Depositato
settimana scorsa presso il Consiglio regionale della lombardia il testo
del progetto di legge Disposizioni
regionali per la tutela e la valorizzazione del pastoralismo,
dell’alpeggio, della transumanza e per la diffusione dei relativi
valori culturali . Una serie di
interventi mirati finalizzati a salvaguardare
le "vie di transumanza" e i prati stabili, preziosi per rifornire di
fieno le aziende di montagna che tengono viva la pratica dell'alpeggio.
Sostegni a pastori e alpeggiatori per le attività di cura del
territorio ma anche alle scuole (per tirocini, borse di studio) e alle
le associazioni che promuovono il pastoralismo nella sua dimensione
storico-culturale. Un raggio di luce in un contesto che tra burocrazia,
vincoli imposti dalle "aree protette", lupi non incoraggia certo la
continuità di queste attività tradizionali. Un risultato che
l'Unesco ha sicuramente favorito ma che è legato anche all'interesse
suscitato intorno al pastoralismo, all'alpeggio, alla transumanza dai tanti eventi rievocativi, festivi, culturali organizzati in questi anni in
Lombardia.
In Veneto, dove non pochi sindaci si erano incaponiti (con varie
motivazioni pretestuose) a vietare il passaggio delle greggi
transumanti (ne parlavamo qui
nel 2013), la Regione aveva iniziato a progettare i "corridoi
verdi", ovvero una nuova versione delle antiche vie armentizie di
origine romana o preromana. Questo lavoro, che ha visto l'impegno di un
personaggio come Emilio Pastore, da decenni attivo nel promuovere il
recupero delle razze ovine venete e nel diffondere la cultura
pastoralista, è sfociato nella già accennata legge regionale veneta
(L.R. 32 del 27 lugnlio 2020 - Norme in materia di recupero, gestione e
valorizzazione del demanio armentizio, disciplina delle vie del pascolo
e per la valorizzazione della transumanza, riconosciuta quale
patrimonio culturale immateriale della umanità)(qui
sul BUR Regione Veneto).
Una via armentizia di origine
romana
La legge veneta si concentra sui sentieri della transumanza non solo per assicurarne la possibilità di percorrenza alla greggi, ma anche per valorizzarli quale patrimonio culturale. Questo ne presuppone la ricognizione e inventariazione ai fini della tutela. Riporto solo l'art. 4.
1. I sentieri armentizi, in quanto riconosciuti quali beni di notevole interesse storico, archeologico, naturalistico e paesaggistico, nonché funzionali all’esercizio dell’attività armentizia, vengono conservati al demanio regionale e costituiscono un sistema organico denominato le Vie del Pascolo del Veneto. 2. La gestione ed amministrazione dei beni individuati e qualificati come Vie del Pascolo del Veneto si conforma alla disciplina di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 recante “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.
L'aspetto interessante è l'indissolubilità riconosciuta dalla legge alle due funzioni: quella pastorale e quella patrimoniale (e turistica). Assume un valore ben diverso un bene che è stato ripristinato nella sua funzione, che consente a chi intende conoscerlo e fruirne (per fini turistici escursionistici) di capire cosa sia e come "funzioni" la transumanza. Altrimenti si racconta una storia morta. Come in Emilia-Romagna dove la transumanza rimane solo come richiamo e non c'è più alcun sentiero calcato dalle pecore.Prima di parlare del progetto di legge lombardo qualche parola anche sulla legge lucana (L.R. 30 novembre 2021, n. 54. Norme di disciplina, tutela e valorizzazione della pastorizia e della transumanza, presidi del territorio lucano). Se la legge veneta si concentra sulle vie di transumanza, quella lucana verte sulla definizione di pastorizia e allevamento estensivo quale "presidio del territorio". Istituito il registro dei "pastori presidi del territorio" viene ad essi indirizzato un programma di assistenza zootecnico-veterinaria e vengono stabilite delle premialità nell'ambito del Piano di Sviluppo Rurale (lo strumento di finanziamento regionale all'agricoltura). Vengono altresì stabiliti criteri di priorità a favore dei pastori presidii del territorio nell’ambito delle procedure di concessione in uso e di fida pascolo ovvero di alienazione o assegnazione dei beni di proprietà regionale e dei relativi enti strumentali nonché dei terreni agricoli incolti, abbandonati o insufficientemente coltivati . Rispetto al valore culturale del pastoralismo (peccato che la Regione Basilicata sia rimasta ancorata alla definizione di "pastorizia" che evoca inevitabilmente qualcosa di marginale e arcaico e risulta circoscritto alla sola attività produttiva slegandola dalla sua dimensione culturale come se essa rappresentante qualcosa di separato che acquista un suo valore solo se su di essa si posa l'occhio legittimizzante dello studioso (di materie etnoantropologiche). La Regione Basilicata, in ogni caso - al di là del limite di una legge che appere troppo scissa in due ordini di interventi slegati tra loro - si impegna quindi in prima persona (sarà interessante capire se affidando a soggetti terzi e agli stessi "pastori presidi del territorio" qualche ruolo, a:
