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Il
«ritorno allo stato selvaggio» («rewilding»): parchi e
insediamento di grandi predatori
(24.08.17)
Georges Stoffel,contadino bio e alpeggiatore di Avers (comune dei
grigioni al confine con la Valchiavenna) spiega come la lobby
ambientalista internazionale vuole trasformare le Alpi con
l'insediamento dei grandi predatori. Sarà cancellato un paesaggio
alpino millenario, caratterizzato da una biodiversità unica nel suo
genere, creata dall'economia alpestre
Si
fanno più gravi gli attacchi dei lupi nel comasco
(20.08.17) In
val
Cavargna, 30 capre risultano morte o disperse a seguito degli attacchi
di un branco di tre lupi che seguono a ruota quelli della Valbrembana.
Insieme alle notizie che arrivano dalla montagna veneta questi episodi
indicano che è in atto una vera e propria escalation. Che condurrà ad
una conflittualità come mai si era vista prima in Italia.
Il
lupo causa gravi perdite a un gregge della Valbrembana
(11.08.17) A
Foppolo, in alta Valbrembana in alcuni giorni di ripetuti attacchi un
giovane lupo uccide 26 pecore. Per essere creduto il pastore deve
"beccare" il lupo con la fototrappola. Preoccupazione per i greggi ma
anche per chi frequenta la montagna a ferragosto
La
politica "verde"
gestita
da burocratiignoranti
(i lupi nel Parco Ticino)
(8.07.17)
Nell'esultare per la presenza del lupo nella valle del Ticino
al direttore del Parco lombardo, Claudio Peja, è sfuggita una
bestialità. L'arch. Peja ha dichiarato: "Dal Medioevo non c’è più
stato un lupo in pianura . Per noi è una grande notizia". Peccato che
ancora all'inizio dell'Ottocento i numerosi lupi della valle del Ticino
sbranassero non solo le pecore ma anche i fanciulli.
(17.03.17) Il
lupo e la politica (a Bergamo, e alta Italia, duecento anni fa)
Come
abbiamo
già avuto di osservare in altre occasioni, l'opera di Mario
Comencini sull'antropofagia del lupo ha messo bene in
evidenza come la radicata paura del lupo nella cultura rurale
fosse assolutamente giustificata. Giustificata dalla frequenza di
aggressioni, anche letali, agli umani, specie fanciulli. Il lupo
storico è nemico dell'uomo e pericoloso. E' il lupo ideologico "da
favola all'incontrario" degli animal-ambientalisti che costituisce un
mito.
(09.03.17)
La risposta della pastora agli animalisti
Anna Arneodo replica al qualunquismo animalista (quello del: "Tanto li
rimborsano, che c...o si lamentano sti pastori"?) e ribatte: "Vi
farebbe piacere che il lupo uccidesse il vostro barboncino e
comprarvene un altro con i soldi della regione che vi arrivano dopo un
anno?
(03.03.17) Il dna inchioda il partito del
lupo. Aveva ragione l'uomo aggredito nel torinese
Grazie alla prontezza del proprietario del cane ferito e
all'intervento della Federcaccia di Torino, dopo una serie di episodi
che avevano visto gli aggrediti trattati da millantatori questa volta
il partito del
lupo non ha potuto smentire il verdetto del dna. Ad
aggredire un cane e il suo proprietario alla borgata Tora di Giaveno
(To) il 10 gennaio sono stati purissimi lupi.
(28.02.17)
Ci uccidete senza sporcarvi le mani. J'accuse di una pastora
Ci uccidete con ipocrisia, camuffando il genocidio con il pretesto di
quella natura che state distruggendo e del lupo elevato a bandiera
(12.02.17) Mantenuta
la demagogica protezione "a
prescindere" del lupo. Cosa succederà?
Ai
presidenti delle regioni, che si sono comportati come conigli impauriti
di fronte alle proteste ambiental-animaliste contro possibilità (solo
teorica) di un controllo ultraselettivo del lupo, consigliamo la
lettura di un testo storico, pubblicato nel 2002, che - sulla base di
abbondantissima e inoppugnabile documentazione - descrive la strage di
centinaia di bambini ad opera dei lupi nelle zone tra Lombardia e
Piemonte tra XV e XIX secolo
(30.12.16) Piano
lupo: gli ambientalisti vittime delle loro bugie
Le
barricate dell'ambientalismo istituzionale hanno impedito che
proseguisse il suo iter e l'approvazione entro l'anno il "Piano
nazionale di conservazione del lupo", che doveva sostituire quello del
2002. Calendarizzato per il 7 luglio alla Conferennza stato-regioni il
Piano non è più stato inserito all'ordine del giorno.
