono offrire, partendo dai prodotti enogastronomici di eccellenza. Dietro a ogni produzione si nascondono  persone che amano il loro lavoro, fatto di passione e dedizione, sacrifici e soddisfazioni, conoscenze e ambizioni.
Il tutto per cercare di tramandare ciò che è rimasto della nostra cultura, rivisitandola con nuove tecniche e approcci. Proprio come hanno fatto Gabriele e Stefano, che, legati profondamente a queste montagne, a San Michele di Prazzo hanno aperto l’azienda “Alquimìo d’Oc”, una distilleria con produzione artigianale di liquori ottenuti da essenze di alta montagna, riscoprendo l’antica arte del mestiere di raccoglitore d’erbe officinali a km 0. Una strada che molti giovani stanno riscoprendo nei confronti della montagna, un tributo importante per i nostri territori.

 

Gabriele, 40 anni, che cos’è che ti ha spinto a intraprendere questa attività? Sicuramente l’amore per la montagna e l’affezione al mio paese. Sono originario proprio di San Michele di Prazzo, di borgata Cesani.
Sono archeologo, e collaboro con l’Università di Ferrara, ma San Michele non l’ho mai dimenticato. Questa è stata una scelta che ho fatto anche nei confronti delle mie montagne, per cercare di valorizzare ciò che questi bellissimi posti sanno offrire, lasciando nelle mani delle persone un prodotto unico, che racchiude valori e tradizioni, cosa di meglio di tutto ciò, racchiuso in un buon liquore di alta quota?




Da dove inizia il vostro lavoro?  Innanzitutto bisogna partire dalla raccolta delle erbe. Io e Stefano, amici da una vita, e ora soci d’Azienda, abbiamo fatto tutti i corsi promossi dall’Unione montana e Regione per essere abilitati con il tesserino a raccogliere piante officinali di alta montagna. Sono principalmente fiori spontanei che raccogliamo unicamente qui a San Michele, sulle pendici e versanti del monte Chersogno, ad accezione del genepì che acquistiamo dalle vicine aziende agricole di Elva e Marmora.

Nella vostra prima stagione 2020, quali erbe state raccogliendo? Eh sì, abbiamo aperto l’attività a fine 2019. Questo è il nostro primo anno, quindi siamo partiti “con il piede di piombo”, cercando di fare nel piccolo il nostro meglio. Per il momento raccogliamo il serpoùl, timo serpillo, genzianella e achillea. Il nostro obiettivo è quello di dare un prodotto naturale, distillato, in cui si senta il gran profumo delle erbe e dei fiori, a differenza di molti liquori industriali, dove si punta più alla quantità che non alla qualità.

Quali sono le fasi di lavorazione? Raccolte le erbe officinali - fiori o foglie in base alle esigenze - si passa all’essiccazione, che avviene tutta in modo naturale, nel rispetto delle tradizioni. Seguendo le disposizioni ASL siamo riusciti a utilizzare assi di legno, su cui viene adagiato il raccolto, che secca con l’aria pian piano, lasciando intatte tutte le proprietà organolettiche e olfattive. Una volta secche, le erbe vengono fatte macerare sotto alcool per 10-15 gg, in apposite cisterne che variano dai 60 ai 150 litri. Al giusto grado di macerazione, il tutto viene filtrato e si aggiungono in proporzione variabile acqua e zucchero per raggiungere la giusta gradazione. Successivamente imbottigliato in diiverse misure, 100, 200 o 500 ml, per un totale a pieno regime di 6 mila bottiglie


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Quali difficoltà può avere un azienda a San Michele? Innanzitutto la distanza. Sono residente a San Michele, ma sposato a Ferrara, dove gran parte del tempo sono per lavoro, essendo archeologo e collaborando con l’Università appunto di Ferrara . La valle Maira, da là, non è subito dietro l’angolo! Ma si dice che “volere è potere”! I sogni bisogna inseguirli. Posso contare molto sul prezioso aiuto di Stefano, amico e collaboratore, con cui ho aperto in società la distilleria. “Chi trova un amico trova un tesoro”, e quando ci si ritrova a condividere la stessa strada, non c’è cosa più appagante di veder il raggiungimento dei nostri obiettivi, insieme.

Insieme a Gabriele, Stefano Vindrola, 32 anni, a dargli una mano nella società d’azienda.

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 Come è nata l’idea di aprire un'azienda qui in montagna, insieme a Gabriele? Gabriele lo conosco da quando sono piccolo. Io sono di Torino, ma sono sempre venuto in valle Maira. È come se mi fossi innamorato di questa vallata, al cospetto del maestoso Chersogno. Ora posso dire di aver avverato un mio più grande sogno: quello di poter vivere qui, in montagna. Ora con l’attività è molto il tempo che passo qui a San Michele, anche se ogni tanto non mi privo di fare un salto a Torino, dove sono cresciuto, anche per rivedere gli amici di sempre



Perché avete chiamato l’Azienda “Alquimìo d’Oc"? Perché io sono un chimico, da qui il nome Alchimia, scritto però in Occitano: la magia delle pozioni miracolose, elisir di erbe naturali e antichi rimedi.

