Un
fermo no al Piano lupo
E' quanto emerso
dall'incontro di associazioni e comitati
con il sottosegretario all'agricoltura sen. La Pietra
Si
è dovuto purtroppo constatare come la politica governativa, nonostante
le illusioni di un cambio di passo rispetto ai governi "tecnici" e
della sinistra, continui a subire l'egemonia degli apparati burocratici
e di propaganda rosso-verdi. Sul Piano lupo, il centro destra appare
deciso (almeno sul piano nazionale e della maggior parte delle regioni)
ad abbandonare al loro destino l'allevamento estensivo e le aree
rurali. Una politica non solo poco coraggiosa ma anche miope. In ogni
caso non potranno dire che noi non si sia sostenuto forte e chiaro come
il Piano lupo rappresenti un vero colpo di grazia alla ruralità, il
trionfo dell'animal-ambientalismo che riesce a riproporre, con un vero
successo strategico e ideologico, un quadro di "politica del lupo" che
è ancora quello di mezzo secolo fa. Ignorando che i lupi stanno
entrando nelle case, che hanno iniziato ad attaccare (e non più
sporadicamente) le persone, che la stessa Europa chiede di attivare una
forma di controllo e contenimento della specie. La paradossalità di
questa situazione è palese se si consideri che FdI e Lega si accingono
a "portare a casa" (come dicono loro) un piano nettamente peggiore di quello proposto dal
ministro Galletti del PD. Ovviamente non rinunciamo a fare appello a
tutti coloro che, nei diversi partiti, sono sensibili ai valori della ruralità,
del rispetto della sicurezza dei cittadini, di equità sociale affinché
venga sventata questa sciagura.
(14/11/2023)
Siamo
stati ieri a Roma, al Ministero delle Politiche agricole a discutere
con il sottosegretario La Pietra. La disponibilità ad ascoltare delle
istituzioni, specie se nei confronti di gruppi di pressione
marginali (per quanto rappresentativi di interessi diffusi),
è sempre positiva. Va anche ricordato che, all'inizio dell'anno, c'era
già stato un incontro con il ministro Lollobrigida.
Detto questo non possiamo nascondere la delusione nell'apprendere che, da
parte della maggioranza di governo, si ha l'intenzione di procedere con
l'approvazione del Piano lupo. Un piano basato sulla rigida tutela del
lupo ignorandone lo stato reale di "conservazione" (caratterizzato da problemi
di esplosione demografica e di espansione in aree urbanizzate).
Ci eravano illusi che, dopo le prese di posizione della Commissione
europea, la politica italiana, prendesse un po' più di coraggio.
Sappiamo tutti che, per le lobby di potere animal-ambientaliste, il
permanere della protezione assoluta del lupo, che comporta l'ulteriore
crescita della specie e l'invivibilità delle aree rurali, è una posta
troppo importante. Attraverso l'espansione del lupo si favorisce il
rewilding, lo spopolamento della la montagna e delle aree rurali che diventeranno
sempre più un grande parco gestito dalle tecnoburocrazie, dalle coop rosso-versi e dalle
clientele verdi di varia estrazione. La maggioranza di centro destra si impegna in
battaglie di bandiera contro la carne artificiale ma non ha il coraggio
di opporsi al potere verde, forte dell'appoggio degli ambienti mediatici
e finanziari e capace di ricattare i partiti di "destra" con lo spauracchio di
campagne di opinione capaci di spostare voti. Così, però, il
centro destra si condanna a soccombere a una graduale strategia del carciofo: non difendendo
una parte della sua base sociale, sotto l'incalzare del mainstream e del
deep state, perderà via via altri settori di consenso, semplicemente
perché non esisteranno più come gruppi sociali.
La rinuncia a
combattere battaglie strategiche, la scarsa capacità di visione, riflette la scarsa
disposizione a impegnarsi in assenza di ritorni immediati e personali.
Impostare battaglie culturali, essere disposti a combattere contro gli
apparati burocratici costa sacrificio. Bisogna studiare, bisogna
lottare, bisogna rischiare. Buona parte del ceto politico di "destra"
continua a perseguire interessi di piccolo cabotaggio. Si è disposti,
per acciuffare la poltrona di un ente, a lasciare che la politica dello stesso la gestisca la
burocrazia rosso-verde. Così, in cambio di vantaggi personali si lascia
che la burocrazia, le associazioni ambientaliste si rafforzino e rafforzino le
posizioni strategiche. Lo diciamo senza moralismi. Il Piano lupo,
l'assurdo mantenimento dell'intoccabilità di questa specie eretta a
simbolo e feticcio, l'assenza di misure per tutelare la sicurezza della
popolazione rurale ma ormai anche suburbana dai lupi confidenti (pericolosi), la supina accettazione
dei dogmi ideologici lupisti ("il lupo non attacca l'uomo", "abbatterli
non serve a prevenire i danni") rappresenta la cartina di tornasole di
una politica incapace di andare lontano.

