Piano Lupo: se passa così non
cambia niente per altri vent'anni. Appello agli
assessori regionali perché sia modificato
No
non siamo su "Scherzi a parte", siamo nel pianeta Italix dove c'è la
massima densità di lupi tra i pianeti della galassia e dove
pare che le famose deroghe (al divieto di abbattere i lupi) siano
ancora una specie di miraggio. Anche nel nuovo Piano lupo si potrà
accedere ad esse "in via eccezionale"
mentre ad esse ricorrono regolarmente tutti gli altri
paesi europei che hanno problemi di "gioiosa convivenza" con il
famelico canide. In
Italia siamo in condizioni emergenziali: i lupi entrano nelle stalle,
nei cortili, nei giardini, azzannano le persone sulle spiaggie e nelle
campagne, non sanno più dove trovare un "posto al sole" e, pressati dai
loro simili, devono spingersi verso le coste, le città. Una
situazione può verificarsi solo
in Italia, perché anche il paese più sgangherato sarebbe
intervenuto prima con un piano di contenimento. E invece da noi Iipo
continua a essere la vacca sacra perché così ha deciso qualcuno.
Boitani ha incantato ancora una volta politici proni a farsi incantare,
pronti a evitare qualsiasi "rogna" con gli animalisti. E gli allevatori
e i cittadini? Sono sudditi che si lasciano bastonare e non protestano.
Sin che va avanti così meglio tenersi buoni gli amici del lupo che sono
più intraprendenti e che sono appoggiati nelle alte sfere. Ormai non
sarebbe neppure più sufficiente un "piano di contenimento" ma, data
l'emergenza, servirebbe, (almeno in alcune aree antropizzate dove la
situazione sta diventando esplosiva), il piano di depopolamento. E
invece niente. Così chi tenta di difendere allevatori e sicurezza
pubblica, sta cercando di mobilitare tutti gli attori rurali perché
sottoscrivano un appello agli assessori all'agricoltura. In Lombardia
tutte le assocazioni venatorie hanno aderito e si
attende che facciano altrettanto quelle agricole e allevatoriali.
Nel Piano Lupo non c'è nessuna "mediazione" tra le "esigenze"
dell'ambientalismo (quelle sì che contano) e quelle degli allevatori e
dei cittadini che lavorano, pagano le tasse e devono subire la presenza
sempre più invadente e aggressiva dei lupi che li costringono a
cambiare le loro abitudini, che limitano le loro attività, che fanno
chiudere le aziende. Il piano, nonostante l'ammissione (bontà loro...)
che la specie non è più a rischio di estinzione è ancora
incredibilmente un piano al 90% di conservazione e tutela del lupo.
Mentre il vecchio piano tendeva a escludere l'applicazione delle
deroghe (ovvero la possibilità di catturare e abbattere i lupi) anche
se non poteva negarla, in quanto prevista per legge, il nuovo piano,
dopo 21 anni, è una montagna che ha partorito un topolino. Chi si
aspettava almeno misure di contenimento del lupo entro le quali
inquadrare le richieste delle regioni di attivazione delle deroghe, chi
si aspettava linee guida (non da barzelletta) per la gestione dei lupi
"spavaldi" è rimasto deluso:
Il piano, dopo anni e anni di discussioni, ha partorito il
topolino:
le
deroghe già previste dall’articolo 16 della Direttiva
“Habitat” 92/43/CEE e dall’articolo 11 del DPR 357/97 potranno essere
richieste unicamente da Regioni,
Province Autonome e Parchi Nazionali, in situazioni aventi carattere di
eccezionalità. Ma
se la proliferazione del lupo, i gravi danni economici, il lupo in casa
sono la normalità, di cosa stiamo parlando? Ma i politici cosa si
fumano quando hanno letto (sempre che lo facciano e non deleghino ai
loro burocrati animal-ambientalisti la lettura) il Piano lupo?