(12.09.16)
Una settimana di proteste anti lupi degli allevatori della
Lessinia
La
protesta degli allevatori della Lessinia assume forme sempre più
clamorose. Quest'anno la strage ha riguardato ben 63 capi bovini.
Alcuni allevatori sono stati ripetutamente colpiti. Come Moreno Riva un
allevatore trentenne, che - alla quarta predazione avvenuta
martedì scorso - con l'appoggio e la solidarietà di colleghi e amici
che "hanno messo la faccia" ha caricato sulla pala del trattore
l’ultima manzetta dilaniata in malga dai lupi martedì e l’ha scaricata
in piazza, davanti al monumento ai Caduti.
(19.12.15)
Piano lupo: i lupocrati vogliono dettare legge ai pastori
Il Piano lupo conferma, se ce ne fosse bisogno, l'arroganza della
lobby che - almeno sino ad oggi - ha potuto operare su un piano di
totale autoreferenzialità finanziandosi con 18 progetti
LIFE. L'impostazione del Piano è molto pericolosa per i
pastori e gli allevatori in quanto mira in modo ormai scoperto ad
utilizzare il lupo per imporre una gestione dello spazio rurale che
escluderà l'uomo
(19.12.15)
La convivenza con il lupo è impossibile
È quanto emerso dal convegno di Saluzzo del 17 dicembre .
Il problema del lupo non è un qualcosa di isolato rispetto alle
varie minacce contro la montagna, le sue comunità, le sue attività
tradizionali. Il lupo è parte di un progetto politico di stampo
neocolonialista e tecnocratico che fa leva sui Parchi e l'attacco alle
autonomie locali.
(04.09.15)
Pastori francesi prendono in ostaggio i vertici di un parco
Dopo le minacce di blocco del Tour de France e le manifestazioni
non si ferma la lotta dei pastori contro le stragi ad opera dei
lupi. In Savoia (a 7 km in linea d'aria dalla Val di
Susa) sequestrano presidente, e direttore del Parco del
Vanoise. Il prefetto viene incontro alle loro richieste
autorizzando l'abbattimento di sei lupi. E in Italia?
Articoli per argomenti
|
La Svizzera torna alla carica: togliere
la super- protezione internazionale per il lupo
di Michele Corti
(30.08.17) La
Svizzera torna alla carica per ottenere una revisione della Convenzione
di Berna. Il 23
agosto 2017 il Consiglio federale (governo) svizzero ha approvato
la proposta di rinegoziazione con il Comitato permanente della
convenzione internazionale di Berna tendente a declassare il lupo
da
"specie assolutamente protetta" (Allegato II) a specie
faunistica “protetta” (Allegato III).
La proposta era stata avanzata da canton Vallese al parlamento ed aveva
avuto, dopo alterne vicende e votazioni, il parere favorevole della
commissione incaricata di esaminarla del Consiglio degli stati (camera
alta). L'iniziativa svizzera
avrebbe certo più forza se affiancata da altri paesi come Francia e
Italia ma la politica è ostaggio della demagogia animalista e della
tecnocrazia verde.
Il Consiglio
federale, approvando la richiesta di revisione della Convenzione,
ha quindi incaricato il Dipartimento federale
dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni
(DATEC) di inoltrarla al Consiglio d’Europa entro fine luglio 2018. Va
ricordato che una precedente analoga proposta della Svizzera era già stata
respinta, nel 2006, dal comitato permanente della Convenzione di Berna
secondo il quale le deroghe previste dalla convenzione stessa
risulterebbero adeguate alla soluzione dei problemi di "coesistenza"
con le attività d'allevamento.
Di fatto, però, stante il regime di "specie
assolutamente protetta" l'attivazione delle misure di controllo da
parte dei cantoni è condizionata da complesse procedure e
dall'autorizzazione dell'UFAM (l'ufficio federale per l'ambiente). Le
limitazioni legali al controllo del lupo hanno consentito alla specie,
presente nel Vallese sin dal 1995, di stabilire, a partire dal 2012
il primo branco (del Calanda) nei Grigioni (foto sotto).
