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Orsi trentini

Michele Corti, 11 aprile 2023


Qui puoi firmare per solidarietà alla famiglia


Immolata la vittima sacrificale


  • (10/3/2023) - Sono passati  solo sei giorni dall'uccisione di Andrea Papi e sembra sia passata una vita. Un coacervo, un ingorgo di emozioni, di sentimenti,  di riflessioni.  Vent'anni di sciagurato progetto di reintroduzione degli orsi in Trentino sono stati rivissuti collettivamente come in flash back condensati, raggrumati.  Tutto è stato molto doloroso perché, oltre al senso di nausea per la cattiva fede, alle menzogne, reiterate per anni di chi ha voluto reintrodurre gli orsi e li difende, sono stati rivissuti i dolori delle otto vittime, alle quali sono stati negati anche i risarcimenti. Abbiamo ripercorso le tappe di un percorso che, mentre per alcuni erano di dolore, di paura, di libertà negata per altri erano di cinico compiacimento, di prospettive di business. Abbiamo ripassato in rassegna i Ponzio Pilato, i Don Abbondio della politica, la sfacciata propaganda istituzionale, pagata dal contribuente e avallata dalla Provincia. Ora, non solo vanno abbattuti senza se e senza ma gli orsi pericolosi ma aperta una commissione d'inchiesta su tutta la gestione della reintroduzione dell'orso in Trentino.  

  • Oltre alla rabbia c'è, da parte nostra, un senso di frustrazione, di impotenza. Anche noi che, da tanti anni, abbiano contestato Life Ursus, che abbiamo ribattuto punto su punto alla propaganda del Parco naturale Adamello Brenta (PNAB) della Provincia autonoma di Trento (PAT), degli "esperti" ben pagati, dei frivoli intellettuali ecoprogressisti di grido, non potevano forse fare qualcosa di più di più per smuovere l'inerzia di troppi che, in Trentino, non hanno avuto il coraggio di assumere iniziative? E' frustrante aver previsto da vent'anni come la situazione si sarebbe aggravata, aver "profetizzato nel deserto" e non aver potuto scongiurare la tragedia. Qui su Ruralpini (ma anche sulle pagine de l'Adige, quando mi è stato concesso) ho sostenuto che è stato solo per delle circostanze veramente fortunate se il morto non sia scappato prima. La politica ignava e l'apparato tecnoburocratico infiltrato dalle ideologie animal-ambientaliste, con alle spalle il sistema mediatico e tutta la cultura mainstream, non hanno voluto prendere iniziative efficaci per evitare le tragedie.

  • Notizie "attutite" e dilazionate

  • Le notizie sulla tragica, voluta, morte di Andrea Paci, ragazzo di 26 anni, colpevole di correre a 3 km dal paese (e di violare il sacro santuario del Dio orso, ovvero i boschi di almeno un quarto del Trentino), sono filtrate a poco a poco. Una strategia palese volta ad attutire l'impatto emotivo. Per giorni i mezzi di informazione, mentre alcuni fornivano notizie esplicite sull'aggressione da parte dell'orso, hanno continuato a usare un ipocrita condizionale ("forse", "probabilmente", "si ipotizza"). Solo dopo giorni si è saputo che, delle numerose ferite inferte al povero ragazzo, nessuna poteva considerarsi mortale e che egli è stato trascinato/inseguito vivo lungo tutto il suo breve ma terribile calvario. Sino al punto in cui il corpo è stato ritrovato nella notte, appoggiato al tronco di un albero, finito, con un bastoncino nella mano.   Così a molti che leggeranno superficialmente e non continueranno a informarsi resterà un dubbio. Sono le tattiche ben precise dell'arte della disinformazione che gli animal-ambientalisti hanno da tempo saputo coltivare. Nei loro manuali di disinformazione spiegano come affrontare le "crisi" che possono compromettere i programmi di reintroduzione. Oggi stanno mettendo in campo tutte le loro risorse per contrastare l'effetto emotivo della morte di un ragazzo, per insinuare che se l'è cercata. Di consolante c'è che la famiglia e la fidanzata, pur nel dolore di una morte atroce, voluta da tanti (colpevoli attivi e complici) hanno la forza d'animo di ribattere alle bestialità di certi personaggi dell'informazione "politicamente corretta".


"Noi viviamo nel bosco" (la fidanzata di Andrea)

I giustificazionisti, quelli che "l'animale ha sempre ragione" hanno sostenuto che Andreaè colpevole perché correva nel bosco. In tre km di tracciato sarebbe rientrato in paese. In montagna, specie con l'abbandono dell'agricoltura, il bosco è fuori di casa. Non potere andare nel bosco equivale a non poter andare a fare quattro passi. Ma chi parla a vanvera non sa che, in montagna, in campagna, il paese non è solo l'edificato ma tutto quello spazio di campi, prati, boschi e pascoli che dava da mangiare, che era frequentato per lavoro. Poi c'è stato un periodo in cui la montagna è stata meno frequentata, ma con il turismo (ma anche la rinnovata importanza della risorsa legno) è tornata una frequentazione. Andare nel bosco per chi sta in montagna è come non poter andare in piazza, al cinema, ai giardini pubblici per chi sta in città. Quando gli animalisti di città straparlano si dovrebbe chiedergli: "Cosa direste se la gente di montagna vi proibisse di uscire di casa di andare in piazza?". Non si può vivere in montagna senza andare nel bosco. Allora si deve essere franchi, togliersi la maschera,  avere il coraggio di dire: "Non dovete più vivere in montagna". Noi sosteniamo da vent'anni che dietro la reintroduzione dei grandi predatori c'è la volontà di "pulizia etnica" della montagna. Si vuole togliere di mezzo le comunità locali per potere avere mano libera sulle risorse (acqua, con relative forme di finanziarizzazione, risorse minerarie che tornano di grande attualità, parchi solari ed eolici). Da qualche anno sta diventando palese come soggetti come il WEF spingano anche per la riduzione del turismo ad attività per straricchi da esercitare in poche stazioni gestite da catene multinazionali mentre per il resto del territorio l'élite potrà divertirsi con safari accompagnati da guardie armate, un risultato da ottenere impoverendo il ceto medio ma anche precludendo la proprietà di un mezzo di trasporto privato da scoraggiare in ogni modo. Agricoltura e turismo, settori dove la piccola e media impresa sono insostituibili, devono essere annientati (l'agricoltura sostituita dai cibi sintetici e comunque ottenuti senza terra, il turismo ridimensionato nel suo modello diffuso). E quale miglior disincentivo per il turismo che riempire le montagne di grandi predatori?