a) diffondere la conoscenza ed il rispetto del patrimonio storico rurale, dell’ambiente, del paesaggio, della pastorizia e della transumanza; b) tutelare e valorizzare il patrimonio della pastorizia e della transumanza; c) adottare appositi programmi volti a preservare e valorizzare il patrimonio culturale di saperi, di tecniche e consuetudini legate alla pastorizia, all’allevamento estensivo e transumante ed alle produzioni agroalimentari che le comunità rurali hanno storicamente praticato.Il progetto di legge
lombardo (firmatari Malanchini, Fermi, Brianza, Borghetti, Violi,
ovvero tutto l'ufficio di presidenza del Consiglio a sottolineare il
carattere bipartisan dell'iniziativa) reca il titolo si differenzia dalle leggi
approvate in Veneto e in Balsilicata pur presentando dei punti in
comune. Innanzitutto riconosce la valenza multidimensionale del
pastoralismo come valore pubblico: riconosce
l’interesse pubblico delle attività agro-zootecniche del pastoralismo,
dell’alpeggio e della transumanza, quali presìdi del territorio, per il
ruolo strategico nella salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio [...] nonché quali componenti della filiera
della produzione agroalimentare
tradizionale locale anche a marchio di qualità e per il loro valore
culturale.
Le misure non vanno mai a sovrapporsi a quelle del Piano di Sviluppo Rurale. La legge prevede, però, misure specifiche di sostegno per l'attività di manutenzione territoriale e di recupero di terreni abbandonati: La Regione può riconoscere sostegni finanziari in favore dei pastori e dei conduttori d’alpeggio, singoli o associati, che eseguono direttamente opere di manutenzione del territorio in accordo con gli enti locali competenti. Possono essere beneficiari di misure di sostegno economico da parte della Regione anche gli enti locali che eseguono opere di manutenzione dei terreni abbandonati o incolti, al fine di destinarli alle attività disciplinate dalla presente legge.
Un principio fondamentale sancito dalla legge riguarda il libero
passaggio delle greggi e il pascolo lungo i percorsi di transumanza.
Viene pertanto incoraggiata la transumanza a piedi e incoraggiati i
movimenti del "vagantivo" da parte dei pastori che svernano in pianura.
La Regione promuove, in
collaborazione con i Comuni e con gli enti competenti in materia di
sicurezza stradale e sanità pubblica veterinaria, nel rispetto delle
competenze degli stessi, l’individuazione di percorsi di transumanza e
monticazione, nei quali sia garantito il libero passaggio delle mandrie
e delle greggi ed il pascolo, coinvolgendo i proprietari pubblici e
privati, dei prati stabili e delle aree idonee al pascolo.
Banca dati dei prati stabili, loro
tutela e valorizzazione. Apparentemente non strettamente
pertinente con il pastoralismo, l'attenzione del progetto di legge i
prati stabili si spiega con la loro importanza per la transumanza (in
quanto il loro pascolamento rappresenta una risorsa indispensabile per
i pastori ovini transumanti in inverno) e considerato che tutt'oggi la
produzione del fieno di prato stabile di alcune zone (Pandinasco in
particolare) è tutt'oggi fondamentale per le aziende
agropastorali delle valli. Queste ultime non potrebbero mantenere i
loro sistemi d'alpeggio in estate senza l'apporto di fieno dalla pianura durante l'inverno.
Tra le altre iniziative previste dalla legge vi sono:
- L'istituzione della giornata regionale per la diffusione dei valori culturali relativi al pastoralismo, all’alpeggio e alla transumanza;
- l'istituzione della Consulta del pastoralismo;
-l'apertura di un bando annuale finalizzato all’erogazione di specifici fondi e benefici economici, a sostegno delle manifestazioni aventi carattere storico culturale in tema di pastoralismo, alpeggio, transumanza;
- l'apertura di bandi di concorso annuali rivolti alle scuole che
producano studi o elaborati inerenti ai temi del pastoralismo,
transumanza e alpeggio al fine di finanziare: a) borse di studio; b)
tirocini formativi, c) viaggi di istruzione.
