Perseverare è diabolico. Ma in val
Rendena (Trentino) si è ripetuto quasi lo stesso copione dello scorso
anno: un'azienda locale (Haflinger Brenta di Spiazzo), che da qualche
anno si è unita al giro della speculazione sui pascoli, è tornata
a procurarsi pecore "a perdere" per riuscire a caricare con delle Uba i
pascoli e incassare i lauti premi. La salita sui pascoli alti è stata
bloccata dai forestali e dai veterinari dell'Asl ma , presso il Lago di
Nambino, gettonata meta turistica di Madonna di Campiglio, sono state sepolte almeno 17 pecore
(si parla, però, di una quarantina di animali
deceduti). Preoccupato per il possibile inquinamento di sorgenti, il
sindaco di Pinzolo ha emesso un'ordinanza urgente per disotterrare gli
animali e smaltirli. Queste le scarne notizie perché la Forestale
trentina e l'Asl non rilasciano dichiarazioni. Saranno chiamate prima o
poi, però, a rendere conto di come tutto questo sia stato possibile
un'altra volta,
insieme alla PAT (provincia autonoma) da cui questi enti dipendono,
alla proprietà dei pascoli (Asuc, amministrazione separata usi civici)
di Fisto (frazione di Pinzolo). Lo scorso anno, dopo gli episodi che
avevano scoperchiato il bubbone della speculazione (11 malghe
accaparrate da un solo soggetto, 17 da tre soggetti, compresa l'azienda
di Spiazzo di cui sopra), i comandanti della Forestale erano stati
sottoposti a un "valzer" di comandi di stazione. E ora cosa succederà?
Attendiamo
anche la mazurka dei veterinari. E che la politica (PAT) batta un
colpo, renda conto del troppo tacere, del non intervenire, del far
finta che tutto vada bene, del non osare toccare equilibri e clientele
locali.
La cifra del sistema
politico-istituzionale in Trentino più che altrove è l'ipocrisia. Come
commentare diversamente le notizie che vengono dalla val Rendena? E'
triste trarre certe conclusioni ma inevitabile: la politica, la
tecnoburocrazia, gli apparati pubblici in senso lato sono pronti a
utilizzare gli argomenti dell'ambiente, sulla sanità e sul benessere
animale quando si tratta di mettere ulteriori bastoni tra le ruote,
complicazioni, vincoli alle imprese agricole che faticano a pareggiare
i conti e a pagare le banche; quando, si tratta di far chiudere i
piccoli con adempimenti, prescrizioni, regole che li mettono in
difficoltà. Ma poi dell'ambiente, dell'inquinamento, del benessere (e
della sanità) animale importa loro realmente? Si direbbe di no. Quando
le distorte politiche europee e la loro applicazione porta a gravi
situazioni si fa tutto per minimizzare, tacitare, applicare il
garantismo.
Immagini dell'agosto 2021 a Madonna di Campiglio
Il Trentino non è nuovo a
episodi eclatanti di "turismo animale", di povere bestie sottratte al
macello per farle rendere di più incassando i premi dei pascoli d'oro
dell'Unione Europea (colpevole di aver dettato le regole distorte che
hanno ingrassato la speculazione e di non cambiarle nonostante tutti
gli scandali). Nell'estate 2019, in val Borzago, comune di
Spiazzo Rendena (dove c'è una delle stazioni della Forestale il cui
comandante è stato rimosso l'anno scorso), morirono di stenti e
malattie, nell'arco di alcune settimane, 180 pecore. Le pecore erano
state a svernare nel Modenese, affidate a pastori che, per
l'affidamento, chiedevano compensi molto modesti (rispetto allo
standard). Verosimilmente le cattive condizioni di nutrizione e di
salute del gregge avevano comportato, a seguito del trasferimento in
montagna, uno stress difficilmente sostenibile dagli animali, tanto che
quasi un terzo del gregge è andato perduto. All'epoca si parlava di
controlli, di denunce. Non è emerso nulla. A incassare i premi Pac in
val Borzago una delle aziende degli accaparratori locali, sempre sulla
breccia. Inutile aggiungere che questi ultimi avevano/hanno parentele e
amicizie nelle varie istituzioni locali.
