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Inforegioni/Forte interesse per 'Sentire l'aria'

 

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Ancora in terra biellese (16.11.10)

 

Sentire l'aria (15.11.10)

 

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26.10.10) Da Biella a Rovato (Bs) si parla di giovani pastori. La scorsa settimana Cota aveva detto che ....

Domani a Biella viene presentato il libro 'Sentire l'aria' che racconta la storia di Andrea, ragazzo di 16 anni figlio di un medico e di un'insegnante che decide di diventare pastore transumante(foto di A. Taglier + DVD del film di E. Cecconello)

www.sentirelaria.it/ ). Il film sarà presentato ufficialmente il 12 novembre. Domenica a Rovato (Bs) nell'ambito della Mostra della pastorizia si parlerà in modo concreto dei problemi dei pastori grazie anche al nuovo interesse delle istituzioni (Regione Lombardia e ERSAF) per questo settore. In particolare si discuterà di come lanciare una Scuola pratica per pastori e aiuto-pastori. Il tutto mentre Cota, inaugurando il Salone del gusto a Torino, ha detto che "bisogna investire in formazione per favorire il ritorno dei giovani in agricoltura". Troppi segnali concomitanti per non sperare che qualcosa stia veramente cambiando. leggi tutto

 

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Il tutto condizionato da un futuro incerto per colpa della presenza stabile dei lupi. Che in Valle Stura di Demonte hanno già messo in grave difficoltà la pastorizia e rischiano di affossarla completamente 'bruciando' progetti, energie, passione, impegno

 vai a vedere

 

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Erano in quindici i pastori dell'Associazione pastur de Blin prima  dell'arrivo del lupo. Pastori giovani, che restavano su in montagna tutto l'anno (siamo a 1.600 m). Una risorsa 'rara'. Oggi ne sono rimasti 1-2. Gli altri hanno smesso o sono passati alle vacche da carne. Qualcuno tiene ancora qualche capra o pecora. Ma c'è voglia di reagire e di farsi sentire leggi tutto

 

(11.08.10)  Cuneo. Ora si pensa anche al pastore e non solo al lupo

Ieri mattina a Monterosso Grana (CN) si è svolta la conferenza stampa di presentazione del progetto della Regione Piemonte 'Sostenibilità dell'allevamento pastorale in Piemonte'. L'iniziativa, intrapresa per impulso dell'assessore Claudio Sacchetto e affidata al Dip. di scienze zootecniche dell'Università di Torino,  è finalizzata a riequilibrare le tante attenzioni e le risorse dedicate alla 'conservazione e gestione' del lupo. E' prevista una serie di interventi mirati a sostenere la un'attività di grande (ma ancora scarsamente riconosciuto) valore ecologico, sociale e culturale. Un'attività messa ulteriormente e pericolosamente in crisi dalla diffusione del predatore. leggi tutto

 

 

 

"Sentire l'aria" è un libro fotografico (fotografie di Andrea Taglier) ed un film (di Manuele Cecconello - Prospettiva Nevskij). Qui le informazioni e l'indirizzo e-mail per richiederlo, ma lo potete anche trovare ed ordinare nelle librerie. Libro fotografico + DVD costano 60 euro.

 

(17.11.10) La sala di Palazzo Ferrero il 12 novembre non ha potuto accogliere tutti coloro che volevano assistere alla presentazione

 

Tanto pubblico a Biella per il film sulla storia di Andrea, giovanissimo pastore transumante

 

di Michele Corti (foto da pascolovagante.splinder.com)

 

Il successo di  film di nicchia che tratta di una realtà apparentemente 'marginale' merita più di una riflessione sociologica. Ma al di là dell'interesse per il tema è anche il valore espressivo dell'opera - lontana dalla oleografia - che può farne un 'caso culturale'.

 

Dopo la straordinaria affluenza alla serata di presentazione del film, tenutasi il 12 novembre scorso presso la sede di Palazzo Ferrero, la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella ha programmato una proiezione speciale di "Sentire l'aria" all'auditorium di Città Studi per sabato 4 dicembre alle ore 21. Venerdì 12 non solo molta gente è rimasta in piedi (vedi foto sotto) ma parecchie persone, venute appositamente a Biella anche da lontano, non sono potute entrare nella sala. E pensare che gli organizzatori temevano una scarsa affluenza!

 

 

 

Sul come si è svolta la serata, sulla presenza dei pastori, sulle reazioni del pubblico e la comprensibile emozione di Andrea, protagonista assoluto del film (nella foto sotto mentre riceve l'applauso del pubblico) rimando alla cronaca di Marzia Verona che, da paladina dei pastori piemontesi, non poteva certo mancare a questa grande occasione (Sentire l'aria 15.11.10). Io non essendo stato presente a Biella alla 'prima' (ma ci faccio un pensiero per la 'seconda') posso raccontarvi del film avendo visto 2-3 volte il DVD che l'autore mi ha gentilmente fatto recapitare in anticipo rispetto all'evento biellese.