1 = dove è morto Andrea; 2 l'aggressione del 5 marzo di quest'anno a Cicolini; 3 l'aggressione ai Misseroni (padre e figlio)



Una morte annunciata ma anche voluta (la sacralizzazione della Natura l'orso come idolo)


  • La mamma di Andrea lo ha detto subito con la lucidità che, pur in frangenti che dovrebbero farla perdere, caratterizza a volte i momenti più tragici. "La morte di Andrea è stata voluta". Voluta non solo perché non si è fatto nulla per evitarla ma anche perché il morto è funzionale al programma di progressiva inibizione della frequentazione del territorio, di messa in crisi del turismo, di fuga dalla montagna. Il morto, che poteva già esserci stato da almeno dieci anni, serve a dimostrare che il progetto di utilizzo dei grandi predatori, "grimaldello" e arma letale per mettere in ginocchio la montagna dell'uomo, è più forte della resistenza delle popolazioni montane, che può procedere anche di fronte ai morti, che - al di là del cordoglio peloso - i decisori vanno avanti per la loro strada. Intanto si vede subito che la difesa dell'orso non deflette di fronte a un ragazzo morto, che nella più totale perdita di umanità viene insultato ignorando il dolre della famiglia. L'umanità, il rispetto per la persona umana sono messi da parte. Il totem dell'orso è più forte, l'idolo della "rinaturalizzazione", dell'ideologia e della pratica della distruzione della presenza dell'uomo non solo non si è incrinato ma, ricevendo questa vittima sacrificale, tende a rafforzarsi. Passa l'idea che la vita dell'orso vale di più. Si dirà che gli animalisti sono dei fanatici estremisti. Ma come ignorare che questa religione idolatrica sta penetrando nel profondo, che tutta la cultura dominante la sta assecondando, che i bambini sono catechizzati nella nuova religione?

... quando la cristianità svanisce, e con essa la trascendenza, è inevitabile che il sacro riappaia in una forma o nell'altra. Va ricordato che la sacralizzazione della natura costituisce la base religiosa più primitiva e rudimentale, quella che viene, per così dire, da sola e in qualsiasi società umana. Nel momento in cui la difesa dell'ambiente si afferma come un dovere urgente ed evidente, la natura si vede allora sacralizzata, cioè messa al riparo, stabilità al di sopra, resa inviolabile. La nuova religione ecologica è una forma di panteismo postmoderno la natura diventa oggetto di un culto, più o meno evidente. La madre terra diventa una specie di dea pagana (C. Delsol, La fine della cristianità e il ritorno del paganesimo. Cantagalli, Siena, 2022, p. 73).

Il culto dell'orso e del lupo rappresentano una regressione da un cosmoteismo panteista a un livello animista-totemico. E questo avviene in forme grottesche perché gli adepti sono al tempo stesso seguaci di un rozzo razionalismo meccanicista e scientista fermo a una modernità acerba. Non è comunque fuori luogo vedere nella morte di Andrea l'offerta di un sacrificio umano all'idolo della Natura e della sua espressione visibile e simbolica: l'orso. Non dimentichiamo che i primi cristiani erano martirizzati nel corso delle persecuzioni dandoli in pasto alle belve, compresi gli orsi.

Tutto questo che si muove sullo sfondo: neoliberalismo rapace, regressione religiosa va tenuto ben presente ma quando affermiamo che la morte di Andrea è stata voluta affermiamo anche qualcosa di molto concreto e che ha a che fare con il piano della politica, dell'amministrazione.




Life Ursus: un progetto con gravi responsabilità

  •  Intanto il progetto Life Ursus venne attuato sulla base di pessimi presupposti ma la politica lasciò fare agli apprendisti stregoni e le cose sono andate di male in peggio. L'arroganza, il pressapochismo e l'incompetenza degli "scienziati" è evidente quando si pensi che i fatti hanno smentito le previsioni. Solo due dei maschi si sono riprodotti e quindi si è sviluppata una popolazione con bassa diversità genetica, le femmine non si sono mai schiodate dalle aree del Parco naturale Adamello Brenta (PNAB) e limitrofe. Solo ora sconfinano oltre il confine con la Lombardia ma per un effetto di palese "affollamento". Gli "scienziati" avevano previsto che gli orsi si sarabbero diffusi non solo su tutta la provincia ma anche su aree delle provincie limitrofe (Brescia, Bolzano, Verona). Avevano previsto che il numero obiettivo di 50 capi si sarebbe rggiunto dopo decenni; invece fu raggiunto in meno di 10 anni. Hanno sbagliato tutto e le conseguenze si vedono. La densità prevista era molto più bassa di quella attuale. Chi ben sapeva che questi progetti avventurosi di rentroduzione di specie estinte finiscono in un nulla di fatto o in fortissimi conflitti sociale diceva "sono pazzi"


  • Oggi gli orsi sono molto più dei 200 ammessi dal dr. Spagnoli (ex direttore del Parco dello Stelvio ed  ex dirigente ufficio fauna della provincia di Bolzano) ... e Fugatti, dando retta a una Forestale trentina che ha sempre propalato menzogne per proteggere gli orsi, che ha abusato della divisa per intimidire le persone e mettere a tacere avvistamenti ed episodi minori - ma non meno preoccupanti - di "incontri ravvicinati", crede alla favola dei 100 orsi. Di fronte alla crescita della popolazione ursina e all'impatto di essa sulle attività antropiche, la Forestale è fortemente sospettata di aver operato sistematicamente la pasturazione degli orsi per "tamponare" il problema, cercare di trattenerli dal frequentare le aree abitate e coltivate. Nel 2015 a Ragoli un anziano intervistato mi disse "i ghe fa la sua mangiatoia" si riferiva ai forestali. Nel 2014 Sisinio Zanella, uno dei primi attaccati dall'orso, mai "registrato" tra i casi ufficiali nonostante avesse riportato leggere ferite, da noi intervistato  l'anno successivo dichiarà che nelle feci dell'orso  (era maggio) aveva notato il mais.  Non se l'era certo procurato in un campo in quella stagione ma  era stato pasturato.


