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Dopo
i provvedimenti (di compromesso) votati a larga
maggioranza a gennaio dal Parlamento europeo dovrebbe
essere imminente l'uscita dei regolamenti attuativi (30.04.09)
D'ora
in poi l'avvelenamento dell'ambiente (e dell'uomo) da
pesticidi sarà 'sostenibile'. Parola di Parlamento europeo
'Pesticidi
più sostenibili', così è stata 'venduta' l'approvazione,
con 624 voti favorevoli, 13 contrari e 10 astensioni,
del maxi-emendamento di compromesso negoziato col Consiglio dalla relatrice Christa KLASS con il quale
Parlamento europeo ha adottato una direttiva che istituisce un quadro per realizzare un 'uso sostenibile' dei pesticidi.
I
principi, sulla carta, sono lodevoli, ma la traduzione
in misure di reale e sostanziale contenimento dell'uso
dei pesticidi, compresi quelli riconosciuti come pericolosi,
è diluita nel tempo e affidata a 'piani nazionali' che
dovranno essere approvati entro cinque anni dall'entrata
in vigore, inizio 2011, della Direttiva, quindi
nel 2016.
I
piani dovrano incentivare l'uso di tecniche integrate
e biologiche, di metodi di applicazione e di prodotti
a minore impatto, l'adozione di misure di gestione del
rischio. Un aspetto positivo è che gli stati membri
dovranno precisare obiettivi quantitativi, misure e
tempi per conseguire la riduzione degli impatti sulla
salute di lavoratori, consumatori, ambiente derivanti
dall'impiego dei pesticidi.
Deludenti,
invece, le previsioni circa
l’irrorazione aerea
- in linea di massima vietata - ma che sarà ancora
possibile effettuare in deroga "in
casi speciali" e purché non vi siano alternative praticabili.
La zona da irrorare non dovrà comunque essere "in stretta prossimità di zone residenziali". A partire dal 2013, peraltro, "gli aeromobili sono attrezzati con accessori che rappresentano la migliore tecnologia disponibile per ridurre la dispersione dei prodotti irrorati". La direttiva
- bontà sua - prescrive inoltre che, nell'autorizzazione, le autorità competenti dovranno indicare le misure necessarie per avvertire preventivamente i residenti e le persone presenti e per tutelare l'ambiente nelle vicinanze dell'area irrorata.
Altra
delusione rispetto all'uso di pesticidi in aree specifiche, quali parchi, giardini pubblici, campi sportivi e aree ricreative, cortili delle scuole e parchi gioco nonché in prossimità di aree in cui sono ubicate strutture sanitarie o le aree protette.
Anche qui non si prevede un divieto categoticvo ma
l'indicazione bizantina che l'uso venga "vietato
o ridotto al minimo" .
La
direttiva prevede in modo analogo la riduzione "per quanto possibile" o l'eliminazione dell’applicazione dei pesticidi sulle o lungo le strade, le linee ferroviarie (chi
viaggia continui a tenere i finestrini chiusi!)
in prossimità di acque superficiali o sotterranee.
La
stessa logica che ha presieduto al provvedimento sull'
'uso sostenibile' dei pesticidi ha informato anche il
maxi-emendamento con è stato approvato il provvedimento
'parallelo' sull'autorizzazione e commercializzazione
dei pesticidi. E''
rassicurante (si fa per dire) sapere che i pesticidi più pericolosi saranno eliminati progressivamente "su un periodo di dieci anni, con talune deroghe". Tra
gli altri aspetti poco rassicuranti della direttiva
citiamo i seguenti:
A determinate condizioni, e per un periodo provvisorio non superiore a tre anni, gli Stati membri potranno autorizzare prodotti fitosanitari contenenti una sostanza attiva non ancora approvata.
