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Lupo

Michele Corti, 27  luglio, 2022

Dodici ovini predati dal lupo in alta Valseriana la notte del 15 luglio (ma è stato messo a tacere)

Aggiornamento 29/07/2022 - Dopo l'uscita di questo articolo, diversi organi di informazione bergamaschi (Valbrembanawb, Prima Bergamo, Bergamo news, Eco di Bergamo e poi ancora stamane Prima Bergamo) che ne hanno ripreso i contenuti. I giornalisti non sono più riusciti a contattare il pastore ma, in compenso, hanno interpellato la polizia provinciale. Inizialmente essa si è trincerata dietro il "non rilasciamo dichiarazioni". Ma, mano a che uscivano nuovi articoli e, soprattutto, dopo che la DG Ambiente, nella persona della dott.ssa Elisabetta Rossi, referente Life Wolf Alps ha confermato la predazione, la polizia provinciale ha cambiato tattica e, a sera, ha informato i media che la presenza del "probabile lupo" è stata confermata dalle fototrappole. La certezza che si tratti di un lupo non ci sarà mai perché "non è stato possibile eseguire il tampone per l'analisi del Dna". Ma perché non è stato possibile se c'era un numero - non ancora precisato - di carcasse a disposizione. Ci sono altri aspetti poco chiari della vicenda? Il primo è che, se i pastori non fossero venuti a conoscenza per vier traverse della predazione e se Ruralpini non avesse pubblicato le notizie, tutto sarebbe rimasto nell'ombra. Vi sono poi diversi aspetti che non sono chiari: quanti sono stati esattamente gli animali predati? Perché la polizia provinciale non mostra le foto del fototrappolaggio se l'identificazione è è incerta? Gli animali erano all'interno della recinzione o no? Cosa stanno a fare in alpeggio i volontari di Pasturs se non si chiudono gli ovini di notte nel recinto secondo le "regole di prevenzione e convivenza?". È vero, come corre voce tra i pastori, che il danno è già stato indennizzato, in tempi record, ai proprietari degli animali predati? Se si sarebbe molto singolare tenuto conto che, nei casi in cui ad essere colpiti non sono gli alpeggi Pasturs gli indennizzi sono concessi con il contagocce e grandi ritardi e condizionati all'esito del tampone. Ci sono molte cose da chiarire. Resta certo che ad essere colpito dalla predazione è un alpeggio del progetto Pasturs, tanto decantato come esempio virtuoso di prevenzione e convivenza. Fine dell'aggiornamento.

Sinora gli attacchi del lupo nelle valli bergamasche erano stati sempre messi in dubbio, tacitati. Si vorrebbe continuare anche di fronte al nuovo episodio e ciò è molto grave.. I pastori 
sono venuti a sapere "per vie traverse" (alla faccia della trasparenza) che la notte del 15 luglio, all'alpe Fontana mora di Gandellino, il lupo aveva colpito. Ci sono 10 mila pecore tutto intorno e non avvisare i pastori espone la provincia di Bergamo a una responsabilità. Il pastore che ha subito l'attacco, da noi intervistato, ha confermato tuttoquello che circolava ed egli stesso si stupisce che la polizia provinciale abbia tenuto tutto nascosto. Gli ovini erano all'interno del recinto che, secondo la narrazione lupista, dovrebbe "blindate" le pecore. Il lupo le ha spaventate, loro hanno sfondato la recinzione e gli agnelli, dispersi, sono stati colpiti con grande precisione e velocità da Ezechiele. Forse che il silenzio sia dovuto, oltre alle feroci polemiche sugli avvistamenti del lupo e sulle precedenti segnalazioni di predazioni in valle, al fatto che Fontana mora è alpeggio del famoso "Progetto Pasturs", quello sbandierato come  dimostrazione che "convivere" con il lupo è facile e possibile?

