Aiutami a raccogliere duemila euro per
aiutare Cristina ad acquistare da veri pastori (che li
cedono a prezzo politico), cani affidabili adatti ai pascoli dell'alto
Lario. Una storia di veri allevatori di montagna che soffrono per tante
difficoltà, non aiutati (a dir poco) dalle istituzioni che, nei fatti,
stanno dalla parte della proliferazione senza regole dei lupi e della
mafia dei pascoli. Loro si stanno aiutando da soli, ma hanno bisogno
anche dell'aiuto delle persone di buon cuore, che hanno a cuore la
montagna, gli animali, le capre, i cani, la gente di montagna.
Cristina
Fraquelli
Ho promosso questa raccolta fondi
per conto di Cristina (alla quale andranno direttamente i
proventi) perché conosco tutti i protagonisti
di questa storia: Nina, Cristina, Massimo, tutti allevatori di capre,
allevate in alpeggio. Ritengo giusto sollecitare
un aiuto perché questi pastori stanno aiutandosi tra loro in uno
spirito mutualistico che merita ammirazione oltre che sostegno.
Le capre "biodiverse" di Cristina
Le
capre "biodiverse" di Cristina
Cristina
Fraquelli è la destinataria dell'aiuto che le consentirà di acquistare
i cani da difesa greggi dei quali ha estrema e urgente necessità.
Cristina abita tutto l'anno a Cagerino, quasi 1200 m, una località
della valle Albano (Lago di Como sponda occidentale) un tempo abitata,
ma solo in primavera e in autunno. La gente saliva nelle piccole baite
per fare il fieno per i pochi animali che possedeva. In inverno ci sono
solo lei, il marito Marco (si sono sposati per via della comune
passione per le capre), 130 capre, qualche mucca, qualche pecora, un
asino, i cani. Con sacrifici hanno acquistato la piccola azienda, che
già conducevano in affitto, con sacrifici producono il fieno su prati
molto in pendenza. Poche macchine (in montagna non possono neppure
essere utilizzate) tanta fatica, tanto lavoro. Una vita dura ma libera,
come libera è quella delle capre che pascolano all'aperto buona parte
dell'anno, sane e forti.
Le capre libere al pascolo con
la vista del lago di Como
Sono capre molto belle quelle di
Cristina, dell'antico tipo della capra alpina, ormai veramente in via
di estinzione. Di colore sono una diversa dall'altra, non perché
"meticce" ma perché popolazione ancestrale, non standardizzata con i
criteri moderni che hanno fortemente limitata la biodiversità. Per
Cristina tutto è diventato ancora più difficile da quando è tornato
anche qui il lupo. Vi sono state già delle predazioni. Che fare?
Cristina che in contatto via social con diversi pastori ha appreso che
Nina Liebhardt, una piccola allevatrice di capre della val d'Ossola,
tramite Gofundme ha promosso con successo una raccolta fondi che le ha
permesso di acquistare (da pastori) tre cani pastore della Sila,
necessari per proteggere le capre in alpeggio, all'alpe Ratagina. Nina
non solo ha risposto per prima all'appello che, tramite me, ha lanciato
Cristina, ma è pronta a mettere a disposizione i cuccioli che le sono
nati a veri pastori, a prezzo equo e solidale.
Nina Liebhart
I
cani pastore della Sila sono stati selezionati come cani da difesa
delle capre, negli ambienti montuosi della Sila, più simili alle Alpi
(per morfologia del terreno e vegetazione) che ai vasti pascoli senza
vegetazione arborea dell'Abruzzo, sono quindi più adatti a operare con
le capre. Sono anche meno aggressivi nei confronti delle persone, un
fatto importantissimo sulle Alpi dove si registrano ormai numerose le
aggressioni di cani da difesa nei confronti dei turisti e dei loro cani.
Tre
dei cani (due cuccioli maschi e un cucciolone parimenti maschio) che
Nina ha potuto acquistare con la raccolta fondi provenivano da Massimo,
un pastore friulano che ha operato negli ultimi anni in Trentino dove
ha potuto sperimentare i cani della Sila. La femmina, di un anno e
mezzo, proveniva dalla Toscana. Dalla coppia, come detto, sono nati già
dei cuccioli.
Massimo
Verbitz
Questa
è una storia di pastori che tra loro hanno attivato pratiche di genuina
solidarietà. Cristina ha già in stalla le due femmine di oltre un anno
di Massimo. Prendendole ha aiutato Massimo che, dovendo trasferirsi dal
Trentino al Piemonte non poteva portare con sé tutti i cani. Massimo è
stato licenziato ingiustamente a ferragosto perché non voleva mandare
allo sbaraglio, in bocca ai lupi (come poi è successo), un gregge di
pecore acquistato all'ultimo a Perugia (nell'ottica della pura "mafia
dei pascoli"). E' rimasto quindi senza mesi di stipendio e senza soldi,
per aver fatto il suo dovere, visto che gli era stato affidato il
gregge ed era responsabile della sia salute.
Cristina gli ha anticipato il necessario per pagarsi il viaggio (con
cani e 18 capre) da Pinzolo al basso Piemonte. Ma Cristina e Marco, che
sono anch'essi vittime della "mafia dei pascoli" (sono rimasti senza
alpeggio - e quindi senza contributi - perché i comuni concedono in
affitto gli alpeggi agli speculatori per incassare canoni elevati), non
hanno i soldi per comprare una muta di cani, indispensabile per
continuare a tenere le capre e a vivere la loro passione. Massimo, che
pure ha difficoltà economiche lascerà i suoi cani a un prezzo politico
e si è impegnato a trovare un maschio di altre linee genetiche per fare
in modo che da tre i cani, con la nascita dei cuccioli possano
diventare abbastanza numerosi da fronteggiare il branco di lupi.
Le
cucciolone di Massimo, già nella stalla di Cristina
Non
è una storia strappalacrime, è una storia vera. Cristina chiede di
donarle 2 mila euro. La cifra è molto al di sotto dei valori di mercato
per l'acquisto di tre cani della sila. Ma, come abbiamo detto, i
pastori che cedono i cani lo fanno a prezzo politico per aiutare dei
loro colleghi in difficoltà. Tu puoi aggiungere il tuo aiuto e
consentire a Cristina e alle sue capre di essere difese. Aiuterai un
gruppo di pastori che sta costituendo una rete di mutua solidarietà, le
capre e dei bellissimi cani che saranno custoditi da chi ama gli
animali e potranno vivere liberi in un ambiente di montagna loro
congeniale.
TRASPARENZA: Chi dona potrà seguire gli esiti della raccolta, il
successo dell'inserimento dei cani nel gregge e le notizie su di loro
su ruralpini.
ATTENZIONE Ma
i pastori non sono aiutati? Va aggiunto che le regioni non
riconoscono il cane della Sila (la razza è in fase di ufficializzazione
presso l'Ente nazionale cinofilia) per puro burocratismo. Quindi non
prevedono contributi di sorta per dotarsi di questo strumento
indispensabile, tanto più prezioso perché meno mordace del cane
Abruzzese che "va per la maggiore".