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Mariano Allocco, Ex sudore populi. Appunti politici dalle Alte Terre del Piemonte. Prefazione di Marcello Veneziani, Edizioni Agai,  Madonna dell'Olmo (Cn), 2008 (ristampa novembre 2009), pp. 183, (14,5 x 20,5 cm), prezzo 15 € ISBN 888725933X, 9788887259339

 

Distribuzione: Alie s.a.s. di Luca Fenoglio e c., Via Dante n. 4 12020 Venasca (Cn)

tel. e fax 0171-619153 - cell. 349 4927293 - email: lfenoglio@virgilio.it

 

 

Sono ben più di 'appunti' quelli di Mariano Allocco. Nel panorama delle numerose opere che in questi anni hanno affrontato il tema della 'montanità' o, più nello specifico, della 'alpinità' il testo di Allocco si caratterizza per un approccio che utilizza la chiave politica (storico-politica) sia come strumento per l'interpretazione della genesi della 'questione delle Alte Terre' che per la soluzione dei problemi che, all'oggi, costituiscono pesanti ipoteche sul loro futuro. L'opera si stacca dalla copiosa letteratura di taglio socio-antropologico e individua in alcuni aspetti specifici della modernità e dell'affermazione della società industriale la genesi di una condizione di svantaggio della montagna.

Le analisi dell'autore sono a nostro parere applicabili alla generalità dei territori alpini, quantomeno di quelle regioni in cui il centro politico è collocato in pianura e nelle quali il territorio montano è - oltretutto -  in larga misura ricompreso entro provincie che non sono principalmente o esclusivamente montane.  

 

Il maggior interesse per le questioni alpine che si riscontra in Piemonte rispetto alla Lombardia (che ha una quota di superficie e popolazione montana solo di poco inferiore) è testimoniato da una vivace editoria alpina, da iniziative quali il Museo della montagna. Ma è  un maggior interesse di chi comunque vive in pianura, nelle città, nella popolatissima fascia pedemontana. Chi fruisce della montagna senza vivere di montagna elabora proprie visioni e rappresentazioni che rischiano di confliggere con gli interessi delle popolazioni delle valli. Allocco da questo punto di vista sviluppa analisi simili a quelle che hanno sviluppato Luigi Zanzi ed Enrico Camanni. Il punto decisivo è che chi vive in montagna di montagna non ha maggiore rappresentanza politica in Piemonte piuttosto che nelle altre regioni. La differenza tra la montagna piemontese (quella cuneense in particolare e, in minore misura, torinese) e altre realtà consiste nel drammatico processo di spopolamento e di emarginazione politica e nella presenza delle minoranze linguistiche, elementi che hanno favorito il sorgere di una 'coscienza politica alpina' che, ha prodotto, tra l'altro, la Carta di Chivasso del 1943 (quella del 'federalismo alpino' per intenderci).  Allocco ricorda come le valli di Cuneo, a partire dalla sua Val Maira, sono state tutt'altro che estranee dal processo politico risorgimentale e post-risorgimentale (basta ricordare che 'l'uomo di Dronero' - come veniva spesso chiamato dai contemporanei Giovanni Giolitti - aveva il suo collegio in Val Maira e che da qui proveniva Luigi Einaudi). Successivamente hanno poi subito un precoce e gravissimo spopolamento con l'emigerazione in massa verso le città sull'onda di un modello di sviluppo che poi ha mostrato tutti i suoi limiti e contraddizioni (e che, nel ruolo di comando  della grande industria torinese, ha perpetuato i vizi dell'autoritarismo sabaudo).

 