 

 

 

 

La storia di Andrea

 

'Sentire l'aria' non è un film 'sulla pastorizia transumante'. É la storia di un ragazzo, di Andrea, che a sedici anni abbandona la scuola per seguire il richiamo di una vocazione insopprimibile (il ragazzo già allevava per pura passione qualche pecora e altri animali). La storia di questo ragazzo ci permettere di vedere alcuni aspetti della transumanza senza i filtri della retorica che anche alcune opere recenti non hanno saputo evitare (quella alla 'quassù gli ultimi' per intenderci). E così, pur raccontando anche altre cose (sulla scuola, sui ragazzi sul rapporto ambiguo tra montagna e pianura) Manuele Cecconello con 'Sentire l'aria' ha realizzato un bel film 'anche' sulla transumanza. Forse proprio perché non ci sono i 'fiumi di pecore', non c'è un minuzioso catalogo etnografico delle pratiche pastorali vecchie e nuove, perché non è una 'testimonianza' pietistica dei nuovi e vecchi problemi della pastorizia.

 

La lana di Andrea

 

'Sentire l'aria' è un film-documentario di 110' che risponde a una precisa ispirazione narrativa ma, al tempo stesso, anche a finalità promozionali che non inficiano per nulla il valore artistico e la 'presa' dell'opera. Realizzata con un finanziamento della Camera di Commercio di Biella, l'opera, si inserisce infatti nelle azioni di 'valorizzazione delle lane autoctone'.  Anche nella parte finale, quando la lana del giovanissimo pastore diventa materia prima della filiera, non si spezza il filo della 'storia'. La storia della lana, tra manipolazioni industriali e materia di artigianato di qualità, ci appare interessante e coinvolgente perché sappiamo che è la 'lana di Andrea'. Vediamo Andrea che si reca in Francia al Festival della lana, all'esposizione delle 'Lane d'Europa' e accarezza i bioccoli della lana delle pecore biellesi. E non è una 'messa in scena'.  Rispecchia il fatto che il ragazzo si sente partecipe e consapevole, nonostante la giovanissima età, di essere protagonista (si potrebbe azzardare: 'testimonial' se non fosse termine abusato) di un 'modo nuovo di fare pastorizia'. Che implica un ruolo definito, riconosciuto nell'economia locale, nel mantenimento del territorio, nella riproduzione di valori materiali e simbolici in cui una comunità si rispecchia. E se la gente di Biella ha affollato la presentazione del film credo che sia contato anche questo fatto: la gran voglia di una città - anche di chi col tessile, e tantomeno con la pastorizia, non ha nulla a che fare - di ribadire una vocazione, un'identità che deriva anche da una certa collocazione geografica tra i monti e il piano oltre che da una lunghissima storia di pecore e di lana.

 

L'autoriflessività semplice ma chiara e sincera di Andrea

 

Nelle interviste che intercalano i capitoli del film Andrea esprime chiaramente la volontà di essere un 'pastore moderno'; con semplicità ma anche con convinzione. Può farlo perché i suoi due anni di 'iniziazione' alla vita del transumante sono stati una scuola di vita 'intensiva', molto più stimolante della scuola.  Certo dura, ma a un ragazzo di sedici anni che stravede per gli animali, per gli spazi aperti le fatiche fisiche non pesano. Le ore sotto la pioggia non lo immalinconiscono: è con le pecore, ha un lavoro impegnativo che richiede valutazioni ponderate, responsabilità, tante conoscenze. C'è spazio per pensare certo, ma non per fantasticare.

Andrea ha imparato a condurre un gregge, a medicare le ferite, a vendere gli agnelli, a gestire la 'logistica' (non facile) della transumanza. Mentre la pedagogia delle mura scolastiche e dei banchi (non a caso oggetto di emblematiche riprese all'inizio e la fine del film) si è rivelata inefficacie, la 'pedagogia della transumanza' ha fatto miracoli.

Le interviste con Andrea iniziano solo prima della discesa dall'alpeggio e della fatidica 'divisione del gregge' tra lui e il suo mentore, lo 'storico' pastore Niculìn. La serie delle interviste è scandita attraverso le fasi dell'inizio del 'vagantivo' in pianura, dell'inverno e del successivo ritorno 'in paradiso' (in alpeggio) l'anno successivo.