Nella notte del 15, mese corrente, alle ore 3, il pastore Aldo Pasini è stato svegliato da un rumore di campanelli di pecore. Presa una torcia ("ma non ho un faro") è andato subito a vedere. In baita c'erano due volontari del pompatissimo progetto Pasturs. Il gregge aveva sfondato la recinzione elettrica, quella che per gli animal-ambientalisti da salotto dovrebbe mettere come in cassaforte le pecore. Sul terreno, a distanza di 20 m l'una dall'altra giacevano le carcasse di 12 agnelli (di alcuni mesi di vita). Presentavano i classici segni al collo lasciati dai canini del predatore: un lavoro rapido, "pulito" e preciso. Che nessun cane è in grado di fare. Anche la tecnica per fare uscire le pecore mette in evidenza la presenza di un lupo adulto ed esperto. "Firma" finale al misfatto l'unica forma di consumazione delle carcasse: a un agnello il predatore ha mangiato il cuore, previa "operazione chirurgica". Eppure, con tutti questi elementi il verbale, secondo il pastore, che lo ha firmato, recita: "probabile predazione di lupo".  Cosa si vuoledi più, che il lupo sottoscriva un verbale? In altre region i, dopo anni e anni di predazioni e con il montare dell'esasperazione dei pastori, mentre per gli indennizzi sono sufficienti le generiche prove di predazione da "canide", per la diagnosi differenziale di predazione (basata molto spesso, però, sullo scrupolo del veterinario) è sufficiente l'esame delle lesioni, la valutazione della dinamica dell'attacco, la presenza di tracce, l'avvistamento del predatore. In Piemonte, dal 2021, se il veterinario pubblico è impossibilitato a svolgere accertamenti in loco è sufficiente che il pastore invii delle foto delle carcasse. In Lombardia si procede con un tamone per gli accertamenti, di solito alle calende greche, del dna. Molto garantismo, troppo, per il lupo, poca, per non dire nessuna considerazione per il pastore. In Lombardia si aspetta che le predazioni diventino di massa e che monti la protesta dei pastori  per instaurare delle regole più eque? In ogni caso è inaccettabile che i pastori che alpeggiano nella zona dove avviene una predazione grave (ovini predati nonostante la protezione del recinto) non siano stati allertati.

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La baita bassa di Fontana mora

I pastori , come dicevano, sono presenti con numerosi e consistenti greggi nel comprensorio. Solo negli immediati dintorni di Fontana mora vi sono una decina di alpeggi con 10 mila pecore caricate. Si tratta, infatto, di un comprensorio classico per i pastori bergamaschi.  Da qui alla val di Scalve ci sono agevoli passaggi e anche i pastori in quella valle sono preoccupati. Daniele Savoldelli, portavoce dei pastori transumanti, che alpeggia a Schilpario, osserva: Se i pastori sanno che gira il predatore usano delle precauzioni, un'asina gravida viene chiusa in una stalla di notte, il gregge, nonostante il caldo di questi giorni che consiglierebbe di lasciare pascolare qualche ora le pecore quando fà un po' più di fresco, , viene chiuso nel recinto quando fa buio.

Gli alpeggi in sponda sinistra Serio dell'alta Valseriana. Il crinale a nord della Presolana separa dalla val di Scalve.

Che la presenza del lupo in Valseriana rappresenti un tema politico "caldo" lo testimoniano le polemiche degli scorsi anni, con gli ambientalisti e alcuni esponenti delle istituzioni a dare dei matti a chi avvista i lupi e denuncia le predazioni.  Lo scorso anno, di fronte alle immagini di vitelli sbranati e all'allarme lanciato da Giancarlo Moioli, tecnico di grande esperienza per molti anni presso la comunità montana della bassa Valseriana, il WWF ha sostenuto che si trattava di immagini "riciclate" di predazioni avvenute in altre regioni. 

Quest'anno, in inverno non sono state poche le segnalazioni di lupi.  Secondo il presidente del Parco delle Orobie bergamasche manca la prova provata che si tratti di lupi. le segnalazioni sono tante ma ci sono anche tanti cani ranndagi in circolazione .  L'attacco del 15 luglio tenderebbe a dare ragione a chi da tempo denuncia la presenza del lupo in Valseriana. Ecco perché la questione è scottante e si preferisce tenere nascosto l'episodio. Perché, ci chiediamo, le guardie della provincia ritengono che la predazione dle lupo sia solo "probabile"? In una zona con così tanti pastori e pecore cani fuori controllo passerebbero inosservati? Ma poi va nche detto che la zona è comunque al confine con aree di presenza accertata e sarebbe impensabile che la polizia provinciale non usasse le fototrappole per monitorare (tenendo ovviamente per sé i risultati) la sitazione. Dopo una predazione del genere sarebbe stato imperdonabile se non avessero collocato delle fototrappole. Eppure silenzio, solo silenzio. Loro sanno bene se c'è o non c'è il lupo ma si guardano bene dal dirlo (e il silenzio fa propendere per la presenza).

