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Capre
ad Ardesio: festa e cultura
(18.01.17) La
Fiera delle capre di Ardesio si arricchisce di eventi culturali non "di
contorno" ma finalizzati a stimolare una ripresa in forme nuove
dell'allevamento caprino e di un'economia che unisca produzioni
di qualità e gestione del territorio
La capra. Una storia culturale (e sociale)
(18.12.16) La
simbologia e la rappresentazione della capra si prestano a
considerazioni interessanti sui rapporti tra la cultura (ideologia,
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capra appare moderna perché, nel medioevo, il diavolo era rappresentato
nelle forme più varie. Essa ha agevolato, insieme alla supremazia del
razionalismo scientista e tecnocratico, la messa al bando delle
capre nel XIX secolo. Vittima della modernità la capra si è presa le
sue rivincite con il declino della disciplina sociale industrialista,
con l'appannarsi dei miti e delle illusioni della scienza e con la
rivalorizzazione neovitalista della natura. Un vero cerchio che unisce
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Al
Festival del pastoralismo 2016 la mostra "La vacca dei poveri"
(08.11.16) La mostra
approfondisce lo “strano caso” della capra, animale oggetto di cicliche
ondate di spregio e di considerazione in relazione alle vicende delle
società e culture umane. Aperta da dal 5 al 27 novembre, cerca di
trovare una spiegazione legata al ruolo della capra nei diversi
contesti rurali e agronomici, ai simbolismi di cui è stata caricata, ai
conflitti sociali e agli orientamenti ideologici che ne hanno sancito
lo status. vengono esplorati aspetti poco conosciuti della storia
sociale dell’allevamento caprino utili a comprendere il revival di
questo intrigante animale a partire dal ’68.
Capramica
(da sabato 8 la mostra a
Bergamo alta)
(04.10.16)
La mostra consiste in un percorso didattico, la scoperta di una
lunga storia di simbiosi tra l’uomo e un animale. La capra ha
accompagnato e assecondato la colonizzazione umana del pianeta, ha
svolto un ruolo chiave per la sopravvivenza di molte comunità ma è
stata anche stigmatizzata quale animale “nocivo”. Questi
paradossi aiutano a riflettere sul ruolo svolto dagli animali
nell’evoluzione delle società umane guardando attraverso il passato
l’oggi (con il revival “postmoderno”della capra. Il percorso
prevede il "dialogo" tra la mostra (pannelli e oggetti) e dei
laboratori. Info all'articolo
Articoli per argomenti
|
Capre ad Ardesio: tra storia e rilancio
di
Michele Corti
(20.01.17)
La
Fiera delle capre di Ardesio si inserisce in una storia radicata di
allevamento caprino, tanto che gli abitanti - che oggi ne sono
orgogliosi - hanno il soprannome di "capre" (i "becchi" sono i vicini
di Gromo). Perché in alta val Seriana questo attaccamento alle capre?
Non dovrebbe essere la confinante alta val Brembana, patria della capra
orobica, ad avere una tradizione di capre?
Fino agli anni '70 l'alta val Brembana era una valle dal forte allevamento bovino (per lo più
transumante) ma anche dal forte allevamento caprino. A Valtorta (dove
le capre resisteranno maggiormente) vi erano, secondo il censimento del
1875 (1) (che si riferisce a dati ottenuti nel 1868) 599 capre e
becchi, 582 a Carona e 480 a Branzi. In suddetto
Censimento riferisce che i caprai di Carona si recavano ancora a Milano
a vendere il latte per le strade come da questa stampa del 1807.
