La resistenza rurale sulle montagne (e
nelle aree "interne") è un fatto esistenziale integrale. Politica,
economia, imprenditoria sono categorie che appartengono
alla civiltà urbana, alla civiltà della borghesia e della modernità.
Sono categorie comode per loro ma che al contadino (di tutto il mondo),
al montanaro, stanno strette, lo intrappolano nelle regole di un gioco
gestito da altri . Il solo fatto di abitare in montagna e - soprattutto
- di montagna,
ha valore di resistenza, valore politico. Per il sistema che vuole la
montagna National Park selvaggio ("purificato" dalla presenza profana e
dissacrante dell'essere umano) o, al massimo, la montagna di Heidi e delle comparse da presepe, è eversivo
insistere caparbiamente ad abitare la montagna traendo da essa di che
vivere. Grande merito quindi a chi, mosso dalla passione per la propria
terra, per la propria identità e cultura (classificati "sentimenti
pre-politici" un tempo, ma oggi espressione senza mezzi termini di
soggettività politica) ha il coraggio di
intraprendere nuove iniziative. Il sistema non ama i piccoli e gestire
un'attività economica di qualsiasi tipo nelle valli alpine è, qualunque
essa sia,
eroico. Che si trasformi latte, legno, pietre naturali o ... erbe
alpine. Come nel caso dell'esperienza che Andrea Aimar, giovane
corrispondente
ruralpino per la val Maira, ci racconta con questa intervista
parole chiave: val Maira, erbe alpine, imprenditoria
alpina, liquori alpini (22.07.20) A San
Michele
di Prazzo, in alta
Valle Maira, nasce l’Azienda “Alquimìo d’Oc”, liquori artigianali di
erbe
spontanee di montagna. La valle Maira, conosciuta e rinomata vallata
alpina del Cuneese, con
i suoi paesaggi incontaminati dagli orrori cementizi, con i
borghi ricchi di storia, ha visto negli ultimi decenni un cambiamento
epocale, con lo spopolamento delle
borgate si è persa gran parte della ricchezza culturale di queste
terre, con la perdita degli anziani, testimoni
di un mondo che fu: lingua, tradizioni e cultura hanno subito un lento
e inarrestabile recesso. L'abbandono ha attirato maggiormente
l’attenzione sull’estetica del territorio più che sui
valori antropologici che questa valle,
come molte altre, ha saputo produrre e conservare preziosamente fin dai
tempi antichi.
Questi valori sono alla base di una sinergia autentica tra
l’uomo, che tra questi borghi ci vive, ed il mantenimento del territorio
stesso, valorizzando ciò che questi
posti magnifici possono offrire, partendo dai prodotti enogastronomici
di eccellenza. Dietro a ogni produzione si nascondono persone che amano il loro lavoro,
fatto di passione e dedizione, sacrifici e
soddisfazioni, conoscenze e ambizioni.
Il tutto per cercare di tramandare ciò
che è rimasto della nostra cultura,
rivisitandola con nuove tecniche e approcci. Proprio come hanno fatto
Gabriele e Stefano, che, legati
profondamente a queste montagne, a San Michele di Prazzo hanno aperto
l’azienda “Alquimìo d’Oc”, una
distilleria con produzione artigianale di liquori ottenuti da essenze di alta
montagna, riscoprendo l’antica arte del
mestiere di raccoglitore d’erbe officinali a km 0. Una strada che molti
giovani stanno riscoprendo nei
confronti della montagna, un tributo importante per i nostri
territori.
Gabriele, 40 anni, che cos’è che ti ha spinto a intraprendere questa
attività? Sicuramente l’amore per la
montagna e l’affezione al mio paese. Sono
originario proprio di San Michele di
Prazzo, di borgata Cesani. Sono archeologo, e
collaboro con l’Università di Ferrara, ma San
Michele non l’ho
mai dimenticato. Questa è stata una scelta che ho fatto anche nei
confronti delle mie montagne, per
cercare di valorizzare ciò che questi bellissimi posti sanno offrire,
lasciando nelle mani delle persone un
prodotto unico, che racchiude valori e tradizioni, cosa di meglio di
tutto ciò, racchiuso in un buon liquore di
alta quota?
