Rendena. Trentino. Mafia dei pascoli. Tre comandanti di stazione
(su quattro) della val Rendena sono
stati sostituiti. Qualcuno vuol far credere che si tratti di un normale
avvicendamento per le norme "anticorruzione". Ma non si registra nulla
di analogo nel resto del Trentino. La posizione che rimane
scoperta dopo il valzer è quella "calda" di Pinzolo,
dove il bubbone della mafia dei pascoli ha rischiato di esplodere in
occasione di un deludente convegno (vedi qui)
organizzato a settembre, a seguito alla mancata celebrazione della
tradizionale Festa delle giovenche
di razza rendena, annullata dagli allevatori per protesta contro
la mafia dei pascoli (vedi
qui). Intorno alla mafia dei pascoli ruota un sistema che spesso
comporta sfuttamento del lavoro, mancato pagamento di pastori,
movimenti equivoci di bestiame, mancato rispetto del benessere animale.
Ci sarebbe tanta materia per i controlli degli enti competenti
(Forestale, servizi veterinari, ispettorato del lavoro, magistratura,
Asuc e comuni proprietari dei pascoli). Ma nulla si muove e il
sospetto, a questo punto lecito, è che ci siano coperture e
favoreggiamenti. Tanto più che in val Rendena anche il capitolo
stoccaggio (e spandimendto) del liquame delle maxi stalle (senza
terreno a sufficienza) si presta al sospetto di colpevoli omissioni.
Precisazione su richiesta della ditta Rendena Organic srl: "Il
riferimento al progetto di impianto
di biogas, per il quale pende richiesta di autorizzazione da parte
della società Rendena organic, non ha ovviamente nulla a che fare con
organizzazioni o attività criminose. Ci spiace se questo riferimenti,
nel contesto di un articolo sulla "mafia dei pascoli",
possa aver indotto qualcuno a un accostamento che non era certo nelle
nostre intenzioni e che non è certo
suggerito nel testo. Quanto alle valutazioni tecniche sull'impianto si
precisa altresì, qualora dal contesto non fosse risultato evidente, che
non si è inteso entrare nel merito del progetto specifico
ma richiamare una problematica comune agli impianti a biogas sinora
realizzati (la gestione dell'azoto dei digestati)
e l'attenzione sul fatto che, in condizioni montane, questi aspetti
vanno considerati con maggiore attenzione.
Quanto alla composizione societaria e alle notizie sulla società si è
riportato alla lettera quanto riferito dal quotidiano l'Adige
(contenuti
tuttora online (al 22.01.2022)"
Pecore comisane
Tre comandanti di stazione (su quattro) della val Rendena sono stati
sostituiti. Qualcuno vuol far credere che si tratti di un normale
avvicendamento per le norme "anticorruzione". Ma non si registra
nulla di analogo nel resto del Trentino. La posizione che rimane
scoperta
dopo il valzer è quella "calda" di Pinzolo, dove il bubbone della
mafia dei pascoli ha rischiato di esplodere in occasione di un
deludente
convegno (vedi qui) che è stato organizzato a
settembre a seguito alla
mancata celebrazione della tradizionale Festa delle giovenche di
razza
rendena. La festa era stata annullata dagli allevatori per protesta
contro la mafia dei
pascoli (vedi qui). Intorno alla mafia dei
pascoli ruota
un sistema che spesso comporta sfuttamento del lavoro, mancato
pagamento di
pastori, movimenti equivoci di bestiame, mancato rispetto del benessere
animale. Solo in Rendena pare che i pastori che lavoravano su cinque
malghe riconducibili allo stesso soggetto (attraverso i giochini dele
società con partecipazione incrociata degli stessi soci). Ci
sarebbe tanta materia per i controlli degli enti competenti
(Forestale, servizi veterinari, ispettorato del lavoro, magistratura,
Asuc e
comuni proprietari dei pascoli). Ma nulla si muove e il sospetto, a
questo
punto lecito, è che ci siano coperture e favoreggiamenti. Tanto più che
in val
Rendena anche il capitolo stoccaggio (e spandimendto) del liquame delle
maxi
stalle (senza terreno a sufficienza) si presta al sospetto di colpevoli
omissioni.
