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Lupi

Michele Corti, 14 novembre 2023

 


Un fermo no al Piano lupo

E' quanto emerso dall'incontro di associazioni e comitati
con il sottosegretario all'agricoltura sen. La Pietra 

Si è dovuto purtroppo constatare come la politica governativa, nonostante le illusioni di un cambio di passo rispetto ai governi "tecnici" e della sinistra, continui a subire l'egemonia degli apparati burocratici e di propaganda rosso-verdi. Sul Piano lupo, il centro destra appare deciso (almeno sul piano nazionale e della maggior parte delle regioni) ad abbandonare al loro destino l'allevamento estensivo e le aree rurali. Una politica non solo poco coraggiosa ma anche miope. In ogni caso non potranno dire che noi non si sia sostenuto forte e chiaro come il Piano lupo rappresenti un vero colpo di grazia alla ruralità, il trionfo dell'animal-ambientalismo che riesce a riproporre, con un vero successo strategico e ideologico, un quadro di "politica del lupo" che è ancora quello di mezzo secolo fa. Ignorando che i lupi stanno entrando nelle case, che hanno iniziato ad attaccare (e non più sporadicamente) le persone, che la stessa Europa chiede di attivare una forma di controllo e contenimento della specie. La paradossalità di questa situazione è palese se si consideri che FdI e Lega si accingono a "portare a casa" (come dicono loro) un piano nettamente peggiore di quello proposto dal ministro Galletti del PD. Ovviamente non rinunciamo a fare appello a tutti coloro che, nei diversi partiti, sono sensibili ai valori della ruralità, del rispetto della sicurezza dei cittadini, di equità sociale affinché venga sventata questa sciagura.

(14/11/2023)  Siamo stati ieri a Roma, al Ministero delle Politiche agricole a discutere con il sottosegretario La Pietra. La disponibilità ad ascoltare delle istituzioni, specie se nei confronti di  gruppi di pressione marginali (per quanto rappresentativi di interessi diffusi), è sempre positiva. Va anche ricordato che, all'inizio dell'anno, c'era già stato un incontro con il ministro Lollobrigida.
Detto questo non possiamo nascondere la delusione nell'apprendere che, da parte della maggioranza di governo, si ha l'intenzione di procedere con l'approvazione del Piano lupo. Un piano basato sulla rigida tutela del lupo ignorandone lo stato reale di "conservazione" (caratterizzato da problemi di esplosione demografica e di espansione in aree urbanizzate).  

Ci eravano illusi che, dopo le prese di posizione della Commissione europea, la politica italiana, prendesse un po' più di coraggio. Sappiamo tutti che, per le lobby di potere animal-ambientaliste, il permanere della protezione assoluta del lupo, che comporta l'ulteriore crescita della specie e l'invivibilità delle aree rurali, è una posta troppo importante. Attraverso l'espansione del lupo si favorisce il rewilding, lo spopolamento della la montagna e delle aree rurali che diventeranno sempre più un grande parco gestito dalle tecnoburocrazie, dalle coop rosso-versi e dalle clientele verdi di varia estrazione. La maggioranza di centro destra si impegna in battaglie di bandiera contro la carne artificiale ma non ha il coraggio di opporsi al potere verde, forte dell'appoggio degli ambienti mediatici e finanziari e capace di ricattare i partiti di "destra" con lo spauracchio di campagne di opinione capaci di spostare voti. Così, però, il centro destra si condanna a soccombere a una graduale strategia del carciofo: non difendendo una parte della sua base sociale, sotto l'incalzare del mainstream e del deep state, perderà via via altri settori di consenso, semplicemente perché non esisteranno più come gruppi sociali.

La rinuncia a combattere battaglie strategiche, la scarsa capacità di visione, riflette la scarsa disposizione a impegnarsi in assenza di ritorni immediati e personali. Impostare battaglie culturali, essere disposti a combattere contro gli apparati burocratici costa sacrificio. Bisogna studiare, bisogna lottare, bisogna rischiare. Buona parte del ceto politico di "destra" continua a perseguire interessi di piccolo cabotaggio. Si è disposti, per acciuffare la poltrona di un ente, a lasciare che la politica dello stesso la gestisca la burocrazia rosso-verde. Così, in cambio di vantaggi personali si lascia che la burocrazia, le associazioni ambientaliste si rafforzino e rafforzino le posizioni strategiche. Lo diciamo senza moralismi. Il Piano lupo, l'assurdo mantenimento dell'intoccabilità di questa specie eretta a simbolo e feticcio, l'assenza di misure per tutelare la sicurezza della popolazione rurale ma ormai anche suburbana dai lupi confidenti (pericolosi), la supina accettazione dei dogmi ideologici lupisti ("il lupo non attacca l'uomo", "abbatterli non serve a prevenire i danni") rappresenta la cartina di tornasole di una politica incapace di andare lontano.

