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(10.01.15) Laura
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Clorpirifos
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DDT
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l'agricoltura. Ci vollero decenni per capire che il DDT si stava
accumulando anche nel grasso degli orsi polari e che le sue
caratteristiche di persistenza, bio-accumulo, tossicità
rappresentavano una pesante minaccia. Però l'esperienza del DDT non
pare essere stata messa a frutto. leggi
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I
pesticidi sono una chiave di volta
del sistema di potere mondiale
(19.12.14) Sui pesticidi si gioca
una partita che riguarda il potere mondiale,il controllo del cibo.
Smontare il modello di agricoltura high input - low price - high
pollution significa mettere in discussione i centri del potere
globali. Solo la chiarezza delle poste in gioco e la radicalità di
un movimento pacifico mondiale possono contrastare il controllo
crescente da parte delle multinazionali della terra, del cibo, della
vita. Non è facile lottare contro chi ha mezzi enormi per
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Dalla
val Venosta un messaggio di
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(27.09.14) Il risultato referendario
di Malles che con ben il 76% degli aventi diritto al voto ha detto no
ai pesticidi chimici in alta Val Venosta è per l’Europa tutta una
grande lezione di civiltà arrivata da parte di un popolo che, tra
non poche insidie, ha saputo autodeterminarsi a difesa della propria
salute Laura Zanetti (Ruralpini) e Adriano Rizzoli (Ecce
Terra) hanno intervistato Johannes Fragner-Unterpertinger,
farmacista e portavoce del Comitato promotore per un Comune di Malles
libero da pesticidi. Uno stimolo per organizzare iniziative in altri
comuni e in altre regioni
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pesticidi ... viaggiano
(30.07.13) Eloquenti i risultati di
uno studio condotto dal Servizio Geologico degli Usa sulla
presenza dei pesticidi nei tessuti delle rane dei Parchi nazionali
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(26.07.13) Una testimonianza in diretta
dai colli del Prosecco dove i pesticidi si irrorano ancora con
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scientifici apparsi negli ultimi giorni mettono drammaticamente in
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(24.04.13) I bollettini emanati
dagli enti pubblici consigliano di trattare meli (e non solo) con un
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dall’impollinazione animale. leggi
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Articoli per argomenti
|
Per una Svizzera senza pesticidi
di
Michele Corti
Una
notizia clamorosa e dal valore storico: la Cancelleria federale
svizzera ammette il referendum del
comitato "Per una Svizzera senza pesticidi sintetici". Iniziativa per
abolire completamente l'uso
dei pesticidi e l'import di prodotti al pesticida. Frutto della
democrazia svizzera che consente il referendum propositivo di modifica
della
costituzione. Nell'articolo ricordiamo il referendum italiano fallito del 1990 e le
iniziative possibili in Italia sul fronte della liberazione
dell'agricoltura dai pesticidi
(11.12.16)
La
Svizzera non smette di dare lezioni in tema di democrazia diretta e
di ecologismo concreto. Una lezione tanto più significativa dopo la
vicenda italiana del referendum sulla contro riforma costituzionale
che ha visto una grande partecipazione al voto e un pronunciamento
chiaro nel senso della difesa della democrazia ma che ha sottolineato
come il popolo in Italia possa intervenire sul processo legislativo
in modo limitato.
Democrazia
diretta
In
Svizzera il referendum di
iniziativa popolare può riguardare anche le modifiche della
costituzione federale. Così essa è sottoposta a una revisione
dinamica (e senza drammi) con un significativo apporto da parte
delle iniziative referendarie. All'art. 192 della costituzione
federale svizzera si afferma il principio che:
La
presente Costituzione può essere riveduta in ogni tempo, interamente
o parzialmente. Il popolo può anche proporre la revisione totale
della Costituzione e se il Popolo si pronuncia per la revisione
totale, si procede alla rielezione delle due Camere (art. 193).
Il
differenziale di quoziente di democrazia tra la carta elvetica e
quella italica è incommensurabile.
Per
una Svizzera libera dai pesticidi
Va
premesso che la Svizzera è da tempo incamminata su una strada di forte
espansione dell'agricoltura bio che la vede seguire l'esempio
dell'Austria. Nel Canton Grigioni le aziende bio sono il 50% e nella
val Poschiavo (geograficamente valtellinese) il bio arriva al 90%.