Gravi e ripetuti sversamenti di
liquami e letame nel fiume Sarca
A Pinzolo gli sversamenti di deiezioni zootecniche nel Sarca sono
stati ripetuti. Erano già segnalati nel 2014; poi, negli ultimi tre
anni sono stati cadenzati annualmente. Chiaramente la forestale ha
delle belle fette di salame sugli occhi perché sa benissimo chi sono i
responsabili. Ma sopra la stazione locale ci sono l'ufficio
distrettuale di Tione e il comando di Trento e... la politica.
Tutti con le fette di salame sugli occhi. Ma se fossero piccoli
allevatori non "accreditati" presso il sistema clientelare? Ovviamente
il problema degli sversamenti sta a monte, nell'aver favorito la
chiusura delle piccole stalle e aver concesso finanziamenti a stalle
che, in montagna, non ci possono stare. Ma chi ha consentito di creare
stalle da centinaia di capi (da carne!) in una valle stretta con
superfici limitate? Poi si "rimedia" con il biogas, un pretesto per
riempire le tasche degli speculatori e per creare problemi di
inquinamento ancora maggiori (sì, perché le centrali che funzionano
solo a deiezioni zootecniche hanno resa bassa e si devono immettere
biomasse più energetiche, con il risultato di avere un output di azoto
ancora maggiore e in forma quasi tutta ammoniacale, quindi facilmente
lisciviabile e inquinante). La Società Rendena organic srl, con sede a
Pinzolo presso l'ex sindaco, vuole realizzare una centrale a biogas.
Speculazione su speculazione. E, come al solito, nelle società pseudo
agricole che speculano sul biogas si trova (grazie all'assurda
disciplina sulle srl agricole) di tutto: commercialisti, ex sindaci,
società di Torino, Brescia e svizzere, scatole cinesi con società
dentro cui ci sono altre società con gli stessi nomi o i parenti. Qui
non si tratta solo di mafia... dei pascoli.
Gli sversamenti dello scorso inverno
Da
L'Adige del 28/05/2021 Biodigestore
in rendena, chi c'è dietro (commercialisti, famigliari ed ex sindaci
compresi)
La rendena organic srl ha una base sociale assai composita che vede la
partecipazione di professionisti locali, di un allevatore e di società
pescate addirittura fra Piemonte, Lombardia e Svizzera.
Rendena Organic srl. Così
si chiama la società, nella quale spiccano rappresentanti significativi
della "crema" della "valle degli orsi". Qualche nome? William Bonomi
(toh, chi non si rivede!). In effetti l'ex
sindaco di Pinzolo,
eclissatosi per alcuni anni, oggi vicepresidente della Fondazione
Caritro e, nei panni di commercialista, chiamato nel Collegio sindacale
di Dolomiti Energia Holding, non compare. In compenso compaiono le sue
familiari. Accanto ci sono lo studio di Roberto Simoni (già presidente
della Cassa Rurale di Pinzolo, oggi presidente della Federazione della
Cooperazione trentina) e Lorenzo Cozzio (commercialista pure lui, socio
di studio di Bonomi, nonché presidente del Comitato esecutivo della
Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella). Commercialisti
che fondano la società per mettere in piedi un impianto per la
produzione di biogas... La questione non è priva di suggestioni.
In
ordine: Rendena Organic srl. Questo il nome della società che ha sede
in via Miliani 11 a Pinzolo (stesso indirizzo dello studio di William
Bonomi) e intende realizzare l'impianto di biodigestione di Javrè. Ha
un capitale sociale di 100.000 euro, ma al momento risulta
inattiva.Cinque sono i soci: tre società esterne alla valle e due
rendenere purosangue.
Le esterne. Future
Power srl di Torino (che detiene il 47,5% del capitale sociale),
Winning Energy srl di Brescia (con il 13%), Renergon Projekt gmbh
(Svizzera, con il 10%).
