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Lupo

Michele Corti, 8 giugno 2023

Lupo problema di sicurezza pubblica: casi in aumento esponenziale



  • (8/6/2023) - Finalmente la serie interminabile delle aggressioni alle persone a Vasto (provincia di Chieti, Abruzzo) sbarca sui programmi delle TV nazionali. Ci voleva il caso di una bimba di 4 anni, nel cui corpicino il lupo ha affondato i canini per ghermirla e che, per fortuna, è stata salvata dal padre. Una serie di foto, scattate a partire dall'agosto 2022, e le carcasse di lupi vittime di incidenti stradali nella zona non lasciano molto spazio ai goffi, quanto indecenti, tentativi del presidente del Parco della Maiella di depistare (come al solito) la responsabilità sui cani. Un depistaggio grottesco perché, sin dall'agosto scorso, il direttore dello stesso parco dichiarava trattarsi di "lupo appenninico". Ma il fatto grave è che dopo sette aggressioni a persone e ancora non si è catturato l'animale responsabile (lupi o cani che siano). Un esempio palese di come, in Italia, le lobby animal-ambientaliste siano riuscite a imporre l'inerzia dello stato anche di fronte al suo dovere primario di difendere la vita dei sudditi. 
  • Tutti questi episodi e, a maggior ragione, quello di Palombaro, al confine del Parco della Maiella, chiamano in causa il ruolo dell'area protetta e dell'arcipelago di altri "istituti di protezione" (Sic, riserve) disseminati tra le montagne e la costa abruzzese (ottimo rifugio per i lupi che attaccano in città e sulle spiagge). Poi si scopre che il Parco della Maiella, insieme alla Marucco (sotto le formali insegne dell'Università di Torino, ma - come noto - nell'entourage ristretto di Boitani) e ai cc forestali (Ministero della difesa) sono gli unici partner italiani (la Provincia di Trento e la Regione Toscana avevano declinato l'invito giudicandolo poco decente) di un mega progetto Life Wild Wolf che si occupa di lupi in aree antropizzate... e la cosa si fa interessante. Intanto, mentre loro macinano i loro milioni di euro per produrre cortine fumogene e proteggere i poveri lupi dai perfidi bracconieri, noi vi mostriamo  le statistiche sulle aggressioni da parte dei lupi alle persone in Italia e quelle sulle intrusioni in cortili e giardini di casa. Dati che fanno rizzare i capelli.

Con il 2023 è partito l'ennesimo progetto Life a firma IEA (l'associazione "privata" di Boitani che incamera finanziamenti milionari). Esso mira a far passare l'idea che i lupi in città e nei suburbi rappresentino un fatto normale, che ci stanno benone, ma che sono solo di passaggio e non comportano nessun pericolo. Se diventano pericolosi e stanziali è solo per colpa dei cittadini che danno loro da mangiare o abbandonano i rifiuti. Lo scopo dichiarato di Life Wild Wolf - oltre a proteggere i lupi dalle persone e non le persone dai lupi - consiste nell'elaborare un protocollo di gestione dei "bold wolves" (lupi pericolosi, pudicamente chiamati in italiano "confidenti"). Per farlo bisognerà aspettare il 2027, anno di chiusura del progetto. Peccato che basterebbe copiare quelli della Svizzera e di alcune regioni dell'Austria e della Germania. Non quello del LCIE (Large carnivore initiative Europe), un protocollo che, basato sulla miseria di soli otto step comportamentali,  è stato apposta redatto dai lupologi (compres i quelli dell'IEA e del giro di Boitani) per non risultare di pratica applicazione. Così il gioco va avanti, con la forestale (partner di Life Wild Wolf) che valuterà caso per caso la pericolosità del soggetto. Con l'Ispra che - con tempi di mesi - darà, sempre caso per caso, l'autorizzazione non solo alle catture e agli abbattimenti (questi ultimo mai) ma persino agli interventi di "dissuasione" come il semplice uso di pallottole di gomma e petardi. Il lupo è sacro. Nonostante i casi di presenza di lupi a ridosso delle case, nei cortili e nei giardini si stiano moltiplicando, nonostante che le persone azzannate dai lupi siano sempre più numerose, il partito del lupo non intende cambiare rotta. Ritengono che la politica continuerà ad essere inerte e le popolazioni anche. Tocca a noi dimostrare che, oltre un certo limite, la pentola a pressione scoppia.