Per ora il lupo non c'è "ufficialmente" in Valseriana. Decidono, come sempre, lor signori quando sarà il momento che i sudditi potranno saperlo.  Per ora la situazione "ufficiale" è quella dellla campagna di monitoraggio 2020/21 condotta, sulle Alpi, da Life Wolf Alps. L'ufficialità dice che c'è una coppia (ma è passato già un anno e mezzo) in Valtellina, all'estremo nord-est della provincia di Bergamo (val di Scalve) e "presenze" sempre vicino ai confini della val di Scalve, in Valcamonica. Nessun lupo in Valseriana. 

Presenza ufficiale di lupi in alta Lombardia nel 2020-2. Quadratino = presenza. Bollino verde scuro = branco, bollino verde chiaro = coppia.

Ammettere la presenza del lupo in Valseriana contraddirebbe anni di smentite da parte del WWF e delle istituzioni. Ma vi è un altro elemento politicamente sensibile: Fontana mora è un alpeggio Pasturs, il pompatissimo progetto WWF, attuato dalla coop Eliante, emanazione del Panda, e sostenuto anche dal Parco delle Orobie bergamasche e dalla Coldiretti. Pasturs è il programma che porta i ragazzi a fare un'esperienza i alpeggio, un fatto di per sé positivo. Peccato che poi è venduto in tanti convegni nazionali e internazionali come l'esempio di successo dei metodi di prevenzione della predazione, di successo di convivenza.  A parte che, tolto uno, tutti i pastori aderenti a Pasturs hanno un numero di pecore molto interiore a quello oggi standard per i pastori professionali, ciò che più conta è che il successo di Pasturs è legato al fatto che, sinora, per dichiarazione di Life Wolf Alps il lupo non si è visto. Convivere con un predatore assente non è difficilissimo. I ragazzi che partecipano a Pasturs sopo una decina di giorni "ruotano"; qualcuno torna l'anno successivo e mette a frutto un po' di esperienza, altri, però, sono del tutto neofiti. La "specifica formazione per la protezione dal lupo" in assenza di una sia pur minima esperienza pratica pregressa della vita d'alpeggio a cosa può servire?  Tutto filava, e il teatrino poteva svolgere la sua funzione sino a che di predazioni non c'era l'ombra. Ora le cose cambiano e il giocattolo rischia di spezzarsi. Di tutti gli alpeggi della Valseriana l'unico colpito è proprio uno di un progetto che ha ricevuto sperticate lodi per l'efficacia della "prevenzione". Logico che i soggetti implicati: WWF, Eliante, Parco delle Orobie bergamasche, Coldiretti non siano felici di fronte alle notizie da Fontana mora. Per capire la situazione degli scorsi anni (confermata dal "monitoraggio nazionale" 2020-2021) è utile analizzare la mappa ufficiale Life Wolf Alps sotto riportata: si vede che i lupi (detto dai lupisti) non risultavano presenti nell'area degli 8 alpeggi Pasturs. E allora? Allora Pasturs ha rappresentato un'operazione per danneggiare i pastori facendo credere che la "convivenza" è possibile e facile; bastano qualche rotolo di rete, qualche cane, qualche volontario al quale, peraltro, non si chiede certo di stare di guardia al gregge di notte (misura che avrebbe evitato la predazione del 15 luglio) ma si dare una mano a stendere le reti e guardare il gregge di giorno quando, comunque, vi sono i pastori . Di fronte a tutto ciò, alcuni pastori che avevano aderito al progetto, resosi conto di come la loro adesione al progetto venisse strumentalizzata contro la categoria hanno iniziato a sollevare delle critiche. Successe lo scorso anno e, siccome le critiche erano state postate sulla pagina Facebook di Pasturs, sono stati democraticamente bloccati. 

Attività di monitoraggio di LifeWolfAlps prima del "censimento" nazionale 2020-2021. Tra il 2014 e il 2018 solo un alpeggio Pasturs è ricaduto marginalmente entro l'area di una coppia (non confermata) nel 2017-2018. I soggetti confermati hanno operato in quegli anni più a Nord  (alta Valcamonica e valli orobiche orientali valtellinesi).


Alcune delle attività educative di Pasturs

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