La tragicommedia degli orsi trentini è costellata di tanti fatti inaccettabili. Non solo danni, aggressioni, incontri ravvicinati da necessitare l'uso di psicofarmaci per superare lo schock tenuti nascosti dai forestali ma anche manipolazioni gravi della realtà da parte di funzionari pubblici che dovrebbero essere leali e non operare contro i cittadini per difendere le loro ideologie. Nella passata legislatura, il dr. Claudio Groff dettava la linea. Vero che Rossi si prese la responsabilità di abbattere Kj2 ma è doveroso ricordare che Dallapiccola si era chiamato fuori di fronte all'ordinanza del presidente e che lo stesso assessore in quegli anni era il megafono di Grof, di cui faveva da spalla negli incontri di propaganda. La coppia nel caso degli aggrediti del 2015 (Molinari, Zadra, Metlicovez) si  era subito fiondata all'ospedale per raccogliere dalle vittime qualche informazione, quando erano ancora fortemente scossi, da usare contro di loro. E' successo con Zadra e con Metlicovez. Dallapiccola, un personaggio senza pudore che oggi si dichiara contro gli orsi e i lupi disse:

la Provincia ha classificato l’episodio come un «falso attacco», ovvero un incontro molto ravvicinato, ma non un attacco a freddo da parte dell’animale. E’ lo stesso Dalla piccola a spiegare che la Provincia non considera preoccupante quanto avvenuto e non intende catturare l’animale coinvolto: «Registriamo due o tre episodi di questo tipo all’anno. Abbiamo già fatto un sopralluogo con i cani al quale ho partecipato anche io, ma non sono emersi elementi per individuare l’identità del’animale. Quello che è certo è che non abbiamo orsi segnalati come problematici. Daniza aveva una sua storia di incontri-scontri con l’uomo, ma non ci sono altri orsi così in Provincia. Invece questo episodio non è preoccupante non si sa neanche se c’è stato contatto. Quello che posso dire è che è imprudente andare a correre di sera sulle pendici della Paganella da soli e senza far rumore. (fonte)

Questo detto in un anno con tre aggressioni. Però "è imprudente andare a correre". Non sono un pericolo ma voi non potete più andare a correre. Le stesse cose che sentiamo oggi. E fa rabbia. Claudio Groff, il personaggio che, dal Progetto Life Ursus del PNAB, è passato assunto stabilmente in Provincia e che è ancora dipendente del Servizio faunistico, sfruttò quanto Metlicovez (senza l'assistenza di un avvocato) gli dichiarò "amichevolmente" (era andato "per vicinanza") per fregarlo.


Groff quando io gli sottoposi casi di aggressioni mortali da orsi avvenute in Europa provate da fonti scientifiche, ignorate nelle pagine provinciale dei "grandi carnivori", preferì restare fermo a uno studio svedese datato) mi rispose sprezzantemente. Si sentiva forte, con le spalle coperte. Che un simile personaggio sia rimasto al suo posto con la giunta di sinistra ci può stare. Che quella leghista non l'abbia licenziato è grave, segno di debolezza e di mancanza di coraggio.  E come qualificare il "trattamento" riservato a Molinari?
Walter Molinari a causa dell'orso ha perso il lavoro e l'uso di un braccio e delle dita di una mano (oltre che rimediare 208 punti di sutura, 43 Metlicovez).  E' stato "risarcito" dalla Provincia matrigna e ipocrita con un posto di usciere.  .


  • Tutti questi casi di attacco con ferite anche gravi sono stati classificati "falsi" dal dr. Claudio Groff perché le vittime se la sono cavata, non ci hanno rimesso la pelle. Nel caso di Zadra l'attacco era ancora più falso perché, secondo lui, non ci fu "contatto" la profonda ferita al braccio il malcapitato se l'è procurata gettandosi con un coraggio fuori dal comune in una forra. Ma l'interessato riferì che la ferita, troppo profonda per essere causata da un ramo spezzato, è stata provocata dall'artiglio dell'orso. Il casi di Zadra è quello in cui la vittima ha rischiato maggiormente la vita. Le sue parole sono state raccolte da Laura Zanetti, corrispondente trentina per Ruralpini e ve le riproponiamo.

Nonostante il terrore, che ricordo come un sentimento lucidissimo, mi rialzo rivolto verso l’orso, ormai accanto a me: cerco di spaventarlo urlando, riparandomi il viso con le braccia. A questo punto, dopo avere ricevuto una zampata sull’ avambraccio destro, mi sono letteralmente buttato a capofitto nella scarpata procurandomi una semilussazione alla spalla sinistra, ematomi ed escoriazioni ovunque. Credo di essermi salvato perché mi sono sempre divertito a percorrere i “giaroni” [ghiaioni] a balzi. Nel frattempo l’orso mi ha inseguito per altri duecento metri grugnendo e ansimando giù per la scarpata. Sentivo proprio il suo fiato sul collo. Per frenare la discesa mi afferravo a tutto ciò che poteva salvarmi, esattamente come Tarzan. Il terrore non era finito perché temevo che mi prendesse di schiena, squarciandomela in due. Finito al limitare di una forra ho preso tutto il coraggio che avevo in corpo e ho dato contro all' orso, urlandogli tutta la mia contrarietà ad essere inseguito... ed ho pensato: "mia figlia non può perdere suo padre in questo modo assurdo,no,no di sicuro”.  L’orso mi ha osservato, quasi fossi un matto, poi ha deviato continuando a non perdermi di vista. Mi sono comunque buttato nella forra, rischiando di ammazzarmi. Anche qui mi è andata di lusso. Intanto il sangue colava dalla ferita.

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  • Per quelle brave persone di Groff e Dalla Piccola cosa doveva fare Zadra per dimostrare che l'orso l'aveva ferito? Doveva capitargli come a Metlicovez dalle cui carni fu estratto un artiglio? Queste persone sono ancora in circolazione, purtroppo. Non sono certo gli unici ma hanno non poco a che fare con la morte di Andrea.

Quanti morti in Trentino per gli orsi prima di Andrea?

Marco Zadra si è salvato da un orso che voleva ucciderlo o dai traumi di una caduta non controllata nella forra solo per una grande presenza di spirito, solo per l'allenamento atletico e la sua famigliarità con i giaroni. Ma quei casi sospetti di morti trentini in fondo ai dirupi? Uno dei più sospetti è quello di due ragazzini che precipitarono insieme in un giorno sereno in un luogo ben conosciuto. Venne chiamata in causa la mania del selfie o il calar delle tenebe (ipotesi a dir poco autoescludentisi). Il magistrato non dispose nessuna indagine e vennero sepolti in fretta senza autopsia. Tutte circostanze molto sospette. Nel 2010 due fungaioli furono trovati morti ai piedi di un dirupo alto 200 m sopra Tione. I cestini erano vicini ai corpi.