Ma poi, cosa che forse a qualcuno è ancora sfuggita, hanno letto che
non vi potrà essere alcuna deroga (salvo per motivi scientifici,
sanitari) all'interno delle aree protette. Immaginiamo in una regione
come l'Abruzzo, dove le aree protette insistono su buona aperte del
territorio non urbanizzato, che cosa significhi questo codicillo.
Una
predazione di oggi nel Parco dello Stelvio, non denunciata
probabilmente come altre recenti (e il parco tace per "non allarmare i
turisti"). In Italia nessuno ha pensato di eseguire uno studio
bipartisan (non solo lupologi autoreferenziali) per valutare la
dimensione del "sommerso"? Per ogni capo denunciato quanti
restano "invisibili"? E la conta dei dispersi?
Il Piano è una vera offesa agli allevatori italiani a chi esce di casa
con la paura di imbattersi in un lupo fuori di casa e ci si chiede con
che coraggio le regioni possono sostenere di aver "negoziato una
mediazione". Ma quale "mediazione"? Hanno calato le braghe su tutta la
linea. Più di così cosa si poteva regalare alla lobby del lupo?
Una predazione di ieri. L'ennesimo cane da compagnia sbranato sotto gli
occhi dei padroni
Per il piano lupo ciò comporta un po' di allarme sociale ma danni
economici non rilevanti. Avanti così.
Utilizzando i dati ufficiali, che - come ammette lo stesso piano
rappresentano solo una piccola parte di un fenomeno che resta
largamente sommerso -, si minimizza in modo offensivo l'impatto
economico e sociale della predazione. Non si ha l'onestà di ammettere
che le "difese passive" (cani, reti elettriche) mostrano ogni giorno di
più i loro limiti di fronte a lupi in aumento e sempre più
"sgamati". Ogni parola del Piano è bugiarda o quantomeno faziosa.
E le regioni, in maggioranza guidate dal centro -destra, si accingono
ad approvarlo. Come zombie. E' bene che lo sappiano gli elettori che
vivono in montagna e nelle zone rurali. Forse pochi ma abbastanza per
mandare a casa i consiglieri regionali che pescano preferenze in quelle
zone.
Dal postulato del modesto impatto della predazione discende che la
conflittualità trae origine da fattori socio-culturali antropologici,
dall'arretratezza dei villici e dei montanari. Hanno letto queste
offese al mondo agricolo, rurale, montano i politici che poi ne cercano
i voti?
Un'altra predazione di oggi: un puledro di
cavallino dell'Esperia, razza autoctona a rischio estinzione - sul
Monte Appiolo, Lenolo (Frosinone). Ai lupologi, lupofili, lupomani,
lupocrati, lupologi non interessa nulla di razza in via di estinzione,
prodotti in via di estinzione, culture e tradizioni che scompaiono, non
interssa nulla della cultura rurale che disprezzano profondamente.
Interessa il loro lupo (non importa se fortemente compromesso
geneticamente dagli incroci con i cani) quale strumento del loro potere
e di distruzione del mondo rurale
Nel Piano, i cui autori si dimostrano campioni di disonestà
intellettuale, si tace del tutto del fenomeno delle aggressioni
(accertate) alle persone che negli ultimi anni stanno crescendo
in modo esponenziale con l'inquietante caso di Vasto di attacchi
a bambini sulla spiaggia. Si ha, per di più, l'impudenza di qualificare
come "leggende" la frequenti aggressioni a scopo predatorio da parte di
lupi a danno di persone (bambini ma non solo) che si verificavano sino
all'Ottocento quando, come dice lo storico francese Michel Pastoreau
lo attestano tutti i documenti d'archivio,
gli archivi parrocchiali, le cronache. E Pastoreau non esita a
scrivere
Negarlo, come fanno oggi
certi zoologi ed etologi, non è onesto. Significa inoltre ostentare un
profondo disprezzo per il lavoro degli storici - "tutti ciarlatani" - e
dimostrare di non avere capito nulla della Storia [...] Infine
significa dar prova di una gran boria. Passi che i
Boitani possano esercitare la loro
gran
boria e
disonestà
nelle loro pubblicazioni (saranno valutati dalle future generazioni di
zoologi), non è ammissibileperò che questa disonestà sia assunta come
vangelo in un Piano nazionale. Chi sono i veri ciarlatani? Abili,
peraltro,
chapeau.
