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Lupo

Michele Corti, 23 luglio 2023



  • Piano Lupo: se passa così non cambia niente per altri vent'anni. Appello agli assessori regionali perché sia modificato

No non siamo su "Scherzi a parte", siamo nel pianeta Italix dove c'è la massima densità di lupi tra i pianeti della galassia e dove pare che le famose deroghe (al divieto di abbattere i lupi) siano ancora una specie di miraggio. Anche nel nuovo Piano lupo si potrà accedere ad esse "in via eccezionale" mentre ad esse ricorrono regolarmente tutti gli altri paesi europei che hanno problemi di "gioiosa convivenza" con il famelico canide. In Italia siamo in condizioni emergenziali: i lupi entrano nelle stalle, nei cortili, nei giardini, azzannano le persone sulle spiaggie e nelle campagne, non sanno più dove trovare un "posto al sole" e, pressati dai loro simili, devono spingersi verso le coste, le città. Una situazione  può verificarsi solo in Italia,  perché anche il paese più sgangherato sarebbe intervenuto prima con un piano di contenimento. E invece da noi Iipo continua a essere la vacca sacra perché così ha deciso qualcuno. Boitani ha incantato ancora una volta politici proni a farsi incantare, pronti a evitare qualsiasi "rogna" con gli animalisti. E gli allevatori e i cittadini? Sono sudditi che si lasciano bastonare e non protestano. Sin che va avanti così meglio tenersi buoni gli amici del lupo che sono più intraprendenti e che sono appoggiati nelle alte sfere. Ormai non sarebbe neppure più sufficiente un "piano di contenimento" ma, data l'emergenza, servirebbe, (almeno in alcune aree antropizzate dove la situazione sta diventando esplosiva), il piano di depopolamento. E invece niente. Così chi tenta di difendere allevatori e sicurezza pubblica, sta cercando di mobilitare tutti gli attori rurali perché sottoscrivano un appello agli assessori all'agricoltura. In Lombardia tutte le assocazioni venatorie hanno aderito e si attende che facciano altrettanto quelle agricole e allevatoriali.

Nel Piano Lupo non c'è nessuna "mediazione" tra le "esigenze" dell'ambientalismo (quelle sì che contano) e quelle degli allevatori e dei cittadini che lavorano, pagano le tasse e devono subire la presenza sempre più invadente e aggressiva dei lupi che li costringono a cambiare le loro abitudini, che limitano le loro attività, che fanno chiudere le aziende. Il piano, nonostante l'ammissione (bontà loro...) che la specie non è più a rischio di estinzione è ancora incredibilmente un piano al 90% di conservazione e tutela del lupo. Mentre il vecchio piano tendeva a escludere l'applicazione delle deroghe (ovvero la possibilità di catturare e abbattere i lupi) anche se non poteva negarla, in quanto prevista per legge, il nuovo piano, dopo 21 anni, è una montagna che ha partorito un topolino. Chi si aspettava almeno misure di contenimento del lupo entro le quali inquadrare le richieste delle regioni di attivazione delle deroghe, chi si aspettava linee guida (non da barzelletta) per la gestione dei lupi "spavaldi" è rimasto deluso:

Il piano, dopo anni e anni di discussioni, ha partorito il topolino: 
le deroghe già previste dall’articolo 16 della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE e dall’articolo 11 del DPR 357/97 potranno essere richieste unicamente da Regioni, Province Autonome e Parchi Nazionali, in situazioni aventi carattere di eccezionalità. Ma se la proliferazione del lupo, i gravi danni economici, il lupo in casa sono la normalità, di cosa stiamo parlando? Ma i politici cosa si fumano quando hanno letto (sempre che lo facciano e non deleghino ai loro burocrati animal-ambientalisti la lettura) il Piano lupo?

Ma poi, cosa che forse a qualcuno è ancora sfuggita, hanno letto che non vi potrà essere alcuna deroga (salvo per motivi scientifici, sanitari) all'interno delle aree protette. Immaginiamo in una regione come l'Abruzzo, dove le aree protette insistono su buona aperte del territorio non urbanizzato, che cosa significhi questo codicillo.

Una predazione di oggi nel Parco dello Stelvio, non denunciata probabilmente come altre recenti (e il parco tace per "non allarmare i turisti"). In Italia nessuno ha pensato di eseguire uno studio bipartisan (non solo lupologi autoreferenziali) per valutare la dimensione del "sommerso"?  Per ogni capo denunciato quanti restano "invisibili"? E la conta dei dispersi?

Il Piano è una vera offesa agli allevatori italiani a chi esce di casa con la paura di imbattersi in un lupo fuori di casa e ci si chiede con che coraggio le regioni possono sostenere di aver "negoziato una mediazione". Ma quale "mediazione"? Hanno calato le braghe su tutta la linea. Più di così cosa si poteva regalare alla lobby del lupo?