I
valligiani. L'allevatore
pinzolero Fabio Maffei detiene il 10% del capitale sociale, mentre
Rendena Labornet srl (anch'essa con sede a Pinzolo in via Miliani 11) è
il secondo socio per importanza con il 19,5% delle quote di
partecipazione.Rendena Labornet è composta a sua volta da due società,
più Lorenzo Cozzio, associato di William Bonomi. Le società sono Euro
Data Sas e Rendena Dati. Quest'ultima
è la società di cui sono soci Roberto Simoni, la moglie e la figlia.Più
complessa è la situazione di Euro Data.Ha sede in piazza Mercato a
Pinzolo, ha come socia accomandataria Cristina Lorenzi (moglie di
William Bonomi) e come socia accomandante un'altra società, CTF srl, di
cui Alessia Bonomi (sorella di William) detiene l'80% delle quote,
mentre Cristina Lorenzi ha il 20%. Infine l'amministratrice unica di
Rendena Labornet srl è la sorella di William. |
Torniamo ai pascoli
Uno dei casi
più clamorosi, tra quelli legati alle speculazioni sui pascoli, è
quello verificatosi la scorsa estate alla manga Busa dei cavai
di
Madonna di Campiglio. Un allevatore
messosi sulle orme degli speculatori (in Trentino c'è un filone storico
riconducibile a ben conosciute famiglie) ha caricato la malga con
pecore
provenienti da Perugia (sarde e comisane), forse già destinate al
macello,
ovini non ambientati a sufficienza per poterli far salire a duemila
metri,
diversi con zoppie e altre patologie. Il risultato è stato che, mandate
allo
sbaraglio, le povere pecore sono state vittima dei lupi. In un singolo
attacco,
all'alba del 21 agosto, ne sono morte più di trenta. Diciassette sono
state portate a valle
con l'elicottero, le altre, sotterrate sul posto (difficile farlo a
2000 m a
causa della roccia affiorante quasi ovunque). Il dubbio è che non tutte
siano
morte a causa del lupo ma, forse, a causa (o anche a causa) delle
precarie condizioni. Il
tutto è avvenuto nel periodo di ferragosto in zone frequentatissime
dagli escursionisti (sopra il
lago Nambino) in uno dei comuni più turistici delle Alpi.
Animali
come pacchi DHL
Gli interrogativi sui (mancati)
controlli esercitati all'arrivo degli animali
sono tanti; così come sull'adeguatezza dei controlli sulle pecore
decedute. La
scandalosa vicenda si è conclusa con il rientro a Perugia di poco più
della
metà del gregge. Quanto è sostenibile questo "turismo" pseudo
pastorale? Animali trattati come pacchi solo per far incassare a pochi
soggetti ben accreditati presso le istituzioni locali e non, con buone
"coperture", i lussuosi contributi di
un'Unione Europea ipocrita (come del resto lo sono le autorità locali,
provinciali e nazionali). Le
istituzioni che condiscono ogni discorso con i prezzemoli
"sostenibilità",
"benessere animale", "equità sociale",
"trasparenza", "inclusione" fingono di non vedere quali danni e quale
malaffare
stia comportando questo sistema. Non solo allevatori messi in
difficoltà (il
sistema zootecnico in montagna è stato messo in condizioni tali che
senza il
metadone dei contributi sui pascoli non regge) ma anche sfruttamento
del lavoro
e truffe a danno di allevatori.
Nell'estate
2019, in val Borzago, comune di Spiazzo Rendena (dove c'è una delle
stazioni
della Forestale il cui comandante è stato rimosso in questi giorni),
morirono
di stenti e malattie, nell'arco di alcune settimane, 180 pecore (nella
foto alcune come venivano trovate). Le pecore
erano state a svernare nel Modenese, affidate a pastori che, per
l'affidamento,
chiedevano compensi molto modesti (rispetto allo standard).
Verosimilmente le cattive
condizioni di nutrizione e di salute del gregge hanno comportato, a
seguito del
trasferimento in montagna, uno stress difficilmente sostenibile dagli
animali,
tanto che quasi un terzo del gregge è andato perduto. All'epoca si
parlava di
controlli, di denunce. Non è emerso nulla. A incassare i premi Pac in
val
Borzago una delle aziende degli accaparratori (sono 3-4 i soggetti a
cui è
riconducibile la fruizione dei contributi per una quarantina di
pascoli).
Inutile aggiungere che gli accaparratori hanno parentele e amicizie
nelle varie
istituzioni locali (Asl ecc.).
Rischi sanitari
Tutti questi movimenti di animali arappresentano un fattore di
rischio. E' veramente paradossale (ma non ce ne meravigliamo affatto)
che con tutti i controlli veterinari che rendono la vita difficile agli
allevatori (e giustificano un nutrito e ben pagato corpo di veterinari
pubblici) poi si lascino migrare su e giù per l'Italia animali che,
proprio per lo scopo speculativo che ne giustifica gli assurdi
movimenti, dovrebbero essere considerati a rischio. Le "carte" saranno
a posto, ma poi? Di fatto gli allevatori lamentano l'aumento di
incidenza di patologie respiratorie riconducibili a VRSB (virus
respiratorio sinciziale del bovino). Un altro regalo della mafia
dei pascoli?