Desta comunque scalpore la
notizia che la proposta di referendum presentata dal comitato
«Per una Svizzera senza pesticidi sintetici» l’8 novembre 2016 ha
superato l'esame della Cancelleria federale e che dal 29 novembre si
stanno raccogliendo le firme. Si tratta di un paese al cuore
dell'Europa (anche se fortuna per esso fuori da una UE agli antipodi
dai principi democratici) La raccolta firme si concluderà il 29
maggio
2018. I promotori hanno 18 mesi per raccogliere 100 mila firme. Nel
caso di successo della raccolta firme al referendum può essere
presentato anche un controprogetto da parte dell'assembea federale .
Nel caso passerebbe il progetto che otterrebbe la doppia maggioranza
sia
degli elettori che dei cantoni. Va infatti tenuto presente che la
Svizzera è una vera federazione e non sarebbe ammissibile un voto che
passa in una minoranza di cantoni sia pure con una maggioranza di
elettori.
Il
plurilinguismo svizzero. Le lingue ufficiali sono quattro (Tedesco,
francese, italiano, romancio. Ma la lingua parlata (e spesso anche
scritta) differerisce da quelle standard
Ma
cosa chiedono coloro che vogliono
abolire i pesticidi dalla faccia dell'agricoltura svizzera? In
concreto l'inserimento all'art. 74 della costituzione federale di un
nuovo comma. L'articolo attuale è così formulato:
Art.
74. Protezione
dell'ambiente
1.
La Confederazione emana prescrizioni sulla protezione
dell'uomo e del suo ambiente naturale da effetti nocivi o molesti.
2.
Si adopera per impedire tali effetti. I costi delle
misure di prevenzione e rimozione sono a carico di chi li ha causati.
3.
L'esecuzione delle prescrizioni compete ai Cantoni, per
quanto la legge non la riservi alla Confederazione.
Il
referendum propone di aggiungere:
2bis.
L’utilizzazione
di pesticidi sintetici nella produzione agricola, nella
trasformazione dei prodotti agricoli e nella cura del suolo e del
paesaggio è vietata. L’importazione
a fini commerciali di derrate alimentari contenenti pesticidi
sintetici o per la cui produzione sono stati utilizzati tali
pesticidi è vietata.
Cosa
dire? Più chiaro di cosi! In ogni caso non sarà una battaglia facile
perché se è vero che la Svizzera è il paese della democrazia diretta
più avanzata è anche vero che è anche sede delle alcune delle più
famigerate multinazionali.
I promotori si rendono ovviamente conto
che è indispensabile un'attuazione graduale di questa rivoluzione e
hanno previsto delle misure transitorie che prevedono un periodo di
10 anni per l'entrata in vigore del bando dei pesticidi.
Alle
disposizioni transitorie (art. 197 della Costituzione federale
recante Disposizioni
transitorie successive all'accettazione della Costituzione federale
del 18 aprile 1999) si
aggiunge così un nuovo comma
12.
Disposizione transitoria dell’art. 74 cpv. 2bis
1.
La legislazione di esecuzione dell’articolo 74 capoverso
2bis entra
in vigore entro dieci anni dall’accettazione di questa disposizione
da parte del Popolo e dei Cantoni.
2.
Il Consiglio federale emana provvisoriamente le disposizioni di
esecuzione necessarie mediante ordinanza, provvedendo ad assicurare
un’attuazione progressiva dell’articolo 74 capoverso 2bis.
3. Fintanto che l’articolo 74 capoverso 2bis non sia interamente
attuato, il Consiglio federale può autorizzare provvisoriamente derrate
alimentari non trasformate contenenti pesticidi sintetici o per la cui
produzione sono stati utilizzati tali pesticidi soltanto se sono
indispensabili per far fronte a una minaccia fondamentale per l’uomo o
la natura, in particolare a una grave situazione di penuria o a una
minaccia eccezionale per l’agricoltura, la natura o l’uomo.