Una predazione di ieri. L'ennesimo cane da compagnia sbranato sotto gli occhi dei padroni Per il piano lupo ciò comporta un po' di allarme sociale ma danni economici non rilevanti. Avanti così.

Utilizzando i dati ufficiali, che - come ammette lo stesso piano rappresentano solo una piccola parte di un fenomeno che resta largamente sommerso -, si minimizza in modo offensivo l'impatto economico e sociale della predazione. Non si ha l'onestà di ammettere che le "difese passive" (cani, reti elettriche) mostrano ogni giorno di più i loro limiti di fronte a lupi in aumento e sempre più "sgamati".  Ogni parola del Piano è bugiarda o quantomeno faziosa. E le regioni, in maggioranza guidate dal centro -destra, si accingono ad approvarlo. Come zombie. E' bene che lo sappiano gli elettori che vivono in montagna e nelle zone rurali. Forse pochi ma abbastanza per mandare a casa i consiglieri regionali che pescano preferenze in quelle zone. Dal postulato del modesto impatto della predazione discende che la conflittualità trae origine da fattori socio-culturali antropologici, dall'arretratezza dei villici e dei montanari. Hanno letto queste offese al mondo agricolo, rurale, montano i politici che poi ne cercano i voti?

Un'altra predazione di oggi: un puledro di cavallino dell'Esperia, razza autoctona a rischio estinzione - sul Monte Appiolo, Lenolo (Frosinone). Ai lupologi, lupofili, lupomani, lupocrati, lupologi non interessa nulla di razza in via di estinzione, prodotti in via di estinzione, culture e tradizioni che scompaiono, non interssa nulla della cultura rurale che disprezzano profondamente. Interessa il loro lupo (non importa se fortemente compromesso geneticamente dagli incroci con i cani) quale strumento del loro potere e di distruzione del mondo rurale

Nel Piano, i cui autori si dimostrano campioni di disonestà intellettuale,  si tace del tutto del fenomeno delle aggressioni (accertate) alle persone  che negli ultimi anni stanno crescendo in modo esponenziale con  l'inquietante caso di Vasto di attacchi a bambini sulla spiaggia. Si ha, per di più, l'impudenza di qualificare come "leggende" la frequenti aggressioni a scopo predatorio da parte di lupi a danno di persone (bambini ma non solo) che si verificavano sino all'Ottocento quando, come dice lo storico francese Michel Pastoreau lo attestano tutti i documenti d'archivio, gli archivi parrocchiali, le cronache. E Pastoreau non esita a scrivere Negarlo, come fanno oggi certi zoologi ed etologi, non è onesto. Significa inoltre ostentare un profondo disprezzo per il lavoro degli storici - "tutti ciarlatani" - e dimostrare di non avere capito nulla della Storia [...] Infine significa dar prova di una gran boria.   Passi che i Boitani possano esercitare la loro gran boria e disonestà nelle loro pubblicazioni (saranno valutati dalle future generazioni di zoologi), non è ammissibileperò che questa disonestà sia assunta come vangelo in un Piano nazionale.  Chi sono i veri ciarlatani? Abili, peraltro, chapeau.


In Austria questa primavera un lupo che si aggirava nelle immediate vicinanza delle stalle è stato abbattuto. In Italia con il nuovo piano lupo può anche entrare in stalla e non rischia nulla. Nell'Unione Europea c'è chi tutela gli allevatori e chi (Italia) lascia che i lupi li costringano a chiudere

Ma il punto più grave del Piano è che esso gabelli come "protocollo per la gestione dei lupi confidenti" lo schemino autoreferenziale (non dovrebbe dire la sua anche chi cura la sicurezza dei cittadini?) predisposto da LCIE (Large carnivore initiative Europe), il gruppo degli orsolupolinciologi europei, con a capo Boitani che è dentro o a capo di tutti gli organismi che deliberano o producono pareri sul tema. Tale schemino, che hanno il coraggio di chiamare protocollo (quello Svizzero si basa su 50 situazioni da prendere in considerazione) è stato fatto proprio da Life Wolf Alps (il super progetto finalizzato al trionfo del lupo e alla distruzione dell'allevamento alpino diretto dalla pupilla di Boitani, la Marucco) e ora lo "vendono" come Piano lupo, nell'attesa che. nel 2027 termini l'ennesimo Life (Wild Wolf) coordinato dall'IEA (l'istituto privato di Boitani), e sforni un protocollo. L'Italia deve stare ai comodi di Boitani. C'è emergenza lupo? Poco importa. E come si fa a non parlare di conflitti di interessi, di autoreferenzialità? Di politica succube della lobby?

