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Tutto va ben
madama la marchesa
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I Signorotti del Parco
allergici alle critiche
- Il Comitato Insieme per Andrea
Papi risponde al duro attacco sferrato dal parco Adamello Brenta contro
il comitato stesso. La differenza è che, per rispondere alle accuse, il
Comitato ha dovuto acquistare un'intera pagina de l'Adige che aveva
dato ampio spazio alla nota del Parco. E' democrazia?
- L'arroganza del Parco Adamello Brenta, allergico alle
critiche (come tutte le istituzioni totalitarie) è senza limiti. Esso
continua a
spudoratamente a sostenere il successo di Life Ursus. Non solo; si
rifiuta di chiedere scusa alla famiglia Papi e attacca
pesantemente il
Comitato che la sostiene. C'erano bisogno di ulteriori conferme
circa la natura del Parco (dei parchi) che Ruralpini denuncia da
sempre? Le prese di posizione dei sindaci delle Giudicarie (tra cui il
presidente del Parco) che invocano provvedimenti d'urgenza per un
progetto sfuggito di mano, rivelano l'imbarazzo di chi, per anni, è
stato sottomesso al Parco come un valvassore al barone.
- Solo che,
invece che il vincolo feudale la nuova baronia "verde" che comanda nel
Parco (funzionari, "scienziati", consulenti, associazioni
ambientaliste) tiene in soggezione gli amministratori pubblici eletti
che - molto in teoria - dovrebbero in qualche modo partecipare alla
gestione del parco. Li tengono in soggezione con il bastone
e la carota delle autorizzazioni, dei vincoli, dei finanziamenti.
Meccanismo che funziona tanto meglio quanto più i sindaci sono inclini
a perseguire interessi personali, famigliari, delle proprie cerchie. E
i
cittadini? Sono sudditi senza voce che non possono più frequentare
liberamente i loro boschi (proprietà privata beninteso - cosa che
l'animal-ambientalista da salotto neppure conosce - gestita da Asuc e
altre forme associative).
Il
Parco marca il possesso del
territorio.
Nel segno dell'orso
- Persa l'autonomia, conquistata dalle genti alpine nel
medioevo, a vantaggio del nuovo barone (il Parco), le comunità che
hanno la sfortuna di essere state imprigionate da sciagurati
amministratori del passato entro il perimentro del
Parco (ma capita anche a quelle fuori Parco dove sono arrivati gli orsi
del Parco) si vedono
espropriate anche delle proprietà di boschi e pascoli diventati "casa
dell'orso". Questo refrain "il bosco è dell'orso" ( è ripetuto come un
mantra da sprovveduti o fanatici fan degli orsi,
condizionati dalla retorica del Parco e degli ambientalisti). Chi
ha instillato nelle teste aninaliste questa idea malsana se non il
parco che ha fatto dell'orso Signore
della foresta uno dei suoi leit-motiv? In realtà
l'orso non si appropria di un bel nulla, l'orso è anch'esso una vittima
del Parco.
- L'orso è un medium, uno strumento; tutte le chiacchiere sui
"diritti degli animali" nascondono il conflitto sociale, la lotta delle élite per
concentrare potere, controllo e ricchezza. Il bosco, la montagna, le
valli diventano proprietà dei Signori
dell'orso (e del lupo), dei tecnoburocrati
verdi e degli interessi che stanno loro dietro, gruppi e interessi che
concepiscono l'orso come uno strumento del loro potere, uno
strumento per sovvertire la vita e la cultura rurale, le consuetudini,
i modi di vivere. Uno strumento per eliminaresicurezza e libertà e favorire lo spopolamento.
E tutto ciò sulla base di un disegno politico che si traveste di
"tutela della natura".
- Giustamente il Comitato
Insieme per Andrea Papi insiste
su questi due concetti inscindibili: sicurezza e libertà. E quanta
boria questi Signori del Parco, proprio come i loro predecessori
feudali. Ma la rivolta contro la prepotenza di chi liquida come
"sterile polemica" il diritto di critica nei confronti di un progetto
sciagurato che ha causato la morte di un figlio, di un fratello, di un
fidanzato, di un amico, di un membro della propria comunità.
Da: "il T" (quotidiano autonomo del
Trentino e del Süd Tirol) del 6 agosto (qui)
A
Ferragosto il comune di Andalo ha
inaugurato questo orso gigante nel parco giochi dei bimbi. Un'altro
doloroso affronto alla famiglia Papi e tutti i trentini che sono a lei
vicina. Un atto di sudditanza verso i Signori dell'orso,
verso la tecnostruttura autoritaria
e autoreferenziale del Parco.