E in Italia? Il precedente del fallito referendum del
1990
Anche
in Italia il tema pesticidi è stato oggetto di referendum. Ben 25
anni fa. Ma non fu un merito. Perché il velleitarismo e
l'ideologismo ottenne come risultato che quello fu il primo
referendum azzoppato dal mancato raggiungimento del quorum. Perché
non passò? Innanzitutto va osservato che non avendo il popolo
diritto di iniziativa legislativa ma solo diritto di abrogare le
leggi approvate dalle camere, il quesito referendario non poteva
essere formulato in termini chiari. Si voleva abrogare
– per costringere il legislatore a stabilire una nuova norma – la
norma che consentiva al Ministro della Sanità il potere di stabilire
quale fosse il limite oltre il quale un dato prodotto cominciava ad
avere effetti nocivi sull'organismo. Il
quesito era così formulato:
Volete
voi l'abrogazione dell'art. 5 della legge 30 aprile 1962, n. 283
"Modifica degli articoli 242, 243, 247, 250 e 262 del testo
unico delle leggi sanitarie approvato con regio decreto 27 luglio
1934, n. 1265: “Disciplina igienica della produzione e della
vendita delle sostanze alimentari e delle bevande",
limitatamente al secondo paragrafo del comma h) che reca il seguente
testo: "Il ministro della sanità, con propria ordinanza,
stabilisce per ciascun prodotto autorizzato all'impiego per tali
scopi i limiti di tolleranza e l'intervallo minimo che deve
intercorrere tra l'ultimo trattamento e la raccolta e, per le
sostanze alimentari immagazzinate, tra l'ultimo trattamento e
l'immissione al consumo"?
I
promotori del referendum si auspicavano che il legislatore, per
colmare il vuoto, si orientasse verso una soluzione che in luogo di
limiti di legge “politici” si basasse su limiti dedotti da
indicazioni medico-scientifiche. La debolezza di un simile approccio
appare evidente se si considera che gli organismi ufficiali (Istituto
superiore di sanità e, oggi, l'EFSA, l'agenzia europea per la
sicurezza alimentare che prende per buone le prove di innocuità
degli ogm fornite dalla Monsanto) si basano – ma sarebbe difficile
che fosse diversamente considerando la logica (politico-legale) che
li informa - su protocolli che non tengono conto del principio di
precauzione ma che, al contrario, si basano sulla dimostrazione
palese (attraverso indagini epidemiologiche o test con cavie di
laboratorio) della tossicità conclamata. Oggi sappiamo che
l'approccio delle agenzie in materia di ricerca delle prove degli
effetti della tossicità di una molecola di sintesi sconta limiti
enormi.
I
danni alla salute, sempre che siano riconosciuti, sono acclarati con
molto ritardo rispetto all'introduzione nelle catene alimentari della
molecola di sintesi in ragione della necessità di accumulare nel
tempo evidenze statistiche sufficienti. Nei fatti quando si arriva a
“criminalizzare” una molecola, sono decaduti i brevetti o gli
organismi bersaglio (malerbe, insetti, funghi) sono divenuti ad essa
resistenti tanto che alla multinazionale che l'ha brevettata conviene
mettere sul mercato un'altro principio attivo. Detto in termini
facilmente comprensibili è necessario che muoia o comunque si ammali
un notevole numero di persone prima che un qualsiasi prodotto di
sintesi venga additato come pericoloso. Vi è poi l'annosa questione
dell'effetto cocktail. Gli organismi viventi, i consumatori primari o
secondari contaminati dalla tale molecola chimica non sono esposti
solo a una sola molecola, ma a un insieme di molecole tossiche,
genotossiche, cancerogene ecc. La logica dei “limiti di legge” e
delle prove tossicologiche è irrimediabilmente impotente a tutelare
la salute su questa base. Oggi, a differenza del 1990, sappiamo che
molecole per lungo tempo ritenute innocue o poco pericolose sono
distruttori endocrini, sono causa di danni a livello epigenetico che
si traducono in cancro e altre malattie degenerative. Dopo decenni di
indagini si sono accumulate evidente che alcuni pesticidi possono
spiegare la riduzione della fertilità umana, l'aumento di malattie
metaboliche, neuro degenerative, comportamentali. Posso ridurre
l'intelligenza dei bambini. Se la speranza di vita sana è in
diminuzione (mentre i media della finanza continuano a sbandierare
l'aumento della vita media) è perché la contaminazione dell'aria e
del cibo è aumentata. Sono diminuite le forme più grossolane di
inquinamento, sono aumentate quelle più subdole, quelle che fanno si
che l'esposto (si chiama così il cittadino avvelenato in nome del
profitto), attraverso i suoi gameti “ammalati”, avrà figli,
nipoti, pronipoti più suscettibili al cancro e alle malattie
neurodegenerative, meno intelligenti, meno fertili.