Da dove inizia il vostro lavoro? Innanzitutto bisogna partire dalla
raccolta delle erbe. Io e Stefano,
amici da una vita, e ora soci d’Azienda,
abbiamo fatto tutti i corsi promossi dall’Unione montana e Regione per
essere abilitati con il tesserino a
raccogliere piante officinali di alta montagna. Sono principalmente
fiori spontanei che raccogliamo
unicamente qui a San Michele, sulle pendici e versanti del monte
Chersogno, ad accezione del genepì che
acquistiamo dalle vicine aziende agricole di Elva e Marmora.
Nella vostra prima stagione 2020, quali erbe state raccogliendo? Eh sì, abbiamo aperto l’attività a fine
2019. Questo è il nostro primo
anno, quindi siamo partiti “con il piede
di piombo”, cercando di fare nel piccolo il nostro meglio. Per il
momento raccogliamo il serpoùl,
timo
serpillo, genzianella e achillea. Il nostro obiettivo è quello di dare
un prodotto naturale, distillato, in cui si
senta il gran profumo delle erbe e dei fiori, a differenza di molti
liquori industriali, dove si punta più alla
quantità che non alla qualità.
Quali sono le fasi di lavorazione? Raccolte
le erbe officinali - fiori o foglie in base alle esigenze - si
passa all’essiccazione, che avviene tutta in
modo naturale, nel rispetto delle tradizioni. Seguendo le disposizioni
ASL siamo riusciti a utilizzare assi di
legno, su cui viene adagiato il raccolto, che secca con l’aria pian
piano, lasciando intatte tutte le proprietà
organolettiche e olfattive. Una volta secche, le erbe vengono fatte
macerare sotto alcool per 10-15 gg, in apposite cisterne che variano
dai 60 ai 150 litri. Al giusto grado di macerazione, il tutto viene
filtrato e si
aggiungono in proporzione variabile acqua e zucchero per raggiungere la
giusta gradazione.
Successivamente imbottigliato in diiverse misure, 100, 200 o 500 ml,
per un totale a pieno regime di 6 mila
bottiglie
.
Quali difficoltà può avere un azienda a San Michele? Innanzitutto la distanza. Sono residente a
San Michele, ma sposato a
Ferrara, dove gran parte del tempo
sono per lavoro, essendo archeologo e collaborando con l’Università
appunto di Ferrara . La valle Maira, da
là, non è subito dietro l’angolo! Ma si dice che “volere è potere”! I
sogni bisogna inseguirli. Posso contare
molto sul prezioso aiuto di Stefano, amico e collaboratore, con cui ho
aperto in società la distilleria. “Chi
trova un amico trova un tesoro”, e quando ci si ritrova a condividere
la stessa strada, non c’è cosa più
appagante di veder il raggiungimento dei nostri obiettivi, insieme.
Insieme a Gabriele, Stefano Vindrola, 32 anni, a dargli una mano nella
società d’azienda.
.
Come è nata l’idea di aprire un'azienda qui in montagna, insieme
a
Gabriele? Gabriele lo conosco da
quando sono piccolo. Io sono di Torino, ma sono
sempre venuto in valle Maira. È
come se mi fossi innamorato di questa vallata, al cospetto del maestoso
Chersogno. Ora posso dire di aver
avverato un mio più grande sogno: quello di poter vivere qui, in
montagna. Ora con l’attività è molto il
tempo che passo qui a San Michele, anche se ogni tanto non mi privo di
fare un salto a Torino, dove sono
cresciuto, anche per rivedere gli amici di sempre.
Perché avete chiamato l’Azienda “Alquimìo d’Oc"? Perché io sono un chimico, da qui il nome
Alchimia, scritto però in
Occitano: la magia delle pozioni
miracolose, elisir di erbe naturali e antichi rimedi.