Chiedere una Commissione d'inchiesta

  • La gestione del "dopo Life Ursus" è stata caratterizzata da una politica tesa a "barcamenarsi" mentre la situazione sfuggiva di mano, cercando di negare la pericolosità degli orsi, tenendoli buoni con la pasturazione, intimando alla gente di non parlare, manipolando le stesse vittime, mentendo spidoratamente, nascondendo fatti. Ci sono valanghe di ipotesi di reati e di illeciti. Continuati, in concorso tra molte persone, in modo organizzato (si chiama associazione a delinquere). Non meriterebbe una Commissione d'inchiesta del Consiglio provinciale tutto questo? La morte di Andrea, ribadiamo, non è una fatalità, ci sono responsabilità.  Ma torniamo brevemente a Life Ursus, progetto di reintroduzione degli orsi attuato tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila. Chiariamo che l'orso trentino autoctono si è estinto. Hanno fatto credere che si volesse "rinsanguare" la popolazione residua ma rimanevano solo due maschi anzianotti nella zona di Tovel. nessuno si è accoppiato con le femmine slovene. Tutto è stato impostato dall'inizio come un progetto senza scrupolo di "Ecologia spettacolo". I denari non mancavano (i famigerati progetti Life che utilizzano i denari del contribuente italiano per imporre politiche euroambientaliste). Gli esperti trentini che erano stati messi da parte (il PNAB  aveva chiamato, i soldi non mancavano, uno "scienziato" da Monaco di Baviera) avevano criticato le modalità (scelta di animali che frequantavano i carnai, potenzialmente confidenti e pericolosi, stagione e luoghi di "lancio") con cui avvennero i rilasci. Vennero messi a tacere. Tutto dipese da quei peccati originali. Che non vennero mai ammessi. 

Per tutelare la popolazione e i turisti bisognerebbe vietare l'accesso alle aree con maggiore presenza di orsi

  •  Non c'era e non c'è altra alternativa tra l'operare un controllo e un significativo ridimensionamento della popolazione e il chiudere l'accesso alle aree più a rischio. Quello che ha fatto la Provincia, invece, per salvare capra e cavoli ma peggiorando la situazione, è stato collocare dei cartelli che invitano alla convivenza e a "comportarsi bene". Concepiti in modo da non spaventare troppo i turisti, da non compromettere l'attrattività del Trentino. Ma tutte queste ipocrisie, queste "prudenze" (per l'economia, non per la vita dei trentini) non sono fatti altrettanto dolosi se unite al numero elevatissimo di orsi e al loro comportamento?

  • I cartelli della provincia si limitano a segnalare la presenza dei plantigradi e consigliano le "buone regole di convivenza" che presuppogono, secondo la tesi aprioristica e falsata di ideologia del "Servizio fauna - ufficio grandi carnivori" che l'orso non attacchi mai l'uomo e che l'unico rischio (di "falsi attacchi") si corra solo se ci se ci si avvicina ai cuccioli o si provochi . Anche il consiglio di stare fermi in caso di "segni di aggressività" (ma come non sono pacifici) può essere suicida se l'orso attacca e vi sono vie di fuga (in discesa l'orso è meno veloce). Ma poi come si fa a chiedere tanta prontezza di spirito di sperare che l'attacco non sia sferrato per andare a segno

Cartelli falsi ma molto più "protettivi" di quelli veri

  • La Provincia, anche dopo l'elezione di Fugatti, non ha fatto né l'uno né l'altro, non ha sfoltito gli orsi e non ha messo in guardia la gente dal frequentare i boschi. In compenso gli interventi della Squadra speciale dei forestali si sono diradati. Nel paese di Caldes un orso ha predato una pecora nei pressi del castello due settimane prima della morte di Andrea. Non si è fatto nulla. Ovviamente ha ragione Fugatti quando parla di boicottaggio da parte dello stato centrale e degli animalisti ma deve anche aggiungere che i ricorsi contro la Provincia sono stati vinti e che Rossi, denunciato dall'Oipa (organizzazione ambientalista internazionale) è stato assolto nel maggio dello scorso anno per la morte dell’orsa KJ2, quella che aveva seminato il panico fra turisti e residenti aggredendo due persone, i già ricordati Molinari e Metlicovez, e spaventandone altre.


  • Ribadiamo che ci sono tanti concorsi di colpa. Metlicovez sta ancora lottando contro una "giustizia" che gli ha negato il risarcimento con la squallida motivazione che "c'erano i cartelli" (quelli che invitano alla "convivenza" motivando anche che il suo caso è stato "fortuito".  Ma se ci sono stati già otto aggrediti (nove con Andrea) oltre a casi minori tacitati e derubricati. Può essere consderato "un caso fortuito" l'aggressione a Metlicozez se, nella stessa zona, oltre ai casi di Molinari e Metlicovez vi era stato, nello stesso periodo, anche quello di anche una ragazza si era dovuta gettare nella scarpata a lato di un sentiero per sfuggire alla stessa orsa.  Fugatti avrebbe dovuto agire prima pur sapendo che lo stato centrale (ma oggi non c'è più l'animalista Costa) e gli animalisti non gli spianano certo la strada. Tanto è vero che, dopo la morte di Andrea, la suddetta Oipa ha già diffidato la Provincia dal rimuovere l'orso responsabile dell'aggressione.

La mappa degli orsi radiocollati, prontamente rimossa dal sito dopo l'omicidio di Andrea Papi. Il motivo è evidente: mentre Fugatti promette abbattimenti, la struttura, il deep state su scala provinciale (ma collegato ai settori "occulti" dell'apparato statale) si preoccupa di tutelare gli orsi temendo che qualcuno reagisca alla tragedia di Caldes andandoli a scovare ed eliminandoli

  • Sono tanti i colpevoli dell'omicidio di Andrea, un omicidio in cui l'orso è solo l'arma del delitto. Un'arma che prima o poi doveva "sparare" ma che era da tempo carica. Basta guardare la densità degli orsi in quel "triangolo della morte" rappresentato dalla Forse è più difficile trovare in Trentino chi non ha nessuna  colpa per questa morte annunciata e voluta. Sì, perché, come dice la mamma di Andrea: "volevano il morto". In questi giorni abbiamo rivissuto, oltre alla tragedia di Andrea, della famiglia, della fidanzata, i dolori delle otto vittime, alle quali sono stati negati anche i risarcimenti, abbiamo ripercorso le tappe di un percorso che, mentre per alcuni erano di dolore, di paura, di libertà negata per altri erano di cinico compiacimento, di prospettiva di business, di quieto vivere. Sono ricomparsi in rassegna come in un brutto sogno, i vari Ponzio Pilato, i Don Abbondio della politica, della parapolitica e della società civile (tanti, purtroppo).