Nello schemino imbarazzante LCIE  l'unico caso che porti a qualificare il soggetto (il lupo "confidente") come pericoloso è l'attacco, non provocato, a una persona. Tutte quelle situazioni che, in Svizzera, in Austria, in Germania sono considerate pericolose, tali quindi da disporre la rimozione del lupo, sono semplicemente ignorate dal Piano lupo del pianeta Italix che dimostra, ancora una volta, di non avere in nessuna considerazione non solo l'attività di chi alleva animali in forma estensiva ma anche l'incolumità di chi abita in zone con presenza di lupi (ormai diffuse in tutta Italia), di chi frequanta per motivi di lavoro o ricreativi gli spazi agro-silvo-pastorali.

Non si mettono in sicurezza le persone dopo  che i lupi le hanno attaccate. Si previene monitorandone i comportamenti rispetto a una scala di crescenti manifestazioni di perdita di timore e di aggressività. Ci sono tante manifestazioni della pericolosità del lupo che, nei paesi civili, vengono monitorate e determinano il suo abbattimento. Se si rispettano i cittadini (ma in Italia non è il caso) si deve intervenire quando i lupi entrano nei paesi, predano animali domestici a ridosso delle case, seguono le persone, le accerchiano, digrignano i denti. Invece se il lupo si avvicina ripetutamente alle persone a meno di 30 m, secondo il Piano lupo si può prevedere la dissuasione (ma non necessariamente). E solo se, dopo ripetute dissuasioni, il lupo insiste può, ancora un condizionale, essere considerata la rimozione. In Austria, quest'anno, sono stati abbattuti lupi che si sono ripetutamente (>2 volte) avvicinati a 200 m da centri abitati. In Svizzera è previsto l'abbattimento del lupo, senza alternative, senza se e senza ma, oltre che in caso di attacco all'uomo, anche nei seguenti casi:

1) il lupo si avvicina più volte durante il giorno a un insediamento umano (il Piano Lupo in questo caso dice che non si deve fare nulla);
2) il lupo segue una persona nonostante i tentativi di allontanamento (Il Piano lupo non contempla neppure il caso);
3) Il lupo durante il giorno in terreni aperti rimane per più minuti a meno di 50 m da una persona (Il Piano lupo non contempla neppure il caso);
4) il lupo si avvicina durante il giorno a un insediamento e può essere allontanato con difficoltà  (il Piano Lupo in questo caso dice che non si deve fare nulla);
5) Il lupo si avvicina a una persona con il cane e manifesta aggressività o attacca il cane (Il Piano lupo non contempla neppure il caso); 6) Il lupo uccide un cane da compagnia in un  insediamento (Il Piano lupo non contempla neppure il caso);
7) Il lupo senza essere provocato minaccia l'uomo o simula un attacco (Il Piano lupo non contempla neppure il caso).

Come se non bastasse il Piano lupo ripropone quello che è da tempo il sogno del lupismo organizzato: la creazione di un'Autority del lupo in tutte le regioni che prenda in mano la gestione di ogni aspetto della "gestione del lupo" (che poi sempre una tutela unilaterale a danno degli allevatori e delle polazioni). Si parla, allo scopo di fare un esempio, della gestione del conflitto con gli allevatori e alla istituzione di Task force (sul modello dei wpiu di Wolf Alps). Pur lasciando le attribuzioni dell'Autority nel vago è evidente il fine (che era esplicitato più spudoratamente nelle versioni del Piano lupo di qualche anno fa): controllare da parte lupista tutta la "filiera" (monitoraggio, accertamenti, "prevenzione") in modo non solo di gestirla ai propi fini ma anche di imporre vincoli alla gestione agricola del territorio dettando diktat su come e dove possa essere esercitata l'attività di pascolo (era esplicito in vecchie bozze).

Le conclusioni sono univoche: il Piano lupo è una truffa, tutela un lupo che non ha più bisogno di tutela perché è lo strumento per scardinare le strutture del mondo rurale e imporre, seguendo storicamente la storia dei vincoli forestali, idro-geologici ecc. un ulteriore stretta sul controllo del territorio da parte delle strutture tecnocratiche. Con lo scopo del depopolamento e della liquidazione delle attività tradizionali. Detto tutto questo è incredibile che le regioni si prestino ad approvare questa porcheria che grida vendetta. Potremmo farcene una ragione se alla guida delle regioni di vossero giunte rosso-verdi. Ma la maggior parte sono di centro-destra.

