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Cultura ruralpina (libri)

Michele Corti, 04 novembre, 2021

Un libro celebra, attraverso i campanacci, la cultura ruralpina

È con grande soddisfazione che presentiamo un libro importante per chi, come noi, opera per la divulgazione e la valorizzazione della cultura rurale alpina. A differenza di altri paesi alpini, non esiste in Italia  un volume dedicato ai campanacci. Non è un caso perché in Italia la cultura dominante guarda ancora con sufficienza alle espressioni della cultura materiale legate al mondo rurale, alpino o mediterraneo che siano.  È merito di Giovanni Mocchi aver valorizzato in Italia, in particolare sulle Alpi, le profonde valenze culturali , simboliche, identitarie, celebrative, dei campanacci da pascolo, oggetti che, (come sa anche chi si accosta superficialmente alle culture agropastorali), sono non solo macchine del suono - finalizzate a ben precise funzioni nell'uso pastorale -, ma anche macchine rituali, con tutte le loro valenze archetipiche, usate come si sa in tanti riti legati al ciclo stagionale. Non si spiegherebbe, senza queste premesse, che caricano di valore e significati il campanaccio, la passione smisurata di molti allevatori per  "le belle campane", per gloriarsi del loro sfoggio al collo delle più belle mucche (ma vale anche per le pecore e le capre). A tutti gli appassionati allevatori, ai collezionisti, agli esperti di beni demoetnoantropologici, ai curatori dei musei è dedicato questo volume che  rappresenta un punto d'arrivo di un lungo e paziente lavoro condotto da Mocchi, di cui Ruralpini ha dato conto sin dal lontano 2009.


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Il libro Campanacci d’Italia. Le origini e l’arco alpino di Giovanni Mocchi, 288 pagg. e 800 immagini distribuite in un grande formato, edito nell’ottobre 2021, risponde a una esigenza molto sentita tra gli allevatori e i collezionisti che hanno una accesa passione per questi strumenti sonori che punteggiano i pascoli alpini. Il libro ne ricostruisce la storia dalle origini dell’Età del Bronzo fino alle ultime produzioni. Da un lato è un catalogo dei modelli, dei forgiatori, dei loro marchi che si sono succeduti nei secoli, così da poter dare un luogo, una data di nascita e una paternità a ciascun campano. Dall’altro racconta un mondo di tradizioni, di comunità e di mestieri di cui può così rimanere viva la memoria.
I campani per il mondo degli allevatori hanno un grande valore simbolico: con le loro sgargianti sonorità e con i collari finemente decorati raccontano agli occhi e alle orecchie della comunità la fierezza e l’orgoglio della famiglia, soprattutto nell’epoca delle transumanze durante le quali gli animali attraversano i paesi e le vallate.



L’accurata scelta dell’insieme di campanacci, a volte anche la loro accordatura, è specificata già nella letteratura dell’Antica Roma. Lo stesso termine Sampugn – che deriva dall’antico aramaico Sympunia, insieme armonico di suoni – ancora oggi  è usato in alcune vallate alpine (dalla Provenza alla Lombardia) per denominare il campanaccio, un'usanza che racconta della cura nel selezionare i suoni e nell’accordarli tra loro. Si può dire che i pastori che hanno il migliore orecchio, sono paragonabili a veri e propri direttori d’orchestra. Dal canto loro anche gli animali incampanati eseguono nell’arco della giornata svariate variazioni sul tema: il mattino all’avvio verso i pascoli il concerto è un brillante allegro molto, che inizia a placarsi in un adagio soltanto quando gli animali si sono saziati. La notte poi hanno la funzione di radar sonori che avvertono il pastore del loro umore, segnale indispensabile per intervenire in caso di pericoli. Gli armenti stessi usano i suoni per orientarsi, raggrupparsi o iniziare a mettersi in cammino dietro al campano guida, quando avvertono che si sta avviando. Gelosi gli allevatori dei propri campani, che vengono tramandati per generazioni, ma gelose anche le bestie che iniziano a litigare se si dovessero scambiare i campanacci, che per loro costituiscono un preciso segnale gerarchico.



Siamo di fronte a un mondo nascosto che il libro disvela attraverso immagini, interviste e testimonianze raccolte negli anni dall’autore. Ne scaturisce uno spaccato di artigianato e di tradizioni incredibilmente vario: ogni area ha i propri modelli e i propri forgiatori, le proprie tradizioni fortemente radicate. Sembrerebbe un mondo al tramonto, con la fine dell’arte fabbrile, la scomparsa dei mastri ferrai con i quali si estinguono saperi plurimillenari (la tecnica dei campanacci in ferro è rimasta immutata dall’epoca romana ad oggi e quella della fusione delle campanelle addirittura dall’Era del Bronzo), se non fosse per la grande passione di una nuova generazione di giovani che con le tecnologie di oggi si sono reinventati le modalità costruttive nel rispetto delle sonorità locali, alle quali mandriani e pastori rimangono fortemente legati. Così può succedere che i suoni considerati meravigliosi in una valle, in quella a fianco vengano disdegnati. Il libro segue questo filo di tradizioni, sconfinando negli Stati d’oltralpe dove, per ragioni storiche sono cambiati i confini ma non i costumi. La storia dei campanacci dimostra infatti che le creste spartiacque sono per i valligiani valichi e non barriere.

Il libro.  Campanacci d'Italia, Vol. I Le origini e l'Arco alpino, Festivalpastoralismo editore, Corna Imagna (Bg), data di edizione ottobre 2021, 288 pagine, 800 fotografie, a colori, carta lucida, brossura. Formato 27 x 22,5  ISBN 978-88-943252-9-4.  Prezzo di copertina 24 €
 
La mostra Campanacci d’Italia (contattare gmocchi@libero.it) si affianca al libro con l’esposizione di pezzi storici e modelli usati nelle varie regioni dell’arco alpino. Una serie di post consentono di scoprirne la storia e le tradizioni. Uno spazio è riservato poi alle libere scampanate.


L'autore. Giovanni Mocchi. Entomusicologo, già Docente di Storia e Filosofia nei licei e Docente incaricato presso l’Università degli Studi di Pavia in  ambito pedagogico-musicale, ha dedicato diverse pubblicazioni agli strumenti sonori del mondo agro-pastorale. Tra gli ultimi volumi: Campanacci fantocci e falò. Riti agro-pastorali di risveglio della Natura e Al suono del corno. Storia, tradizioni e modalità costruttive dei corni naturali. È coautore di diverse pubblicazioni etnografiche sui temi organologici e musicali. Sua è la ricostruzione dei paesaggi sonori agresti dell’Antica Roma attraverso uno studio di testimonianze archeologiche e letterarie dell’epoca: I Tintinnabula. Il suono ritrovato in Academia. È fondatore del gruppo facebook Campanacci d’Italia che conta 14.000 iscritti.

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