Talune sostanze altamente tossiche, in particolare quelle cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione, non potranno essere autorizzate
... a meno che i loro effetti sugli esseri umani siano considerati trascurabili
(ma se sono altamente tossiche, cancerogene e mutagene!!). Lo stesso (ovvero
il principio: "sappiamo che è un veleno ma finché
non si dimostrano 'scientificamente' effetti gravi per
l'uomo lo si usi pure") vale per le sostanze che interferiscono sul sistema endocrino e quelle valutate come persistenti, bioaccumulanti e tossiche (PBT), nonché quelle molto persistenti e molto bioaccumulabili (mPmB). Inoltre, qualora si ritenesse che una sostanza possa avere effetti critici neurotossici o immunotossici, potrebbero essere stabilite misure più rigorose. Anche le sostanze pericolose per api potranno essere vietate. Tuttavia, se una sostanza attiva è necessaria per controllare una grave emergenza fitosanitaria che non può essere contenuta con altri mezzi disponibili, tale sostanza attiva potrà essere approvata per un periodo limitato, non superiore a cinque anni, anche se non soddisfa i criteri stabiliti.
I pesticidi commercializzati in base alle regole attuali potranno continuare ad essere utilizzati fino alla scadenza della validità della loro autorizzazione corrente (10 anni). Così, una sostanza autorizzata nel 2006 potrà continuare ad essere venduta fino al 2016
(cioè anche se nel frattempo si dimostra la sua grande
pericolosità per la salute e l'ambiente) . A quella data, però, dovrà essere sottoposta a una nuova procedura di autorizzazione sulla base dei criteri stabiliti dal regolamento in esame.
Tiriamo un sospiro di sollievo. Adesso si capisce perché
questi provvedimenti che diluiscono, stemperano. derogano
quella che è stata reclamizzata come una "stretta"
sui pesticidi siano stati votati all'unanimità cioè
anche dai rappresentanti delle lobby agrochimiche e
da quella parte dei rappresentanti degli interessi agricoli
che non riesce a concepire una agricoltura in grado
di affrancarsi dalla tossicodipendenza.
Le
ipocrite formulazioni dei provvedimenti del Parlamento
europeo, che allontanano di parecchi anni una vera svolta
in favore di una agricoltura pulita, con la sua logica
"sono veleni, ma non molto", "sono veleni
ma non si può farne a meno" riflettono le considerazioni
svolte dal sociologo tedesco Ulrich Beck nella
sua importante opera 'la società del rischio. Verso
una seconda modernità' di cui riportiamo alcuni passi
nel box sotto.
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Da:
Ulrich
Beck 'La società del rischio. Verso una seconda modernità',
Carroci, Roma 2000. pp. 84 ssg.
Chi
limita l'inquinamento lo ha già accettato in partenza.
Ciò che oggi è ancora possibile, è èper definizione
sociale "innocuo", quale che sia la sua nocività.
Certo i valori massimi consentiti potranno anche
evitare il peggio [lo stesso vale per l' autorizzare
dell'uso di pesticidi "non troppo tossici"]
ma nel contempo sono anche dei "lasciapassare"
per inquinare la natura e l'uomo - un poco.
Fino a che misura è lecito questo "poco"?
Questo è il problema. Le piante, gli animali e gli uomini
tollerano un poco grande o un poco piccolo
di veleno? E quanto grande è questo poco? Cosa
significa "tollerare"?
Abbiamo
a che fare con l'etica biologica di risulta della
civiltà industriale sviluppata, un'etica che rimane
caratterizzata da una sua peculiare negatività. Essa
esprime il principio, un tempo del tutto ovvio, di non
avvelenare il prossimo. Per essere più precisi si dovrebbe
dire: il principio di non avvelenare completamente.
Infatti essa, per ironia della sorte, consente quel
famoso e controverso "un po' ". Quindi in
quest'ordinanza [l'autore si riferisce ai valori massimoi
consentiti di presenza di pesticidi] non si tratta di
impedire l'avvelenamento, ma di indicarne la
misura consentita.
Non
è che non sia possibile sapere quali siano gli
effetti sull'uomo di singole dosi di sostanze tossiche
o dalla loro somma. Il fatto è che non si vuole saperlo!
Ci pensi la gente a scoprirlo direttamente! Si conduce
per così dire una sorta di esperimento permanente in
cui la cavia è l'uomo, in un movimento di autosoccorso,
deve raccogliere e far valere i dati sui suoi sintomi
di avvelenamento sfidando lo sguardo severo degli
esperti.
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