Aggiornamento 29/07/2022
- Dopo l'uscita di questo articolo, diversi organi di informazione
bergamaschi (Valbrembanawb, Prima Bergamo, Bergamo news, Eco di Bergamo
e poi ancora stamane Prima Bergamo) che ne hanno ripreso i contenuti. I
giornalisti non sono più riusciti a contattare il pastore ma, in
compenso, hanno
interpellato la polizia provinciale. Inizialmente essa si è trincerata
dietro il "non rilasciamo dichiarazioni". Ma, mano a che
uscivano nuovi articoli e, soprattutto, dopo che la DG Ambiente, nella
persona della dott.ssa Elisabetta Rossi, referente Life Wolf Alps
ha confermato la predazione, la polizia provinciale ha cambiato tattica
e, a sera, ha informato i media che la presenza del "probabile lupo"
è stata confermata dalle fototrappole. La certezza che si tratti di un
lupo non ci sarà mai perché "non è stato possibile eseguire
il tampone per l'analisi del Dna". Ma perché non è stato possibile se
c'era un numero - non ancora precisato - di carcasse a disposizione.
Ci sono altri aspetti poco chiari della vicenda? Il primo è che, se i
pastori non fossero venuti a conoscenza per vier traverse della
predazione e se Ruralpini non
avesse pubblicato le notizie, tutto sarebbe rimasto nell'ombra. Vi sono
poi diversi aspetti che non sono chiari: quanti sono stati
esattamente gli animali predati? Perché la polizia provinciale non
mostra le foto del fototrappolaggio se l'identificazione è è incerta?
Gli animali erano all'interno della recinzione o no? Cosa stanno a fare
in alpeggio i volontari di Pasturs
se non si chiudono gli ovini di notte nel recinto secondo le "regole di
prevenzione e convivenza?". È vero, come corre voce tra i pastori, che
il danno è già stato indennizzato, in tempi record, ai proprietari
degli animali predati? Se si sarebbe molto singolare tenuto conto che,
nei casi in cui
ad essere colpiti non sono gli alpeggi Pasturs gli indennizzi sono
concessi con il contagocce e grandi ritardi e condizionati all'esito
del tampone. Ci sono molte cose da chiarire. Resta certo che ad essere
colpito dalla predazione è un alpeggio del progetto Pasturs, tanto
decantato come
esempio virtuoso di prevenzione e convivenza. Fine dell'aggiornamento.
Sinora
gli attacchi del lupo nelle valli bergamasche erano stati sempre messi
in dubbio, tacitati. Si vorrebbe continuare anche di fronte al nuovo
episodio e ciò è molto grave.. I pastori sono
venuti a sapere "per
vie traverse" (alla faccia della trasparenza) che la notte del 15
luglio, all'alpe Fontana mora di Gandellino, il lupo aveva colpito. Ci
sono 10 mila pecore tutto intorno e non avvisare i pastori espone la
provincia di Bergamo a una responsabilità. Il pastore che ha subito
l'attacco, da noi intervistato, ha confermato tuttoquello che circolava
ed egli stesso si stupisce che la polizia provinciale abbia tenuto
tutto nascosto. Gli ovini erano all'interno del recinto che, secondo la
narrazione lupista, dovrebbe "blindate" le pecore. Il lupo le ha
spaventate, loro hanno sfondato la recinzione e gli agnelli, dispersi,
sono stati colpiti con grande precisione e velocità da Ezechiele. Forse
che il silenzio sia dovuto, oltre alle feroci polemiche sugli
avvistamenti del lupo e sulle precedenti segnalazioni di predazioni in
valle, al fatto che Fontana mora è alpeggio del famoso "Progetto
Pasturs", quello sbandierato come dimostrazione che "convivere"
con il lupo è facile e possibile?