Come si vede le capre erano del tipo che è oggi conosciuto come
"orobico". Nel censimento del 1875 le capre dell'alta val
Brambana (oltre la Goggia) sommavano a 4200. Erano molto più delle
vacche e giovenche (2200). Nel calcolo delle vacche delle valli
bergamasche dell'Ottocento (e ancora all'inizio del Novecento) ha però
molta importanza l'inclusione o meno di quelle dei transumanti. Nel censimento eseguito alla mezzanotte
dal 13 al 14 febbraio 1881 (2) furono indubbiamente contate le vacche (tutte?) dei bergamini per
arrivare alla somma di 4300 (sempre
incluse le manze). Non si spiega altrimenti come in pochi anni i capi
di Mezzoldo passino da 71 a 480 e
a Piazzatorre da 69 a 706.
Il crollo delle capre in alta val Brembana
In alcuni comuni dell'alta val Brembana si
assiste già nel censimento del 1881 a un crollo del numero delle capre. Crollo che proseguirà con il
successivo censimento del bestiame del 1908 (3).
Fig. 1 - Consistenza del
bestiame bovino (vacche e giovenche) e caprino
(capre e becchi) ai censimenti del bestiame del 1875, del 1881 e del 1910. Le
categorie riportate aggregate così nel censimenti del 1881 e del 1910, per i dati
1875 si sono aggiunte alle vacche le giovenche pregne e alle capre i
becchi. L'alta valle Seriana è considerata in senso stretto
(Valbondione, Gandellino, Gromo, Valgoglio, Ardesio). L'alta valle
Brembana comprende tutti i comuni oltre la Goggia. La popolazione
ammontava in alta val Brembana a 8988 abitanti nel 1871 e a 11985 nel
1911, quella dell'alta val Seriana a 5854 abitanti nel 1871 e a 7700
nel 1911
Un trend che divide lalta val Brembana
dall' alta val Seriana
La diminuzione non è omogenea tanto che, in alcuni comuni, dal 1868 al
1908 a Cassiglio e a Ornica aumentano e si riducono poco a
Valtorta). Ma a Lenna scendono da 251 a 1, ad Averara da 292 a 0,
a
Santa Brigida da 209 a 5, a Olmo al Brembo da 237 a 7. Nella stessa
'capitale' delle capre, Carona, si scende da 557 a 55. Cosa successe?
Che con l'annessione sabauda si passò dalla costituzione comunale di
Maria Teresa (risalente agli anni '50 del Settecento) al sistema di
nomina prefettizia del sindaco tra i consiglieri comunali eletti dai
cittadini più ricchi. Sino al 1890 in Italia votava alle elezioni
amministrative il 5% della popolazione, poi, sino alla riforma del
sistema elettorale (che divenne universale maschile dal 1912), dal 10%. Nel sistema teresiano esisteva
un organismo assembleare deputato all'autogoverno. Era denominato
"convocato generale" e di esso facevano parte tutti i proprietari
terrieri. Dal momento che in montagna quasi tutti avevano un pezzetto
di terra il convocato era un organo di democrazia diretta. L'assemblea
approvava annualmente il bilancio consuntivo e preventivo e ogni tre
anni nominava tre deputati scelti liberamente, con il solo vincolo che uno dei tre fosse uno dei più
ricchi proprietari. La deputazione gestiva autonomamente il bilancio e
eleggeva segretario, agente, cursore, camparo, campanaro, e guardia
comunale. Se, al livello amministrativo sovracomunale, l'ordinamento era
aristocratico, a livello comunale era democratico ma, dal momento che il
comune aveva larga autonomia di entrate e di uscite, vi era un forte autogoverno e molta più libertà con l'Austria che con i Savoia.
Con
l'annessione sabauda del 1859 e l'applicazione della legge piemontese
(napoleonica), i piccoli contadini non poterono più votare il consiglio
comunale e, in alcuni comuni, i ricchi favorirono la politica
"anti-capre". Essa consisteva nel rimboschimento dei terreni comunali e nel divieto
di pascolo delle capre ed era finalizzata a ridurre le tasse comunali
ai ricchi grazie alla vendita del legname da parte del comune. Riducendosi il numero delle capre
aumentava poi il numero di coloro che vedevano in esse solo un
fastidio, e che premevano per imporre la riduzione. Essa era conseguita elevando le tasse comunali di pascolo e
introducendo divieti. Dove il consiglio comunale era "filo-capre", le
pressioni dall'alto degli Ispettorati forestali erano ignorate, dove
l'orientamento del comune era "anti-capre" non era difficile eliminarle
con i molti strumenti offerti dalle norme statali e dalla burocrazia.
