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Politiche
Quattro
schiaffi alla montagna
Dietro una logica comune e tanta ipocrisia
di Michele Corti
Fa riflettere la concomitanza di quattro iniziative,
di quattro schiaffi alla montagna promossi dagli stessi ambientalisti e
coinvolgenti anche aree protette. Debole, però, la protesta, proprio
perché la mancanza di rispetto, lo sfregio, il danno alla montagna
vengono presentati, in più casi, come azioni ambientaliste. L'invito è
a reagire all'ipocrisia dominante, al buonismo peloso, alle parole
vuote cui seguono fatti di ben altro segno. In tre casi su quattro sono
già state attivate delle petizioni online che invitiamo a sottoscrivere.
(06.05.19) Quattro iniziative, diverse tra loro per significato e
gravità, ma che rappresentano tutte altrettanti schiaffi alla montagna,
interesseranno in questi mesi le due
provincie autonome di Trento e Bolzano, la provincia di Sondrio e
quella di Bergamo (se ce ne fossero altre sulle Alpi, segnalatecele).
Quando, nello stesso periodo, si registrano quattro sfregi alla
montagna, tra Lombardia e Trentino-Südtirol, può essere un caso?
O c'è dietro una visione della montagna
"valorizzata" in senso neoliberale, ovvero degradata a fondale per lo
svolgimento di qualcosa di incongruo con il rispetto dell'ambiente
montano, dalle presenze di massa, dalla spettacolarizzazione e
generazione di indotti commerciali? Quello che unifica queste
iniziative è anche il fatto che sono promosse da organizzazioni o enti
con finalità ambientali o realizzate nell'ambito di aree protette. A
sconferma che la cifra di questo atteggiamento nei confronti della
montagna è anche l'ipocrisia. E tra chi protesta contro questi eventi,
a parte i gruppi locali, c'è per dovere d'ufficio solo la componente
specializzata dall'ambientalismo (Mountain wilderness). In altri casi
il WWF e i CAI sono essi stessi promotori degli eventi contestati.
Pronti a mobilitarsi per Bambi o l'orso Yoghi, non altrettanto
per il rispetto dell'habitat montano dalla mercificazione neoliberale.
Partiamo dal raduno europeo dei proprietari di jeep che si svolgerà,
all'ombra delle Pale di San Martino, nel cuore delle Dolomiti. Dolomiti
da bere si direbbe, da usare come fondale (il videogioco che si scambia
di ruolo con la realtà). Si attendono da tutta Europa almeno 600
equipaggi per un evento ispirato, in modo palese, alle americanate che,
con più storia, si organizzano negli States. Inutile ricordare che gli
spazi sulle nostre Alpi non sono quelli del Nord Europa o dell'America
e che anche un evento di minori dimensioni nel fragile e limitato
contesto alpino non può che generare dei danni. Il 12 e 14 luglio
a San Martino di
Castrozza gli iscritti al Camp Jeep potranno testare l'intera gamma di
Suv Jeep, mettere alla prova la propria Jeep nei chilometri dei
percorsi off-road nell'area. Verrà anche presentato il nuovo modello di
pick-up, Gladiator. Ma che bello! "Una tre giorni emozionante",
garantisce Visit Trentino, l'agenzia istituzionale del turismo
provinciale, che così presenta, gongolando, l'evento: Nel cuore delle maestose Dolomiti sarà
possibile vivere una nuova avventura in puro stile Jeep Jamboree, il
più classico dei raduni a stelle e strisce. Vergogna, ecco
come viene spesa (si potrebbe anche dire prostituita) l'immagine delle
Dolomiti Unesco: all'insegna della più spietata mercificazione, che,
oltrtetutto, esalta l'uso dei mezzi meccanici inquinanti per puro
divertimento (nel contesto dell'azione promozionale di una
multinazionale).