 

Il senso del tempo e del cielo

 

I capitoli iniziali del film aiutano a immergersi in una dimensione della pastorizia fuori dalle oleografie; una pastorizia che si muove con difficoltà i malinconici 'pori' verdi della pianura (preziosi per le pecore comunque). Si tratta di una pianura costellata di segni dell'archeologia industriale, di elettrodotti, di miseri filari di robinia, dove il segno dominante della 'società dei servizi' sono i grandi centri commerciali. Alpeggio e pianura sono due termini complementari ma mentre una montagna sempre più abbandonata diventa il 'regno incontrastato del pastore' la pianura - sempre là sullo sfondo - rappresenta una necessità, un qualcosa di inevitabile ma molto problematico. Nei primi capitoli del film ci sono scene che possono apparire di lunghezza interminabile per gli spettatori schiavi dei 'ritmi frenetici' (della vita come dei film).  Così all'inizio del film Niculìn è ripreso per lunghi minuti immobile sotto la pioggia come una statua, appoggiato al lungo bastone-puntello.

Ci sono anche le scene che potrebbero apparire un indulgere onirico sulle nuvole, la nebbia, l'oscurità, i giochi di luce. Però non c'è la ricerca della fotografia 'pittorica' che rischia di sovrapporsi al ritmo narrativo. Il ritmo è lento ma è quello dei silenzi vissuti dai pastori, del lavoro che si protrae quando è buio, dei pasti frugali al lume della lampada a gas o di una candela. Il cielo sopra la testa e le nuvole ci impongono di pensare alle nostre vite che scorrono senza neppure vedere il cielo come se tutto quello che succede nell'aria e nel cielo, gli effetti serra, i buchi dell'ozono, le perturbazioni sempre più violente indotte dal cambiamento climatico non si ripercuotesse sulla nostra vita (come sbagliamo!) L'impressione è di una narrazione sobria, senza sbavature. Lentezza, tempi e silenzi (in definitiva abbastanza limitati) indispensabili, funzionali.

 

La saggezza di un diciassettenne

 

Anche se, come premesso, non c'è il 'catalogo' delle mansioni del pastore quando Andrea parla le sue parole acquistano significato grazie a quello spaccato di vita di un pastore transumante che abbiamo potuto coglie nelle scene della prima parte del film. Andrea che parla come un vecchio pastore, pacato ma sicuro del fatto suo sul modo di far 'girare' le pecore diventa così credibile. Abbiamo visto i suoi gesti, le sue mani, sentito la sua voce al lavoro prima che essa dia fiato ai 'discorsi 'su di sé e sulla sua realtà.

Lascia il Niculìn presto ma solo quando si sente pronto ad assumersi la responsabilità di condurre un gregge tra gli alpeggi e le baragge passando inevitabilmente nella giungla d'asfalto con le pecore che brucano negli spartitraffico delle immense rotonde dei 'centri commerciali'. Responsabilità non da poco far sfilare incolumi pecore, asini, cani in mezzo al traffico. Ma questo è solo il lato più spettacolare delle difficoltà del 'vagantivo': ci sono i divieti, le aree inquinate, i confini immateriali ma ferrei tra le aree di influenza dei pastori. Andrea diventa grande in fretta nella società dei 'bamboccioni'. Vediamo questo ragazzo che lavora con calma (per esempio quando prepara un numero impressionante di piccoli cumuli di fieno sulla neve) che 'fa le unghie' alle pecore con calma e sicurezza, che comanda con competenza ai cani.

Andrea è un ragazzo del suo tempo, che sfreccia in scooter, ma che pensa anche che occuparsi di pecore, di montagne, di carne e di lana non sia una cosa nostalgica da 'alternativi' (è troppo giovane per avere certe inclinazioni). Pensa che sia una scelta non certo comune ma 'normale'. Forse ciò ci aiuta a capire che, invece, non è 'normale' la cementificazione disordinata della pianura, l'abbandono degli alpeggi, la lana che assume valore economico 'negativo'.  In un mondo che vuole recuperare la 'normalità' (prima che sia troppo tardi) ridare significato alla pastorizia diventa utile, necessario, 'normale'.

 

Non c'è tempo per la gloria

 

Ma il film farà bene ad Andrea e ai suoi colleghi? Loro pensano di sì e noi siamo d'accordo con loro. Indurrà a riflettere un po' di più quando si incrocia il gregge sulle strade e forse servirà anche a far rientrare maggiormente dopo secoli i pastori in un circuito economico non più 'marginale' in forza della pluriutilità della loro attività fatta di servizi ecologici, prodotti, valori simbolici. Intanto possiamo constatare che Andrea non si è certo montato la testa. Il giovanotto delle ultime scene del film nella sala della proiezione è tornato un ragazzo un po' intimorito da tanti riconoscimenti. E il giorno dopo Marzia Verona l'ha immortalato in piena azione, alla testa della sua truppa di capre, pecore e asini alle prese con il traffico della città. Auguri Andrea.

 

 

 


 

 

 

 

 

                   

 

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