  • E' rivoltante sentire cosa dicono in questi giorni personaggi come Trotter, il direttore del PNAB (il parco dell'orso, responsabile di tutto) che hanno ancora la faccia tosta di difendere i loro orsi in TV. Ma cosa dire di Rizzi, presidente dell'Apt solandra (l'agenzia di promozione turistica della val di Sole) che dopo l'aggressione di un mese fa (era il 5 marzo quando un orso, forse lo stesso, a Rabbi, mandava all'ospedale un'altra persone) esaltava ancora (13 marzo) gli orsi come attrattore turistico asserendo che ancora più turisti sarebbero accorsi per cercare di fotografare gli orsi. Parole deliranti e irresposabili ma non risulta che siano state chieste le dimissioni, atto che sarebbe coerente e preliminare alla proclamazione del lutto valligiano e all'esposizione delle bandiere a mezz'asta per il giorno dei funerali (mercoledì 12, dopodomani). Almeno Rizzi, però, ha tradotto in parole quello che chi è più ipocrita di lui non osa dire ma pensa. Questa gente, che si fregava le mani quando i milanesi si diceva accorressero più numerosi per via degli orsi, è corresponsabile della morte di Andrea.


  • Mi piace ricordare le grandi e le piccole speculazioni, coloro che hanno venduto un evento, un prodotto con l'immagine dell'orso. Come far finta di non vedere che a ogni fermata del servizio di trasporto pubblico del Trentino c'è il logo con l'artiglio dell'orso? Ma come può il popolo Trentino accettare questo? Accettare che dopo tante aggressioni (e ora un morto), gli artigli dell'orso rappresentino un brand provinciale? E' vergognoso e i trentini si giocano la loro dignità se questo logo (costato la follia di 80 mila euro) non sparisce. Tutte queste meschine (per qualcuno lucrose) iniziative hanno concorso a creare le condizioni per mettere a tacere il dissenso, per sconsigliare di prendere in mano una situazione che stava sfuggendo di mano. Hanno taciuto i sindaci (quasi tutti), hanno taciuto (quasi sempre) le organizzazioni di categoria, la chiesa. Ha taciuto la società civile. Hanno montato, mantenuto, continuato ad alimentare il il circo dell'orso anche quando appariva, ormai chiaro come il sole, che esso esponeva la gente a sanguinose aggressioni e costrigeva tante persone  rinunciare alle proprie abitudini.  Hanno ignorato e irriso al sangue versato, gli attimi di terrore vissuti da persone innocenti che hanno pagato letteralmente sulla loro pelle, nella loro carne, nelle loro vite il baraccone mediatico pseudo ambientale, la retorica senza pudore. Il conformismo, l'acquiescienza al sistema. Devono andare a casa. Chiedere scusa.  

Abbiamo ripercorso le tappe di una strategia di "accettazione della convivenza" fatta di propaganda istituzionale della Pat, di progetti e iniziative affidate ad altri enti pubblici, di intimidazioni, di verità occultate. Il tutto pagato dallo stesso contribuente che, per paura, non può più andare a funghi nei boschi, non alleva più animali, non va più a far legna. Sul sito della Provincia nelle pagine curate da Claudio Groff sui grandi carnivori vi sono ancora le affermazioni buoniste a tutela degli orsi, la colpevole minimizzazione dei rischi. Perché la mappa degli orsi radiocollarati è stata prontamente rimossa dalla Provincia mentre le assurdità di Groff (i "finti" e i "falsi" attacchi, la colpa degli aggredito), offensive non solo per Andrea ma per tutti quelli finiti all'ospedale, sono ancora lì. Non si vergogna Fugatti che si avventura in promesse elettorali spericolate ("ridurremo della metà gli orsi") di non aver fatto cose molto più innocue come cancellare le pagine di Groff?




Gli orsi trentini su Ruralpini.


Orsi trentini attaccano ancora. Turismo a rischio

11/3/2023) - Non ci sono fotografie di Alessandro Cicolini, trentottenne di Pracorno di Rabbi (Tn) che, alle 8 di domenica 5 marzo, attaccato da un orso (poi individuato in MJ5) mentre camminava con il suo pastore tedesco su un sentiero a 1800, in una zona di malghe molto frequentate dai turisti. L'uomo non è un "escursionista" , come hanno riferito i media, ma è fratello del sindaco del paese, residente in una delle frazioni del comune di valle. Cicolini non è neppure uno sprovveduto che (come sempre dicono gli animal-ambientalisti per accusare l'uomo e assolvere le loro bestie pericolose), non si è comportato "scorrettamente" e non è colpa del cane se l'orso ha attaccato. Era su un sentiero, l'orso l'ha visto ed ha caricato. La soluzione logica è togliere gli orsi pericolosi ma i fanatici esigono che gli orsi siano intoccabili anche se attaccano le persone. La montagna deve diventare off limits per non disturbarli. Come abbiamo sempre detto orsi e lupi sono il grimaldello per espropriare le popolazioni dei loro territori. Molte responsabilità della cattiva gestione degli orsi sono, però, anche delle autorità. Nell'articolo documentiamo come a 5 km in linea d'aria dal luogo della reecente aggressione, un orso fosse stabilmente presente la scorsa estate per banchettare con i resti di animali che la speculazione sui pascoli abbandona a sé stessi in condizioni inacettabili, esposti a incidenti e predazioni. Tutti sanno, nessuno interviene

(24.06.20) Orsi trentini. Ora basta minimizzare il pericolo.
Ieri i giornali trentini, che pure hanno ampiamente trattato del nuovo grave incidente provocato dagli orsi, hanno incomprensibilmente "dimenticato" il caso di Marco Zadra, un podista inseguito e ferito da un orso. Un caso che, a suo tempo, aveva meritato le prome pagine degli stessi organi di stampa. Perché? Si vuole ancora minimizzare per paura di non "allarmare" i turisti? Certo che se si va a vedere il sito ufficiale della PAT, la provincia autonoma, le cose sono ancora più disperanti. E' fermo a due incidenti, si censurano diversi incidenti mortali che pure erano avvenuti in Europa al tempo dell'aggiornamento del sito (2015). Perché non è stato aggiornato? Per non dover dire la verità, ovvero che le balle sull'orso che non è mai pericoloso "a meno che non venga provocato" sono, appunto, balle. Balle di stato, ma pur sempre balle.  E' ammissibile che la nuova giunta lasci al suo posto chi (il responsabile grandi carnivori) accusava i feriti dall'orso di averlo attaccato loro, contraddicendo anche l'ex presidente Rossi?