È con un raduno a stelle e strisce, ispirato alla cultura motoristica
aggressiva e fracassona dei fuoristradisti della domenica, emuli dei
colleghi yenkee, che si trasmette l'identità trentina? Una bella
domanda per il nuovo governo provinciale leghista. Quello che sconcerta
molte persone è che queste iniziative avvengono ai limiti di un Parco (Paneveggio) in
contesti dove, per le regole sulla viabilità silvopastorale, sono normalmente necessarie autorizzazioni su
autorizzazioni per circolare con mezzi a motore. Il raduno, con i suoi
numeri, dovrebbe richiedere ulteriore severità, dovrebbe vedere
precluse strade normalmente aperte al traffico. Questo se la logica
della "protezione ambientale" guidasse in modo coerente amministrazioni
(di vario colore politico) che non perdono occasione per dichiararsi
attente alla sostenibilità e non riguardasse anche la gestione degli
stessi parchi. Noi non ci scandalizziamo perché da sempre proclamiamo
che i parchi e l'ambientalismo di comodo sono utili alibi per
nascondere le politiche ecocide del potere economico capitalista.
Forse, però, qualche parola da WWF e Legambiente ce la si poteva
aspettare. Invece parla solo Casanova, di Mountain Wilderness. Chissa
se ciò ha qualche cosa a che fare con lke generose sponsorizzazioni
delle multinazionali alle ong ambientaliste?
Restiamo nelle Dolomiti, anche se cambiamo provincia e ci trasferiamo
in quella di Bolzano. Qui, il 24 agosto, è attesa con trepidazione (da
chi spera nel business) la kermesse di Jovanotti, menestrello di regime
che si vanta di frequentare esclusivi circoli mondialisti. Ne abbiamo
già diffusamente parlato qui su
Ruralpini. Il tour di Jova vedrà qui la tappa finale, dopo aver
toccato diverse spiagge italiane. Il luogo prescelto è la cima di Plan
de Corones a 2.275 m. Un luogo non "incontaminato", dove ci sono le
stazioni d'arrivo degli impianti di risalita, d'accordo, ma anche un
pianoro erboso, con le vacche che pascolano a qualche centinaio di
metri e il bosco tutto intorno. Senza contare lo spettacolare scenario
a 360° di montagne che da qui si gode. Giusto sparare i decibel a
manetta e portare lassù 25 mila persone? Oltre alla congestione del
traffico e al degrado materiale quello che indigna molti è il degrado
simbolico (non meno importante di quello reale) della montagna.
Di fronte alle critiche di Messner e di tanti altri (che hanno sortito
sinora, però, l'unico effetto di far lievitare i guadagni dei
bagarini), il cantante è rimasto imperturbabile e, da guru qual si
atteggia ad essere (ad uso dei sprovveduti fan), ha sentenziato: la montagna non ha più diritti della
spiaggia di Rimini o del prato di Woodstock. Ipse dixit. Ma è una colossale
stronzata perché alla spiaggia di Rimini ci si va spinti da motivazioni
diverse (sex, sand, sun a Rimini, anche drug a Woodstock) di quelle che spingono la gente in
montagna, dove molti bramano un po' di pausa dal casino e magari
qualche contatto umano. Dove molti si accorgono di rumori, fruscii,
sussurri della natura che l'orecchio più non percepisce, non distingue
da un fondo rumoroso artificiale in cui il sistema consumista vorrebbe
farci vivere di continuo (vedi uso cuffie). Idem per gli odori nascosti
in un fondo di deodoranti tossici. Sottrarre per un po' gli schiavi del
rumore, del deodorante, del ritmo compulsivo. Concedere l'eversiva
esperienza che un sia pure momentaneo "vuoto" (dal casino, dalla
frenesia, dal rumore, dai dispositivi elettronici, dalla musica
commerciale) non solo non è angosciante (orror vacui...), ma piacevole e
stimolante? Non sia mai.
Non sia mai che la giostra del mercato e della musica commerciale
(nelle sue varie versioni, comunque veicolo di rimbambimento e di
contenuti ideologici a puntello del sistema) conceda pause. Non sia mai
che si conceda l'uscita dalla "bolla", da "Matrix". Non sia mai che
resti qualche ambito (spaziale, temporale) non "secolarizzato", non
dissacrato, al riparo cioè dei "valori" del capitale neoliberale: tutto
è merce, tutto è spettacolo, conta solo l'individuo e la
multitudine anonima. I valori della montagna (il limite, il
silenzio, la contemplazione, il confronto con sé stessi - o l'aiuto
solidale - per superare le difficoltà) sono anacronostici residuati di
vecchi rincoglioniti.