Nella
notte del 15, mese corrente, alle ore 3, il pastore Aldo Pasini è stato
svegliato da un rumore di campanelli di pecore. Presa una torcia ("ma non ho un faro") è andato subito
a vedere. In baita c'erano due volontari del pompatissimo progetto
Pasturs. Il
gregge aveva sfondato la recinzione elettrica, quella che per gli
animal-ambientalisti da salotto dovrebbe mettere come in cassaforte le
pecore. Sul terreno, a distanza di 20 m l'una dall'altra giacevano le
carcasse di 12 agnelli (di alcuni mesi di vita). Presentavano i
classici segni al collo lasciati dai canini del predatore: un lavoro
rapido, "pulito" e preciso. Che nessun cane è in grado di fare. Anche
la tecnica per fare uscire le pecore mette in evidenza la presenza di
un lupo adulto ed esperto. "Firma" finale al misfatto l'unica forma di
consumazione delle carcasse: a un agnello il predatore ha mangiato il
cuore, previa "operazione chirurgica". Eppure, con tutti questi
elementi il verbale, secondo il pastore, che lo ha firmato, recita:
"probabile predazione di lupo". Cosa si vuoledi più, che il lupo
sottoscriva un verbale? In altre region
i, dopo anni e anni di predazioni e con il montare dell'esasperazione
dei pastori, mentre per gli indennizzi sono sufficienti le generiche
prove di predazione da "canide", per la diagnosi differenziale di
predazione (basata molto spesso, però, sullo scrupolo del veterinario)
è sufficiente l'esame delle lesioni, la valutazione della dinamica
dell'attacco, la presenza di tracce, l'avvistamento del predatore. In
Piemonte, dal 2021, se il veterinario pubblico è impossibilitato a
svolgere accertamenti in loco è sufficiente che il pastore invii delle
foto delle carcasse. In Lombardia si procede con un tamone per gli
accertamenti, di solito alle calende greche, del dna. Molto garantismo,
troppo, per il lupo, poca, per non dire nessuna considerazione per il
pastore. In Lombardia si aspetta che le predazioni diventino di massa e
che monti la protesta dei pastori per instaurare delle regole più
eque? In ogni caso è inaccettabile che i pastori che alpeggiano nella
zona dove avviene una predazione grave (ovini predati nonostante la
protezione del recinto) non siano stati allertati.
.
La baita bassa di
Fontana mora
I pastori , come dicevano,
sono presenti con numerosi e consistenti greggi nel comprensorio. Solo
negli immediati dintorni di Fontana mora vi sono una decina di alpeggi
con 10 mila pecore caricate. Si tratta, infatto, di un comprensorio
classico per i pastori bergamaschi. Da qui alla val di Scalve ci
sono agevoli passaggi e anche i pastori in quella valle sono
preoccupati. Daniele Savoldelli, portavoce dei pastori transumanti, che
alpeggia a Schilpario, osserva: Se
i pastori sanno che gira il predatore usano delle precauzioni, un'asina
gravida viene chiusa in una stalla di notte, il gregge, nonostante il
caldo di questi giorni che consiglierebbe di lasciare pascolare qualche
ora le pecore quando fà un po' più di fresco, , viene chiuso nel
recinto quando fa buio.
Gli alpeggi in sponda sinistra Serio
dell'alta Valseriana. Il crinale a nord della Presolana separa dalla
val di Scalve.
Che la presenza del lupo in Valseriana rappresenti un tema politico
"caldo" lo testimoniano le polemiche degli scorsi anni, con gli
ambientalisti e alcuni esponenti delle istituzioni a dare dei matti a
chi avvista i lupi e denuncia le predazioni. Lo scorso anno, di
fronte alle immagini di vitelli sbranati e all'allarme lanciato da
Giancarlo Moioli, tecnico di grande esperienza per molti anni presso la
comunità montana della bassa Valseriana, il WWF ha sostenuto che si
trattava di immagini "riciclate" di predazioni avvenute in altre
regioni.
Quest'anno,
in inverno non sono state poche le segnalazioni di lupi. Secondo
il presidente del Parco delle Orobie bergamasche manca
la prova provata che si tratti di lupi. le segnalazioni sono tante ma
ci sono anche tanti cani ranndagi in circolazione . L'attacco
del 15 luglio tenderebbe a dare ragione a chi da tempo denuncia la
presenza del lupo in Valseriana. Ecco perché la questione è scottante e
si preferisce tenere nascosto l'episodio. Perché, ci chiediamo, le
guardie della provincia ritengono che la predazione dle lupo sia solo
"probabile"? In una zona con così tanti pastori e pecore cani fuori
controllo passerebbero inosservati? Ma poi va nche detto che la zona è
comunque al confine con aree di presenza accertata e sarebbe
impensabile che la polizia provinciale non usasse le fototrappole per
monitorare (tenendo ovviamente per sé i risultati) la sitazione. Dopo
una predazione del genere sarebbe stato imperdonabile se non avessero
collocato delle fototrappole. Eppure silenzio, solo silenzio. Loro
sanno bene se c'è o non c'è il lupo ma si guardano bene dal dirlo (e il
silenzio fa propendere per la presenza).