(14.07.17) Rotto il tabù abbattuta l'orsa pericolosa.
È bastato, dopo due anni di teatrino, applicare finalmente un'ordinanza. Un atto che il presidente della Pat (responsabile della sicurezza pubblica) non poteva esimersi dall'emanare senza assumersi pesanti responsabilità penali. Un colpo di fucile che segna una discontinuità, che pone fine all'assurdo di un paese che, unico al mondo, non sopprime animali pericolosi per le persone per la "paura degli animal-ambientalisti". I mitici "grandi predatori" sono scesi dal loro piedistallo di sacralità e inviolabilità e il potere di interdizione del mondo animal-ambientalista ne esce sgonfiato.

(24.07.17) Metlicovez : gravi colpe della PAT 
Questa volta non basta alla Pat il gioco dello scaricabarile ("le catture le deve autorizzare Roma"), né i giochi di parole ("non è un vero attacco"). Se sarà accertato, come tutto lascia supporre, che ad attaccare è stata Kj2, orsa catturata e poi rilasciata (e mai più ritrovata) emergerebbe non solo l'incapacità delle strutture della provincia a garantire la sicurezza delle persone, ma anche una responsabilità dolosa nel provocare le gravi lesioni al pensionato di Cadine.

(03.08.15)  L'orso visto da un Trentino "figlio di un dio minore" Ragoli,  Preore, Montagne, comuni di poche centinaia di abitanti della "busa di Tione" (che nell'ottica del Parco Adamello Brenta sono una "porta di servizio" per entrare nel regno dell'orso creato con Life ursus). Qui l'orso si vede tutti i giorni ma - in compenso - non c'è la ricca economia turistica di Pinzolo e Madonna di Campiglio

(21.07.15)  Hanno scambiato il Trentino con il Canada (e insistono) Oggi politici ed "esperti" (ai quali i primi delegano tutto) hanno perso il contatto con la realtà. Il progetto Life ursus è un esempio di delirio tecnocratico e del trionfo dell'ignoranza mascherata da saperi specialistici. Hanno scambiato il Trentino con un Wild North spopolato

(14.07.15) Grigno (Valsugana) non vuole convivere con gli orsi Siamo andati ad intervistare la gente di Grigno, paese della Valsugana, dove lo scorso anno si sono verificati numerosi casi di predazione e l'orso ha passeggiato tra le case.  La gente ha paura ma non si fa intimidire e il sindaco non ha accettato che  a informare  sugli orsi venissero gli ambientalisti.

(13.07.15) Psicosi orsi in Trentino. Ma chi ne è affetto? La provincia di Trento sugli orsi sta assumendo posizioni contraddittorie. Basti dire che ora si ammette la pericolosità degli orsi e si chiede (come noi facciamo da tempo) l'autorizzazione dello spray urticante. Ma dentro la struttura gli irriducibili non rinunciano a negare l'evidenza della presenza di orsi anche a Est dell'Adige.

(09.07.15) Marco Zadra ringrazia Life Ursus per i "regali"  elargiti ai trentini (e ai turisti) Marco Zadra, aggredito a Zambana lo scorso 29 maggio e sfuggito per miracolo ad una tragedia, invia la seguente lettera che, purtroppo, non è stata pubblicata sui giornali. Preghiamo perciò di diffonderla online al fine di contribuire a quell'opera di  informazione in grado di contrastare le manipolazioni di coloro che hanno sostenuto il progetto Life Ursus.

(24.06.15) ... temevo mi prendesse alla schiena e me la spezzasse in due Marco Zadra aggredito da un orso a pochi km da Trento (e a 700 m  da un abitato) racconta nei dettagli a Laura Zanetti di  l'allucinante esperienza che ha vissuto il 29 maggio scorso.  La sua "colpa" è di aver voluto andare a fare esercizio fisico su un sentiero a 500 m di altitudine dopo il lavoro . Life Ursus ha deciso che i trentini non possono più vivere liberamente.  

(19.06.15) Parte la petizione per lo spray anti-orsoDopo l'aggressione a Wladimir Molinari massacrato da un orso che lo ha assalito a a freddo nulla è come prima. La gente sta prendendo coraggio di reagire, la maggioranza silenziosa è stanca di subire politici, animalisti, tecnocrati. Intanto è partita la petizione per chiedere al Ministero dell'interno di autorizzare la libera vendita dello spray anti-orso (200 ml contro i 30 di quello anti-stupro).

(18.06.15) Orsi pericolosi: la provincia di Trento non sa decidersi a cambiare dottrina 
L'ultima aggressione da parte di un'orsa (apparentemente senza cuccioli  e non provocata) avvenuta in comune di Trento ha mandato il 9 giugno in ospedale un uomo di 45 anni con prognosi di 30 giorni e il braccio massacrato. Ma per la Provincia di Trento gli orsi continuano a non essere pericolosi e si insiste a imporre una "convivenza" rifiutata dalla stragrande maggioranza della popolazione.

(31.05.15) Uomo ferito da orso su un sentiero in Trentino
Mentre i Signori dell'orso gongolano per le sette cucciolate in Trentino gli albergatori gongolano meno sapendo che in Italia si sta diffondendo la notizia che un escursionista locale ha vissuto l'incubo di un'aggressione da orso su un sentiero. Nonostante il racconto della vittima e la ferita "compatibile con attacco da orso" secondo i sanitari i Forestali per difendere i loro orsi parlano di "falso attacco".

(29.09.14) L'avv. Giuliano avverte la Provincia di Trento e i suoi super esperti di orsi: vi assumete la responsabilità di omicidio volontario
Forte di pareri di esperti internazionali sulla materia l'avv. Mario Giuliano mette in guardia politici e tecnici che continuano a scherzare con il fuoco. Negando la pericolosità degli orsi, omettendo la cattura di quelli pericolosi, manipolando l'informazione, inducendo le persone a sottovalutare la pericolosità degli orsi, essi si rendono responsabili di omicidio volontario in caso di attacco mortale. Solo per pura fortuna quest'anno due attacchi non sono stati tragici. Ma fino a quando durerà la fortuna?

(13.09.14) Vi spiego perché Life Ursus è un disastro annunciato (Daniza è solo l'inizio...)
Perché Life Ursus è un fallimento lo si capisce bene vedendo cosa succede a Madonna di Campiglio dove il Parco dell'orso benedice la devastazione dell'ambiente. Chi ha spinto sull'orso e la sua reintroduzione lo ha fatto in modi sbagliati perché aveva interessi inconfessabili. Oggi tra chi vuole eliminare gli orsi e chi ne fa un idolo non c'è possibilità di mediazione e le istituzioni che hanno scherzato con il fuoco ora pagano le conseguenze. Intanto i business proseguono.