 Queste statistiche (ricavate pazientemente dal web analizzando le testate giornalistiche online) non sono raccolte dai lupologi e da Ispra. Tutto passa in silenzio. Non esostono per il Piano lupo. Ma a metà 2023 i casi considerati di "situazioni critiche" avevano già superato quelli dell'intero 2022. Non lo dice nessuno. Siamo o no legittimati a parlare di "mafia del lupo"?

L'appello agli assessori all'agricoltura

Sappiamo che gli assessori all'ambiente e alle aree protette sono risucchiati, attraverso i condizionamenti della "struttura" (burocratica) in una logica che è quella del potere ambientalista. Ci rivolgiamo pertanto agli assessori all'agricoltura che hanno (avrebbero) il dovere di far valere la difesa del settore del quale hanno responsabilità e che dovrebbero essere tirati per la giacchetta dalle OOPPAA. Pertanto sono già state indirizzate agli assessori regionali da parte di associazioni e comitati delle lettere-appello affinché essi si oppongano all'approvazione del Piano lupo (così com'è) perché non tutela gli allevatori, non tutela la vita rurale, non tutela la fruizione della montagna e delle aree agro-silvo-pastorali (e quindi anche del turismo).  L'appello dei pastori e dei comitati per la salvaguardia dei territori deve essere fatto proprio da tutti gli attori del mondo rurale: coltivatori, allevatori di ogni categoria, cacciatori, boscaioli, raccoglitori di tartufi, abitanti, operatori turistici. Il Lombardia, i Comitati per la tutela delle persone e degli animali dai lupi hanno chiesto e ottenuto l'adesione di tutte le associazioni venatorie (Associazione Cacciatori  Lombardi, Associazione Nazionale Libera Caccia, Associazione Dei  Migratoristi  Italiani, Arcicaccia, Caccia  Pesca  Ambiente , Enalcaccia, Federazione Italiana Della Caccia, Italcaccia). L'appello è stato successivamente sottoposto anche ai presidenti dell'Associazione regionale allevatori e delle principali Organizzazioni agricole

Appello unitario all’assessore all’agricoltura, sovranità alimentare della Regione Lombardia delle associazioni venatorie a sostegno delle attività degli allevatori e della sicurezza pubblica nelle aree rurali non tutelate dal “Piano lupo” così come nell’attuale formulazione proposta alla Conferenza Stato-regioni

All’Assessore all’agricoltura
Sovranità alimentare e Foreste
Dr. Alessandro Beduschi
P.zza Città di Lombardia 1, 20124 Milano

Stimato assessore,

Come saprà, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha recentemente redatto (giugno 2023) l'ennesima proposta di Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia ; esso è attualmente sottoposto alla discussione della conferenza Stato -Regioni per la sua approvazione che potrebbe avvenire nel mese di agosto approfittando della scarsa attenzione delle categorie .

Il Piano anzidetto non risponde alle esigenze degli allevatori  e di chi abita nelle aree di montagna e rurali della regione anche per l'assoluta inadeguatezza dei criteri di intervento.

 Chiediamo pertanto alla S.V. di attivarsi al più presto, in raccordo con gli assessori all'agricoltura delle altre regioni in modo che ne sia bloccata l'approvazione in conferenza Stato-Regioni fino a quando non saranno apportate modifiche che rispondano alla necessità di rendere possibile il contenimento della specie in presenza di danni economici significativi e la prevenzione dei pericoli per l'incolumità pubblica di chi vive nelle aree rurali.

 In assenza di tali modifiche sarà incentivato l'abbandono delle attività di allevamento e di tutte le attività tradizionali di valorizzazione delle risorse agrosilvopastorali con le prevedibili conseguenze sul presidio antropico del territorio, del turismo, dello spesso popolamento della montagna e della ree rurali.

Chiediamo alla S.V. di considerare la gravità dell'istituzione dell'Autority regionale del lupo, quale elemento finalizzato all'imposizione di nuovi vincoli alle attività agricole e di sottrazione di competenze, capacità di intervento e coordinamento degli organi politici elettivi a vantaggio di una governance tecnocratica mirante ad indebolire il controllo del territorio da parte delle popolazioni e delle loro espressioni democratiche.

Bergamo, 21 Luglio 2023


E' importantissimo che in tutte le regioni le organizzazioni del mondo rurale si attivino per rapportarsi con gli assessori all'agricoltura, spingendoli a raccordarsi tra loro e a intervenire, sia pure in ritardo, per difendere gli interessi agricoli e rurali. Forse molti non hanno letto il Piano lupo e gli è stato riferito che "ci sono miglioramenti". No. Come abbiamo potuto dimostrare, è pessimo e con queste premesse anche gli assessori che vorranno attivare le deroghe e tutelare allevatori la popolazione dovranno superare difficoltà insormontabili per farlo.

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