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Articoli correlati
Capramica (da sabato 8 la mostra a Bergamo alta)
(04.10.16)
La mostra consiste in
un percorso didattico, la scoperta di una lunga storia di
simbiosi tra l’uomo e un animale. La capra ha accompagnato e
assecondato la colonizzazione umana del pianeta, ha svolto un ruolo
chiave per la sopravvivenza di molte comunità ma è stata anche
stigmatizzata quale animale “nocivo”. Questi paradossi aiutano a
riflettere sul ruolo svolto dagli animali nell’evoluzione delle società
umane guardando attraverso il passato l’oggi (con il revival
“postmoderno”della capra. Il percorso prevede il "dialogo" tra la
mostra (pannelli e oggetti) e dei laboratori. Info all'articolo
A
Monno, in alta Valcamonica Fenfesta 7a edizione
(08.08.16) Con la settima edizione la Fenfesta
di Monno, nata nel 2008, si conferma quale esperienza di
riferimento nelle alpi lombarde. Altre località hanno organizzato
eventi analoghi ma senza continuità. L'interesse per la
falciatura a mano con la ranza/fòlc è però in crescita e si
pensa a organizzare un circuito coordinato, in collegamento con
iniziative in altre vallate lombarde
Una
cultura che si mette lo zaino in spalla (28.06.16)
Con il
"Cammino dei bergamini", grazie all'iniziativa di diversi attori
locali, si è sperimentata una formula di un evento culturale
itinerante per scoprire in profondità un territorio e la sua storia
attraverso quella di coloro che ne furono i protagonisti
Quel
profumo degli antichi borghi alpini (07.06.16)
Un facile
itinerario da Caspoggio (Val Malenco) consente di scoprire
contrade solo pochi anni fa piene di vita. Dove si coltivava, si
svolgeva una vita di relazione. Un patrimonio troppo prezioso per
essere abbandonato ma che richiede idee agricole e turistiche nuove per
rivivere. Contributo di Simona Negrini, una giovane impegnata in
innovative esperienze di sviluppo rurale
I
pastori di Ferrari Bordogna: una mostra da vedere (17.01.16)
Resterà aperta sino al 31 gennaio
la mostra del pittore Andrea Ferrari Bordogna al castello Borromeo di
Corneliano Bertario (Mi). 60 opere a olio in cui i pastori transumanti
si sono riconosciuti. Una vita sotto il cielo al mutare delle stagioni
(mentre gli altri non se ne accorgono)
Milano città d'acque e
di latte (08.01.16)
La sistemazione della Darsena e la bella
mostra Milano
Città d'acque(Palazzo
Morando, Via Sant'Andrea sino 14-02-2016) rappresentano occasioni
perché Milano riscopra anche i legami che le vie d'acqua hanno
storicamente stabilito con i territori vicini ma anche con lontane
valli alpine. Sono legami che riguardano anche l'agricoltura, la
zootecnia, gli alpeggi e il caseificio. Vediamo come.
Festival del pastoralismo cresce e
coinvolge (23.10.15)
Oggi a Bergamo parte l'edizione 2015 del
Festival del pastoralismo. Tra le novità il concorso-finalissima
"Regina delle valli" che domani incoronerà la migliore bovina tra
quelle premiate alle 10 mostre zootecniche della montagna bergamasca.
Donani si inaugura anche la mostra Cargà mut-Vita d'alpeggio sulle
Orobie
Il corno di San Glisente (XIV sec.)
è tornato a suonare (04.08.15)
Il
corno di San Glisente è tornato a suonare il 26 luglio all'eremo
alpestre del santo in occasione della festa tradizionale. Ma questa
estate sta risuonando su altre vette della Val Camonica e delle Orobie.
Un entusiasmo che sta diventando contagioso e che lascia ben sperare su
un diverso approccio (più legato alla realtà odierna, più consapevole,
attivamente culturale e comunitario) alle tradizioni della montagna.