Nel 2015 si è avuta una
cucciolata in Canton Ticino, al confine con la provincia di Como e, nel
2016 nel Vallese. Con al formazione dei branchi (che rapidamente
tendono a "gemmarne" di nuovi) la popolazione lupina svizzera, ancora
limitata a 50-60 esemplari, conoscerà nei prossimi anni una forte
espansione e non è difficile prevedere un forte conflitto con le
attività zootecniche e pastorali. La situazione è quindi fortemente
mutata
rispetto al 2006 quando la Convenzione di Berna (che decide sulla
base
dei pareri degli esperti conservazionisti) rispose picche alla
richiesta svizzera precisando che le disposizioni derogatorie dell’articolo
9 della Convenzione sono sufficienti per far fronte ai problemi
legati al lupo
sia in Svizzera che in altri Paesi. Ma le cose sono cambiate anche
negli
altri paesi.
In Francia
l'aumento del numero dei branchi e dei capi predati (nel 2016 ottomila
ovini) non si arresta nonostante che, dopo qualche anno di "rodaggio",
le quote di abbattimenti autorizzate dalle prefetture vengano
finalmente raggiunte.
Il fatto è che il lupo
gode nei nostri paesi (Italia, Svizzera, Francia) di condizioni
favorevoli, che consentono un'elevato tasso di natalità. Perco e
Forconi
(2016) stimano in un prelievo del 20-25% della popolazione (legale o
illegale che sia) la quota di rimozione necessaria a contenere
l'aumento della popolazione e l'acuirsi - sino a raggiungere livelli
insostenibili - del conflitto con le attività
zootecniche e venatorie. Il controllo illegale annuo viene stimato da
questi
autori pari a 900 capi (il 50% della mortalità totale), molto superiore
a quello "lamentato" dal WWF, che, paradossalmente, accusa i
bracconieri di
eliminare "solo" 300 lupi. Dal momento che per il WWF i lupi
in Italia sono, al più, 1500 esso è costretto a sottostimare il
"bracconaggio". Per non perdere la faccia.
Una squadra incaricata del controllo del
lupo in Francia
Una convenzione
anacronistica che punta a favorire il rewilding
Mantenere lo
status di specie assolutamente protetta per il lupo oggi, nel 2017,
sulla base di una Convenzione internazionale elaborata nel 1979, quando
il lupo era a rischio in estinzione anche in Italia (ed era scomparso
da
tutta l'Europa occidentale con l'eccezione della Spagna) che senso
ha? La spiegazione è semplice: è funzionale
non più alla salvaguardia della specie (obiettivo superato) ma alla
ricolonizzazione da parte
della stessa di territori dove non era
più presente da 1-2 secoli e all'aumento di densità dove era già
presente. Un giochetto sporco. Che la politica e gli
apparati burocratici governativi tendono ad avallare.
Sostenere che "tutto va bene madama la
marchesa", che la "convivenza" è possibile anche in regime di
"super-protezione" (bastano le magiche misure di prevenzione) è
l'espressione ideologica di un profondo disprezzo
per le popolazioni delle aree montane e interne e la spia di un disegno
tecnocratico di desertificazione della realtà rurale, da annullare in
nome del rewilding.
Non si spiega altrimenti il dogma del
"il lupo non si può toccare" che suona assurdo e provocatorio in
Italia, il paese con il più
elevato rapporto lupi/popolazione umana d'Europa, dove viene eliminato
illegalmente un migliaio di lupi all'anno, dove l'esasperazione
degli
allevatori (dal Veneto alla Toscana) è arrivata a quei livelli di guardia che preludono alla disobbedienza
civile.
Il lupo disgrega il senso civico e il rapporto tra cittadini e
istituzioni
Forse, però, più che la
crescita di tensione in Italia, il partito del lupo dovrebbe riflettere
su ciò che accade in Svizzera. Anche in Svizzera, nonostante la
popolazione lupina sia ancora modesta, l'impatto del lupo sulle
strutture della coesione sociale e civica è dirompente, mentre si
radicalizza l'avversione contro tutto quando sa di ambientalismo e
animalismo. Chiusi nella loro torre d'avorio, fatta di
altezzosa autoreferenzialità, di artificiale separazione tra fenomeni
biologici e realtà sociale (coerentemente con l'assunto che l'uomo è
una specie nociva da eliminare), gli adepti del partito del lupo (in
Italia come in Svizzera appartenenti all'unica internazionale lupista)
non si pongono neppure il problema della distruzione di capitale
sociale e civico che sta avvenendo nella virtuosa Svizzera. Sono valori
che a loro non interessano.