In Austria questa primavera un lupo che si
aggirava nelle immediate vicinanza delle stalle è stato abbattuto. In
Italia con il nuovo piano lupo può anche entrare in stalla e non
rischia nulla. Nell'Unione Europea c'è chi tutela gli allevatori e chi
(Italia) lascia che i lupi li costringano a chiudere
Ma il punto più grave del Piano è che esso gabelli come "protocollo per
la gestione dei lupi confidenti" lo schemino autoreferenziale (non
dovrebbe dire la sua anche chi cura la sicurezza dei cittadini?)
predisposto da LCIE (Large carnivore initiative Europe), il gruppo
degli orsolupolinciologi europei, con a capo Boitani che è dentro o a
capo di tutti gli organismi che deliberano o producono pareri sul tema.
Tale schemino, che hanno il coraggio di chiamare protocollo (quello
Svizzero si basa su 50 situazioni da prendere in considerazione) è
stato fatto proprio da Life Wolf Alps (il super progetto finalizzato al
trionfo del lupo e alla distruzione dell'allevamento alpino diretto
dalla pupilla di Boitani, la Marucco) e ora lo "vendono" come Piano
lupo, nell'attesa che. nel 2027 termini l'ennesimo Life (
Wild Wolf) coordinato dall'IEA
(l'istituto privato di Boitani), e sforni un protocollo. L'Italia deve
stare ai comodi di Boitani. C'è emergenza lupo? Poco importa. E come si
fa a non parlare di conflitti di interessi, di autoreferenzialità? Di
politica succube della lobby?
Nello schemino imbarazzante LCIE l'unico caso che porti a
qualificare il soggetto (il lupo "confidente") come pericoloso è
l'attacco, non provocato, a una persona. Tutte quelle situazioni che,
in Svizzera, in Austria, in Germania sono considerate pericolose, tali
quindi da disporre la rimozione del lupo, sono semplicemente ignorate
dal Piano lupo del pianeta Italix che dimostra, ancora una volta, di
non avere in nessuna considerazione non solo l'attività di chi alleva
animali in forma estensiva ma anche l'incolumità di chi abita in zone
con presenza di lupi (ormai diffuse in tutta Italia), di chi frequanta
per motivi di lavoro o ricreativi gli spazi agro-silvo-pastorali.
Non si mettono in sicurezza le persone
dopo che i lupi le hanno
attaccate. Si previene monitorandone i comportamenti rispetto a una
scala di crescenti manifestazioni di perdita di timore e di
aggressività. Ci sono tante manifestazioni della pericolosità del lupo
che, nei paesi civili, vengono monitorate e determinano il suo
abbattimento. Se si rispettano i cittadini (ma in Italia non è il caso)
si deve intervenire quando i lupi entrano nei paesi, predano animali
domestici a ridosso delle case, seguono le persone, le accerchiano,
digrignano i denti. Invece se il lupo si avvicina ripetutamente alle
persone a meno di 30 m, secondo il Piano lupo si
può prevedere la dissuasione (ma
non necessariamente). E solo se, dopo ripetute dissuasioni, il lupo
insiste
può, ancora un
condizionale, essere considerata la rimozione. In Austria, quest'anno,
sono stati abbattuti lupi che si sono ripetutamente (>2 volte)
avvicinati a 200 m da centri abitati. In Svizzera è previsto
l'abbattimento del lupo,
senza
alternative,
senza se e senza
ma, oltre che in caso di attacco all'uomo, anche nei seguenti
casi:
1) il lupo si avvicina più volte durante il giorno a un insediamento
umano (il Piano Lupo in questo caso dice che non si deve fare nulla);
2) il lupo segue una persona nono
stante
i tentativi di allontanamento (Il Piano lupo non contempla neppure il
caso);
3) Il lupo durante il giorno in
terreni aperti rimane per più minuti a meno di 50 m da una persona (Il
Piano lupo non contempla neppure il caso);
4) il lupo si avvicina durante il
giorno a un insediamento e può essere allontanato con difficoltà
(il Piano Lupo in questo caso dice che non si deve fare nulla);
5) Il lupo si avvicina a una
persona con il cane e manifesta aggressività o attacca il cane (Il
Piano lupo non contempla neppure il caso); 6) Il lupo uccide un cane da
compagnia in un insediamento (Il Piano lupo non contempla neppure
il caso);
7) Il lupo senza essere provocato
minaccia l'uomo o simula un attacco (Il Piano lupo non contempla
neppure il caso).