Nell'incontro di ieri, oltre alla discussione del Piano lupo c'è stata anche la possibilità di consegnare al sottosgretario la Pietra le firme raccolte nel contesto di varie in iziative tendenti a salvaguardare sicurezza pubblica e territori rurali dai lupi


IL COMUNICATO DELLE ASSOCIAZIONI E DEI COMITATI

Ieri, presso il Ministero delle Politiche agricole, si è tenuto un incontro, promosso dall'on. Pietro Fiocchi, con il sen. Patrizio Giacomo La Pietra sul problema lupo. Ad interloquire con l'esponente del governo, che ringraziamo per la disponibilità all'ascolto così come ringraziamo l'on Fiocchi per la sua attenzione ai problemi dei pastori e delle categorie rurali, vi erano associazioni e comitati rappresentativi di realtà di allevamento estensivo e di situazioni dove il lupo provoca un significativo allarme sociale: per il Piemonte l'Associazione per la difesa degli alpeggi piemontesi e il Comitato per la salvaguardia degli allevatori del VCO, per la Lombardia i Comitati per la tutela delle persone e degli animali dai lupi, L'Associazione pastoralismo alpino, per la Toscana il Comitato pastori d'Italia, il Comitato emergenza lupi Arezzo e l'Associazione Radici in Appennino, per l'Abruzzo il Comitato spontaneo allevatori Abruzzo. Era presente anche l'associazione ambientalista Wilderness Italia che, sul tema del lupo, sostiene le ragioni del mondo rurale.



Le associazioni e comitati presenti all'incontro hanno inteso rappresentare al sottosegretario come l'impostazione del Piano lupo risulti del tutto inadeguata a contrastare sia l'aumento dei danni provocati dai lupi alle aziende zootecniche e l'abbandono dei pascoli che, sul piano sociale, le predazioni di animali d'affezione, l'insicurezza, le limitazione della libertà di esercitare attività all'aperto. Il Piano lupo infatti:

  1. è preoccupato prioritariamente della conservazione del lupo, un fatto anacronistico, alla luce della numerosità raggiunta dalla specie e degli orientamenti della stessa Commissione europea che ha recentemente invitato i paesi membri a utilizzare la normativa europea al fine del controllo del predatore annunciando l'allentamento della protezione della specie;
  2. è teso a limitare quelle pratiche d'allevamento che possono rendere problematica la “convivenza” che si continua a considerare facilmente attuabile ignorando le conseguenze della crescente numerosità e aggressività dei branchi e della loro crescente perdita di timore nei confronti dell'uomo;
  3. nega la possibilità di applicare piani di contenimento come quelli adottati dagli altri paesi europei considerando il ricorso alle deroghe come “eccezionale” (mentre le deroghe sono applicabili secondo la Direttiva Habitat in misura corrispondente all'entità dei danni economici e dei pericoli per la sicurezza pubblica);
  4. non tutela la sicurezza pubblica perché considera come pericolosi solo alcuni comportamenti del lupo, prevedendo la rimozione solo nel caso di attacco “non provocato" alle persone.



Per queste e altre ragioni, le associazioni e i comitati hanno ribadito al sottosegretario La Pietra che non intravedendo alcuna possibilità di “ritocchi” al Piano così come impostato auspicando una sua ampia riconsiderazione o, qualora questa non risultasse possibile, un rinvio a dopo le elezioni europee. Approvare il Piano, congelando per lunghi anni lo status quo, avrebbe conseguenze devastanti per gli allevamenti e la realtà rurale proprio quando il lupo sta diventando un'emergenza sociale ed è prevedibile anche un cambio di atteggiamento dell'opinione pubblica.




A sottolineare questa emergenza, al sottosegretario La Pietra sono state consegnate, nell'ambito dell'incontro, 3600 firme raccolte in provincia di Arezzo e 6600 in provincia di Sondrio in calce a petizioni che richiedono misure efficaci ed urgenti per prevenire i rischi per l'incolumità pubblica derivanti dalla crescita non solo della presenza dei lupi nei centri abitati ma anche dal verificarsi di episodi di aggressioni a persone e di intrusioni in abitazioni e loro pertinenze. Più altre 1400 raccolte nell'area dell'Amiata per dire no al progetto dei lupi del Monte Labbro.

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