Rincoglioniti o no i critici del mega concerto forse sarebbero riusciti
a mettere i bastoni tra le ruote se non che questo Jova beach tour è
organizzato in collaborazione con il WWF. Il pretesto? Lanciare dalle
spiagge una campagna contro la plastica. Buonismo general-generico a
buon mercato per farsi promozione. In forza del nobile scopo
della crociata contro la plastica quello che per molti, se non ci fosse
stato di mezzo il WWF, sarebbe stato un evento fuori luogo, impattante
ecc., è diventato cosa buona e giusta. Così il ministro dell'ambiente,
l'ex generale del corpo forestale Sergio Costa che, a una trasmissione
televisiva, ha dichiarato: Se c'è il
WWF allora va bene. A proposito di imparzialità di chi
amministra la cosa pubblica. Se si comporta così un ministro ...
FIRMA LA PETIZIONE PER CHIEDERE CHE NON SIA
AUTORIZZATO IL MEGACONCERTO DEL WWF
VAI
ALLA PETIZIONE
Rientriamo in Lombardia e guardiamo cosa sta succedendo in val di
Mello. Una valle conosciuta anche fuori dei confini lombardi e italiani
per la bellezza dei suoi versanti e cime granitiche, per la purezza
cristallina (almeno ad occhio nudo) delle sue acque. Patria del
bouldering, la val di Mello è "riserva naturale". Una riserva
discutibile (ne
parlavamo qui su Ruralpini già dieci anni fa) , come altre fuori
taglia, estesa su ben 4.600 ha, motivata non da obiettivi mirati
(credibili solo su aree limitate) ma dai soliti fini: ideologici
(sottratte sempre più territorio all'attività venatoria) e venali
(disporre di ambiti dove "giocare alla natura", inventando progetti
ambientali europei e nostrani per finanziare i soggetti gestori e le
loro clientele verdi di esperti). In questo caso l'ente gestore è la
stessa Regione Lombardia, attraverso il suo ente strumentale, l'Ersaf.
L'Ersaf è un ente che, nel tempo, dalla lontana epoca dei cantieri forestali e dei vivai, che
davano lavoro a molti operai (e che procuravano voti al PSI che lo
aveva in feudo), si è dovuto reinventare in vari modi, sulle prime
puntando al ruolo di attuatore di progetti di forestazione urbana e
persino di progettazione e manutenzione del verde pubblico (per la
gioia delle imprese private che subivano la concorrenza sleale di un
soggetto con gli strumenti assicurati dall'ente pubblico), poi quale
gestore di aree protette e di "progetti ambientali". Senza portare a
casa sempre nuovi progetti (un gioco molto facile per un grande ente
pubblico, zeppo di dirigenti), l'ente non potrebbe mantenersi e
giustificare la propria esistenza. Così è stato spinto a creare
riserve, SIC, ZPS. Per poi gestire, o meglio realizzare, spendere.
In val di Mello l'Ersaf vuole realizzare (i lavori dovrebbero partire a
breve) un percorso circolare in grado di consentire ai disabili di
visitare la valle. Il comitato per la salvaguardia della valle
sostiene, però, che: esiste
già un percorso pienamente fruibile da bambini, anziani e disabili
sulla destra orografica. Esistono già il bosco sonoro e il percorso dei
Bagni di Masino, per i quali sono stati spesi fior di soldi. Entrambi
oggi appaiono abbandonati, perché quello che manca è la manutenzione.
Soprattutto
appare inaccettabile il presupposto ideologico che sta alla base del
progetto: ostacoli della natura e barriere architettoniche sono due
cose radicalmente diverse. Al posto di un percorso che
prevede guadi, passaggi obbligati tra grandi massi, una strada spianata
che comporterebbe interventi invasivi.