E in val Seriana?
L'alta val Seriana è molto meno vocata alla selvicoltura dell'alta val
Brembana. La parte più alta della valle (Valbondione, Gandellino
presenta forti pendenze e versanti molto rocciosi e la vera vocazione è
il pascolo ovicaprino. Diversa, però la situazione ad Ardesio e
Valgoglio e in parte a Gromo più adatte all'allevamento bovino
(erano numerosi i bergamini) Questa forse è una spiegazione per
la "resistenza delle capre". Esse (vedi il grafico) dal 1860 al 1881 in
alta val Seriana aumentarono e poi calarono leggermente nel 1908.
Neppure la legge fascista che introduceva la "tassa progressiva
speciale" sulle capre del 1927 (cha in provincia di Bergamo raggiunse
un effetto superiore a quello di altre provincie) riuscì ad estirpare
le capre dall'alta val Seriana che rimase la "ridotta caprina" della
provincia di Bergamo.
Tabella - Andamento del patrimonio caprino in alcune provincie
(migliaia di capi)
|
1880
|
1910
|
1930
|
1970
|
2000
|
2010
|
Trento
|
40
|
28
|
25
|
3
|
5
|
6
|
Brescia
|
33
|
29
|
10
|
3
|
10
|
9
|
Bergamo
|
14
|
9
|
2
|
2
|
7
|
10
|
Sondrio
|
32
|
33
|
15
|
2
|
15
|
10
|
Co-Lc-Va |
19
|
19
|
14
|
7
|
14
|
18
|
Vc-No-Vb |
42
|
43
|
26
|
14
|
11
|
7
|
Tabella - Alcune statistiche relative ad Ardesio
|
1868
|
1881
|
1908
|
caprini
|
|
|
|
vacche
e giovenche
|
|
|
|
abitanti
|
|
* viene il sospetto che fosse computato bestiame dei bergamì
Ad Ardesio il numero delle capre tra la fine dell'Ottocento e l'inizio
del Novecento ha tenuto egregiamente.
Forse per questa ragione gli abitanti sono stati chiamati
"capre". Un soprannome tutto sommato molto positivo se è
vero che un parroco utilizzava questa filastrocca per elencare i
soprannomi delle comunità valligiane: "Tra capre (Ardesio), becchi
(Gromo), patate (Gandellino) e ladri (Fiumenero) son venuto in mezzo ai
lupi (Valbondione) a predicar la legge ai porci (Lizzola). E quelli di
Valgoglio? Erano i tafani.
Ave.
Contrada oggi disabitata in inverno. Sino a pochi anni fa risiedeva un
contadino che ha continuato sino ad ottant'anni a lavorare come un tempo.
"Perché non usi l'asino a portar giù il fieno?" gli
dicevano. E lui "Ci metto più tempo a portarlo su che a portar giù io
il fieno in spalla". Le pendenze di vedono nella foto.
Ma come era organizzato l'allevamento della capra? Innanzitutto il
numero di capi per proprietario era molto modesto. Nel 1881 la media
era di 4,5 capre per proprietario che, per i tempi (date le restrizioni
all'allevamento) era piuttosto alta. Va anche detto che Ardesio ha
numerose contrade e le capre si concentravano lì, non certo nel centro
comunale. Sia le contrade del versante destro (come Cerete, Bani) che
di quello sinistro (Piazzolo, Ave) della valle allevavano capre. In
alcune "quasi tutte le famiglie le avevano". Concordano su questo gli
abitanti di Piazzolo che non si tirano indietro a raccontare il passato
(la contrada è molto in ordine e ben tenuta, la gente è molto
cordiale e ti invitano a parlare in casa).