Nell'incontro
di ieri, oltre alla discussione del Piano lupo c'è stata anche la
possibilità di consegnare al sottosgretario la Pietra le firme raccolte
nel contesto di varie in iziative tendenti a salvaguardare sicurezza
pubblica e territori rurali dai lupi
IL COMUNICATO DELLE ASSOCIAZIONI E
DEI COMITATI
Ieri,
presso il Ministero
delle Politiche agricole, si è tenuto un incontro, promosso dall'on.
Pietro Fiocchi, con il sen. Patrizio Giacomo La Pietra sul
problema lupo. Ad interloquire con l'esponente del governo, che
ringraziamo per la disponibilità all'ascolto così come ringraziamo
l'on Fiocchi per la sua attenzione ai problemi dei pastori e delle
categorie rurali, vi erano associazioni e comitati rappresentativi
di realtà di allevamento estensivo e di situazioni dove il lupo
provoca un significativo allarme sociale: per il Piemonte
l'Associazione per la difesa degli alpeggi piemontesi e
il Comitato per la salvaguardia degli allevatori del VCO, per
la Lombardia i
Comitati per la tutela delle persone e degli animali dai
lupi, L'Associazione
pastoralismo alpino, per la
Toscana il Comitato pastori d'Italia, il Comitato emergenza
lupi Arezzo e l'Associazione
Radici in Appennino,
per l'Abruzzo il Comitato spontaneo allevatori Abruzzo.
Era presente anche l'associazione ambientalista Wilderness
Italia che, sul tema del lupo,
sostiene le ragioni del mondo rurale.

Le
associazioni e comitati presenti all'incontro hanno inteso
rappresentare al sottosegretario come l'impostazione del Piano lupo
risulti del tutto inadeguata a contrastare sia l'aumento dei danni
provocati dai lupi alle aziende zootecniche e l'abbandono dei pascoli
che, sul piano sociale, le predazioni di animali d'affezione,
l'insicurezza, le limitazione della libertà di esercitare attività
all'aperto. Il Piano lupo infatti:
- è preoccupato prioritariamente della conservazione del lupo,
un fatto anacronistico, alla luce della numerosità raggiunta dalla
specie e degli orientamenti della stessa Commissione europea che
ha recentemente invitato i paesi membri a utilizzare la normativa
europea al fine del controllo del predatore annunciando l'allentamento
della protezione della specie;
- è teso a limitare quelle pratiche d'allevamento che possono
rendere problematica la “convivenza” che si continua a considerare
facilmente attuabile ignorando le conseguenze della crescente
numerosità e aggressività dei branchi e della loro crescente perdita di
timore nei confronti dell'uomo;
- nega la possibilità di applicare piani di contenimento come
quelli adottati dagli altri paesi europei considerando il ricorso alle
deroghe come “eccezionale” (mentre le deroghe sono applicabili secondo
la Direttiva Habitat in misura corrispondente all'entità dei danni
economici e dei pericoli per la sicurezza pubblica);
- non tutela la sicurezza pubblica perché considera come
pericolosi solo alcuni comportamenti del lupo, prevedendo la rimozione
solo nel caso di attacco “non provocato" alle persone.

Per queste e altre ragioni, le associazioni e i
comitati hanno
ribadito al sottosegretario La Pietra che non intravedendo alcuna
possibilità di “ritocchi” al Piano così come impostato
auspicando una sua ampia riconsiderazione o, qualora questa non
risultasse possibile, un rinvio a dopo le elezioni europee. Approvare
il Piano, congelando per lunghi anni lo status quo, avrebbe
conseguenze devastanti per gli allevamenti e la realtà rurale
proprio quando il lupo sta diventando un'emergenza sociale ed è
prevedibile anche un cambio di atteggiamento dell'opinione pubblica.

A
sottolineare questa emergenza, al sottosegretario La Pietra sono
state consegnate, nell'ambito dell'incontro, 3600 firme raccolte in
provincia di Arezzo e 6600 in provincia di Sondrio in calce a
petizioni che richiedono misure efficaci ed urgenti per prevenire i
rischi per l'incolumità pubblica derivanti dalla crescita non solo
della presenza dei lupi nei centri abitati ma anche dal verificarsi
di episodi di aggressioni a persone e di intrusioni in abitazioni e
loro pertinenze. Più altre 1400 raccolte nell'area dell'Amiata per
dire no al progetto dei lupi del Monte Labbro.