Luca Verri, responsabile dei Servizi sociali Sentiero Ersaf in Val di Mello, Luca Verri: "Non umiliate i
disabili"
„dell'Ufficio di
Piano del mandamento di Sondrio non ci sta a tirare in mezzo i disabile
per giustificare un intervento impattante [...] penso che una pista attrezzata per
disabili in un’oasi naturale protetta è un’aberrazione. Per questo
credo che umili le persone fragili che cercano un contatto con la
natura superando il proprio limite. [...] ma non spostiamo
massi, non lisciamo il terreno per chi vuol tastare ciò che non vede,
per chi vuole muoversi in un ambiente incontaminato guidato dai rumori
della natura, per chi vuole spingere la sua carrozzina un po’ più in la
e magari con l’aiuto degli amici ancora più in la e ritrovarsi dopo un
po’ di fatica ad aver conquistato il suo spazio in mezzo alla natura.
Far girare quattrini, in nome dell'ambiente e della solidarietà con i
disabili, guastando un ambiente prezioso, che consegna a tantissimi
giovani delle scuole (ma anche alle famiglie) la gratificazione di una
passeggiata in un contesto realmente natura, è vergognoso. Doppiamente
se lo fa un ente pubblico che dovrebbe (ma chi si fa più illusioni)
tutelare il bene comune. A "parare il di dietro" a Ersaf ci pensa
Legambiente, un ente al di sopra di ogni sospetto, visti i precedenti
di parchi eolici a terra e centrali a biomasse (biogas e legna) che
figura come prezzemolo, come partner o soggetto attuatore, in tanti
progetti anche dove Ersaf è capofila. Legambiente assomiglia tanto a
Sergio Costa (a proposito del mega concerto WWF-Jovanotti). Infatti il
portavoce locale del Cigno ha dichiarato Se c'è di mezzo Ersaf siamo sicuri che non
si fara un'autostrada e che l'intervento sarà sostenibile.
Capito gli ambientalisti?
Dalle Alpi retiche valtellinesi passiamo
alle Orobie (in linea d'aria non c'è molto). Qui il 7 luglio è previsto
un evento promosso dal CAI Bergamo. Cosa c'entra con eventi che
sfregiano la montagna se è un progetto di educazione e sostenibilità
ambientale? C'entra, anche se di certo è l'iniziativa meno dannosa tra
quelle qui presentate, perché lo scopo dichiarato (anche se poi
ridimensionato, ma solo quando si è vista la vivace opposizione anche
di sezioni del Cai) è
conquistare un Guiness dei primati con un evento di massa. Un evento
sbagliato più per quello in cui consiste per come è comunicato, ma nel
mondo attuale la comunicazione a volte è più importante del resto.
Con questo spirito spettacolare era stata del resto organizzato due
anni fa l'Abbraccio alla Presolana. Allora si erano registrati 3.000
partecipanti. Ora si punta a 10.000. Diecimila persone nello stesso
giorno nei rifugi delle Orobie bergamasche. Non sono certo un orda
distruttrice (forse in alcune occasioni si registrano le stesse
presenze) ma non si riusce a capire cosa ci sia di educativo.
Distribuiranno un kit, terranno dei discorsi edificanti, va bene, ma
non si poteva farlo con altre modalità, senza mettere in piedi un circo
mediatico? Concentrare la frequantazione della montagna spazialmente e
temporealmente è un principio sostenibile? Accendere i riflettori su
una giornata è sostenibile? Come si fa a sostenerlo? Il CAI, in quanto
associazione ambientalista specializzata dovrebbe promuovere la
frequanza della montagna diffusa, tutti i giorni dell'anno, su tutti i
sentieri.
Invece si lasciano i sentieri minori con la segnaletica carente e ci si
concentra sulle vie più battute. Non è con eventi pensati per
fare spettacolo, per radunare moltitudini, per "vendere" la montagna
con tecniche di marketing e misurando il successo contando i
"consumatori" che si educa alla montagna. Invece che fare della
montagna un terreno di pratica di valori in grado di influenzare
positivamente le derive massificanti, mercificanti, consumistiche della
società di mercato, sembra che la si voglia adattare a tali logiche.