(02.09.14)  Voci da Pinzolo. Cosa pensa la gente (allevatori e abitanti) degli orsi (senza filtri)
Sabato scorso la val Rendena è stata militarizzata per colpa dell'ignavia della provincia di Trento (cui è sfuggito di mano l'irresponsabile progetto Life Ursus) e della protervia un pugno di animalisti di Roma che pretendono di imporre ai trentini l'abbandono delle attività di allevamento e di non mettere piede nei boschi. Sulla situazione la nostra Laura Zanetti ha raccolto i commenti senza filtro di allevatori trentini e veneti e degli abitanti della Rendena.

(28.08.14) Animalisti decisi a marciare su Pinzolo sabato senza autorizzazione
(nella foto Pinzolo) C'è di che riflettere per i guru del marketing territoriale Trentino  che hanno voluto il progetto Life Ursus, sintesi di integralismo 'conservazionista' e di affarismo. Ora l'estate turistica trentina rimbalza sui media con l'immagine di manifestazioni, schieramento di polizia antisommossa tensioni, denunce. Non basta la crescente paura e disaffezione dei turisti che temnono l'orso. Ora si aggiunge il timore di manifestazioni violente nel Trentino felix turistico delle famiglie.

(26.08.14)Fuga politica di Daniza agevolata da una provincia a metà tra ignavia e macchiavellismo
Sono passati 12 giorni dall'aggressione potenzialmente mortale dell'orsa a un malcapitato abitante della val Rendena e l'orsa Daniza è stata lasciata 'fuggire' per calcoli politici. La PAT non l'ha catturata ma ha, furbescamente e irresponsabilmente lasciata andare la bestia oltre il confine provinciale (un orso che aggredisce un uomo una volta può rifarlo perché ha vinto ogni residua paura dell'uomo). Così ora se la vedranno i bolzanini con l'orsa. Bravi, avanti così. 
 
(26.08.14)  Il movimento dei genitori prende posizione contro la mancata cattura di Daniza
Alla provincia di Trento si credono furbi. Dicono che cattureranno l'orsa responsabile di un'aggressione ad un uomo a Pinzolo ma non lo fanno per calcoli politici (del PD). A Trento hanno giocato da apprendisti stregoni con gli orsi. Ora sono sotto pressione da parte di soggetti economici, animalisti, politica di opposizione, Roma, valligiani e non sanno che fare mentre i più scaltri politici di scuola DC/PCI cercano di trarne profitto. Quanto mai opportuno il monito del Movimento genitori che denuncia la gravità della mancata cattura dell'orsa
 
(23.08.14)La Provincia di Trento non sa più che pesci pigliare. Gli orsi sono patata bollente politica
Ugo Rossi, presidente del Trentino si copre di ridicolo. Con i suoi autogol dimostra come la premiata fabbrica degli orsi (Life Ursus) sia fuori controllo. Prima dice di voler limitare gli orsi con catture e abbattimenti, poi - inginocchiandosi agli animalisti - supplica le altre regioni, e 'oltralpe' di subirsi un 'contingentamento' di plantigradi da esportazione. I montanari delle regioni limitrofe diranno: "Dividi l'autonomia e poi forse dividiamo gli orsi" e "Prima sistemali nel Trentino orientale dove non ci sono o quasi, poi parliamo di deportazioni in altre regioni". "Contingenti orsi". Come fossero rifiuti speciali

(18.04.14) Life Ursus di fronte alla realtà
Robi Ronza commenta l'aggressione subita da un uomo in Trentino che ha 'osato' andare a cercare funghi in un bosco disturbando il sacro territorio dei sacri orsi.  La provincia di Trento non ne uscirà facilmente da un ginepraio dove a metterla in croce ci sono anche (oltre ad animalisti e valligiani furenti) anche il Ministero, la regione Veneto (Zaia pro-orsi, l'assessore al'agricoltura contro) . Intanto a ferragosto in tutta Italia si sa che ad andar a funghi in Trentino si rischia la vita. Ottima promozione per le famiglie. Grazie Life Ursus da parte degli albergatori (che potevano anche loro pensarci prima che la 'promozione' a suon di orsi era un boomergang).

(27.07.13)Dalle parole ai fatti : Comitato antiorso
Quest' anno le azioni del Comitato antiorso (diventato anche "e Grandi Predatori") del Trentino si sono fatte più incisive. La campagna di raccolta firme "per liberare il Trentino dagli orsi" prevede banchetti informativi sui mercati dei paesi rivolti anche ai turisti. Sino all'anno scorso vi era il timore di perdere il consenso degli albergatori. Ora si teme anche per il turismo.

(03.07.13)Liberalizzare lo spray anti orso
L'avvocato Mario Giuliano di Trento, citando la casistica di incidenti mortali pubblicata da Ruralpini, scrive al ministro Alfano per chiedere che lo spray utilizzato in America per difendersi dalle aggressioni degli orsi non sia considerato come un'arma e posto in libera vendita. 

(08.07.12) Poveri orsi
Esibiti come bestie da baraccone, sfruttati commercialmente, oggetto di voyeurismo, spiati, radiocollarati, attirati da incoscienti fotografi, disturbati da elicotteri, pallottole di gomma e petardi, narcotizzati, catturati in trappole-tubo, uccisi "dai loro amici", "stirati" dalle automobili, castrati e imprigionati. Gli orsi trentini sono le prime vittime della messa in scena della wilderness, sono vittime dell'ipocrisia dominante, che impone la caduta dei confini tra domestico e selvatico, la mitologia ribaltata dell' orso "vegetariano" e della "buona fiera", mescolando escatologia biblica, Disney e... business. Nel mondo ecologista si impone una riflessione.

(24.05.12) Strembo (Tn). Esplode la protesta per la strage degli asini. Nasce il Comitato anti-orsi
È stata una donna a dare finalmente il la alla protesta. Si è vista due suoi asini "Beppo" e "Cirillo" sbranati dall'orso e ha reagito. Non solo ha portato personalmente la carcassa di Beppo davanti alla sede del Parco (Adamello-Brenta) responsabile della reintroduzione degli orsi in Trentino, ma ha anche lanciato un Comitato anti-orso che ha subito avuto decine e decine di adesioni anche dalle provincie limitrofe.