Per
ora il lupo non c'è "ufficialmente" in Valseriana. Decidono, come
sempre, lor signori quando sarà il momento che i sudditi potranno
saperlo. Per ora la situazione "ufficiale" è quella dellla
campagna di monitoraggio 2020/21 condotta, sulle Alpi, da Life Wolf
Alps. L'ufficialità dice che c'è una coppia (ma è passato già un anno e
mezzo) in Valtellina, all'estremo nord-est della provincia di Bergamo
(val di Scalve) e "presenze" sempre vicino ai confini della val di
Scalve, in Valcamonica. Nessun lupo in Valseriana.
Presenza
ufficiale di lupi in alta Lombardia nel 2020-2. Quadratino = presenza.
Bollino verde scuro = branco, bollino verde chiaro = coppia.
Ammettere
la presenza del lupo in Valseriana contraddirebbe anni di smentite da
parte del WWF e delle istituzioni. Ma vi è un altro elemento
politicamente sensibile: Fontana mora è un alpeggio Pasturs, il
pompatissimo progetto WWF, attuato dalla coop Eliante, emanazione del
Panda, e sostenuto anche dal Parco delle Orobie bergamasche e dalla
Coldiretti. Pasturs
è il programma che porta i ragazzi a fare un'esperienza i alpeggio, un
fatto di per sé positivo. Peccato che poi è venduto in tanti convegni
nazionali e internazionali come l'esempio di successo dei metodi di
prevenzione della predazione, di successo di convivenza. A parte
che, tolto uno, tutti i pastori aderenti a Pasturs hanno un numero di
pecore molto interiore a quello oggi standard per i pastori
professionali, ciò che più conta è che il successo di Pasturs è legato
al fatto che, sinora, per dichiarazione di Life Wolf Alps il lupo non
si è visto. Convivere con un predatore assente non è difficilissimo. I
ragazzi che partecipano a Pasturs sopo una decina di giorni "ruotano";
qualcuno torna l'anno successivo e mette a frutto un po' di esperienza,
altri, però, sono del tutto neofiti. La "specifica formazione per la
protezione dal lupo" in assenza di una sia pur minima esperienza
pratica pregressa della vita d'alpeggio a cosa può servire? Tutto
filava, e il teatrino poteva svolgere la sua funzione sino a che di
predazioni non c'era l'ombra. Ora le cose cambiano e il giocattolo
rischia di spezzarsi. Di tutti gli alpeggi della Valseriana l'unico
colpito è proprio uno di un progetto che ha ricevuto sperticate lodi
per l'efficacia della "prevenzione". Logico che i soggetti
implicati: WWF, Eliante, Parco delle Orobie bergamasche, Coldiretti non
siano felici di fronte alle notizie da Fontana mora. Per capire la
situazione degli scorsi anni (confermata dal
"monitoraggio nazionale" 2020-2021) è utile analizzare la mappa
ufficiale Life Wolf Alps sotto riportata: si vede che i lupi (detto dai
lupisti) non risultavano presenti nell'area degli 8 alpeggi Pasturs. E
allora? Allora Pasturs ha rappresentato un'operazione per danneggiare i
pastori facendo credere che la "convivenza" è possibile e facile;
bastano qualche rotolo di rete, qualche cane, qualche volontario al
quale, peraltro, non si chiede certo di stare di guardia al gregge di
notte (misura che avrebbe evitato la predazione del 15 luglio) ma si
dare una mano a stendere le reti e guardare il gregge di giorno quando,
comunque, vi sono i pastori . Di fronte a tutto ciò, alcuni pastori che
avevano aderito al progetto, resosi conto di come la loro adesione al
progetto venisse strumentalizzata contro la categoria hanno iniziato a
sollevare delle critiche. Successe lo scorso anno e, siccome le
critiche erano state postate sulla pagina Facebook di Pasturs, sono
stati democraticamente bloccati.
Attività
di monitoraggio di LifeWolfAlps prima del "censimento" nazionale
2020-2021. Tra il 2014 e il 2018 solo un alpeggio Pasturs è ricaduto
marginalmente entro l'area di una coppia (non confermata) nel
2017-2018. I soggetti confermati hanno operato in quegli anni più a
Nord (alta Valcamonica e valli orobiche orientali valtellinesi).
Alcune
delle attività educative di Pasturs