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Montagna
sfregiata
Jovanotti,
montagna e mercificazione
neoliberale
(09.04.19) Messner interviene contro il mega concerto estivo
diJovanotti/
WWF sulle Dolomiti (Plan de Corones) e gliambientalisti si
offendono. Se lo fanno un cantante buonista ecomondialista e il
WWF allora anche un concerto pop a 2275 m diventa sostenibile e guai a
chi contesta
(03.04.14)
Firma contro il vandalismo motorizzato sulle montagne lombarde
(superate 20 mila firme oggi)
Il Cai Lombardia ha lanciato una petizione
online che viaggia verso 30 mila firme. Si tratta di far capire al
Consiglio Regionale che le deroghe che allargano i paletti della
normativa, peraltro già poco rispettata, possono avere un effetto
deleterio. I costi del transito motorizzato illegale su pascoli,
mulattiere e sentieri sono ingenti. Esso compromette la fruizione e
l'immagine di una montagna che può e deve rilanciarsi in una
prospettiva di ecoturismo rurale
(17.01.14)
A Gromo (BG) va in rovina un complesso architettonico di proprietà
comunale
La Lombardia fa di tutto per cancellare la sua storia
e la sua identità. Nel 1984 la prima Comunità Montana della
Valseriana Superiore aveva censito un enorme e prezioso patrimonio
rurale vernacolare. Ma poi per il suo recupero e la valorizzazione i
soldi non ci sono mai (per la speculazione immobiliare cammuffata da
industria sciistica e le biomasse invece si)
(14.01.14)
La Lombardia merita una rete sentieristica
Intollerabile il ritardo di una regione "avanzata" in materia di
valorizzazione di una infrastruttura così importante come la rete
sentieristica. Per di più da parte di una regione largamente confinante
con la Svizzera, paese che dal 1985 ha varato la rete federale e
cantonale dei sentieri . Una politica miope che continua a trascura la
mobilità lenta per puntare ancora su sci e autostrade
(30.10.2013)
Il marcio dietro il Luna Park bianco
Lo scandalo della società comunale Sviluppo Turistico Lizzola minaccia
la stagione sciistica in alta Valseriana. Un torbido vortice di soldi,
di firme false, di bilanci aggiustati. Un sindaco-bancariolicenziato
dalla banca e accusato di appropriazione indebita aggravata. Compensi
al di là della legge per gli amministratori. Il fallimento annunciato.
E una centrale a biomasse che doveva salvare i bilanci e lo
affondadefinitivamente
(06.10.13)
TAV violenza contro le valli
Mentre in val di Susa anche la vendemmia è
militarizzata, in val Scrivia (Liguria) è in atto la resistenza agli
espropri del "Terzo Valico" una linea ancor più inutile della
Lione-Torino che serve ad accontentare banche e imprese escluse dalle
tratte principali. Intanto si assimila il movimento al terrorismo
(04.01.13) Alagna
(Vc). Blocco della pista da sci contro i gatti delle nevi e i cannoni
Devono intervenire i carabinieri per interrompere la
protesta contro i cannoni, i battipista che disturbano una borgata di
case walser del XVII secolo. Ed emerge tutta l'ipocrisia delle
"bandiere" e delle certificazioni di comodo
(15.01.13)
Il retro triste del Luna Park (Orobie)
Un
rifugio che già da diversi anni era dato per "temporaneamente chiuso",
una specie di discarica, un cadavere insepolto,
vandalizzato. In mezzo alle piste
(28.01.13) E lo chiamano ecotunnel (Madesimo/Piuro)
(SO)
Ancora progetti hard di "sviluppo sciistico" nella
montagna lombarda. Si progetta un tunnel di 3,5 km per raggiungere una
valle dove oggi si arriva a piedi o in funivia e con gli sci. E si
prende anche la scusa di favorire gli alpeggi. In una Valle Spluga con
alpeggi sottocaricati e abbandonati anche quando serviti da strade
(19.09.12) Val Seriana Superiore (Bg). Non è solo Luna
Park, c'è di peggio
L'immagine delle valli bergamasche che oggi La Stampa
fornisce ai propri lettori è desolante. Ruralpini e
diversi amici della Val Seriana che amano la montagna hanno
lanciato un allarme sul "Luna Park Orobie", sull'uso sempre più
massivo di mezzi motorizzati su sentieri, mulattiere e pascoli.
