Considerazioni
in margine alla visita effettuata dall'associazione
lombarda per l'agricoltura biologica 'La Buona Terra'
il 18 dicembre a Poschiavo .
(22.12.09)
Il
successo del Caseificio Poschiavo (Grigioni) dipende
da un modello che premia la qualità, l'estensività, il
buon fieno
Svizzera e Austria indicano che la montagna alpina
è vocata
per il bio, però in Italia ...
Con
alcuni allevatori bio valtellinesi (o aspiranti tali)
abbiamo visitato la scorsa settimana il Caseificio Valposchiavo,
sito nella frazione San Carlo a Poschiavo (Canton Grigioni).
Con le loro domande gli allevatori valtellinesi e i
tecnici persenti hanno approfondito molti aspetti
interessanti legati al 'modello di zootecnia bio'
della Valposchiavo che ci pare opportuno divulgare.
Intanto
alcune premesse. La Valposchiavo si è staccata politicamente
dalla Valtellina nel XV secolo ma la geografia
e la lingua hanno fatto si che i rapporti restassero
molto stretti. Nella valle vi sono diverse cantine che
possiedono vigneti oltre confine e 'importano' l'uva
senza sottostare a dazi per accordi di lunga data. Il
trenino rosso del Bernina (patrimonio Unesco) collega
Tirano sul fondovalle valtellinese con l'Engadina attraverso
tutta la Valposchiavo. Oltre ai turisti trasporta parecchio
legname che dalla Svizzera è diretto alle segherie in
Italia.
In
valle vi sono coltivazioni di frutta e di erbe medicinali
ma la zootecnia è nettamente il ramo agricolo predominante
per la presenza di grandi superfici a prato e pascolo.
Qui la zootecnia da un decennio in qua ha intrapreso
con determinazione il percorso della conversione al
bio oggi di fatto completato. Sono bio tutti gli allevamenti
di vacche da latte (che conferiscono al Caseificio
Sociale Valposchiavo) e quelli di vacche nutrici. Rimangono
'convenzionali' un allevamento di capre da latte (che
caseifica in proprio) e qualche gregge di pecore da
carne.
Al
Caseificio Sociale, frutto della fusione tra il Caseificio
San Carlo (una frazione) e quello di Poschiavo converiscono
oggi 18 aziende con un quantitativo di latte di oltre
4 t giornaliere. Recentemente alcune aziende che erano
passate all'allevamento da carne sono 'tornate indietro'
e hanno ripreso a produrre latte. Per due ragioni: 1)
la cessazione dell'equivalente delle 'quote latte',
2) il successo commerciale del formaggio bio del Caseificio
Valposchiavo
La
'via alpina' al biologico
La
realtà poschiavina è sicuramente all'avanguardia (quest'anno
al Caseifico Valposchiavo è stato assegnato il premio
Bio Grischun) ma si colloca in un contesto che vede
il Canton Grigioni - il più esteso territorialmente
della Svizzera e il più alpestre - avvicinarsi
al 60% di aziende biologiche. Nella Confederazione,
però, l'insieme delle aziende bio rappersenta solo il
12%, una quota al di sotto dell'Austria che si colloca
al 16% con l'obiettivo a breve termine del 20%. E' chiaro
che non sono le regole di Bruxelles ad impedire lo sviluppo
dell'agricoltura bio in ambito alpino. Il forte
sostegno all'agricoltura di montagna accomuna Svizzera
e Austria al di là dell'appartenenza alla UE (alle cui
regole la Svizzera sta peraltro allineandosi). Nel caso
dell'Austria c'è forse un'opzione strategica nazionale
più chiara per l'agricoltura bio e il rifiuto degli
OGM quali condizioni di sopravvivenza dell'agricoltura
alpina. Bollata come 'isolazionista' e 'oscurantista'
dai soliti 'progressisti' legati alle multinazionali la
scelta anti OGM pro Bio dell'Austria si sta rivelando
vincente (basta guardare alle esportazioni di latte
bio verso l'Italia e, di recente, all'esportazioni di
sementi OGM free).
In
Svizzera la scelta pro Bio non è così apertamente assecondata
dalla politica, ma è favorita dalle scelte complessive
'verdi' della politica agricola. Il sostegno federale è
stato infatti spostato da forme indirette di sostegno
di mercato ai prodotti (il prezzo del latte era fino
a pochi anni fa un prezzo 'politico' molto alto)
a forme di sostegno diretto del reddito dei contadini
e alle misure agroambientali.
E'
premiato l'allevamento estensivo legato al territorio
Per
poter usufruire del livello massimo di aiuti a titolo
di impegni di tutela ambientale il carico zootecnico
delle aziende di montagna deve essere mantenuto basso.
In realtà come Poschiavo (le stalle sono spesso sopra
i 1.000 m), dove non si possono effettuare più di due
tagli di fieno, non è possibile allevare più di 1 UBA
per ha. Così aziende che in Valtellina, in Italia sarebbero
considerate 'grosse' - in termini di superfici di prati
da falce - in Svizzera devono 'accontentarsi' di
allevare una ventina di capi. In effetti il numero medio
di vacche da latte nelle aziende che conferiscono il
latte al Caseificio Valposchiavo è di una ventina. Il
reddito è comunque più elevato di aziende delle alpi
italiane con un numero triplo di capi. I motivi
sono due. 1) Il Caseificio grazie al successo commerciale
(determinato dalla elevata qualità del prodotto e del
latte conferito) può corrispondere ai soci 56 cent di
€ da confrontare ai 35 cent. normalmente corrisposti
in Svizzera; 2) attraverso gli impegni agroambientali
l'azienda può ottenere un reddito superiore a quello
del latte.
