In
data odierna i militari del Gruppo
Carabinieri Forestale di Brescia, a seguito di ordinanza del
G.I.P. del
Tribunale di Cremona Dott.ssa Elisa Mombelli, hanno concluso
l’esecuzione di
una serie di sequestri preventivi finalizzati al confisca di beni e
liquidità
per un valore pari a oltre 1 milione e 800.000 euro, a carico di due
imprenditori
agricoli originari del cremonese.
Il
reato contestato nei confronti di
detti soggetti è la truffa aggravata ai danni dello Stato,
relativamente all’indebita
erogazione di contributi europei destinati all’agricoltura, realizzati
grazie
all’attività di alpeggio nelle annate comprese tra il 2013 ed il 2017.
L’indagine
nasce gemella a quella della
Procura di Bergamo che poche settimane fa ha portato a sequestri di
beni per
circa 500.000 euro a carico di alcuni imprenditori bergamaschi,
affittuari di
Malga Zumella del Comune di Paspardo e Malga Frisozzo del Comune di
Cimbergo:
unico elemento comune però tra queste due compagini di truffatori è la
coesistenza sugli alpeggi del territorio comunale di Cimbergo.
In
questo secondo caso gli alpeggi
interessati sono quelli di Alpe Marmor, territorio che ricomprende
tutta la
conca del Volano a partire da poco oltre il rifugio De Marie sino alle
creste
sottostanti il bivacco Macherio e il Tredenus.
Il
copione è quello già noto: a
seguito delle segnalazioni da parte di alcuni allevatori locali,
avevano avvio da
parte della Stazione Carabinieri Forestale di Breno, a partire
dall’estate
2016, una serie di controlli sui terreni di Alpe Marmor di Cimbergo. Su
detti
terreni, sia nel 2016 che nel 2017, degli oltre 200 ovi-caprini
presenti sui registri
di alpeggio non è mai stata trovata traccia, con un pascolamento solo
su “carta”
che se non rendeva certo benefici ambientali al territorio, risultava
ottimamente funzionale all’emungimento di enormi somme di denaro
pubblico.
A
ciò si aggiunga che la maggior parte
degli ettari dichiarati in alpeggio al fine di conseguire i contributi
della
P.A.C. di fatto non esistevano: tramite apposite perizie infatti detti
i
imprenditori agricoli avevano magicamente trasformato ampie aree di
inaccessibili boscaglie in pascolo arborato, differenza questa
sostanziale che
ha permesso di incrementare notevolmente le erogazioni pubbliche.
Inoltre
detti imprenditori agricoli,
grazie allo spacchettamento dei Titoli della PAC e delle superfici a
loro in
uso su più aziende, attraverso l’utilizzo di prestanome, raggiravano
abilmente
i limiti previsti dalla normativa nazionale relativi al tetto massimo
di
contributi percepibili per singola azienda agricola, massimizzando
ancora una
volta in modo fraudolento quanto percepito.
L’attività
truffaldina delle aziende
indagate si estendeva oltre che sulla conca del Volano sugli altri
alpeggi di
proprietà del Comune di Cimbergo ma in territorio trentino, in Comune
censuario
di Daone (TN) nonché su ulteriori vastissime superfici distribuite al
nord e
centro Italia.
La
misura cautelare disposta dal
G.I.P. di Cremona giunge pertanto in esito ad una lunga e complessa
attività di
indagine che inizialmente incardinata presso la Procura di Brescia con
titolare
il P.M. Ambrogio Cassiani ha visto il successivo trasferimento per
competenza
territoriale alla Procura della Repubblica di Cremona con titolarità
della
stessa al P.M. Milda Milli.
L’esito
complessivo di entrambi i
filoni di indagine sulle truffe in alpeggio, ovvero quello della
Procura
bergamasca e quello della Procura cremonese, entrambe generate a
partire dal
territorio di Cimbergo e condotte dalla Stazione Carabinieri Forestale
di Breno,
lascia emergere un quadro alquanto preoccupante, con i territori e
l’agricoltura di montagna, già di per sé dotati di un fragile
equilibrio,
sottoposti ad un vero e proprio assedio da parte di truffatori e
speculatori,
unicamente interessati ai cospicui contributi pubblici a fondo perduto
percepibili nelle attività di alpeggio.
Un
fenomeno quello rilevato che genera
danni enormi alla collettività, oltre che sotto il profilo erariale
(complessivamente le due indagini hanno accertato una frode di circa 2
milioni
e mezzo di euro), sotto il profilo sociale e ambientale.
È
chiaro infatti che in sede di bando
per le superfici di alpeggio nessun allevatore onesto è in grado di
competere
con i canoni proposti da questi speculatori che di fatto non hanno
spese, non
possedendo nella realtà nessuna stalla o sede aziendale, nessun capo di
bestiame, nessun dipendente o mezzo agricolo.
Si
rileva inoltre che il mancato
pascolamento delle superfici, porta in montagna alla naturale invasione
dei
pascoli da parte di specie arboree ed arbustive infestanti quali ontano
verde e
rododendro che portano in pochi anni alla perdita irreversibile del
patrimonio
pascolivo.
Regione
Lombardia, al fine di limitare
proprio questi fenomeni ha recentemente pubblicato delle nuove linee
guida per
la gestione degli alpeggi, inserendo apposite clausole nella procedura
di
concessione degli alpeggi che però ad oggi risultano ancora ampiamente
disattese
da molte amministrazioni comunali concedenti.
Si auspica pertanto nel futuro una
maggiore attenzione a questa importante risorsa della montagna, troppo
spesso
considerata da parte di amministratori poco lungimiranti un bancomat od
una
inutile voce di spesa.
I "pascoli" di Marmor, in comune di Cimbergo