Come se non bastasse il Piano
lupo ripropone quello che è da tempo il sogno del lupismo organizzato:
la creazione di un'Autority del lupo in tutte le regioni che prenda in
mano la gestione di ogni aspetto della "gestione del lupo" (che poi
sempre una tutela unilaterale a danno degli allevatori e delle
polazioni). Si parla, allo scopo di fare un esempio, della gestione del
conflitto con gli allevatori e alla istituzione di Task force (sul
modello dei wpiu di Wolf Alps). Pur lasciando le attribuzioni
dell'Autority nel vago è evidente il fine (che era esplicitato più
spudoratamente nelle versioni del Piano lupo di qualche anno fa):
controllare da parte lupista tutta la "filiera" (monitoraggio,
accertamenti, "prevenzione") in modo non solo di gestirla ai propi fini
ma anche di imporre vincoli alla gestione agricola del territorio
dettando diktat su come e dove possa essere esercitata l'attività di
pascolo (era esplicito in vecchie bozze).
Le conclusioni sono univoche: il
Piano lupo è una truffa, tutela un lupo che non ha più bisogno di
tutela perché è lo strumento per scardinare le strutture del mondo
rurale e imporre, seguendo storicamente la storia dei vincoli
forestali, idro-geologici ecc. un ulteriore stretta sul controllo del
territorio da parte delle strutture tecnocratiche. Con lo scopo del
depopolamento e della liquidazione delle attività tradizionali. Detto
tutto questo è incredibile che le regioni si prestino ad approvare
questa porcheria che grida vendetta. Potremmo farcene una ragione se
alla guida delle regioni di vossero giunte rosso-verdi. Ma la maggior
parte sono di centro-destra.
Queste statistiche
(ricavate pazientemente dal web analizzando le testate giornalistiche
online) non sono raccolte dai lupologi e da Ispra. Tutto passa in
silenzio. Non esostono per il Piano lupo. Ma a metà 2023 i casi
considerati di "situazioni critiche" avevano già superato quelli
dell'intero 2022. Non lo dice nessuno. Siamo o no legittimati a parlare
di "mafia del lupo"?
L'appello agli
assessori all'agricoltura
Sappiamo che gli assessori
all'ambiente e alle aree protette sono risucchiati, attraverso i
condizionamenti della "struttura" (burocratica) in una logica che è
quella del potere ambientalista. Ci rivolgiamo pertanto agli assessori
all'agricoltura che hanno (avrebbero) il dovere di far valere la difesa
del settore del quale hanno responsabilità e che dovrebbero essere
tirati per la giacchetta dalle OOPPAA. Pertanto sono già state
indirizzate agli assessori regionali da parte di associazioni e
comitati delle lettere-appello affinché essi si oppongano
all'approvazione del Piano lupo (così com'è) perché non tutela gli
allevatori, non tutela la vita rurale, non tutela la fruizione della
montagna e delle aree agro-silvo-pastorali (e quindi anche del
turismo). L'appello dei pastori e dei comitati per la
salvaguardia dei territori deve essere fatto proprio da tutti gli
attori del mondo rurale: coltivatori, allevatori di ogni categoria,
cacciatori, boscaioli, raccoglitori di tartufi, abitanti, operatori
turistici. Il Lombardia, i Comitati per la
tutela delle persone e degli animali dai lupi hanno chiesto e ottenuto l'adesione di
tutte le associazioni venatorie (Associazione Cacciatori
Lombardi, Associazione Nazionale Libera
Caccia, Associazione Dei Migratoristi
Italiani, Arcicaccia, Caccia Pesca
Ambiente , Enalcaccia, Federazione Italiana Della Caccia, Italcaccia).