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Iniziative
culturali
Al Festival del pastoralismo
di Bergamo 2016 tiene banco la capra
La mostra
approfondisce lo “strano caso”
della capra, animale oggetto di cicliche ondate di spregio e di
considerazione in relazione alle vicende delle società e culture
umane. Aperta da dal 5 al 27 novembre, cerca di trovare
una spiegazione legata al ruolo della capra nei diversi contesti
rurali e agronomici, ai simbolismi di cui è stata caricata, ai
conflitti sociali e agli orientamenti ideologici che ne hanno sancito
lo status. vengono esplorati aspetti poco conosciuti della storia
sociale dell’allevamento caprino utili a comprendere il revival di
questo intrigante animale a partire dal ’68.
Aperta il venerdì -
sabato - domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18:00
Presso la Sala
comunale dell'ex Ateneo in Piazza Duomo (ingresso secondario Piazza
padre Reginaldo Giuliani) A BERGAMO ALTA
info: cell. 3282162812 festivalpastoralismo@gmail.com
festivalpastoralismo.org/
(08.11.16)
Il Festival, giunto
alla terza edizione, quest'anno è dedicato alla capra. Era giunto il
momento di trattare questo animale, il suo allevamento, i suoi prodotti
in modo retrospettivo, alla luce di una storia del ruolo occupato dalla
capra nelle società e nelle culture dell'uomo. Esercizio di erudizione?
Assolutamente no, perché il fenomeno del ribaltamento - nel corso di
pochi decenni - da un pregiudizio negativo ad uno positivo nei
confronti dell'animale, del suo allevamento, dei suoi allevatori, dei
suoi prodotti, rappresenta un fenomeno interessantissimo.
La storia
sociale della capra rappresenta un esempio trasparente delle
implicazioni culturali, sociali e politiche della produzione
agroalimentare
Un fenomeno che ci aiuta a capire come le relazioni
tra uomo e i suoi animali, i sistemi agricoli, la produzione,
trasformazione, consumo di cibo siano inzuppate di implicazioni
culturali, sociali e politiche. Non prenderne atto e continuare a
pensare l'agricoltura in termini tecnici ed economici non aiuta ad
affrontare problemi enormi che si chiamano insostenibilità ambientale
dei sistemi agroalimentari, sudditanza alimentare. Pensare
l'agricoltura in modo tecnocratico aiuta solo i poteri forti che da
quando esiste la modernità coprono il loro interesse con
l'argomentazione "scientifica". Per capire cosa centri la capra con
tutto questo bisogna considerare che il conflitto sociale sull'uso
delle risorse agroalimentari, agrosilvopastorali è vecchio quanto la
stratificazione sociale e la formazione delle città.
Pochi esponenti della classe dominante hanno affermato
con lucida ferocia tecnocratica il loro interesse di classe
come gli illuministi. Cesare Beccaria è ricordato per le sue
argomentazioni "buoniste" sulla pena capitale ma pochi ne
conoscono il lato ben poco buonista ben espresso quando fu chiamato a
proporre "riforme" (con questo nome si è da allora cercato di far
digerire provvedimenti antipopolari e antidemocratici) sui boschi. Il
Beccaria, che non era solo uno "scrittore" ma era parte dell'apparato
governativo dello stato di Milano asburgico. Nel 1783 propose di
obbligare i comuni a vendere i boschi ai proprietari delle miniere e
degli impianti di lavorazione del ferro (che utilizzavano molto
legname) e di limitare drasticamente l’allevamento caprino.
La politica "anticapre" mirava a togliere ai montanari un
mezzo prezioso di sussistenza in modo da costringerli a diventare
forza lavoro industriale o ad allevare bovini da latte entrando
nell'economia commerciale. Durante il napoleonico Regno d'Italia le
vedute tecnocratiche trovarono piena applicazione tanto che nel 1806
con un "bando delle capre" e nel 1811 con un regolamento generale dei
boschi si cercò di sradicare completamente l'allevamento caprino. Con il
ritorno degli austriaci la politica anticapre venne solo parzialmente
mitigata attraverso la concessione di deroghe ai comuni montani più
poveri ma limitando pesantemente il numero di capre mantenute per
famiglia e "concedendolo" solo a quelle "miserabili".
venne così sancita l'associazione tra capra e
miseria, che si è tradotta nel motto: "la vacca dei poveri" (il titolo
della mostra) e che ha condizionato a lungo l'immagine
dell'allevamento caprino e dei suoi prodotti. L'Ispettore generale dei
boschi, Giuseppe Gauteri, un tecnocrate che restò al suo posto dopo il
cambio di
regime del 1815, nel suo trattato anticapre "Dei
vantaggi e dei danni derivanti dalle capre in confronto alle pecore"
legittimò anche sul piano del gusto la sua avversione per la capra
sostenendo che il formaggio caprino è per "palati rozzi" e per "miserabili" che
intendono risparmiare sul sale. Nel secolo scorso fu un altro
regime ispirato dal giacobinismo (sia pure "di destra") a combattere la
capre.