(12.05.12)  Trentino: Orso, sbagliato e dannoso reintrodurlo
Il gestore del rifugio Carè alto di Pelugo in Val Rendena (TN) ha scritto una lettera al quotidiano l'Adige dopo aver subito la perdita di un'asina di 12 anni che faceva parte della sua famiglia; aiutava nei trasporti in malga ma giocava anche con i suoi figli. Marco Bosetti non risparmia giudizi taglienti agli "ecologisti da salotto" e a tutti coloro che: a tutti coloro che hanno ritenuto e ritengono che il mio asino sia meno importante del loro orso.  

(29.05.12) Gli orsi sono pericolosi per l'uomo?
 In Trentino, specie dopo il primo attacco a delle persone, infuria la polemica sugli orsi e si chiede un "giro di vite" sugli orsi potenzialmente pericolosi, senza esitare ad abbatterli. Ma gli orsi rappresentano un reale pericolo per l'uomo?

(14.02.11) 50 orsi in Trentino pronti a uscire dal letargo e a fare danni
In vista del prossimo risveglio della popolazione ursina trentina - che ogni anno si fa più numerosa - l'On. Fugazzi presenta una interrogazione al Ministro dell'Ambiente. Cosa si fa per tutelare la popolazione e ridurre i danni di una presenza che interessa da vicino i centri abitati? Che ne è delle promesse di Dellai di 'rivedere' la demagogica politica conservazionista che penalizza chi vive nelle Terre alte?
 
(18.10.10) Orsi trentini. Dopo una estate di emergenze Giovanazzi lancia iniziativa legislativa
Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino) dopo le petizioni presentate in Consiglio provinciale lancia ora una coraggiosa proposta di legge di iniziativa popolare che modifica alcuni articoli della legge provinciale sulla caccia. Vengono introdotti più congrui risarcimenti e un controllo democratico (anche attraverso referendum locali) sulle misure di rimozione degli orsi problematici. Il progetto di legge viene incontro alle istanze di componenti della popolazione che vedono la propria libertà di movimento e le proprie attività sempre più condizionate dalla crescente presenza dei plantigradi 

(05.08.10)  In Primiero (trentino)Dellai deve subire la contestazione dei contadini esasperati per i danni provocati dagli orsi
Il presidente della PAT, che si era recato in Primiero per problemi di viabilità, ha dovuto affrontare la collera di una trentina di contadini infuriati per l'imperversare delle predazioni da parte degli orsi che solo negli ultimi giorni sono costate la vita a una ventina di pecore. Il tutto mentre il consigliere provinciale centrista Giovanazzi promuove una petizione per chiedere la cattura e l'abbattimento degli orsi pericolosi.
Nello stesso giorno viene annunciato  dal capo del servizio forestale Masé che si procederà a uno studio per 'rivedere' tutta la questione...

(05.07.10) Baselga del Bondone (Tn) Pecore e capre sbranate, frutteti distrutti, una nonna terrorizzata.
Fino a che punto la Provincia di Trento consente agli orsi di fare le loro scorribande nei pressi dei paesi? Perché le 'regole di ingaggio' degli orsi sono scritte da coloro che sostengono il ripopolamento ursino e ne traggono vantaggi? Le storie della pecora Meringa, guida dei bambini, e della nonna che ha avuto un incontro molto ravvicinato e da incubo con l'orsa Cindy

(30.04.10)(Trentino/Veneto) Torna la fiera dell'orso. 
Villaggi di montagna sotto assedio nel vicentino per la gioia degli animalisti e ambientalisti di città.
 M5 è un orso dal comportamento anomalo, imprevedibile e pericoloso. Gira nel villaggi, torna a finire i pasti (di animali uccisi) i giorni successivi nonostante le dissuasioni (petardi, sirene, pallottole di gomma). Nei protocolli orso dei paesi civili sarebbe già stata classificato pericoloso e abbattuto. Da noi c'è il Pacobace (protocollo interregionale di gestione dell'orso scritto dagli esperti orsofili e WWF) che tutela molto l'orso, pochissimo gli animali domestici e poco anche l'incolumità delle persone. Dalla Romania alla Scandinavia gli orsi uccidono, non solo pecore, galline e asini anche esseri umani. Ma qui dicono che 'non fa male a nessuno'.  


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In Svezia il lupo è animale da gestire, in Italia solo ideologia

In concomitanza con gli esiti del "censimento" italico del lupo, che si è fermato a contare 3300 esemplari (hanno mandato in giro tutti orbi?), comunque non pochissimi anche se non se ne parla neppure di attivare le famose "deroghe" e iniziare un contenimento, il governo svedese fa sapere che intende ridurre i "suoi" lupi da 480 a 170, applicando le indicazioni del parlamento. Il confronto tra quello che avviene in Svezia e in Italia in tema di lupo ci consente di analizzare gli aspetti sociali e politici del problema. Dietro il "sacro lupo" c'è evidentemente tanta ideologia e la realtà di un mondo rurale non rappresentato, non tutelato, preso a calci in faccia (in barba alle belle parole dell'uguaglianza dei cittadini, della difesa dei diritti fondamentali ecc.)leggi tutto



Lupo: le regioni non possono più nascondersi

25/4/2022 - Lupo. Per troppo tempo la politica ha abdicato alle sue funzioni, quelle più importanti. Sinora ha lisciato il pelo a un'opinione pubblica emotivamente pro lupo (disinformata e montata dalla propaganda ben finanziata - con soldi pubblici - della potentissima lobby). Le regioni si sono nascoste dietro un dito anche se le loro competenze sono chiare come il sole. Dietro la farsa ignobile del "Progetto lupo", bloccato da sette anni, , un comodo alibi per la conferenza stato-regioni, per le regioni, per il ministero per lasciare marcire la situazione. Alla lobby del lupo va alla grande, gli allevatori chiudono le aziende, i cittadini dovranno scappare dai centri abitati dove i lupi entrano in casa. Ma sino a che punto si possono ignorare le esigenze costituzionalmente garantite di sicurezza, tutela della libertà e dell'economia dei territori? In vista del convegno del 7 maggio in val d'Ossola, la prima iniziativa forte iniziativa organizzata da allevatori e montanari vittime dell'incontrollata proliferazione del lupo sulle Alpi, torniamo sul tema dei lupi pericolosi (già affrontato in precedenti articoli qui su Ruralpini) e chiediamo ai politici: perché mettete ancora la testa nella sabbia e non vedere che siamo già arrivati a situazioni giudicate di pericolo da studiosi e da istituzioni pubbliche che si occupano di fauna nella vicina Svizzera? leggi tutto