Nel
1990 al referendum anti-pesticidi vennero mancare consensi anche a
seguito di un'impostazione ideologica. Era inserito in un
pacchetto di tre referendum di
chiara marca ideologica promossi
dagli ambientalisti e dalla sinistra: Partito
Radicale,
dai Verdi,
dal Partito
Comunista Italiano,
da Democrazia
Proletaria,
da Sinistra
Indipendente,
da Lega
Italiana Protezione Uccelli,
da Legambiente e
(solo per i due quesiti sulla caccia)
dal Psi. Era
espressione di un
ambientalismo chiaramente ideologico, di matrice urbana che lasciava
diffidente larga parte dell'elettorato “moderato” che negli anni
successivi si sarebbe in larga misura allineato ad un consenso ambientalista sempre
più generale (ma anche sempre più ambiguo). Un elettorato che,
però, al di fuori degli schieramenti politici divenne sempre più
“trasversalmente” un consumatore bio, un riciclatore.
Unire il
tema dei pesticidi a quello della caccia fu un grave errore perché
mobilitò non solo il mondo venatorio ma anche quello agricolo (dove
la componente bio era allora una minoranza “marziana”). Quanto
sia stato un errore insistere con l'abolizione della caccia che in
nessun altro paese del mondo è perseguita dai movimenti ecologisti
lo si capisce oggi a posteriori. Con i cinghiali (e altra fauna
nociva) che entrano nelle città, con il moltiplicarsi di incidenti
stradali anche mortali per impatto con esemplari di fauna selvatica,
con i danni enormi all'agricoltura che eccedono la capacità di
indennizzo degli enti preposti (senza contare che gli agricoltori non
“professionali” non sono indennizzati da tempo) anche gli
ambientalisti (tranne le frange fanaticamente animaliste) si guardano
bene in mente di riprovare ad abolire la caccia. Si limitano a
impedire la revisione di una legge (157/92) che “tutela” in modo
assurdo anche la fauna dannosa e che ha provocato – in forza delle
limitazioni spesso capziose dell'attività venatoria – la tendenza
alla prossima estinzione del cacciatore.
La
battaglia si sposta sul piano locale
L'ambientalismo
istituzionale, però, non si sogna nemmeno di tornare alla carica sui
pesticidi. Entrato in legami sempre più stretti con i poteri forti
grazie alla “green economy” e alle speculazioni sulle finte
energie rinnovabili, ha perso anche quello che c'era di buono in
quella carica ideologica del passato. Per questo motivo in Italia le
iniziative contro i pesticidi, a differenza della Svizzera, sono
portate avanti a livello locale. Anche se non è facile.
A Malles, in
val Venosta, nel 2014 il referendum comunale per la messa al bando
dei pesticidi (69% di votanti, 75% di SI) è stato insabbiato prima
dal consiglio comunale (vai
all'articolo) che aveva
fatto mancare il numero legale alla sua
ratifica poi dal Tribunale di Bolzano con una sentenza in sede civile
del maggio di quest'anno. Nel frattempo, però, il comune di Malles
come altri in Italia, ha introdotto un regolamento molto restrittivo.
Nel 2012 il Tar di Trento (vai
all'articolo) aveva
sostanzialmente respinto il ricorso contro un
regolamento del genere del comune di Malosco in val di Non (la valle
di Melinda e della monocoltura della mela con largo ricorso ai
pesticidi) . L'esempio di Malles ha però messo in moto un movimento
(tutto giocato a livello locale) che ha coinvolto aree vicine al
Trentino-Alto Adige come il bellunese o lontane come il Salento. Di
particolare interesse la campagna “Liberi dai veleni” lanciata in
provincia di Belluno. Qui, dopo il capoluogo, il secondo comune della
provincia, Feltre, ed altre amministrazioni hanno adottato nelle
ultime settimane regolamenti restrittivi sull'onda sia del successo
di alcune esperienze di agricoltura bio ma anche all'espansione
di meleti chimici (per opera di imprenditori del Trentino-alto adige)
e della monocoltura viticola del Prosecco.
Vedasi Gazzetta
Ufficiale Svizzera (ITA)
https://www.admin.ch/ch/i/pore/vi/vis471t.html
e/o Gazzetta
Ufficiale Svizzera (ITA)
https://www.admin.ch/opc/it/federal-gazette/2016/7519.pdf
Schweizerisches
Bundesblatt (DEU)
https://www.admin.ch/opc/de/federal-gazette/2016/8433.pdf
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