Nel
1927 il fascism, che aveva già rese più severe le leggi
forestali, lanciò la sua battaglia anticapre (meno nota di quella
del grano o anche di quella contro gli scapoli) istituendo una
tassa pesantemente progressiva. Chi aveva sino a 3 capre pagava 10 £ a
capo che salivano a 15 (da 3 a 10 capi) e 20 (oltre 10). A
far applicare le norme anticapre vi era la Milizia Nazionale Forestale
(sopra il Duce con i forestali). A conferma delle relazioni tra
cultura, politica e allevamento caprino va aggiunto che la ripresa di
interesse e favore per la capra degli ultimi decenni è un chiaro
portato del movimento del Sessantotto.
Una
storia sociale ma anche culturale e simbolica
Nel
caso della capra, più che di altri animali l’influsso
di fattori sociali, ideologici politici si è sovrapposto ad elementi
di natura simbolica. Divinizzata in alcune antiche religioni che
nel loro pantheon avevano divinità con testa, corna e zampe di capra o
che assegnavano alle capre il ruolo di cavalcature o di animali da
traino di cocchi delle divinità la capra ha subito con l'affermazione
della civiltà agraria e della stratificazione sociale un progressivo
cambiamento di statuto simbolico che non è riconducibile solo
all'influsso del giudeo-cristianesimo (con il "capro espiatorio" e la
rappresentazione di satana con attributi caprini). Il dio Pan e i
satiri sono già un elemento di una "decadenza" e di una
marginalizzazione del "dio cornuto" personificazione della fertilità,
del governo del caos, del potere cosmico e sovrano (come indicato dalla
sovrapposizione tra corna e corona regale) sostituito dagli dei
celesti.
La
"divinizzazione" e la "demonizzazione" della capra nella sfera
religiosa riflettono il passaggio da società neolitiche in cui a fatica
i gruppi umani strappavano spazio alla foresta (in questo aiutati dalla
capra) a società in cui lo spazio incolto si riduce e dalla gestione
comune dei campi e dei pascoli si passa alla privatizzazione, alla
recinzione, alla disuguaglianza di possesso della terra. In un regime
di "comunismo di villaggio" i campi erano aperti al pascolo collettivo
dopo le raccolte e il governo degli animali era oggetto di
autoregolazione. In una gestione comunitativa tutti possedevano animali
e terra e il danno alla proprietà privata non esisteva.
Una
lezione contro i pregiudizi e l'assolutizzazione del presente,
dell'esistente
Anche
se tutta la storia umana è stata caratterizzata da continui
cambiamenti (a differenza dell’immagine di un passato
preindustriale quasi immobile) oggi il ritmo del cambiamento è
rapidissimo. Di conseguenza nella vita di una persona è possibile
assiste a sconcertanti rivolgimenti. Oggi i più anziani ricordano
con riconoscenza nei confronti della capra di essere stati svezzati
con il suo latte. I meno anziani “pensano” la capra in termini
negativi, quale emblema di una miseria da esorcizzare. I giovani,
immemori di tutto ciò, pensano che la capra sia una “nuova moda”. La
mostra rappresenta un’occasione per giovani e anziani per
riconnettere passato recente, passato remoto ad un presente che
appare spesso ambivalente, incerto. Dal punto di vista apparentemente
molto particolare della “storia sociale della capra” la mostra
cerca di gettare luce su temi di interesse più ampio. Con
l’obiettivo di aiutarci a comprendere il ruolo negativo del
pregiudizio sociale e culturale e di guardare all’oggi e al domani
senza essere abbagliati dall’esaltazione acritica della modernità
e dei suoi miti.
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