Palombaro (Chieti). Il lupo che ha aggredito una donna ne centro del paese, strappandole il cagnolino dalle braccia per sbranarlo. Se questo è un pastore tedesco o un clc ...


Sette aggressioni a Vasto, una a Palombaro


A partire dall'estate 2022, si sono registrate a Vasto ben sette aggressioni. Nell'agosto 2022 sono stati aggrediti una turista sulla spiaggia e un operaio che transitava sulla pista ciclabile. Quest'anno, ai primi di maggio, una coppia si è salvata arrampicandosi su un albero; nello stesso mese sulla spiaggia è stata morsa alla schiena (per afferrarla e portarla via) una bimba di quattro anni, salvata solo dall'intervento del padre, una ragazza è stata ferita; ai primi di giugno è stato aggredito e ferito un quindicenne, sempre sulla spiaggia. A Palombaro, anch'esso in provincia di Chieti, il 20 maggio, una donna è stata aggredita in centro paese da un lupo che le ha strappato il cagnolino dalla braccia portandolo via. La donna è caduta a terra e il lupo con la preda è fuggito nel bosco lasciando una striscia di sangue.

Un lupo per le vie di Vasto a maggio

 Il presidente del Parco nazionale della Maiella, Zazzera (non a caso nominato dal famigerato Costa, il ministro dell'ambiente più fazioso della storia della repubblica), insiste a sostenere, in base alle sue personali convinzioni e interpretazioni etologiche, che non si tratta di lupi. Secondo lui sono cani.

Giovane lupa investita a pochi km a sud di Vasto nel novembre 2022


La posizione di Zazzera contrasta con le dichiarazioni degli esperti del parco (tra cui lo stesso direttore) che, già alla prima aggressione alla turista milanese, confermavano che si trattasse di lupo. Il presidente cerca evidentemente di prendere tempo perché la situazione sta precipitando e si sente crollare la terra sotto i piedi. Il Parco della Maiella è stato una fabbrica di Life pro lupo e ora è, come sopra anticipato, impegnato nel controverso programma Life Wild Wolf. Una caporetto per il lupismo alle porte del Parco (Palombaro, vedi mappa sotto, è ai confini del parco) che smentisse gli assunti di Life Wild Wolf sarebbe un vulnus pesante. Così si insiste nel depistaggio. La realtà, però, contraddice la narrazione di Life Wild Wolf. Quest'ultimo ha per scopo di dimostrare (in questi progetti le tesi sono precostituite e la girandola di soldi e discutibili sperimentazioni serve solo a fornire una patina scientifica ex post) che i "bold wolves" sono singoli lupi sperduti, senza branco e disorientati, che - appena possono - tolgono il disturbo e che, comunque, non sono pericolosi. Se mordono non sono lupi ma cani. Se insistono a frequentare le aree abitate è solo colpa dei cittadini che non chiudono in casa il cane e il gatto (e se li fanno sbranare), che lasciano i rifiuti in giro, che non tagliano l'erba alta e i cespugli regalando rifugi e appostamenti al predatore. Il lupo è sempre innocente e innocuo e quindi - ecco la conclusione - non serve stabilire alcuna misura di cattura o abbattimento. Che questa narrazione faccia acqua da tutte le parti, che sia solo un costrutto ideologico per giustificare il castello di business e di potere eretto dalla loggia del lupo, appare evidente, non solo sula base dalle aggressioni ripetute ma anche della persistenza del/dei lupi pericolosi nella stessa area. Come si spiega questo fenomeno del "lupo di Vasto" (o, altrimenti detto della bestia selvatica di Vasto che ambisce a emulare le imprese delle inafferrabili bestie antropofaghe del Gevaudan e di Cusago (XVIII sec.)? Facile: con la trama di "aree protette" grandi e piccole che la lobby ambientalista ha disseminato sul territorio abruzzese. Tra il parco della Maiella e la costa vi è un arcipelago di piccole aree protette e, persino sulla costa, a nord e a sud di Vasto, vi sono dei "rifugi" che si prestano benissimo ad accogliere (di notte o in certi periodi) i lupi che poi fanno incursione sulle spiagge e in città.