Risposta all’attacco al Comitato “Insieme per Andrea” da
parte del Parco Adamello Brenta pubblicato il 07/08/2023 sul giornale
l’Adige e sul periodico d’informazione “ Parco informa”
Il Comitato non è nato con la pretesa di dare soluzioni, che
peraltro spettano a chi ha la responsabilità di quanto succede nella
nostra Provincia Autonoma, e nemmeno per innescare sterili
polemiche ma con un fi ne ben più nobile che è quello di sostenere
la Famiglia Papi alla quale il progetto Life Ursus e la sua
disastrosa e ormai conclamata fallimentare gestione ha
causato l’immenso dolore della perdita di un figlio che è di noi
tutti .
Uno dei principali obbiettivi del Comitato è quello di informare
correttamente la popolazione che si vede costretta a subire
situazioni di paura , di sconforto, di senso di
impotenza e di abbandono dovute alla privazione della
libertà senza giustificazioni plausibili .
La risposta all’accusa mossaci di cercare solo polemica ,
viene giornalmente confutata con le
innumerevoli interviste , articoli di cronaca e lettere al
giornale che danno conto del vero sentimento dell’opinione pubblica;
un sentimento, che negli anni del progetto si è
cercato di ammaestrare (come diffusamente riportato nei documenti
pubblicati dal Parco) con azioni di comunicazione di ogni tipo
create ad arte e sostenute da ingente spesa di denaro pubblico
(per intenderci quello delle tasse di noi cittadini). Nonostante ciò, e
con risorse che derivano unicamente dal nostro spirito ed attività di
volontariato gratuito, noi lavoriamo per il diritto alla verità!
La verità forse fa male ma non può giustificare l’attacco
irrispettoso al gruppo di “docenti o
personalità” che ci accompagnano nel nostro lavoro ai quali ,
sempre rinnoviamo il nostro grazie, per la gratuità del loro
impegno e per il coraggio che dimostrano nel sostenere un pensiero
che, in certi ambienti risulta scomodo, certamente non
premiante ma che interpreta nel profondo il rispetto per la vita
delle persone e la difesa della libertà e della sicurezza dei luoghi
nei quali le Comunità hanno esercitato da secoli diritti e doveri che
ne hanno consentito lo sviluppo ed il mancato spopolamento .
Osserviamo con rammarico le dichiarazioni del Parco che definiscono il
Life Ursus come un progetto pienamente riuscito dove l’orso si è
ambientato bene, si sta moltiplicando, ha trovato l’ambiente ideale e
accogliente e privo di nemici naturali trascurando e dimenticando
completamente l’impatto e le conseguenze che questo avrebbe avuto su di
un territorio ad alta densità antropica.
A dimostrazione di ciò basta vedere la posizione assunta dei Sindaci
Giudicariesi (dei quali fa parte anche il presidente del Parco Adamello
Brenta) che richiedono al Presidente Fugatti provvedimenti di pubblica
emergenza e la nomina di un Commissario per la gestione di un progetto
che oramai da tutti è ritenuto fallimentare.
Non è certo una lista insignifi cante di persone ed enti
coinvolti pubblicata sul n. 18 dei
“Documenti del Parco” che può garantire una maggiore
scientifi cità del Progetto Life Ursus rispetto alla valutazione
di scientismo ( deformazione parassitaria della scienza ), così
definita da parte dei componenti del Comitato
Scientifico che ci accompagna.
Trattasi di una valutazione ampiamente condivisa dalla numerosa e
interessata popolazione che incontriamo nei diversi
appuntamenti sul territorio.
Non si può dimenticare o omettere, inoltre, che : le
persone coinvolte nel progetto Life Ursus , siano state
persone retribuite per il progetto stesso; fi gura , ad esempio, come
soggetto elaboratore del piano di recupero dell’orso bruno
, la Wildbiologische Gesellschaft , Munchen -
WGM – che da una breve ricerca risulta essere una società
privata con sede a Monaco (D) nata nel 1977 e fallita
nel dicembre 2000.
Di contro sono assenti parecchi Comuni del territorio che poi sarebbe
stato interessato dal progetto , come i proprietari medesimi del
territorio quali. Asuc, Consortele, Regole ecc.
Rivendichiamo quindi il massimo rispetto per le
stimatissime personalità che collaborano con il
nostro Comitato la cui professionalità e competenza non
accettiamo sia messa in discussione da chi invece, ha pagato
laute consulenze per lo sviluppo di un progetto che la popolazione (
cittadini- contribuenti) ritiene non solo un enorme spreco
di denaro pubblico ma pericoloso per la stessa vita delle
persone ed un indiscutibile danno economico.
Queste non sono opinioni ma “dati di fatto, situazioni reali con le
quali ogni giorno oramai dobbiamo confrontarci”.
Analizzando poi le varie previsioni circa lo sviluppo del progetto si
rileva un’approssimazione continua ed un assurdo ed
inaccettabile parallelismo con quanto avviene negli Stati Uniti ,
realtà del tutto differente e quindi non raffrontabile al nostro
Trentino; diffi cile quindi comprendere il merito scientifi
co tanto sbandierato e fortemente sostenuto dalle attività di
comunicazione a pagamento.