Va
chiarito, però, che gli impegni non sono generici. Oltre
al rispetto di un bassissimo carico di bestiame
(metà di quello consentito in Italia, anche nel caso
del bio) i pagamenti sono determinati dalla manutenzione
dei muri a secco, sfalcio di prati a forte pendenza
dove è necessario l'uso della BCS o della falce a mano.
Il
risultato più evidente è che le pendici dei monti sono
sfalciate e il paesaggio ne trae un grande giovamento.
Quella che appare una sovvenzione 'assistenziale' in
realtà rappresenta il corrispettivo per servizi molto
utili e produttivi, non solo in termini di protezione
ambientale ma anche di economia turistica.
Aggiungere
al trenino, ai ghiacciai, un paesaggio ridente e dei
prodotti alimentari locali veramente genuini (si sta
sviluppando anche la filiera dei cereali minori), ben
valorizzati dai ristoratori e dagli albergatori locali,
crea una forte attrattiva, promuove un'immagine positiva.
I responsabili del Caeificio sottolineano come il successo
dei loro prodotti risulti molto legato al turismo,
alla frequentazione della valle e alla sua immagine.
Circoli virtuosi.
Ciò
che vorremmo sottolineare con forza è che
il sistema zootecnico estensivo, incentivato dalla politica
federale, sortisce un effetto molto concreto: le mucche
hanno a disposizione non solo molto fieno ma anche fieno
di ottima qualità. Grazie ai 'fienili solari' che sfruttano
un'intercapedine al di sotto della copertura del tetto
per scaldare l'aria e e ventilare il foraggio raccolto
con ancora un 50% di umidità e mantenuto sfuso. Con
questo sistema il fieno risulta di elevata qualità (si
mantengono le foglie che, nel prodotto raccolto secco
cadono a terra).
Pensate
a quanta soia in meno! La cura per la qualità
del fieno si nota anche nel tipo di taglio (alto, a
7 cm da terra). Va poi detto che questo ottimo fieno
(l'abbiamo annusato con voluttà, profuma meravigliosamente) non
deve essere 'annacquato' con foraggio che viene
'da via', da 'dove costa meno'.
Anche
a Poschiavo si acquista un po' di foraggio (dall'Italia)
ma non deve superare il 10% (20% nelle annate peggiori).
Risultato: cellule somatiche pari in media a 70.000,
lunga durata della carriera produttiva (5-6 parti),
produzioni comunque elevate (6.000 kg per lattazione),
elevati titoli di grasso e proteina, elevata resa del
latte. Venire a vedere per credere.
Le
considerazioni sull'importanza del nesso tra alimentazione
e qualità del latte che emergono dall'esperienza del
Caseificio Valposchiavo sono tanto più interessanti
in quanto anche qui, prima della 'conversione' si usava
l'insilato. Il casaro (Antonio Giacomelli detto Tony,
di Grosio in Valtellina) racconta come i tempi di presa
del caglio e la consistenza del coagula siano cambiati
in modo drastico dopo l'abbandono dell'insilato (che,
oltretutto, in montagna con piccoli volumi di consumo
è spesso soggetto ad alterazioni).
Al
di là della cura nella produzione del fieno la qualità
del latte viene mantenuta alta anche mendiante continui
controlli sul latte di ogni conferente. Ph e conta cellulare
vengono determinati di routine da Tony per tenere
monitorata ogni stalla. E anche questo conta.
Una
realtà molto diversa
In
Valtellina (ma il discorso varrebbe anche per altre
valli alpine lombarde ed italiane) la realtà è ben diversa.
L'impatto burocratico della certificazione bio si assomma
ad altri pesanti adempimenti scoraggiando le piccole
aziende (in Valtellina le aziende bio sono 2 mosche
bianche e sono grandi). I contributi un tanto al
chilo per unità di superficie che non tengono conto
di pendenze e difficoltà effettive, che calcolano in
modo distorto i pascoli d'alpeggio sottoutilizzati
(spesso solo con gli asciutti) premiano chi sta in fondovalle,
chi è super-meccanizzato, chi ha (almeno dulla carta)
grandi superfici anche se poi di fieno ne produce in
realtà poco.
Se
le condizioni specifiche della montagna alpina fossero
considerate in modo più puntuale dalla politica regionale
(non solo lombarda, beninteso), se si avesse più coraggio
di abbandonare la politica del 'grande è meglio', 'chimico-meccanizzato-tecnologico
è meglio' le cose potrebbero cambiare e il bio
decollare anche da noi quale opportunità in più per
le piccole aziende di montagna.
Di
fatto, però, non si vuole abbandonare la politica che
ha portato ad allineare al ribasso il prezzo del latte
di montagna, favorendo il business di venditori di mangimi
e integratori, commercianti di fieno, produttori di
stalle prefabbricate, fiale di tori 'super' ecc.
Alla
fine il modello Poschiavo con stalle piccole, carichi
bassi, latte 'nobile' dimostra di essere vincente in
termini di economia aziendale e di economia locale.
Nel modello Valtellina, invece, quanta ricchezza esce
dal territorio (per pagare mangimi, gasolio, medicinali
veterinari ecc. ecc.). Ci sarebebbero anche altre
cose da dire: di come la gestione della latteria sia
effettivamente in mano ai contadini e non al 'management'
o ai produttori più grossi (spesso imprenditori
con interessi anche in altri settori), di come la GDO
svizzera valorizzi il prodotto bio e di montagna. Ci
torneremo.
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