- (8/6/2023)
- Finalmente la serie interminabile
delle aggressioni alle persone a Vasto (provincia di Chieti, Abruzzo)
sbarca sui programmi delle TV nazionali. Ci voleva il caso di una bimba
di 4 anni, nel cui corpicino il lupo ha affondato i canini per
ghermirla
e che, per fortuna, è stata salvata dal padre. Una serie di foto,
scattate a partire dall'agosto 2022, e le carcasse di lupi vittime di
incidenti stradali nella zona non lasciano molto spazio ai goffi,
quanto
indecenti, tentativi del presidente del Parco della Maiella di
depistare
(come al solito) la responsabilità sui cani. Un depistaggio grottesco
perché, sin dall'agosto scorso, il direttore dello stesso parco
dichiarava trattarsi di "lupo appenninico". Ma il fatto grave è che
dopo sette aggressioni a persone
e ancora non si è catturato l'animale responsabile (lupi o cani che
siano). Un esempio palese
di come, in Italia, le lobby
animal-ambientaliste siano riuscite a imporre l'inerzia dello stato
anche di fronte al suo dovere primario di difendere la vita dei sudditi.
- Tutti questi episodi e, a maggior ragione,
quello di Palombaro, al confine del Parco della Maiella, chiamano in
causa il ruolo
dell'area protetta e dell'arcipelago di altri "istituti di protezione"
(Sic, riserve) disseminati tra le montagne e la costa abruzzese (ottimo
rifugio per i
lupi che attaccano in città e sulle spiagge). Poi si scopre che il Parco della Maiella, insieme alla
Marucco (sotto le formali insegne dell'Università di Torino, ma - come
noto - nell'entourage ristretto di Boitani) e ai cc forestali
(Ministero della difesa) sono gli unici partner italiani (la Provincia
di Trento e la Regione Toscana avevano declinato l'invito giudicandolo
poco decente) di un mega progetto Life Wild Wolf che si occupa di lupi in aree
antropizzate... e la cosa si fa interessante. Intanto, mentre loro macinano i
loro milioni di euro per produrre cortine fumogene e proteggere i
poveri lupi dai perfidi bracconieri, noi vi mostriamo le
statistiche sulle aggressioni da parte dei lupi alle persone in Italia
e quelle sulle intrusioni in cortili e giardini di casa. Dati che fanno
rizzare i capelli.
Con il 2023 è partito l'ennesimo
progetto Life a firma IEA (l'associazione "privata" di Boitani che
incamera finanziamenti milionari). Esso
mira a far passare l'idea che i lupi in città e nei suburbi
rappresentino un
fatto normale, che ci stanno benone, ma che sono solo di passaggio e
non
comportano nessun pericolo. Se diventano pericolosi e stanziali è solo
per colpa dei cittadini che danno loro da mangiare o abbandonano i
rifiuti.
Lo scopo dichiarato di Life Wild Wolf
- oltre a proteggere i lupi dalle persone e non le persone dai lupi -
consiste nell'elaborare un protocollo di gestione dei "bold wolves"
(lupi pericolosi, pudicamente chiamati in italiano "confidenti"). Per
farlo bisognerà aspettare il 2027, anno di chiusura del progetto.
Peccato che basterebbe copiare quelli della Svizzera e di alcune
regioni dell'Austria e della Germania. Non quello del LCIE (Large
carnivore initiative Europe), un protocollo che, basato sulla miseria
di soli otto step comportamentali, è stato apposta redatto dai
lupologi (compres
i quelli dell'IEA e del giro di Boitani) per non risultare di pratica
applicazione. Così il gioco va avanti, con la forestale (partner di
Life Wild Wolf) che valuterà caso per caso la pericolosità del
soggetto. Con l'Ispra che - con tempi di mesi - darà, sempre caso per
caso,
l'autorizzazione non solo alle catture e agli abbattimenti (questi
ultimo mai) ma persino agli interventi di "dissuasione" come il
semplice uso
di pallottole di gomma e petardi. Il lupo è sacro. Nonostante i casi di
presenza di lupi
a ridosso delle case, nei cortili e nei giardini si stiano
moltiplicando, nonostante che le persone azzannate dai lupi siano
sempre più numerose, il partito del lupo non intende cambiare rotta.
Ritengono che la politica continuerà ad essere inerte e le popolazioni
anche. Tocca a noi dimostrare che, oltre un certo
limite, la pentola a pressione scoppia.