E' con queste premesse che si capisce la radicalità e la lucidità delle analisi (e delle proposte politiche) di Allocco. Egli individua nell' affermazione della 'società di massa', nel contesto dei fenomeni di industrializzazione e con i suoi risvolti sulla politica e le istituzioni,  il punto di svolta che ha condotto ad una grave subordinazione politica della montagna. Una subordinazione che tende a riprodursi e comporta nuove forme di colonialismo (usare ipocrisie semantiche non serve). Allocco, individuato questo primo elemento,  analizza la 'questione montana'   alla luce della evoluzione della democrazia moderna approfondendo i concetti di equaglianza, libertà, potere in quello che potrebbe apparire un allontanamento dal filo conduttore dell'opera. Queste analisi, però, servono all'autore per mettere a fuoco la discrasia tra la gestione effettuale del potere e le forme della politica 'democratica'. Una discasia cher penalizza in modo particolarmente grave la montagna e che si esprime in una dinamica di 'depoliticizzazione' del livello politico locale a tutto vantaggio della subordinazione ai 'poteri forti' esterni alla montagna. La 'tecnica' della politica e dell'amministrazione, con la sua crescente complessità e la crescita del potere delle burocrazie e dei 'consulenti', la rinuncia del personale politico locale a svolgere un ruolo al di là della mera amministrazione (per incomprensione del proprio ruolo limiti soggettivi, e per sudditanza) hanno ancor più aggravato in anni recenti la capacità della montagna di esprimere autonomamente delle istanze politiche.

 

Per Allocco la Regione rappresenta il livello politico decisivo i grado di definire, alla luce di un 'progetto territoriale forte', capace di evitare i risucchi della globalizzazione,  i rapporti tra Alte Terre e Grandi Pianure.  Ma unprogetto territoriale in una regione come il Piemonte (e come la Lombardia, aggiungiamo noi)  necessità del riconoscimento non solo della compresenza delle due realtà (Alte Terre e Grandi Pianure) ma anche della natura si qui conflittuale del rapporto  intercorso  (al di là di buonismi e paternalismi).Necessaria premessa ad un patto tra contraenti con pari dignità. Non servono ulteriori leggi 'tecniche' sulla montagna, con il rischio che, ottenute spesso per il benvolere paternalistico degli 'amici della montagna', restino poi inapplicate.  Serve affrontare il nodo della rappresentatività politica. Di 'doni graziosi' (poi rimangiati) la montagna vuole fare a meno. Chiede, invece, un Patto. Si capisce che l'impostazione dell'autore non può essere gradita al milieu tecnoburocratico che ruota intorno alle amministazioni montane e alla loro componente professionistica di amministratori di lungo corso, consulenti, progessionisti (un milieu largamente rappresentato nell'UNCEM). Un mondo con il quale Allocco ha evidentemente rotto i ponti.

 

Ma quali sono i contenuti del Patto? I principi cardine quello della rappresentatività nella struttura di potere regionale attraverso, tanto per cominciare, la ridefinizione del collegi. In una regione come la Lombardia dove la montagna alpina rappresenta un blocco territoriale compatto si può pensare a qualcosa di più ambizioso come una 'super-provincia' o 'sotto-regione' alpina. Conta, in definitiva,  l'affermazione del principio - da sancire statutariamente - della rappresentatività non solo della popolazione ma anche del territorio (superficie) e, ancora di più,  quello della partecipazione attiva delle popolazioni montane alle scelte in materia di utilizzo delle risorse.  E' la condizione affinché le scelte di gestione territoriale che premino e non penalizzano la possibilità di vivere in montagna di montagna. Da questo punto di vista Allocco svolge un'analisi esemplare delle politiche di gestione delle risorse idriche e boschive.  Analisi che ci consentono di affermare che, molto spesso, una lucida interpretazione politica della realtà vale di più (ai fini della comprensione dei problemi) delle  competenze scientifiche specialistiche in materia. Il paradigma interpretativo di Allocco (lo sfruttamento coloniale delle risorse della montagna) consente di comprendere l'avvicendarsi delle politiche forestali, prima finalizzate allo sfruttamento intensivo delle risorsa legno poi ad un 'protezionismo' che trovava ragione negli interessi dell'industria idroelettrica. Alla crescente influenza dell'industria idroelettrica Allocco riconduce la politica forestale fascista mentre al nuovo 'circo del divertinmento' (e quindi agli interessi speculativi e ricreativi esogeni alla montagna) riconduce la più recente politica di 'rinaturalizzazione' cui si sta affiancando e sovrapponendo una nuova tendenza allo sfruttamento intensivo delle potenzialità energetiche della montagna.

Il tutto esposto con grande efficacia e senza 'peli sulla lingua' formendo un contributo fondamentale ad una nuova politica della montagna (e non per la montagna)

 

pagine visitate dal 21.11.08

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