Il problema, però, non è esclusivo dell'Abruzzo meridionale. I lupi aumentano e si spingono sempre più frequentemente verso le città e le coste. E si moltiplicano le aggressioni e le intrusioni nelle pertinenze di abitazioni. Da una prima indagine da noi eseguita sul web, indagine che sottostima il fenomeno perché molti episodi non sono denunciati e non tutte le notizie sono riprese dalle versioni online degli organi di informazione o dai siti locali di informazione (apparendo solo su organi locali cartacei), emerge in modo netto l'aumento degli episodi a partire dal 2020, anno del famoso "monitoraggio nazionale". Fatto inquietante, oggi a nemmeno metà anno, gli episodi hanno quasi raggiunto il numero complessivo del 2022. Oltre alle aggressioni, con ferite, escoriazioni, con solo atteggiamento minaccioso e senza contatto fisico, con o senza presenza del cane, abbiamo considerato l'avvistamento di lupi nei giardini (con o senza predazioni) e nei cortili (con o senza predazioni) quali episodi indicatori di una crescente "boldness" del lupo. Precisiamo che i casi nei quali i lupi sono poi risultati cani (appena si può i lupi vengono discolpati e si fornisce pubblicità della cosa) sono stati verificati dalla statistica. Non si registrano (che strano!) casi inversi.


Non si può poi non notare che, come da letteratura, le interazioni con l'uomo si fanno sempre più pericolose. Come tetimonia il passaggio da approcci che si limitavano alla lacerazione dei vestiti, e a lasciare escoriazioni, a veri e propri morsi con tanto di buchi lasciati sul corpo delle vittime dai canini delle "innocue e schive bestiole".


Per quanto riguarda la presenza di lupi in cortili e giardini si nota come il fenomeno si sviluppi in tempi ancora più recenti (2022-2023) rispetto alle aggressioni che erano, almeno in precedenza, più legate all'ambiente rurale o comunque a spazi aperti non prossimi alle abitazioni. Vero che, un'indagine approfondita, richiederebbe l'analisi dei referti medici, degli eventuali rapporti di polizia, ma vero anche che il trend messo in evidenza, sulla base del metodo di ricerca adottato, è indiscutibile. Possono essere messi in forse singoli episodi (l'aggressione a domicilio in provincia di Udine è attribuibile a un lupo o a un ibrido?) ma non il quadro che emerge, che non può essere ribaltato. E con un'analisi a costo zero si evidenziano risultanze più rilevanti di quelle per le quali sono spesi milioni di euro per alimentare in continuo la macchina delle prebende a pro degli adepti della loggia, che riescono ad ottenere quasi sempre un incarico in un nuovo Life prima che termini il precedente.

Si può comunque concludere che:
  1. L'aumento numerico, la saturazione delle aree meno antropizzate, la perdita di timore nei confronti dell'uomo, concorrono a determinare la crescente presenza dei lupi nei centri abitati;
  2. I lupi si spingono sempre più vicino alle case non temendo più di sostare a pochi metri da esse e di operare predazioni di animali domestici e selvatici sulle soglie;
  3. Gli attacchi alle persone sono condotti sempre più frequentemente anche in assenza del cane;
  4. Le conseguenze delle aggressioni sono, in termini di lesioni, più gravi e in un caso (la bambina a Vasto) l'attacco ha assunto caratteri predatori (la vittima è stata azzannata per essere portata via).


Nessuna cortina fumogena della loggia del lupo (alla quale sono iscritti oltre alle organizzazioni animal-ambientaliste, i cc forestali, molti parchi, le polizie provinciali, il nucleo duro dei progetti Life, pezzi di Ispra e del MITE) potrà impedire, a chi si pone di fronte al problema senza pregiudizi, di concludere che la situazione è in fase di rapida degenerazione. L'ostinazione della loggia nell'impedire qualsiasi "regola di ingaggio" per il lupo, escludendo gli abbattimenti e ponendo limiti fortissimi alle catture e alle stesse azioni di deterrenza, condurrà sempre più spesso a situazioni drammatiche. Come già sperimentato nel caso degli orsi trentini che stanno destabilizzando dal punto di vista sociale e politico un'intera provincia. Qual'è l'obiettivo dei lupisti?




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