Palombaro (Chieti). Il lupo che
ha aggredito una donna ne centro del paese, strappandole il cagnolino
dalle braccia per sbranarlo. Se questo è un pastore tedesco o un clc ...
Sette aggressioni a Vasto, una a Palombaro
A partire dall'estate 2022, si sono registrate a Vasto ben sette
aggressioni. Nell'agosto 2022 sono stati aggrediti una turista sulla
spiaggia e un operaio che transitava sulla pista ciclabile. Quest'anno,
ai primi di maggio, una coppia si è salvata arrampicandosi su un
albero;
nello stesso mese sulla spiaggia è stata morsa alla schiena (per
afferrarla e portarla via) una bimba di quattro anni, salvata solo
dall'intervento del padre, una ragazza è stata ferita; ai primi di
giugno è stato aggredito e ferito un quindicenne, sempre sulla
spiaggia.
A Palombaro, anch'esso in provincia di Chieti, il 20 maggio, una donna
è
stata aggredita in centro paese da un lupo che le ha strappato il
cagnolino dalla braccia portandolo via. La donna è caduta a terra e il
lupo con la preda è fuggito nel bosco lasciando una striscia di sangue.
Un
lupo per le vie di Vasto a maggio
Il presidente del Parco nazionale della Maiella, Zazzera (non a
caso nominato dal famigerato Costa, il ministro dell'ambiente più
fazioso della storia della repubblica), insiste a sostenere, in base
alle sue personali convinzioni e interpretazioni etologiche, che non si
tratta di lupi. Secondo lui
sono cani.

Giovane
lupa investita a pochi km a sud di Vasto nel novembre 2022
La posizione di Zazzera contrasta con le dichiarazioni degli esperti
del parco (tra cui lo stesso direttore) che, già alla prima aggressione
alla turista milanese, confermavano che si trattasse di lupo. Il
presidente cerca
evidentemente di prendere tempo perché la situazione sta precipitando e
si sente crollare la terra sotto i piedi. Il Parco della Maiella è
stato una fabbrica di Life pro lupo e ora è, come sopra anticipato,
impegnato nel controverso programma
Life Wild Wolf. Una caporetto per il lupismo alle porte del Parco
(Palombaro, vedi mappa sotto, è ai confini del parco) che smentisse gli
assunti di Life Wild Wolf sarebbe un vulnus
pesante. Così si insiste nel depistaggio. La realtà, però, contraddice
la
narrazione di Life Wild Wolf. Quest'ultimo ha per scopo di dimostrare
(in questi
progetti le tesi sono precostituite e la girandola di soldi
e discutibili sperimentazioni serve solo a fornire una patina
scientifica
ex post) che i "bold wolves" sono singoli lupi sperduti, senza branco e
disorientati, che - appena possono - tolgono il disturbo e che,
comunque,
non sono pericolosi. Se mordono non sono lupi ma cani. Se insistono a
frequentare le aree abitate è solo colpa dei cittadini che non chiudono
in
casa il cane e il gatto (e se li fanno sbranare), che lasciano i
rifiuti in giro,
che non tagliano l'erba alta e i cespugli regalando rifugi e
appostamenti al predatore. Il lupo è sempre innocente
e innocuo e quindi - ecco la conclusione - non serve stabilire alcuna
misura di cattura o abbattimento. Che questa narrazione faccia acqua da
tutte le parti, che sia solo un costrutto ideologico per giustificare
il
castello di business e di potere eretto dalla loggia del lupo, appare
evidente, non solo sula base dalle aggressioni ripetute ma anche della
persistenza
del/dei lupi pericolosi nella stessa area. Come si spiega questo
fenomeno del "lupo di Vasto" (o, altrimenti detto della bestia
selvatica di Vasto che ambisce
a emulare le imprese delle inafferrabili bestie antropofaghe del
Gevaudan e di Cusago (XVIII sec.)? Facile: con la trama di "aree
protette" grandi e piccole che
la lobby ambientalista ha disseminato sul territorio abruzzese. Tra il
parco della Maiella e la costa vi è un arcipelago di piccole aree
protette e, persino sulla costa, a nord e a sud di Vasto, vi sono dei
"rifugi" che si prestano benissimo ad accogliere (di notte o in certi
periodi) i lupi che poi fanno incursione sulle spiagge e in città.