La storia degli "animali a perdere", vitelli importati direttamente
dall'Est Europa e usati solo per speculare sui premi della PAC, ,
scaricati con gli elicotteri risale in Trentino a quasi vent'anni fa (vai
a vedere l'articolo di Questo Trentino). Dopo una condanna di primo
grado con un sequesto di beni di 10 milioni, i respondabili, grossi
commercianti di bestiame trentini la cui sorella, al tempo, era
assessora all'ambiente, furono assolti in appello. Come tutti (o quasi)
i processi per la speculazione sui pascoli. Inutile a questo
punto denunciare, indagare, perseguire. La legge è dalla parte della
speculazione.
Quello che è grave è che, nonostante l'attenzione che i fatti dello
scorso anno hanno ricevuto (il 19 settembre 2021 si è tenuto a Pinzolo
un convegno con politici locali e provinciali al quale eravamo presenti
anche noi, ne abbiamo parlato qui),
quest'anno si è ripetuto quasi l'identico copione. Lo scorso anno le
pecore erano morte alla Busa dei
Cavai (sopra il lago di Nambino) dopo che Massimo Verbitz, il pastore cui era
stato affidato il gregge, si era rifiutato di condurle allo sbaraglio
(date le condizioni sanitarie e la condizione degli animali come emergeva
anche dalle prescrizioni Asl), quest'anno sono morte più in basso
perché la salita alla stazione alta è stata bloccata dalla Forestale.
Da registrare che il titolare dei premi Pac, di fronte alla situazione
determinatasi con il sotterramento e l'ingiunzione allo smaltimento
delle carcasse, si sarebbe giustificato sostenendo che le pecore gli
erano state rubate.
Immagini dello scorso anno: pecore
comisane morte lo scorso anno
Intanto vogliamo osservare che non è ammissibile il silenzio della
Forestale e dell'Asl (stiamo parlando di fatti di forte rilevanza
pubblica che riguardano direttamente la comunità locale, sia per il
discredito che ne deriva, sia per i pericoli per la salute pubblica
legati alle sepolture). Non è ammissibile neppure il silenzio della
proprietà, l'Asuc di Fisto (una frazione di Pinzolo). Va tenuto
presente che l'art. 1 della Legge provinciale m. 6 del 2005 recita:
La Provincia autonoma di Trento,
nell'ambito delle competenze ad essa attribuite dallo Statuto speciale
di autonomia, tutela e valorizza i beni di uso civico e le proprietà
collettive quali elementi fondamentali per la vita e per lo sviluppo
delle popolazioni locali e quali strumenti primari per la salvaguardia
ambientale e culturale del patrimonio e del paesaggio
agro-silvo-pastorale trentino. Può ignorare la provincia che i
beni civici sono diventati oggetto di speculazione e che sono gestiti
nel modo che è emerso a Pinzolo? E allora vediamo di stimolare con
qualche domanda i responsabili
politici che, nella gestione poco trasparente delle vicende avrebbero
parecchia materia per interrogazioni in consiglio provinciale.
Intanto ci sarebbe da chiedere all'Asuc che cosa mai deve combinare
un assegnatario per violare il capitolato d'affitto e farsi revocare il
contratto? Non basta aver caricato animali in precarie condizioni
provocandone la morte? Può chiamarsi una gestione accettabile? Quanto
poi a Forestale e Asl, quando hanno verificato che anche quest'anno le
pecore erano "a perdere" perchéle hanno comunque fatte salire in
montagna? E perché ora non vogliono far sapere da dove
provenivano, che tipo di patologie hanno riscontrato, che prescrizioni
hanno imposto al conduttore? Vorremmo anche sapere se non ricorrono gli
estremi per una denuncia per maltrattamento da parte della Forestale e
se, infine, dopo due anni di questi scandali l'agenzia provinciale per
i pagamenti verserà al virtuoso conduttore i premi.