Non si rendono
conto che le "classiche" contrapposizioni ideologiche che in passato
hanno
rappresentato un problema doloroso per l'Italia (ma anche per la
Francia),
rischiano di insinuarsi oggi anche in Svizzera sotto la forma
dell'esasperata
contrapposizione tra l'ideolgia verde di matrice urbana e il tenace
attaccamento ai valori legati alla montagna e all'agricoltura.
Una contrapposizione che, al di là delle violente proteste dei pastori
francesi e dei lupi impiccati ai cartelli stradali in Italia, rischia
di
essere più lacerante e divisiva nel profondo del tessuto sociale
proprio in Svizzera. Non solo la Svizzera è meno immunizzata
dalle passate stagioni di odio ideologico, ma va anche tenuto conto che
qui il rapporto di forze
è meno inuguale rispetto all'Italia, dove la cultura rurale è
considerata
subcultura di gruppi subalterni. In Svizzera la cultura rurale
e l'alpinità sono costitutive dell'identità nazionale e ciò fornisce
una solida base di legittimazione alla protesta anti-lupo, accolta da
non pochi cantoni. La prospettiva è di un confronto aspro proprio perché si scontrano forze bilanciate che
possono sperare entrambe di prevalere impegnandosi nella lotta.
La crescita del
bracconaggio in Svizzera
In Italia è normale, quindi tutto sommato meno destabilizzante, che il
suddito dello stato (in Svizzera è pur sempre un cittadino) si faccia
giustizia da solo. In Italia i lupi sono esposti come
macabri trofei, forma
disperata di protesta e resistenza sociale contro la casta
politico-amministrativa. La protesta anti-lupo in Italia
è legittimata dal fatto che,
di fronte alle aziende zootecniche che chiudono, la casta preferisce
ribadire che "il lupo non si può toccare". Lo fa perché sensibilissima
alla demagogia ambiental-animalista, perché l'ambientalismo di facciata
è un comodo camouflage per le peggiori speculazioni (vedi biomasse e
bioenergie), perché teme che la concorrenza
(partitica) possa intercettare il voto animalista.
Lo fa mentendo
spudoratamente, perché la Convenzione di Berna e la direttiva 92/43/Ce del Consiglio del maggio 1992,
meglio nota come Habitat, consentono il controllo legale del lupo in
caso
di gravi danni economici, di tutela della sicurezza, di grave danno
alla fauna ecc. Sarebbe istruttivo far leggere ai politicanti italiani,
che continuano imperterriti a recitare il "non si può toccare", le
motivazioni con le quali il comitato permanente della Convenzione
bocciava la precedente richiesta svizzera sostenendo l'efficacia delle
deroghe di
cui all'art. 9. Una vera commedia. Hanno ovviamentre torto sia i
politici italiani
("il lupo è intoccabile") che la convenzione di Berna ("le deroghe se
attuate sono
sufficienti").
Che le deroghe non siano sufficienti lo dimostra proprio il caso
svizzero. Pochi sanno che, nell'ultimo anno, il prelievo illegale del
lupo in Svizzera ha superato quello legale. A fornire ulteriori
motivazioni ai "bracconieri" la vicenda del lupo M75, responsabile di
oltre 50 predazioni, che i guardiacaccia per parecchi mesi cercano
inutilmente di abbattere. A conferma poi che il dato culturale non
c'entra
e che, a qualsiasi latitudine, il pastore imbraccia il fucile quando i
predatori minacciano la sua attività, va rilevato come il controllo
illegale del lupo in Svizzera interessi sia i cantoni di lingua tedesca
che quelli di lingua romanza. Conta solo l'intensificarsi delle
predazioni e la
percezione che le istituzioni, la burocrazia, abbiano (o vogliano
avere) le mani
legate. Anche in un paese ai vertici per la cultura della legalità.