Come pensate di commercializzare i prodotti? Per il momento abbiamo pensato di presentare i nostri prodotti tramite i locali della valle, ristoranti e alimentari, per dare la possibilità di trovarli a chiunque visiti questi paesi. Non abbiamo ancora un punto di vendita aziendale, perché in estate gran parte dei giorni siamo impegnati nella raccolta, e non potremmo garantire costantemente la nostra presenza al cliente che viene in loco.

Quali progetti per il futuro? Sicuramente ampliare la nostra produzione, con nuovi estratti e magari nuovi prodotti. Con le erbe è vasto l’uso che si può ricavare. Ora per esempio stiamo provando il liquore di arquebuse.

Quali investimenti economici avete dovuto fare? Bé, prima abbiamo dovuto mettere a norma i locali di produzione, svolgere tutti i corsi specifici di formazione del settore alimentare e poi comprare le attrezzature! Un investimento che subito abbiamo fatto a nostre spese, poi - grazie ad un contributo del GAL - siamo riusciti a entrare in graduatoria con qualche indennizzo. Le spese ci sono, ma abbiamo voluto buttarci ugualmente. Ora ciò che conta, è riuscire a trarre da tutto ciò anche uno stipendio! Perché è bello vivere di passione, ma non basta, c’è da pagare i contributi, e molte altre cose!…

Abitare a San Michele tutto l’anno ti pesa? No, niente affatto. Anzi, è quello che mi sarebbe sempre piaciuto. In estate c’è molto da fare, in inverno quassù si è un po’ più isolati. È anche un modo per starsene un po’ in pace con se stessi, immersi nella tranquillità che queste montagne sanno regalare. Il Chersogno è sempre davanti ai miei occhi ogni mattina, e vedendolo così imponente, mi dà sempre una sensazione bellissima, difficile da spiegare a parole…. Io in questa via mi sono buttato, dicono che nelle cose a cui uno ci tiene veramente, basta crederci!
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Dall'alta val Maira: articoli di Andrea Aimar


Lasciar chiudere gli allevamenti è chiudere la montagna
(21.06.20) Lo scorso 1’giugno ha chiuso i battenti ad Acceglio, località Ponte Maira, alta Valle Maira l’ultimo allevamento di trote iridee e salmerini della valle. Un brutto colpo per il territorio che viene privato di un apprezzato prodotto km 0 legato alle pure sorgenti della valle. Andrea Aimar, collaboratore di ruralpini per la val Maira ha intervistato i titolari che puntano il dito contro la burocrazia

Nuovi schiavi nei campi. E lo sfruttamento del contadino  italiano?
(24.05.20) Il mondo agricolo è molto critico sulle recenti manovre governatire per  regolarizzare centinaia di migliaia di clandestini "per aiutare l'agricoltura". Il governo da bene perché l'agricoltura è in difficoltà e ha problemi di manodopera. Burocrazia, oneri contributivi, norme  e apertura indiscriminata dei mercati ai prodotti esteri costringono all'autosfruttamento o ad assumere in nero.
 

L'arte dello sfalcio manuale. Una tecnica per giovani
(15.05.20) In provincia di Cuneo una bella espe
rienza di passione e imprenditorialità si incontrano con la voglia dei giovani di vivere montagna e agricoltura tornando alla tradizione, sia pure in un contesto innovativo. Lo testimoniano i corsi di falciatura a mano della ditta FALCI di Dronero e il rinnovato impegno di questa ditta centenaria nel settore handtools.
 

Popolo alpino a rischio di estinzione
(29.01.20)
 Andrea Aimar, un giovane di 25 anni dell'alta val Maira, in provincia di Cuneo torna sul tema del futuro della montagna. Se, per gli anziani, riflettere su questo è motivo di rimpianto o sordo risentimento, per un giovane può portare a due atteggiamenti: rinuncia e fuga o ribellione. E infatti dal Veneto al Piemonte non si odono più solo voci di rassegnazione. Non è più il mondo dei vinti senza voce.

La montagna vista da un giovane dell'alta val Maira (Cuneo)
(13.12.19) Essere consapevoli dei termini di un problema rappresenta già un primo passo per una possibile soluzi
one.  Nella lettera che riportiamo, Andrea, un giovane di una valle della provincia di Cuneo, sostiene che - al di là dei proclami - la politica (Roma e Bruxelles) vuole lo spopolamento della montagna. Porsi rispetto alla politica senza illusioni, con realismo, significa poter elaborare strategie adeguate a contrastare certi disegni. Quantomeno provarci, in un quadro di scenari aperti che concede anche qualche chances.











































































































































































































































































































 













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