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Lupo

Michele Corti, 21 agosto 2023


  • Sconcertante: la lupa di Vasto viene bloccata e poi rilasciata per ordine del Parco

La vicenda di Vasto è una bomba che sta scoppiando in mano al partito del lupo. Arroccatosi dietro la linea del Piave: "il lupo non attacca mai l'uomo, se lo fa è un lupo anormale o è traviato dall'uomo", diventa sempre più difficile gestire un'emergenza come quella di Vasto e San Salvo. Che si tratti di uno (o più lupi) ormai non ci sono dubbi. Aspettiamo gli esiti delle analisi del dna. E aspettiamo la cattura definitiva. Sì perché oggi si è aggiunto un capitolo surreale alla vicenda della lupa di Vasto: era stata bloccata in un'azienda e la protezione era pronta a catturarla con le reti quando il dr. Angelucci, veterinario del Parco della Majella, minacciando diffide, ha intimato di lasciare libero l'animale. Ma non è solo questione di "conflitti burocratici": qui è in gioco la responsabilità dello stesso sindaco e del prefetto, unici responsabili della sicurezza pubblica che hanno sinora demandato al parco le "operazioni" di cattura e assumendosi la responsabilità di omissioni nella gestione dell’emergenza lupo. Il Parco ha in mente solo la tutela del lupo e della sua reputazione. Non è stato capace di catturare l'animale da mesi, nonostante esso si continui a muovere lungo la ciclopedonale, ha puntato tutto (spalleggiato dall'Ispra  di Genovesi) sull'uso dei lacci "atraumatici".  Sino all'inverosimile, tragicomica vicenda di questa mattina che si è svolta a Marina di Vasto quasi al confine con la Marina di San Salvo.


Dalle prime notizie risulterebbe che la lupa si sarebbe introdotta in un vivaio (si noti la cicopedonale), azienda Scapaccini. Qui il personale ha chiamato la polizia di stato e la protezione civile. Quest'ultima dotata di idonee reti per la cattura. Ma il dr. Angelucci, veterinario del Parco avrebbe diffidato la protezione civile dall'eseguire la cattura minacciando denunce. E qui non si capisce bene cosa è successo: perché non sono arrivati i veterinari del Parco con il fucile spara siringhe o con altro strumento da loro ritenuto ideoneo per la cattura? Fatto sta che il lupo dopo la "liberazione" si è "dileguato", e si è diretto sulla solita pista ciclabile. E' stato filmato da pochi metri di distanza (https://www.youtube.com/shorts/cI1lFtUHOu4) apparendo stanco e claudicante. Tanto che verrebbe da dire che gli amici del lupo non stanno  certo operando per il suo benessere.


Il sindaco Francesco Menna è andato su tutte le furie e se la prende con i "conflitti burocratici". Eppure le responsabilità di sindaco e prefetto emergono chiaramente.  La prefettura in un comunicato di qualche giorno fa, ricordava che, sin dalla fine di maggio, i numerosi organismi competenti in materia: Dipartimento Agricoltura Servizio Foreste e Parchi della Regione Abruzzo, l’ISPRA, Direttore dell’ Ente Parco Nazionale Maiella, staff Veterinario dello stesso Ente Parco, con il supporto dei Carabinieri Forestali, della Polizia Provinciale e dei Servizi Veterinari della ASL, operano per la cattura del lupo. Tre mesi per catturare un animale pericoloso non sono stati sufficienti. Siamo di fronte all’obiettiva inerzia dei responsabili della sicurezza pubblica (sindaco di Vasto e prefetto) che ha determinato, nel tempo intercorso dall’inizio delle “operazioni” il ferimento di dieci persone. Affidarsi a strutture “tecniche” che difendono come giapponesi le loro tesi ideologiche sulla non pericolosità del lupo ha esposto e continua a esporre - la vicenda di questa mattina lo ha messo in evidenza in modo macroscopico - la popolazione e i turisti a rischi e che si sarebbero potuti evitare abbattendo l’animale o , approfittando della situazionein cui esso stesso si era cacciato, catturandolo stamane.



