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Orsi trentini

Michele Corti, 14 aprile 2023


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Orso assassino graziato monta la rabbia


  • Il provvedimento del Tar, che accoglie i ricorsi di Lav e Lac è stato salutato con giubilo dagli animalisti. E ha provocato l'indignazione dei tanti che, in Trentino, addebitano agli animalisti e a una giustizia di parte la morte di Andrea. Nel 2020, infatti, Enpa e Oipa (le organizzazioni animaliste si danno il turno) ricorrevano al Tar opponendosi all'ordinanza di cattura e captivazione dell'orsa JJ4 che aveva attaccato due escursionisti locali (padre e figlio) che riportarono serie ferite. Il Tar rigettava il ricorso ma il Consiglio di Stato, presieduto da Franco Frattini, un animalista fanatico (in seguito deceduto), accolse le loro cavillose motivazioni (i cuccioli che erano ormai svezzati, l'inadeguatezza dell'area di detenzione del Casteller - agli orsi deve essere garantito un hotel a cinque stelle). Vennero così legate le mani alla Provincia di Trento. Così l'animale ha potuto uccidere qualche giorno fa un giovane appassionato di corsa in montagna che si allenava vicino a casa. Vittima non di un incidente ma di un omicidio.



    Il Tar di Trento ha assunto il provvedimento "interinale" in vista di un'udienza prevista per l'11 maggio quando si valuterà la sospensiva vera e propria. Il tribunale amministrativo lascia traparire nel dispositivo del provvedimento che l'ordinanza è legittima ma ha voluto prendere tempo oltre che fornire un pessimo segnale. La speranza degli animalisti (e del Tribunale con loro) è che, nelle more, emerga una soluzione "non cruenta", ovvero un trasferimento fuori regione. Palese l'obiettivo di far passare l'intoccabilità, l'impunibilità dell'orso, per quanto recidivo, per quanto assassino. Un'operazione che deve rafforzare l'idea che gli animali (alcuni animali) sono sacri e che la vita umana rappresenti ormai un valore subordinato, relativo. Non c'è ovviamente solo in gioco la gestione degli orsi ma l'affermazione di una civiltà post cristiana in cui sono ammessi l'aborto al nono mese e l'infanticidio, l'eutanasia anche a richesta di eprsone sane, la manipolazione genetica dell'uomo stesso, utero in affitto.



    Prima che fosse reso pubblico il pronunciamento del Tar, la forestale trentina annunciava che sono caldamente sconsigliate tutte le attività nei boschi di parte della val di Sole, dove può ancora aggirarsi l'orso assassino. E allora sono "complottisti" allo stesso modo dei terrapiatttisti coloro che, come noi, ma oggi in tanti sostengono che l'orso e i grandi predatori in genere sono lo strumento di un aggressivo colonialismo che vuole cacciare i montanari dalle loro case, dalle loro terre e mettere le mani sulle risorse naturali senza gli "impacci" della presenza di comunità organizzate?


    L'orso non si tocca, neanche se uccide, e allora il bosco diventa suo, è lui il padrone (come ripete l'idiotismo urbano di chi non conosce, per ignoranza crassa, millenni di antropizzazione della montagna). La montagna diventa di chi ha voluto gli orsi e di chi ci sta dietro. Lo sfruttamento dell'acqua, la creazione di "parchi solari", le prospezioni e l'estrazione minerari, specie quella delle terre rare, implicano vaste devastazioni ambientale e provocano aspri conflitti sociali. Niene comunità insediate niente conflitti. Elementare. Corollario di tutto ciò è che queste devastazioni sono santificate alla luce della "transizione energetica", sono green, sono benedette da Santa Greta, dalla Pachamama dalla "rinaturalizzazione selvaggia" che deve subentrare al paesaggio plasmato dall'uomo. Lo sfruttamento selvaggio delle risorse, il degrado spinto sono l'altra faccia della medaglia (ma sono vendute entrame come "green") dell'utopia del ritorno allo stato di natura, alle Alpi popolate da alci, bisonti, gipeti, orsi, lupi, sciacalli, linci, castori. Orsi e lupi sono la gioiosa avanguardia, la gioiosa macchina da guerra di questa transizione, di questo reset, gli idoli da dare in pasto all'adorazione delle masse urbane plagiate, acritiche, incapaci di pensiero difforme perché staccate dalla realtà ormai filtrata in modo esclusivo da dispositivi e media altamente manipolabili (anche prima di ChatGpt).



    Di fronte a tutto ciò rispondiamo con sole tre parole che ci deve unire tutti, unire alla famiglia, alla bella comunità di Cles, alle comunità solandre e trentine. Su tutta Italia, su tutta Europa incombe la strategia della pulizia etnica delle aree e delle comunità rurali. Nel mentre oggi arrivava la pessima notizia del proninciamento del Tar, forse anche perché spinta da un'accellerazione in relazione ad essa, arrivava anche la notizia dell'intenzione della famiglia di procedere legalmente anche in via amministrativa contro i provvedimenti del Tar (oltre che per le vie della giustizia civile e penale) e della costituzione, intorno alla famiglia, intorno alla comunità di Caldes di un comitato per rendere giustizia ad Andrea. Rubo da un'allevatrice della montagna bergamasca, molto attiva, una frase molto vera e profonda: la morte di Andrea rappresenta uno spartiacque. Sì, perché ora è tutto più chiaro, ci vediamo più lucidamente, sappiamo che se non lottiamo c'è un destino segnato, simile a quello delle tribù amerinde chiuse nelle riserve.





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