"Ogni famiglia aveva qualche capra e 1-3 mucche, ma c'era anche
chi non aveva né terreni né mucche come le "pie", sei sorelle Fornoni,
la maggiore era la Pia, che avevano solo capre. Ne tenevano una
quindicina e dovevano raccogliere l'erba lungo le strade e la
facevano seccare sulla lobbia di casa. Poi sono andate in
stabilimento".
Gli animali erano affidati ai bambini. Ogni famiglia
affidava a un ragazzino, che spesso saltava la scuola, le capre e le
portava a pascolare di giorno su delle coste molto ripide. Dove non
arrivavano le capre si faceva il fieno magro". Franco ricorda che a
sette anni andava a fare fieno magro con la slitta e confessa che una
capra, che lo faceva tanto disperare, un giorno l'ha fatta precipitare da
un dirupo.
C'era
anche chi possedeva 15-20 capre e anche qualche
mucca. Anche chi aveva la mucca (o più mucche), infatti teneva
volentieri almeno
1-2 capre. Un privilegio che che le "capre" di Ardesio hanno
saputo difendere dall'egoismo di classe dei ricchi proprietari e dei
tecnocrati - che gli tenevano boldone con la scusa della protezione dei
boschi (che volevano tagliare). La storia si ripete. Oggi i verdi e gli
"scienziati" fanno lo stesso. Solo che ai boschi, che hanno dilagato e
che proteggere non ha senso, hanno sostituito orsi e lupi, ma il fine è
lo stesso: fregare la gente di montagna, i contadini e i pastori e
crearsi spazi di potere e di gestione di risorse. Quando i lupi e gli
orsi saranno inflazionati troveranno qualche altro pretesto.
Le capre servivano per dare il latte ai bambini piccoli e per
metterlo nella minestra, ma se era un po' di più si lavorava. Bortolo
Bergamini ,di Cerete, ha fatto da ragazzo la transumanza (che era
praticata dalle famiglie delle contrade della sponda destra della
valle). Anche lui racconta di bambini che dopo la scuola portavano le
capre al pascolo ("ma giocavano anche tra di loro"). Il latte veniva
spesso mischiato a quello di mucca per fare delle formaggelle ma si
facevano anche dei formaggini bassi (2-3 cm) di solo latte caprino. È
la tipologia (formaggino presamico basso) che troviamo sul Lago di Como
(alto Lario occidentale), in alta Valtellina (l'originale scimudin) e altrove. Il caglio si
dava a 35-36°C e dopo mezz'ora (i tempi, però, non saranno stati
cronometrici) si rompeva abbastanza fine (a chicco di frumento) con il tri (fragicagliata rudimentale
ottenuto da un ramo triforcuto). Salati con sale grosso un giorno sì e
uno no, erano maturi in un mese o poco più.
Flaminio, il
"regista" del Zenerù. Tesse personalmente i vestiti che indossa. Vive
allevando, coltivando, utilizzando il legno come energia e materiale.
Quello che non può procurarsi da solo lo ottiene con il baratto. La
lana è quella delle sue pecore. Fila con un ingegnoso filatoio e tesse
con un telaio a mano. Non ricorre alla tecnologia e all'energia
elettrica ma i suoi macchinari sono molto efficaci, realizzati con
inventiva ma anche ricorrendo a manuali di meccanica applicata Hoepli e
a tanta capacità di recuperare materiali di scarto. Potrebbe dare
lezioni di "vita e tecnologia sostenibile" a tanti sapientoni.