La scelta di modalità di neutralizzazione “atraumatiche” per il lupo non può essere assunta come indiscutibile da parte di chi deve tutelare la pubblica incolumità con i mezzi idonei, se del caso con l’abbattimento dell’animale. Tantomeno essi possono piegarsi agli ordini del Parco quando la protezione civile stava per eseguire la cattura. Ogni giorno che passa qualcuno potrebbe essere aggredito con conseguenze imprevedibili ed è ovvio che le vittime avrebbero tutte le ragioni per rivalersi nelle sedi penali e civili sui responsabili. Il Parco ha agito in modo arbitrario ostacolando un intervento necessario per la sicurezza pubblica ma la responsabilità maggiore la porta chi ha obbedito ai suoi ordini. Le responsabilità del sindaco e del prefetto riguardano anche  la mancata collocazione di avvisi atti ad informare residenti e turisti del pericolo.

Il prefetto di Chieti

In ogni caso vi sono, a monte, anche le responsabilità dell'Ispra.  E non parliamo solo delle prescrizioni sulla cattura del lupo di Vasto, che hanno contribuito alla mancata neutralizzazione dell'animale, ma anche delle opzioni animal-ambientaliste di fondo che guidano l'azione dell'ente. Genovesi, coordinatore per la fauna selvatica, intervistato dalla Rai sulla vicenda di Vasto ha dichiarato pochi giorni fa: «Il lupo non è un animale pericoloso, i numeri di presenze rimangono contenuti e non attacca l'uomo se non in casi molto rari come quelli che compaiono in questi giorni sui giornali, sempre se si scoprirà che si tratta di un lupo». Ma questi sono pregiudizi ideologici che distorcono l'azione di un ente che dovrebbe essere obiettivo e tutelare anche i cittadini oltre che gli animali.
Come è possibile che un dirigente pubblico parli di "pochi lupi" in Italia quando il prossimo monitoraggio (inverno 2023/2024) certificherà il promato mondiale dlel'Italia quanto a densità di lupi per kmq? Non è un "mondo al contrario" quello dell'Ispra?

Piero Genovesi

 Ci chiediamo quali numeri di presenze debbano essere raggiunti perché Ispra ammetta che in Italia si sia di fronte a una sovrappopolazione di lupi e sino a quando potranno considerarsi "rari" i casi di aggressione alle persone e di intrusione nelle proprietà private e pertinenze abitative che sono in costante aumento per via della politica di non contenimento dei lupi che li ha resi non più timorosi dell'uomo e che li porta a contatto delle persone non più solo nelle campagne isolate ma anche nelle aree densamente popolate . Il prossimo monitoraggio potrebbe certificare che l’Italia è il paese al mondo con la massima densità di lupi. Ma per questi “conservazionisti” i lupi non sono mai abbastanza. Per questi “conservazionisti” i grandi predatori non sono mai pericolosi neppure quando uccidono (vedi il tragico caso del Trentino) o quando attaccano, ferendo le vittime, per ben dodici volte come a Vasto . Ci devono pensare le istituzioni, i responsabili della sicurezza pubblica a porre un freno a questa deriva animal-ambientalista. In caso contrario i cittadini dovranno tutelarsi con i mezzi legali a disposizione. E la materia per azioni contro noti, il sindaco, il prefetto, il Parco ormai è abbondante. Specie dopo oggi.


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Cosa sta succedendo a Vasto, dove le aggressioni a persone di diversa età e sesso si susseguono dalla scorsa estate? Perché il presidente del Parco della Maiella, smentendo gli stessi esperti del parco, tenta di accreditare l'ipotesi del "cane vagante"? Bisogna sapere che proprio il Parco della Maiella è il soggetto dove è attuato in Italia il progetto Life Wild Wolf, un progetto strategico per impedire di passare a una gestione del lupo e alla tutela della sicurezza pubblica minacciata dal predatore. La situazione di Vasto, smentisce i presupposti del progetto e si configura come una grossa grana per la "centrale" dell'IEA di Boitani che coordina il progetto (l'ennesimo) ed è al centro di una fitta rete di iniziative e organismi, anima della lobby del lupo in Italia e in Europa. Ma le aggressioni del lupo e le intrusioni nelle pertinenze delle abitazioni stanno crescendo in modo esponenziale anche nel resto d'Italia. I dati fanno rizzare i capelli. leggi tutto


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