Come pensate di commercializzare i prodotti? Per il momento abbiamo pensato di
presentare i nostri prodotti tramite
i locali della valle, ristoranti e
alimentari, per dare la possibilità di trovarli a chiunque visiti
questi paesi. Non abbiamo
ancora un punto di vendita aziendale, perché in estate gran parte dei
giorni siamo impegnati nella raccolta,
e non potremmo garantire costantemente la nostra presenza al cliente
che viene in loco.
Quali progetti per il futuro? Sicuramente
ampliare la nostra produzione, con nuovi estratti e
magari nuovi prodotti. Con le erbe è
vasto l’uso che si può ricavare. Ora per esempio stiamo provando il
liquore di arquebuse.
Quali investimenti economici avete dovuto fare? Bé, prima abbiamo dovuto mettere a norma i
locali di produzione,
svolgere tutti i corsi specifici di
formazione del settore alimentare e poi comprare le attrezzature! Un
investimento che subito abbiamo
fatto a nostre spese, poi - grazie ad un contributo del GAL - siamo
riusciti a entrare in graduatoria con qualche
indennizzo. Le spese ci sono, ma abbiamo voluto buttarci ugualmente.
Ora ciò che conta, è riuscire a trarre
da tutto ciò anche uno stipendio! Perché è bello vivere di passione, ma
non basta, c’è da pagare i contributi,
e molte altre cose!…
Abitare a San Michele tutto l’anno ti pesa? No, niente affatto. Anzi, è quello che mi
sarebbe sempre piaciuto. In
estate c’è molto da fare, in inverno
quassù si è un po’ più isolati. È anche un modo per starsene un po’ in
pace con se stessi, immersi nella
tranquillità che queste montagne sanno regalare. Il Chersogno è sempre
davanti ai miei occhi ogni mattina,
e vedendolo così imponente, mi dà sempre una sensazione bellissima,
difficile da spiegare a parole…. Io in
questa via mi sono buttato, dicono che nelle cose a cui uno ci tiene
veramente, basta crederci!.
Nuovi schiavi nei campi. E lo sfruttamento del contadino italiano?
(24.05.20) Il mondo agricolo è molto critico sulle recenti manovre
governatire per regolarizzare centinaia di migliaia di clandestini
"per aiutare l'agricoltura". Il governo da bene perché l'agricoltura è
in difficoltà e ha problemi di manodopera. Burocrazia, oneri
contributivi, norme e apertura indiscriminata dei mercati ai prodotti
esteri costringono all'autosfruttamento o ad assumere in nero.
L'arte dello sfalcio manuale. Una tecnica per giovani (15.05.20) In provincia di Cuneo una bella esperienza di passione e imprenditorialità si incontrano con la voglia dei giovani di vivere montagna e agricoltura tornando alla tradizione,siapure
in un contesto innovativo. Lo testimoniano i corsi di falciatura a mano
della ditta FALCI di Dronero e il rinnovato impegno di questa ditta centenaria nel settore handtools.
Popolo alpino a rischio di estinzione (29.01.20)Andrea Aimar, un giovane di 25 anni dell'alta val Maira, in provincia diCuneo
torna sul tema del futuro della montagna. Se, per gli anziani,
riflettere su questo è motivo di rimpianto o sordo risentimento, per un
giovane può portare a due atteggiamenti: rinuncia e fuga o ribellione.
E infattidal Veneto al Piemonte non si odono più solo voci di rassegnazione. Non è più il mondo dei vinti senza voce.
La montagna vista da un giovane dell'alta val Maira (Cuneo) (13.12.19) Essere consapevoli dei termini di un problema rappresenta già un primo passo per una possibile soluzione. Nella
lettera che riportiamo, Andrea, un giovane di una valle della provincia
di Cuneo, sostiene che - al di là dei proclami - la politica (Roma e
Bruxelles) vuole lo spopolamento della montagna. Porsi rispetto alla
politica senza illusioni, con realismo, significa
poter elaborare strategie adeguate a contrastare certi disegni.
Quantomeno provarci, in un quadro di scenari aperti che concede anche
qualche chances.