La speculazione,
oltre ai soldi facili che procura, consente ai suoi protagonisti di
sviluppare
una capacità "prenditoriale" nell'assicurarsi i contratti di affitto,
utilizzare i prestanome, disporre sulla carta di bestiame con i sistemi
più
spregiudicati, ha indotto i suoi attori a convincersi, non a torto, che
le
mille complicazioni burocratiche che scoraggiano gli onesti sono,
proprio
perché affette da complicazione, ambiguità, formalismo, facilmente
aggirabili
da chi può pagare laute parcelle ai professionisti (avvocati,
commercialisti).
Così, una volta convintisi che la truffa, al limite della legalità, ma
forse anche
oltre, paga... e bene, i nostri hanno imparato ad estendere la truffa
ad altri aspetti
della loro attività, anche al di là dell'incasso dei contributi.
Altro che accoglienza e inclusione!
Ecco, quindi,
che non si pagano i compensi pattuiti, che non si pagano i contributi
previdenziali, che si specula anche sulla pelle dei proprietari degli
animali.
Sistematicamente, tranne qualche caso di speculatore "serio" che ha
rapporti corretti con i dipendenti e paga decentemente, la mafia dei
pascoli,
che non ha alcun interesse nel benessere, nella produttività degli
animali,
nella buona gestione dei pascoli ma punta a minimizzare i costi di
manodopera.
Il
simbolo dell'accoglienza... pelosa
Assume chi non riesce a trovare altri lavori, persone con problemi
di
marginalità, prive di adeguata professionalità, mandate a volte del
tutto allo
sbando senza ricoveri e rifornimenti alimentari adeguati. Nella società
del
buonismo, dell'inclusività ci sono personaggi che si gonfiano le tasche
con
centinaia di migliaia di euro e pagano stipendi da fame (quando li
pagano).
Questa forma di sfruttamento e queste pessime condizioni di lavoro
interessano
principalmente, ma non esclusivamente, lavoratori immigrati, quelli per
i quali
la retorica politica corrente promuove accoglienza, integrazione,
inclusione.
La responsabilità per la tolleranza, le coperture che hanno consentito
in val
Rendena uno sviluppo abnorme della mafia dei pascoli sono evidentemente
delle
passate giunte di centro-sinistra (quelle che si riempiono di belle
parole per
l'ambiente, il benessere animale, la sostenibilità, l'accoglienza degli
immigrati). In Rendena è nota l'amicizia dell'ex assessore Dallapiccola
con
alcuni degli allevatori che hanno accaparrato i pascoli. Tanto è vero
che, in occasione dell' "incidente" a Busa
dei cavai si è subito precipitato sul posto. Ma la giunta
attuale
leghista si muove con troppa timidezza nei confronti del sistema di
potere
locale e rischia di perdere il sostegno, alla prossima tornata, di chi
sperava nella rottura del sistema trentino, una rete soffocante di
interessi clientelari. Non agisce incisivamente e dando segnali
di discontinuità per paura di mettersi contro l'apparato burocratico e
notabilare. Ma basta, in questo caso specifico, il valzer dei
comandanti
delle stazioni? Non servirebbero ispezioni e procedimenti disciplinari?
Non
servirebbe guardare anche dentro nell'Asl oltre che nella Forestale?
Non servirebbe prendere in mano il problema
delle aste aggiudicate regolarmente dagli speculatori? A Pinzolo, al
convegno di settembre, i
rappresentanti della giunta provinciale, hanno fornito risposte
deludenti pur esprimendosi a favore degli allevatori con toni sinceri.
Se le
misure prese sono adeguate come sostengono, perché il fenomeno non
cessa? Credono
che basti integrare l'offerta economica con la valutazione dei piani
tecnici d
gestione? Ma non lo capiscono che gli speculatori, sulla carta,
presentano -
pagando dei professionisti - piani tecnici apparentemente migliori
dell'allevatore e se, poi, né gli enti proprietari né la forestale
esegue dei
controlli del caso il piano resta sulla carta? Il timore che la
politica si affidi troppo alle "ricette" dell'apparato burocratico. Il
problema è la collusione
delle istituzioni locali e degli organi locali delle istituzioni
provinciali, è politico.