Dall’attenta lettura dei documenti si rileva il fatto che: il
pericolo per l’aggressione anche mortale all’uomo era ben noto ed
infatti , nello studio del 2000 si parla di: alcuni orsi possono mostrare comportamenti
conflittuali con l’uomo …(omissis) ricerca aggressiva del cibo, a volte
condotta anche entrando nelle case, edifici o stalle ; danni molto
superiori alla norma alle attività umane ; attacco diretto all’uomo ,
con esiti anche mortali (Adamic 1977).
Per quanto riguarda poi il “famoso sondaggio” nel documento
disponibile si legge : i
dati sono riportati e interpretati in maniera sintetica
e si rinvia a un dettagliato rapporto che, guarda caso, non
si trova . In ogni caso si parla di una campione di
1512
persone, su una popolazione potenzialmente interessata di
700.000/800.000 persone lo 0,19 % del totale , alle
quali sono state poste 23 domande .
Ulteriormente dallo studio citato si legge a pag. 64 che
: la popolazione interessata dalla reintroduzione
dell’orso, non ha alla data del
progetto, e quindi dell’intervista, alcuna abitudine
culturale alla presenza sul territorio di specie selvatiche
realmente pericolose ; ciò appare confermato dai risultati del
sondaggio telefonico realizzato, che ha evidenziato come meno del 5%
degli intervistati ritengono che l’orso bruno alpino attacchi l’uomo e
solo l’1% ha sentito parlare di aggressioni in altre aree geografi
che, mentre l’81 % ha escluso aggressioni dirette all’uomo. Sostanzialmente
si può dire che chi è stato intervistato non conosceva nulla dell’orso
e quindi , se il sondaggio davvero c’è (?), che valore può avere?
Di contro non viene assolutamente citato il nascere, all’epoca, di
movimenti spontanei di cittadini, come il caso del Comitato per la Conservazione dei Diritti
e delle Tradizioni Locali nell’Area Adamello Brenta che nel 1996
contava già più di 6.000 adesioni attraverso le quali la
popolazione locale residente, esprimeva la
propria contrarietà al reinserimento dell’orso proprio nel
Parco Adamello Brenta.


La relazione con le amministrazioni locali da parte del
Parco, appare irragionevole e lesiva delle competenze
istituzionali degli Enti infatti, sempre dai
documenti curati dal Parco, nel punto che riguarda la pianificazione delle operazioni di
comunicazione, tenuto conto del fatto che dal citato sondaggio
emerge chiaramente che: l’attitudine e le situazioni sociali lombarde
appaiono più incerte ( minore informazione, minore attitudine positiva
verso la reintroduzione maggiore apprensione
per i possibili problemi … (omissis ).
Preventive riunioni con i tecnici
della regione Lombardia hanno evidenziato l’opportunità di adottare,
nel caso specifico della provincia di Brescia, un approccio graduale al
problema, evitando nelle
prime fasi del progetto il coinvolgimento diretto delle Amministrazioni
e degli Enti locali . Alla luce di questa conduzione del
progetto, come si fa a parlare di accettazione da parte del
territorio ??
Infine, forse la dichiarazione più grave riportata dal documento è la
seguente: per quanto riguarda
l’allontanamento o, in casi più gravi l’abbattimento di animali
particolarmente problematici, l’attuale quadro normativo non prevede,
contrariamente a quanto avviene ad esempio negli Stati Uniti, eccezioni
al regime di tutela per gli individui oggetto di interventi
sperimentali ; un adeguamento normativo che preveda tale regime
per gli orsi rilasciati, proposto da Ciucci e Boitani (1997),
non appare al momento realistico perché in contrasto con le
normative nazionali e comunitarie .
Quindi il Parco Adamello Brenta mentre inseriva il grande carnivoro in
aree alpine densamente popolate, sia da residenti che
da turisti, era ben consapevole che le norme vigenti avrebbero
reso estremamente difficili le misure di intervento a
salvaguardia della vita umana.
Noi crediamo che sia venuto il tempo di chiedere scusa !
“ Comitato Insieme per
Andrea Papi”
Il Presidente
Pierantonio Cristoforetti
La
petizione lanciata dal Comitato Antiorso nell'estate del 2013. Il
Comitato era sorto nella primavera del 2012 a seguito di alcune
predazioni e della protesta della proprietaria di un asino sbranato che
aveva portato l'animale ucciso davanti alla sede del Parco (qui
su Ruralpini).
Il Comitato divenne poi inattivo per le pressioni sui componenti dello
stesso da parte degli interessi turistici. Si preferiva, da parte di
questi ultimi, fare come gli struzzi e subire l'iniziatica del Parco.