Amministratori (non tutti), operatori turistici, politici hanno
risposto sdegnati: "si ingigantiscono fatti marginali", "si getta
discredito gratuitamente", "polemiche inutili e pretestuose". Ma di
fronte ad una lettera (privata) dello scrittore Davide Sapienza - che
denunciava una domenica di ordinario Luna Park (e peggio) per di più
'giustificato' strumentalizzando i disabili - un redattore del
quotidiano torinese ha chiesto di pubblicarla. Una promozione
all'incontrario su cui gli operatori locali farebbero bene a riflettere
e una denuncia che dovrebbe spingere il Cai ad una posizione un po' più
coraggiosa
(02.09.12)
Orobie: Orso, Neviland, e... mattone
Yvan Caccia, il neo presidente leghista del Parco
delle Orobie bergamasche definisce "provocazioni" i rilievi sulla
trasformazione della montagna orobica in un Luna Park. "Prima di tutto
c'è l'uomo". In realtà dietro la demagogia c'è una malissimo celata
difesa del mattone e del progetto Comprensorio sciistico
Colere-Lizzola/Neviland. Intanto lancia il nuovo simbolo ruffiano del
Parco: l'orso leggi
tutto
(21.08.12)
Montagna Luna-Park in Val Seriana (Bg)
Questa estate Son e Lumière alle
cascate del Serio. Le cascate sono uno spettacolo di per sé con i loro
315 m, reso evento "tradizionale" dallo sfruttamento idroelettrico che
concedeva un tempo solo due volte all'anno il deflusso naturale. Ora
l'Enel, per esigenze di immagine, apre 5 volte, anche in notturna.
E già che ci siamo: fuochi d'artificio e musica. Ma è inseguendo
emozionalità pura e spettacolarizzazione che si valorizza la
montagna? Intanto in Val Seriana si va avanti per questa strada: si
promuove l'uso dell'elicottero come fosse una giostra e si progetta di
portare masse escursionistiche sulla vetta della Presolana. leggi
tutto
(19.08.12)
Aggressione legalizzata (o tollerata) alla montagna (Bg)
In questi giorni su certi sentieri dell'alta vel
Brembana ho incrociato più moto che escursionisti. Una pratica vietata
ma tollerata. Se poi pensiamo che mei prossimi giorni si organizzeranno
anche delle gare di enduro e motocross... Tutte cose non solo tollerate
ma anche incoraggiate dalle amministrazioni (che poi si riempiono la
bocca di ambiente e sostenibilità). E gli ambientalisti dove sono?
(03.02.12)
Valtellina: Patrizio del Nero, il politico della "montagna da
bere" al capolinea
L'articolo di ieri su La Provincia ha avuto l'effetto
di un rintocco di campane a morto per Patrizio Del Nero. Sfiduciato
quale presidente del consiglio provinciale (anche a seguito della
vicenda del Parco eolico) ora è sfiduciato anche come "manager" dal Cda
del Distretto agroalimentare per via del fallimento della Mostra del
Bitto. E come se non bastasse c'è la vicenda di Fly emotion il Luna
Park della montagna con la ditta trentina che non è mai stata pagata
per il lavoro eseguito
(29.02.12) NO TAV: quando la montagna è espropriata
anche della protesta
Il movimento No TAV è diventato un pretesto per gli
estremisti in servizio permanente effettivo. Chi imbratta i muri
di Milano (foto mia a fianco) o organizza i blocchi a Lecce parla in
nome di una valle che non sa nemmeno dove si trovi. Le Terre alte le
loro battaglie le vogliono combattere con la partecipazione e la non
violenza
(12.01.12)
Circo bianco a tutti i costi. Proteste in alta val Seriana
(BG) ma anche a Milano
Una stagione con poca neve e temperature elevate
riapre la discussione sulla sostenibilità dell'industria dell"oro
bianco". Una monocoltura che ha imposto un modello di sviluppo
distorto e dipendente alla montagna. La protesta degli abitanti di
Cassiglio e Valbondione che si vedono "rubare" le neve per portarla
assurdamente in una Milano dalle temperature di inizio primavera
diventa il simbolo di una reazione (che va ben al di là di 5mile mc di
neve artificiale).
redazione@ruralpini.it
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