Come si vede, forse per via di uno spirito di sussidiarietà che in
Lombardia è più radicato, la Regione prevede iniziative gestite da vari
soggetti e non da essa stessa o dagli enti strumentali: imprenditori
agricoli, enti locali, istituti scolastici, associazioni
La legge "pro-pastoralismo", pur in un quadro limitato degli
interventi, rappresenta un elemento di novità non da poco. Sancisce che
vi sono delle attività inquadrate come agricole che hanno valore più
per le esternalità positive che producono (paesaggio, cultura, valori
sociali di identificazione, patrimoni culturali che mantengono vivi)
che per il ridotto volume di Produzione
vendibile (carne, formaggi). Sancisce che queste attività
meritano un riconoscimento, non solo sotto il profilo delle attività
economiche e ambientali ma anche per le loro valenze culturali.
Un riconoscimento che la cultura tecnoburocratica tende ancora a
negare. Il Testo unico
lombardo in materia di agricoltura riconosce L.R. 31 del 5 dicembre
2008 (Art. 24 ter) riconosce la
funzione ambientale e socio-economica delle malghe che
costituiscono un bene di interesse collettivo il cui corretto utilizzo
concorre a garantire la conservazione della biodiversità, dei paesaggi
e dell’assetto idrogeologico territoriale della montagna. E la
cultura? Alla cultura dell'alpeggio non è stato sinora assegnato alcun
valore in sé dai tecnoburocrati e la funzione "sociale" è stata vista,
semmai, solo dal punto di vista del valore ricreativo (ovvero
urbanocentrico) mentre è del tutto ignorata quella socio-culturale,
ovvero simbolica, con valore di identificazione della comunità locale,
di memoria storica, di fattore evocativo di coesione e solidarietà (per
via di una lunga storia di gestioni collettive, cooperative, del
patrimonio comune di pascoli e boschi). Quando, però, si
dimenticano questi aspetti fondamentali, la celebrazione dell'alpeggio
e della transumanza diventano solo occasione turistica e il tutto scade
nel folklore staccato dalla storia e dalla società locale. Allora il
residuo valore culturale viene disperso perché il folklore non stimola
orgoglio ma lo deprime. Quando un elemento non viene più riconosciuto
più come patrimonio locale si rompe un legame, si svuota un o scrigno
("sono cose da turisti").
Ma se la dimensione culturale insita nel pastoralismo non viene
considerata e riconosciuta, se il valore culturale viene degradato a
folklore, diventa poi difficile contrastare l'ambientalismo da salotto
che tende sempre di più a far pesare i "superiori" valori
conservazionistici, incompatibili con le attività tradizionali, con il
"disturbo antropico". Valori ormai egemoni in larga parte
dell'amministrazione regionale (anche in qualla agricola dove il
moderno animal-ambientalismo si è innestato sul vecchio forestalismo
ideologico). Le attività tradizionali (alpeggio, transumanza) se non
sono riconosciute per il loro valore a 360° diventano ancor più dei
vasi di coccio destinati a soccombere a fronte delle trionfanti visioni
della "wilderness" del "ritorno dei grandi predatori". Di grande
importanza quindi l'affermazione che c'è un'attività, antica capace di
rispondere ad esigenze attualissime, che rappresenta "l'altra faccia
del pianeta", una forma di ambientalismo "altro", che recupera i
saperi ambientali del passato, che lasciando operare chi della
montagna, dei fiumi, delle pianure ha grande esperienza (perché sono,
da generazioni e tutti i giorni, il suo "posto di lavoro"), può
ottenere, con mezzi modesti, spontanei, grandi risultati.
Un primo successo, intanto, è stato conseguito indicando il
"pastoralismo" (realtà che comprende pratiche agricole e culturali in
modo indissociabile) come oggetto della legge. Un risultato che ha
implicato superare le resistenze che tendono ancora a considere il
"pastoralismo" quale voce specialistica del linguaggio antropologico
(denotante la sola dimensione culturale, per lo più ristratta al
nomadismo). Il linguaggio corrente come ha adottato "transumanza"
(in origine una voce del linguaggio specialistico dei geografi) ha
adottato anche "pastoralismo". Transumanza e pastoralismo, nati come
termini colti, si sono popolarizzati perché fanno riferimento
all'avvenuto riscatto di attività considerate all'ultimo gradino della
gerarchia sociale, divenute degne di attenzione della cultura "alta".
Oltre a mantenere il potere evocativo di spazi senza confine e di una
vita dura ma libera.