L'appello è stato successivamente sottoposto anche ai presidenti
dell'Associazione regionale allevatori e delle principali
Organizzazioni agricole
Appello unitario all’assessore
all’agricoltura,
sovranità alimentare della Regione Lombardia delle associazioni
venatorie a
sostegno delle attività degli allevatori e della sicurezza pubblica
nelle aree
rurali non tutelate dal “Piano lupo” così come nell’attuale
formulazione
proposta alla Conferenza Stato-regioni
All’Assessore
all’agricoltura
Sovranità alimentare e Foreste
Dr. Alessandro Beduschi
P.zza Città di Lombardia 1, 20124 Milano
Stimato assessore,
Come saprà, il Ministero
dell’ambiente e della sicurezza energetica ha recentemente redatto
(giugno 2023) l'ennesima proposta di Piano di conservazione
e
gestione del lupo in Italia ; esso è attualmente sottoposto
alla discussione della conferenza Stato -Regioni
per la sua approvazione che potrebbe avvenire nel mese di
agosto approfittando della scarsa attenzione
delle categorie .
Il Piano anzidetto
non risponde
alle esigenze degli allevatori e di chi
abita nelle aree di montagna e rurali della regione anche
per l'assoluta inadeguatezza dei criteri
di intervento.
Chiediamo
pertanto alla S.V. di
attivarsi al più presto, in raccordo con gli assessori all'agricoltura
delle
altre regioni in modo che ne sia bloccata l'approvazione
in
conferenza Stato-Regioni fino a quando non saranno
apportate modifiche che rispondano alla necessità di rendere
possibile il contenimento della specie in presenza di
danni economici significativi e la prevenzione
dei pericoli per l'incolumità pubblica di chi vive nelle
aree rurali.
In
assenza di tali modifiche sarà
incentivato l'abbandono delle attività di allevamento e di tutte le
attività tradizionali di valorizzazione delle risorse
agrosilvopastorali con le prevedibili conseguenze sul presidio
antropico del territorio, del turismo, dello spesso
popolamento della montagna e della ree rurali.
Chiediamo alla
S.V. di
considerare la gravità dell'istituzione dell'Autority regionale del
lupo, quale
elemento finalizzato all'imposizione di nuovi vincoli alle
attività
agricole e di sottrazione di competenze, capacità di
intervento e coordinamento degli organi politici elettivi a
vantaggio di una governance tecnocratica mirante ad
indebolire il controllo del territorio da parte delle
popolazioni e delle loro espressioni democratiche.
Bergamo, 21 Luglio
2023
E' importantissimo che in tutte
le regioni le organizzazioni del mondo rurale si attivino per
rapportarsi con gli assessori all'agricoltura, spingendoli a
raccordarsi tra loro e a intervenire, sia pure in ritardo, per
difendere gli interessi agricoli e rurali. Forse molti non hanno letto
il Piano lupo e gli è stato riferito che "ci sono miglioramenti". No.
Come abbiamo potuto dimostrare, è pessimo e con queste premesse anche
gli assessori che vorranno attivare le deroghe e tutelare allevatori la
popolazione dovranno superare difficoltà insormontabili per farlo.