Questo (ma c'è ancora molto da raccontare) è
il passato. Il presente è la Fiera delle capre (che è alla diciottesima
edizione) e che è nata dalla fantasia creativa di Flaminio Beretta
(l'eremita di Ardesio), "regista" dell'evento più sentito di Ardesio:
il Zenerù, il rito "scaccia
inverno" del 31 gennaio che interpreta in modo originale
un'antichissima tradizione. Flaminio racconta di una
cena da un oste della contrada Bani (anche lui capraio), di un
ragazzo (Fabio) con quattro capre che raccoglie al volo le idee
di Flaminio che progettava un evento divertente e ironico ma anche
capace di aggregare i tanti caprai per passione di Ardesio e dintorni,
giocato su uno scambio tra "capre" di Ardesio e "becchi" di Gromo. "Il
giorno dopo quel ragazzo, doveva fare ancora la patente, viene con un
altro e mi dice: «Dobbiamo fare la fiera delle capre»".
E così è stato. Nata per gioco è oggi un'evento che attira migliaia di
persone e anche un importante punto di riferimento per allevatori e
appassionati, anche oltre i confini regionali e non solo provinciali.
Flaminio racconta di come si prese l'incarico dlel'organizzazione che
implicava la non facile "messa in regola" di tanti piccoli proprietari
("tanti avevano quattro capre") ai fini delle norme di polizia
veterinaria. "Arrivarono trecento capre, sessanta di un solo
allevatore. Qualcuno, mi ricordo un giovane ingegnere, per partecipare
acquistò una capra da un cugino". E qui l'eremita - che è persona
saggia - lascia andare una frecciatina: "Era un gioco, quelli lì
vogliono fare i seri" (forse con riferimento ai "concorsi" e alle
"valutazioni tecniche", che a volte rischiano di essere un rito un po'
vuoto). "Non c'era il concorso, facevamo la gara delle corma più
lunghe".
Il fermento cresce ma non si è ancora
indirizzato
Da quel "gioco", però, sono nate delle realtà interessanti; i caprai
sono aumentati e la passione nei giovani è cresciuta (anche se vi è
solo un'azienda a tempo pieno ad Ardesio). In valle non
c'è ancora un indirizzo comune relativo alla tipologia da allevare (né
sul tipo di prodotto e di sistema pastorale).
Nella foto sopra
belle capre "alpine
comuni"
di Michele Fornoni, uno dei volontari della Fiera (le capre sono una
passione e lavora nell'edilizia). Ha usato dei becchi
orobici acquistati in Fiera su capre nostrane. Chi munge ha la Saanen o anche le Bionde
dell'Adamello (a Valcanale). A Valgoglio puntano sulle orobiche (il
comune confina con la val Brembana). Dal punto di vista caprino l'alta
val Seriana, incastrata tra la val di Scalve (terra di Bionda) e la
val Brembana che (con la Valtellina) è terra di Orobica (anche se in
Valtellina c'è anche la Frisa), è una specie di crocevia. Quanto alle aziende e ai formaggi caprini prodotti ad Ardesio ne parleremo la prossima puntata.
Una scultura di Flaminio
Beretta. Notare le mammelle (sacchetti di iuta pieni di sabbia), il
manto (autentico), i "pendagli" realizzati con denti. E il tocco lieve
dell'ironia e della critica ai "veterinari" (la marca auricolare in
plastica). Tutto geniale.
Note
(1)
Ministero di agricoltura, industria e commercio. Censimento generale del bestiame del 19
marzo 1908 : (legge del 14 Luglio 1907, n. 535), Roma,
Stabilimento tipografico G. Civelli- 1910
(2) Ministero di
agricoltura, industria e commercio : Direzione
dell'agricoltura. Censimento del bestiame : asinino, bovino,
ovino, caprino e suino eseguito alla mezzanotte dal 13 al 14 febbrario
1881, Tipografia E. Sinimberghi - 1882
(3) Ministero di
agricoltura, industria e commercio. Statistica
del bestiame : animali equini, bovini, ovini, caprini e suini,
Roma, Tipografia Cenniniana, 1875.
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