Lupi abbattuti in Svizzera
19 |
07.03.2016 |
VS |
Raron |
maschio |
adulto |
M63 |
bracconato |
20 |
16.03.2016 |
GR |
Sils
i.D |
maschio |
adulto |
M67 |
bracconato |
21 |
28.07.2016 |
UR |
Attinghausen |
maschio |
adulto |
M68 |
ucciso
legalmente |
22 |
23.12.2016 |
VS |
Ergisch |
femmina |
subadults |
? |
ucciso
legalmente |
23 |
22.02.2017 |
VS |
Val
d'Annivers |
femmina |
adulto |
F16 |
bracconato |
24 |
22.06.2017 |
FR |
Jaun |
femmina |
adulto |
F13 |
bracconato |
La "strategia lupo"
svizzera, che pareva fornire qualche garanzia agli allevatori (regola
della 35esima pecora predata), con la diffusione dei branchi e la
regola che - nel loro areale - si possono toccare solo i giovani
sub-adulti, pare
arrancare. Così il prelievo legale in Francia è diventato più incisivo che in Svizzera.
Tale prelievo, che non è comunque in grado di contrastare l'espansione
territoriale e l'aumento del numero di lupi, è comunque valso a ridurre
l'incidenza del controllo illegale
ridottosi a una frazione minima del totale a partire dal
2014-2015. Quando il partito del lupo sostiene che il controllo legale
non inbisce e tanto meno sradica quello illegale, esso mente sapendo di
mentire.
Riconoscere la nuova
realtà di fatto (o ammettere di voler usare il lupo per imporre il
rewilding)
La mancata revisione della Convenzione di Berna, ovvero una nuova
risposta negativa alla Svizzera e a coloro che chiedono il
declassamento del lupo, suonerebbe quale conferma che la
tecnocrazia verde intende proseguire in modo cinico la politica di
rewilding attraverso l'espansione dei grandi predatori. Se, negli anni
Settanta, i paesi in cui il lupo era estinto, o era a rischio di
esserlo, rappresentavano la maggioranza dei 27 paesi membri della Ue,
oggi la situazione si è ribaltata. Senza lupi è rimasta solo l'Irlanda
(non contando più il Regno unito). Al momento della
firma della convenzione 12 paesi, dove il lupo era presente, firmarono
la Convenzione con la riserva
che, per essi, esso
continuasse ad essere semplicemente "protetto". Così in paesi come la
Grecia e la Spagna il lupo ha continuato ad essere cacciato da allora
ad oggi.
Oggi
l'attribuzione generalizzata di un grado di protezione inferiore
consentirebbe di assegnare a questo animale uno status uniforme in
Europa tale da rispecchiare la nuova condizione della specie. I
12 Paesi potrebbero di conseguenza ritirare la riserva mentre nulla
vieterebbe ai paesi che intendessero applicare una
protezione più rigorosa, di mantenerla. Va aggiunto, per concludere,
che la Svizzera non è sola. Nel 2016, quando si trattava di ammansire i
pastori che volevano bloccare il Giro di Francia, la ministra
dell'ambiente, Ségolène Royal, promise di inoltrare una richiesta di
revisione analoga a quella svizzera riconoscendo la validità
dell'iniziativa. Salvo rimargiarsi tutto di lì a
pochi mesi.
In compenso un rappresentante dello stesso partito (Psf) della
Royal, Eric Andrieu, membro della commissione agricoltura del
Parlamento
europeo si feve promotore di una richiesta di revisione. La Commissione
europea rispose, come prevedibile, che le deroghe consentono di
abbattere
i lupi in caso di gravi danni ecc. e che il conflitto va prevenuto
utilizzando i fondi per lo sviluppo rurale per le misure di
prevenzione.
Questa è la "dottrina lupo" europea dettata dal
politically correct. Peccato che la realtà dica che il lupo impari ad
aggirare rapidamente molte misure preventive continuando a colpire nel
mentre pastori e allevatori si vedono aggravati, a volte in modo
insostenibile, dei costi (non solo economici e non certo tutti
compensati) della "prevenzione". Quanto più un allevatore, un pastore,
si blinda, quanto più i lupi prenderanno di mira altri allevatori e
pastori in una rincorsa senza fine alla "militarizzazione". Una
rincorsa che non porta da nessuna parte salvo alla chiusura, azienda
dopo azienda, pascolo dopo pascolo, delle attivita zootecniche
estensive e pastorali. Quello che vuole il partito del lupo per il
quale la presenza di queste attività è un ostacolo, un disturbo, per il
suo totem.
|