Il problema, però, non è
esclusivo dell'Abruzzo meridionale. I lupi aumentano e si spingono
sempre più frequentemente verso le città e le coste. E si moltiplicano
le aggressioni e le intrusioni nelle pertinenze di abitazioni. Da una
prima indagine da noi eseguita sul web, indagine che sottostima il
fenomeno perché molti episodi non sono denunciati e non tutte le
notizie sono riprese dalle versioni online degli organi di informazione
o dai siti locali di informazione (apparendo solo su organi locali
cartacei), emerge in modo netto l'aumento degli episodi a partire dal
2020, anno del famoso "monitoraggio nazionale". Fatto inquietante, oggi
a nemmeno metà anno, gli episodi hanno quasi raggiunto il numero
complessivo del 2022. Oltre alle aggressioni, con ferite, escoriazioni,
con solo atteggiamento minaccioso e senza contatto fisico, con o senza
presenza del cane, abbiamo considerato l'avvistamento di lupi nei
giardini (con o senza predazioni) e nei cortili (con o senza
predazioni) quali episodi indicatori di una crescente "boldness" del
lupo. Precisiamo che i casi nei quali i lupi sono poi risultati cani
(appena si può i lupi vengono discolpati e si fornisce pubblicità della
cosa) sono stati verificati dalla statistica. Non si registrano (che
strano!) casi
inversi.
Non si può poi non notare che,
come da letteratura, le interazioni con
l'uomo si fanno sempre più pericolose. Come tetimonia il passaggio da
approcci che
si limitavano alla lacerazione dei vestiti, e a lasciare escoriazioni,
a
veri e propri morsi con tanto di buchi lasciati sul corpo delle vittime
dai canini delle "innocue e schive bestiole".


Per quanto riguarda la presenza di lupi in cortili e giardini si nota
come il fenomeno si sviluppi in tempi ancora più recenti (2022-2023)
rispetto alle aggressioni che erano, almeno in precedenza, più legate
all'ambiente rurale o comunque a spazi aperti non prossimi alle
abitazioni. Vero che, un'indagine approfondita, richiederebbe l'analisi
dei referti medici, degli eventuali rapporti di polizia, ma vero anche
che il trend messo in evidenza, sulla base del metodo di ricerca
adottato, è indiscutibile. Possono essere messi in forse singoli
episodi (l'aggressione a domicilio in provincia di Udine è attribuibile
a un lupo o a un ibrido?) ma non il quadro che emerge, che non può
essere
ribaltato. E con un'analisi a costo zero si evidenziano risultanze più
rilevanti di quelle per le quali sono spesi milioni di euro per
alimentare in continuo la macchina delle prebende a pro degli adepti
della loggia, che
riescono ad ottenere quasi sempre un incarico in un nuovo Life prima
che termini il precedente.
Si può comunque concludere che:
- L'aumento numerico, la saturazione delle aree meno antropizzate,
la perdita di timore nei confronti dell'uomo, concorrono a determinare
la crescente presenza dei lupi nei centri abitati;
- I lupi si spingono sempre più vicino alle case non temendo più di
sostare a pochi metri da esse e di operare predazioni di animali
domestici e selvatici sulle soglie;
- Gli attacchi alle persone sono condotti sempre più frequentemente
anche in assenza del cane;
- Le conseguenze delle aggressioni sono, in termini di lesioni, più
gravi e in un caso (la bambina a Vasto) l'attacco ha assunto caratteri
predatori (la vittima è stata azzannata per essere portata via).

Nessuna cortina fumogena della loggia del lupo (alla quale sono
iscritti oltre alle organizzazioni animal-ambientaliste, i cc
forestali, molti parchi, le polizie provinciali, il nucleo duro dei
progetti Life, pezzi di Ispra e del MITE) potrà impedire, a chi si pone
di fronte al problema senza pregiudizi, di concludere che la situazione
è in fase di rapida degenerazione. L'ostinazione della loggia
nell'impedire qualsiasi "regola di ingaggio" per il lupo, escludendo
gli abbattimenti e
ponendo limiti fortissimi alle catture e alle stesse azioni di
deterrenza, condurrà sempre più spesso a situazioni drammatiche. Come
già sperimentato nel caso degli orsi trentini che stanno
destabilizzando dal punto di vista sociale e politico un'intera
provincia. Qual'è l'obiettivo dei lupisti?